1871 1914 gli antecedenti della Grande guerra Paesi

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1871 -1914: gli antecedenti della Grande guerra • Paesi industrializzati dominanti e loro atteggiamenti

1871 -1914: gli antecedenti della Grande guerra • Paesi industrializzati dominanti e loro atteggiamenti in politica estera ed economia • La Germania (dall’unità al 1914) – Politica estera (dalla diplomazia alla Weltpolitik) – Il nazionalismo tedesco • L’Italia (fine Ottocento): – Il governo della Sinistra (primo e secondo governo Crispi) – La politica nazional-colonialista di Crispi • L’Italia (1903 -1914): – L’età giolittiana – La guerra di Libia • I conflitti imperialisti: – Le guerre anglo-boere – La guerra russo-giapponese – La rivolta del 1905 nell’Impero russo – La rivolta dei «boxer» nell’Impero cinese – Le guerre balcaniche 1 prof. Carola Catenacci - Storia 5° anno

Paesi industrializzati dominanti: - “Grandi potenze” dell’Europa centro-occidentale * in particolare, la Germania (primato

Paesi industrializzati dominanti: - “Grandi potenze” dell’Europa centro-occidentale * in particolare, la Germania (primato industriale in Europa) * seguita dall’Inghilterra (primato commerciale, navale e finanziario) * nel 1914, le potenze europee dominano sull’ 84% delle terre emerse - Gli Stati Uniti d’America * maggiore produzione industriale mondiale * Presidente Theodore Roosevelt (1901 -1908): democrazia all’interno, imperialismo in politica estera (“panamericanismo”: controllo economico-politico di Cuba, Filippine e Sud America) - Il Giappone * passato da paese feudale a paese industriale in soli 10 anni (1870 -1880) con l’imperatore Mutsuhito (1867 -1912)

Atteggiamenti politico-economici dominanti: - Colonialismo, nazionalismo, imperialismo * “La frenetica lotta concorrenziale delle potenze

Atteggiamenti politico-economici dominanti: - Colonialismo, nazionalismo, imperialismo * “La frenetica lotta concorrenziale delle potenze coloniali nei territori d’oltremare portò nei rapporti internazionali una tensione fino allora sconosciuta. ” W. J. Mommsen, L’età dell’imperialismo, 1970 * … che sboccherà nella prima guerra mondiale … * … e nel crollo del predominio europeo sul mondo. prof. Carola Catenacci - Storia 5° anno 3

L’imperialismo (e il razzismo) britannico Rudyard Kipling (autore del Libro della giungla): Il fardello

L’imperialismo (e il razzismo) britannico Rudyard Kipling (autore del Libro della giungla): Il fardello dell’uomo bianco (1903) Il fardello dell’uomo bianco raccogliete … mandate lontani i giovani migliori … per mettervi al servizio dei vostri prigionieri a mantenere in alta uniforme l’ordine tra i selvaggi … popoli ostili, da poco assoggettati, per metà demoni e per metà bambini. 4 prof. Carola Catenacci - Storia 5° anno

L’imperialismo (e il razzismo) francese Jules Ferry (ministro dell’Istruzione e presidente del Consiglio nel

L’imperialismo (e il razzismo) francese Jules Ferry (ministro dell’Istruzione e presidente del Consiglio nel 1885): - Jules Ferry: “ Per i paesi ricchi le colonie costituiscono uno dei più redditizi investimenti di capitale … Per i paesi destinati dalla natura stessa della loro industria a una forte esportazione, come è appunto il caso della nostra industria, la questione coloniale si identifica con quella degli sbocchi … Signori, esiste un secondo punto … si tratta dell’aspetto umanitario e civilizzatore della questione … Bisogna affermare apertamente che le razze superiori hanno effettivamente dei diritti nei confronti di quelle inferiori …” [rumori da parecchi banchi dell’estrema sinistra]. - Onorevole Jules Maigne: “Come potete osare esprimervi in tal modo nel Paese in cui furono solennemente proclamati i diritti dell’uomo? ” - Jules Ferry: “Ripeto che compete alle razze superiori un diritto, cui fa riscontro un dovere che loro incombe: quello di civilizzare le razze inferiori … Essere un faro di civiltà senza agire, senza avere parte alcuna nelle questioni mondiali … costituisce per una grande Nazione una vera e propria abdicazione … significa scendere dal primo rango al terzo e al quarto. ” (Discorso parlamentare, in Miti e realtà del colonialismo francese, 1964) 5 prof. Carola Catenacci - Storia 5° anno

1871 -1914 La Germania Politica estera: stagione “diplomatica” (1871 -1888): - 1871 unificazione nazionale

1871 -1914 La Germania Politica estera: stagione “diplomatica” (1871 -1888): - 1871 unificazione nazionale * Kaiser: Guglielmo I von Hohenzollern * Cancelliere: Otto von Bismarck - 1882 Triplice Alleanza fra Germania, Italia e Austria * trattato difensivo che imponeva a ciascun paese di intervenire in favore dell’altro in caso di aggressione - 1887 “trattato di controassicurazione” fra Germania e Russia * identico impegno con la Russia, che aveva interessi contrapposti a quelli dell’Austria nei Balcani stagione della Weltpolitik (1888 -1914): - 1888 nuovo Kaiser Guglielmo II Hohenzollern (dimissioni Bismarck 1890) * si fa chiamare Kriegsherr (signore della guerra) - 1899 vendita di armi ai Boeri contro gli inglesi in Sud Africa acquisto dalla Spagna di isole nel Pacifico occupazione di parte della Nuova Guinea (competizione con gli inglesi) - 1905 primo intervento anti-francese in Marocco (protettorato francese 1906) - 1911 secondo intervento in Marocco (fa quasi scoppiare una guerra) - costante competizione con l’Inghilterra per la supremazia navale - corsa agli armamenti 6 prof. Carola Catenacci - Storia 5° anno

Il nazionalismo tedesco O. R. Tannenberg (giornalista tedesco): “Noi, Tedeschi, siamo in maggior numero

Il nazionalismo tedesco O. R. Tannenberg (giornalista tedesco): “Noi, Tedeschi, siamo in maggior numero … Qualcuno deve fare del posto: o gli Slavi dell’Est e del Sud, o noi! Siccome noi siamo i più forti, la scelta non sarà difficile … Se ci ricordiamo inoltre che, fra tutti i popoli della terra, è il popolo tedesco che possiede la più alta cultura generale e che il suo esercito è, a dire di tutti, il migliore ed il primo del mondo, questa maledetta inferiorità della nostra potenza coloniale diventa per noi sempre più enigmatica … La più grande Germania, con 1. 148. 166 Kmq, è lo scopo del popolo tedesco nel XX secolo. ” (Gross-Deutschland, 1904) B. H. von Bülow (Reichskanzler 1900 -1909): “L’unione nazionale non fu l’epilogo della nostra storia, bensì il principio di un nuovo avvenire … Nell’Imperatore Guglielmo II la nazione trovò un condottiero che, con occhio sicuro e tenace volontà, la guidò sulla nuova via … Il compito della nostra generazione è di difendere la nostra posizione continentale … e di condurre una politica mondiale … L’aumento di popolazione impose un problema importantissimo alla vita economica e quindi anche alla politica tedesca. Questo problema doveva venir sciolto, se non si voleva che l’eccedenza di energia che la patria non poteva contenere, andasse a vantaggio di nazioni straniere. ” (Germania imperiale, 1914) Gustav Krupp (industriale dell’acciaio): “In primo luogo si tratta di fare in modo che la cultura tedesca. . diventi in Europa quella dominante e che conformemente a ciò le sia garantita forza di attrazione ed espansione in tutte le direzioni. . Dobbiamo cercare di pervenire ad un solido rapporto politico-economico con gli Stati dell’Europa centrale. . Il dominio militare del Belgio e al caso quello navale della costa settentrionale della Francia garantirebbe la copertura contro attacchi inglesi. . Il Reich tedesco deve rimanere uno stato nazionale esclusivamente tedesco. . Bisogna fare in modo che gli abitanti di lingua straniera dei territori annessi non acquistino alcuna influenza sui nostri affari politici, ossia non abbiano alcuna partecipazione al suffragio per il Reichstag. ” (Documento del 1915, in Krupp und die Hohenzollern, 1965) 7 prof. Carola Catenacci - Storia 3° anno

Umberto I di Savoia, Re d’Italia dal 1878 al 1900 L’Italia: fine Ottocento 1861:

Umberto I di Savoia, Re d’Italia dal 1878 al 1900 L’Italia: fine Ottocento 1861: unificazione nazionale (monarchia sabauda, Cavour Primo Ministro) 1861 -76: governi della Destra liberale (restrizione corpo elettorale, dura politica fiscale, modernizzazione dell’Italia, sviluppo ideologia nazionale) 1882: Triplice Alleanza con Germania ed Austria 1887 -91: primo governo Crispi 1893 -96: secondo governo Crispi Francesco Crispi: - esponente della Sinistra - fervente mazziniano e braccio destro di Garibaldi nella Spedizione dei Mille in Sicilia (1860) - politica estera colonialista e di prestigio: tentata conquista dell’Etiopia (conclusasi con la sconfitta nella battaglia di Adua, 1896) - stretti rapporti con la Germania bismarckiana, rottura del trattato commerciale con la Francia (con grave danno per le esportazioni italiane) - violento anticlericale: fallito il tentativo di allearsi il Vaticano (papa Leone XIII) contro l’estrema sinistra (movimento socialista operaio), fa erigere a campo dei Fiori la statua di Giordano Bruno (martire del libero pensiero, condannato al rogo nel 1600) - politica interna: seguì il modello germanico, rafforzando l’esecutivo a spese del legislativo (poteri più ampi alla polizia, autoritarismo) - durissima repressione delle manifestazioni dei lavoratori (operai e braccianti agricoli) In generale, rappresentativo sia dei nuovi capitani d’industria (nuova borghesia), che dei grandi proprietari agrari: fu riconosciuto dal fascismo come un precursore 8 prof. Carola Catenacci - Storia 3° anno

La politica nazional-colonialista di Crispi “Noi non possiamo rimanere inerti, e far sì che

La politica nazional-colonialista di Crispi “Noi non possiamo rimanere inerti, e far sì che le altre Potenze occupino sole tutte le parti del mondo inesplorate; altrimenti saremmo colpevoli di un gran delitto verso la Patria nostra; imperocché chiuderemmo per sempre le vie alle nostre navi ed i mercati ai nostri prodotti”. [12 Maggio 1888] “Nell’Africa noi esercitiamo una missione di civiltà; questa missione appartiene all’Italia e non possiamo abbandonarla”. [6 Dicembre 1888] “… ora che siamo una grande Nazione, non commettiamo l’errore di lasciarci prendere dagli altri quello che possiamo prendere ed a cui anche noi abbiamo diritto!” [17 Marzo 1891] 9 prof. Carola Catenacci - Storia 5° anno

L’Italia: l’età giolittiana (1903 -1914) Vittorio Emanuele III di Savoia, Re d’Italia 1900 -1946

L’Italia: l’età giolittiana (1903 -1914) Vittorio Emanuele III di Savoia, Re d’Italia 1900 -1946 1892: nasce il Partito Socialista Italiano (ala riformista Filippo Turati; ala “rivoluzionaria” Enrico Ferri) 1896 -1914: decollo industriale nel triangolo Genova-Milano-Torino (restano fuori il Veneto e il Sud, grande emigrazione verso l’America) 1903 -1914: salvo brevi intervalli, Giovanni Giolitti è presidente del Consiglio dei Ministri Giovanni Giolitti - liberale riformista politica interna (“trasformista”): - cercò di integrare nelle istituzioni sia i socialisti (riformisti: Bissolati) che i cattolici (conservatori) - riforme: * assicurazione obbligatoria x gli infortuni sul lavoro (1903) * nazionalizzazione delle ferrovie (1905) * tutela del lavoro femminile e minorile (1907) * istituzione dell’ispettorato del lavoro (1912) * suffragio universale maschile (1912) - “patto Gentiloni” (1913): i cattolici (papa Pio X) si impegnano a sostenere, nelle elezioni, i candidati liberali che avessero promesso di non votare leggi anticattoliche (come il divorzio) politica estera (von Bülow: “giri di valzer” fuori della Triplice): - riavvicinamento alla Francia - guerra di Libia (1911 -12): strappata all’Impero Ottomano, viene annessa al regno d’Italia 10 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

LEGGE 30 GIUGNO 1912, n. 665 (GU n. 159 del 06/07/1912) SULLA RIFORMA ELETTORALE

LEGGE 30 GIUGNO 1912, n. 665 (GU n. 159 del 06/07/1912) SULLA RIFORMA ELETTORALE POLITICA. (GAZZETTA UFFICIALE N. 159 DEL 6 LUGLIO 1912) Vittorio Emanuele III Per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d‘Italia Il Senato e la Camera dei deputati hanno approvato; Noi abbiamo sanzionato e promulghiamo quanto segue: ART. 1. Sono elettori quando abbiano le condizioni richieste al n. 1 dell'art. 1 della legge elettorale politica (Testo unico 28 marzo 1895, n. 83)1: 1° coloro, che abbiano compiuto il trentesimo anno di età; 2° coloro, che abbiano prestato servizio effettivo nel R. esercito, nel corpo R. equipaggi o in altri corpi, il cui servizio sia valido agli effetti dell'obbligo militare, per un tempo non inferiore a quello pel quale sono trattenuti alle armi rispettivamente i militari del R. esercito, vincolati alla ferma biennale, e i militari del corpo R. equipaggi, vincolati alla ferma normale di leva. 1: Il Testo unico del 1895 stabiliva che erano elettori tutti coloro che avevano la cittadinanza italiana, avevano compiuto 21 anni, sapevano leggere e scrivere, ed erano in grado di pagare annualmente imposte dirette per una somma non minore di 19, 80 lire. 11 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

Il SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE fu il prezzo che Giolitti dovette pagare ai socialisti (rappresentati

Il SUFFRAGIO UNIVERSALE MASCHILE fu il prezzo che Giolitti dovette pagare ai socialisti (rappresentati in parlamento da Leonida Bissolati) per l'appoggio ottenuto durante la guerra di Libia nel 1911 -12. Bissolati, che non si oppose all’intervento militare, fu in seguito espulso dal Partito Socialista Italiano. Grazie alla riforma elettorale, il numero di aventi diritto al voto si era molto accresciuto (da poco più di 3 milioni a più di 8 milioni e mezzo) e Giolitti temeva per le sorti della sua maggioranza nelle imminenti elezioni del 1913. Papa Pio X Leonida Bissolati Da parte cattolica, papa Pio X (successore di Leone XIII) cominciava a pensare che fosse il caso di attenuare il Non expedit. Incaricò pertanto il conte Ottorino Gentiloni di passare al vaglio i candidati del Partito Liberale, e indirizzare i voti dei cattolici su quelli di loro che promettessero di non far passare «leggi anticattoliche» . Il “patto Gentiloni” consisteva in un elenco di 7 punti che ogni candidato doveva sottoscrivere qualora desiderasse il voto dei cattolici. Con esso, Giolitti riequilibrava sull'ago della bilancia politica la concessione (la riforma elettorale) fatta ai socialisti un anno prima. 12 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

I cattolici e lo stato italiano (1) • L’unificazione nazionale italiana del 1861 aveva

I cattolici e lo stato italiano (1) • L’unificazione nazionale italiana del 1861 aveva lasciato fuori la città di ROMA, che apparteneva allo Stato Vaticano, presidiato e protetto dai francesi di Napoleone III. • Roma fu “presa” (e divenne capitale del regno italiano, come era nei desideri di Cavour) solo nel 1870, con la famosa “breccia [nelle mura] di Porta Pia”, che consentì a due battaglioni (uno di fanteria, l'altro di bersaglieri) di occupare la città. • Papa Pio IX condannò aspramente l'atto con cui la Curia Romana vide sottrarsi il secolare dominio su Roma e, ritiratosi in San Giovanni in Laterano, si dichiarò "prigioniero" fino alla morte. (Questa situazione, indicata come "Questione Romana", perdurò fino ai Patti Lateranensi del 1929. ) • Inoltre, nel 1874, con il comunicato Non expedit (in italiano: non conviene), il papa intimò ai cattolici di non esercitare il proprio diritto di voto nelle elezioni e, in generale, li invitò a non partecipare alla vita politica del neonato Stato italiano. • Tale divieto verrà definitivamente revocato solo nel 1919 da Benedetto XV, che autorizzerà don Luigi Sturzo a fondare il primo partito politico dichiaratamente cattolico (il Partito Popolare Italiano). 13 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

I cattolici e lo stato italiano (2) • • • Non tutti i cattolici,

I cattolici e lo stato italiano (2) • • • Non tutti i cattolici, tuttavia, condivisero la visione di Papa Pio IX sul loro ruolo all’interno dello Stato, e sull’opportunità o meno di intervenire nello scenario politico e sociale Italiano. In Italia sorsero, dopo il 1870, svariate società di mutuo soccorso a carattere confessionale, che si proponevano di proteggere moralmente e materialmente i ceti rurali vittime della rivoluzione industriale e del liberismo economico; queste società raccolsero molti consensi fra i contadini, ma pochissimi fra gli operai, che riponevano tutta la loro fiducia nei partiti e nei movimenti socialisti. Nel 1891 scese in campo anche papa Leone XIII (successore dell’intransigente Pio IX) con la celebre enciclica Rerum Novarum: un documento di grande importanza per capire quale fu la posizione della Chiesa nei confronti delle due nuove grandi forze sociali originate dalla seconda rivoluzione industriale: gli operai (in maggioranza socialisti) da un lato, il “padronato” industriale (destra conservatrice) dall’altro. In sostanza, il documento propose una “terza via” di mediazione fra socialismo estremo e capitalismo sfrenato: pur ribadendo la condanna di qualunque programma politico che si proponesse di intaccare il “diritto di proprietà privata” (considerato un diritto naturale) e di rovesciare con la forza l’ordine politico esistente, il papa accusò esplicitamente il capitalismo di defraudare e di opprimere “i bisognosi e gl’infelici”, e deprecò ogni legge umana che permettesse di “trafficare sulla miseria del prossimo” per ottenere un tornaconto personale. La soluzione del rapporto fra datori di lavoro e lavoratori sarebbe dovuta venire, secondo il papa, non dalla reciproca guerra, ma dalla cooperazione e dal riconoscimento dei rispettivi diritti e doveri. 14 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

1900 -1914: il nazionalismo italiano - distinto dal patriottismo liberale ottocentesco (“fare gli italiani”

1900 -1914: il nazionalismo italiano - distinto dal patriottismo liberale ottocentesco (“fare gli italiani” ed il bene del paese) - comincia già durante il Risorgimento con l’irredentismo (movimento d’opinione che promuoveva l’unione all’Italia di Trentino, Friuli e Venezia Giulia, rimasti all’Austria) - si era già manifestato chiaramente con Crispi e la sua politica di grandezza coloniale - nasce propriamente nell’età giolittiana, fra 1904 e 1906, con gli intellettuali Corradini, Papini e Prezzolini che ne diffondono le idee attraverso le riviste Il Regno e Leonardo, ed il settimanale L’Idea Nazionale - attinge nuova linfa dal futurismo (il Manifesto di Marinetti del 1910) CARATTERISTICHE: - antiparlamentare ed elitario * la politica delle camere era una politica da “bottegai” * solo una élite “superiore” poteva guidare la nazione, guidata da poeti come Gabriele D’Annunzio - imperialista e militarista * l’Italia doveva dimostrare il proprio valore nel mondo occupando colonie con la forza bruta * il denaro pubblico doveva finanziare l’industria bellica, l’esercito e la marina Associazione Nazionalista Italiana fondata da Enrico Corradini nel 1910 con finanziamenti della grande industria italiana (siderurgica, meccanica e bellica) confluirà nel Partito Nazionale Fascista nel 1921 - antidemocratico e antisocialista * le masse sono positive solo se sono in divisa o ordinatamente al lavoro in officina * lo stato deve avere un ruolo forte e promuovere la “grandezza” del paese 15 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

La guerra di Libia: 1911 -1912 FAVOREVOLI CONTRARI I nazionalisti: Il partito socialista: •

La guerra di Libia: 1911 -1912 FAVOREVOLI CONTRARI I nazionalisti: Il partito socialista: • Enrico Corradini, fondatore de "Il Regno" • Giovanni Papini, fondatore del "Leonardo" • Giuseppe Prezzolini, fondatore de "La Voce" • Gabriele D’Annunzio (letterato e poeta) • Filippo Tommaso Marinetti, futurista ("guerra - sola igiene del mondo") in particolare, Filippo Turati e Gaetano Salvemini (direttore de “L’Unità”) I cattolici: “una crociata contro la Mezzaluna” La stampa conservatrice: La “Stampa”, il “Corriere della Sera” I socialisti rivoluzionari: fra cui i giovani Pietro Nenni e Benito Mussolini (all’epoca sindacalista pacifista), che organizzarono una manifestazione anti-interventista e furono entrambi incarcerati per alcuni mesi con le imputazioni di picchettaggio, resistenza alla forza pubblica e eccitamento all’odio di classe Alcuni socialisti e sindacalisti La grande industria bellica e il Banco di Roma Mussolini arrestato ARGOMENTI • un “posto al sole” per l’Italia • la “missione dell’uomo bianco” • possibilità di sviluppo economico • le straordinarie ricchezze nascoste nel sottosuolo • * Libia = “Eldorado” • una pura e semplice guerra d’aggressione (Turati) • uccidere e farsi uccidere nell’unico interesse della “borghesia sfruttatrice” (Gioventù Socialista) • la Libia non è altro che “uno scatolone di sabbia” (Salvemini) • un’alternativa all’emigrazione verso le Americhe e l’Australia per le classi povere del Sud Italia 16 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5 * le sue ricchezze sono illusorie e gli italiani non hanno comunque la capacità di sfruttarle

Dall’archivio del Corriere della Sera, 19 ottobre 2006 Libia : uno scatolone di sabbia

Dall’archivio del Corriere della Sera, 19 ottobre 2006 Libia : uno scatolone di sabbia per 30. 000 coloni di Sergio Romano (ambasciatore, storico e docente di Storia delle relazioni internazionali ) “Questa guerra era stata esaltata dal governo Giolitti come un' impresa epica che avrebbe consentito lo sfruttamento di mirabolanti ricchezze naturali e l' emigrazione di migliaia di contadini in terre sconfinate e fertilissime. Tutto ciò con un dispendio d' energie minimo dato lo stato di collasso dell' Impero ottomano. Alla fine il risultato fu ben misero e ben lontano dalle aspettative. Intanto il contingente militare che coinvolse più di 90. 000 uomini e 165 navi, dimostrò sul campo una impreparazione da alcuni storici considerata assoluta […] Il nostro contingente lasciò infatti sul terreno ben 400 morti mentre i feriti furono 200. Tra l’altro il petrolio non fu allora trovato e le fertili terre promesse si rivelarono distese sabbiose difficilmente coltivabili. Le forze italiane d' occupazione dovettero poi limitarsi al controllo di una ristretta fascia costiera a causa della persistente ostilità indigena che costrinse a usare, talvolta, il «pugno di ferro» contro i ribelli arabi, molto criticato all' estero. In conclusione, l’impresa libica, che era costata circa 512 milioni, si dimostrò un fallimento completo sotto il profilo economico e militare. […] Giovanni Giolitti non usò mai, per parlare della guerra italo-turca, accenti epici e retorici. La descrizione della Libia come «terra promessa» appartenne al linguaggio enfatico degli ambienti nazionalistici e alle previsioni troppo ottimistiche di alcuni geografi male informati. Il presidente del Consiglio invece, in un discorso al Teatro Regio di Torino il 7 ottobre 1911, si limitò a dire che il conflitto era una «fatalità storica» e spiegò più tardi nelle sue «Memorie» che il governo aveva agito perché la Francia si era installata in Marocco. Intendeva dire che la costa meridionale del Mediterraneo era ormai diventata, dal Marocco all' Egitto, un condominio anglo-francese e che all' Italia, per non finire a mani vuote, restavano soltanto i due vilayet turchi di Tripoli e Bengasi su cui avevamo messo gli occhi da molto tempo. So che questi argomenti possono sembrare oggi imperialistici, ma l' Italia di Giolitti ragionava allora esattamente come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna e la Spagna. […] Quanto alle condizioni economiche del Paese conquistato, la descrizione migliore è quella che ne dette Gaetano Salvemini. La Libia era effettivamente uno «scatolone di sabbia» . ” 17 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

Ambiguità della figura di Giolitti - “trasformismo” in politica interna * concessioni agli obiettivi

Ambiguità della figura di Giolitti - “trasformismo” in politica interna * concessioni agli obiettivi dei socialisti (tutela del lavoro, suffragio universale) * concessioni agli obiettivi dei cattolici (patto Gentiloni) Questo operato, tuttavia, fu giudicato positivamente da Benedetto Croce, che vi scorse “un avvicinamento degli estremi e una trasformazione unificatrice dei loro ideali”. (Storia d’Italia dal 1870 al 1915, 1928) - scandali, abusi e malcostume per ottenere voti (soprattutto nel Sud Italia) * mantiene in ufficio i sindaci condannati per reati elettorali * lascia carta bianca alla malavita nelle amministrazioni locali * non fa nulla contro clientele e favoritismi Questi comportamenti furono denunciati dal socialista Gaetano Salvemini. (Il ministro della mala vita, 1910) - incerto fino all’ultimo sulla guerra di Libia, cede alle pressioni nazionalistiche: 18 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

Le diverse interpretazioni dei metodi di governo e del programma politico di Giolitti (1)

Le diverse interpretazioni dei metodi di governo e del programma politico di Giolitti (1) "La via della reazione sarebbe fatale alle nostre istituzioni, appunto perché le porrebbe al servizio degli interessi di una esigua minoranza, e spingerebbe contro di esse le forze più vive e irresistibili della società moderna, cioè l'interesse delle classi più numerose e il sentimento degli uomini più colti. Esclusa la convenienza, anzi la possibilità, di un programma reazionario, resta come unica via, per scongiurare i pericoli della situazione attuale, il programma liberale, che si propone di togliere, per quanto è possibile, le cause del malcontento, con un profondo e radicale mutamento di indirizzo tanto nei metodi di governo, quanto nella legislazione. I metodi di governo hanno capitale importanza, perché a poco giovano le ottime leggi se sono male applicate. [. . . ] Nel campo politico poi vi è un punto essenziale, e di vera attualità, nel quale i metodi di governo hanno urgente bisogno di essere mutati. Da noi si confonde la forza del governo con la violenza, e si considera governo forte quello che al primo stormire di fronda proclama lo stato d'assedio, sospende la giustizia ordinaria, istituisce tribunali militari e calpesta tutte le franchigie costituzionali. Questa invece non è la forza, ma è debolezza della peggiore specie, debolezza giunta a tal punto da far perdere la visione esatta delle cose. " G. GIOLITTI, “Discorso agli elettori del collegio di Dronero”, Busca, 20 ottobre 1899 (in Giolitti, Discorsi extraparlamentari, Torino, 1952) 19 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

Le diverse interpretazioni dei metodi di governo e del programma politico di Giolitti (2

Le diverse interpretazioni dei metodi di governo e del programma politico di Giolitti (2 e 3) • "[La] importante e svariata opera legislativa, amministrativa e associativa [di Giolitti] era resa possibile dalla fioritura economica che si osservava dappertutto nel paese, e che, quantunque rispondesse a un periodo di generale prosperità dell'economia mondiale e fosse aiutata dall'afflusso degli esuberanti capitali stranieri in Italia, aveva, dentro questo quadro, un particolare rilievo, perché, come i tecnici notavano, nessun altro paese di Europa compiva, in quel tempo, progressi tanto rapidi ed estesi quanto l'Italia. " B. CROCE, Storia d'Italia dal 1871 al 1915, Laterza, Bari, 1939. • "La tattica dell'onorevole Giolitti è stata sempre quella di far la politica conservatrice per mezzo dei condottieri dei partiti democratici: sia lusingandoli e addomesticandoli per via di attenzioni individuali (siamo arrivati già alle nomine senatoriali) sia, quando si tratti di uomini personalmente disinteressati, come Turati e Bissolati, conquistandoli con riforme le quali non intacchino seriamente gli interessi economici e politici dei gruppi dominanti nel governo. [. . . ] Giolitti migliorò o peggiorò i costumi elettorali in Italia? La risposta non è dubbia per chi voglia giudicare senza le traveggole dell'amicizia. Li trovò e li lasciò nell'Italia settentrionale quali si andavano via migliorando. Li trovò cattivi e li lasciò peggiori, nell'Italia meridionale. " G. SALVEMINI, Il ministro della malavita e altri scritti sull'Italia giolittiana, Feltrinelli, Milano, 1962. 20 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

Le diverse interpretazioni dei metodi di governo e del programma politico di Giolitti (4,

Le diverse interpretazioni dei metodi di governo e del programma politico di Giolitti (4, 5 e 6) • "Giolitti affermò che le questioni sociali erano ora più importanti di quelle politiche e che sarebbero state esse in avvenire a differenziare i vari gruppi politici gli uni dagli altri. [. . . ] Egli avanzò pure la teoria del tutto nuova che i sindacati dovevano essere benvenuti come una valvola di sicurezza contro le agitazioni sociali, in quanto le forze organizzate erano meno pericolose di quelle disorganizzate. " D. Mack SMITH, Storia d'Italia dal 1861 al 1958, Laterza, Bari, 1959. • "La politica giolittiana, soprattutto dal 1900 in poi, appare tutta costruita sulla richiesta della collaborazione governativa con il partito della classe operaia e con i suoi uomini più rappresentativi. [. . . ] Assurdo pretendere che Giovanni Giolitti, uomo politico uscito dalla vecchia classe dirigente borghese e conservatrice, fosse l'araldo del rinnovamento della società italiana; non si può però negare che tra gli uomini politici della sua epoca egli appaia oggi quello che più degli altri aveva compreso qual era la direzione in cui la società italiana avrebbe dovuto muoversi per uscire dai contrasti del suo tempo. " P. TOGLIATTI, Momenti della storia d'Italia, Editori Riuniti, Roma, 1963. • "Da buon politico, egli [Giolitti] aveva avvertito che i tempi erano ormai maturi perché si addivenisse a una convivenza nella tolleranza con la Chiesa di Roma, aveva compreso che l'anticlericalismo era ormai una inutile frangia che si portavano i governi [. . . ] Quando egli passò a realizzare la politica delle "due parallele" [Stato e Chiesa autonomi nei loro ambiti] nello stesso tempo denunciò, di fatto, la fine di un certo tipo di anticlericalismo, provocò lo svuotamento di tutte le illusioni che la monarchia a Roma avrebbe ucciso il papato, che il liberalismo avrebbe dovuto disintegrare il cattolicesimo". G. DE ROSA, La crisi dello stato liberale in Italia, Studium, Roma, 1955. 21 prof. Carola Catenacci - Storia classi 5

1880 -1913 I conflitti imperialisti antecedenti alla I guerra mondiale - Le guerre anglo-boere

1880 -1913 I conflitti imperialisti antecedenti alla I guerra mondiale - Le guerre anglo-boere (1880 -1881 e 1899 -1902) * fra Inglesi e coloni olandesi (“Boeri”, o “Afrikaners”) in Sud Africa * primo uso di campi di concentramento - La rivolta dei Boxer in Cina (1899 -1901) * contro lo sfruttamento coloniale occidentale * prima mobilitazione di massa al di fuori del mondo industrializzato - La guerra russo-giapponese (1904 -1905) * un potere extra-europeo ed extra-occidentale (il Giappone) compete sullo stesso piano con le nazioni “imperiali” - La rivolta del 1905 in Russia * mobilitazione di massa nell’arretrato impero russo - Le guerre balcaniche (1912 -1913) * viene meno l’equilibrio fra le grandi potenze europee 22 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte

Le guerre anglo-boere (1°: 1880 -1881) - i boeri, commercianti e agricoltori, erano gli

Le guerre anglo-boere (1°: 1880 -1881) - i boeri, commercianti e agricoltori, erano gli eredi dei coloni olandesi stabilitisi per primi (metà Seicento) nei territori del Capo di Buona Speranza - nella prima metà dell’Ottocento arrivano al Capo anche i coloni inglesi - nel 1834 il governo britannico decreta l’emancipazione degli schiavi neri, di cui i boeri fanno largo uso - i boeri non accettano ed emigrano verso l’interno, fondando il Libero stato d’Orange (riconosciuto dagli inglesi nel 1854) e la Repubblica Sudafricana, o Repubblica del Transvaal (riconosciuta nel 1852) - nel 1877 la scoperta di miniere d’oro e di diamanti nel sottosuolo del Transvaal spinge il governo britannico a tentare di annettersi la regione - nel 1880 scoppia la prima rivolta boera: le divise rosso fiamma degli inglesi ne fanno un facile bersaglio nel paesaggio africano, e i boeri (vestiti color khaki) hanno la meglio - nel 1881 il governo Gladstone riconosce l’indipendenza del Transvaal (con teorica supervisione britannica) 23 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte

Le guerre anglo-boere (2°: 1899 -1902) - - 1895: Cecil Rhodes (avventuriero multimilionario al

Le guerre anglo-boere (2°: 1899 -1902) - - 1895: Cecil Rhodes (avventuriero multimilionario al servizio della corona britannica) tenta un “colpo di stato” per riannettere il Transvaal: fallisce. Il presidente boero Kruger acquista armi dal Kaiser Guglielmo II, pagandole in oro gli inglesi cominciano a temere un’espansione dell’impero tedesco nell’area più ricca dell’Africa - 1899: scoppia un nuovo conflitto anglo-boero: la guerra costa molto agli inglesi, perché i boeri si difendono bene - 1901: per evitare che i civili afrikaner offrano basi e protezione ai combattenti boeri, i generali inglesi deportano in massa donne e bambini rinchiudendoli in campi di concentramento fatti di tende e baracche: pessime condizioni igieniche, cibo scarso, epidemie di tifo e di morbillo – vi moriranno circa 28. 000 persone. - a Londra, liberali, radicali e comitati femminili progressisti denunciano la situazione all’opinione pubblica; rappresentanti delle associazioni per i diritti civili (per prima Emily Hobhouse) si recano sul posto per verificare le condizioni dei prigionieri e sollecitano provvedimenti al riguardo - nel 1902 la guerra si conclude con un trattato che mette fine all’indipendenza del Transvaal e del Libero stato d’Orange, annettendoli come colonie all’Impero britannico - sono emerse la dimensione di massa della guerra moderna e la sua totale indifferenza per gli inermi e gli innocenti 24 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte

La rivolta dei Boxer in Cina (1899 -1901): entrano in scena le masse cinesi

La rivolta dei Boxer in Cina (1899 -1901): entrano in scena le masse cinesi Nel 1894 la Cina, persa la guerra col Giappone, viene privata della Corea, di Formosa e di parte della Manciuria. I russi, presa Port Arthur, con la deviazione della Transiberiana accampano mire e progetti anche sul resto della Manciuria. I francesi hanno già strappato il Vietnam e i tedeschi le miniere dello Shantung. Migliaia d'altre piccole concessioni e quartieri ormai sono in mano d'austriaci, olandesi, inglesi e belgi. "Vietato l'ingresso ai cani e ai cinesi" recita un cartello a Shanghai. Questo crescente sfruttamento suscita le ire segrete dell'imperatrice, degli intellettuali e delle immense turbe di poveri che attribuiscono agli stranieri la causa d'ogni loro malanno. Sono sorte sette in tutte le classi sociali, perfino in quella dei ladri. Xenofobia e anti-occidentalismo dilagano. I Boxer (così chiamati dai britannici per il loro esercizio delle arti marziali) sono in maggioranza contadini ignoranti e giovani disoccupati (sia uomini che donne), vestono d'azzurro con una fascia rossa in vita e al capo, e sono armati solo di una sciabola. I loro nemici sono i “diavoli bianchi” e a seguire il clero, cattolico, protestante o ortodosso che dir si voglia. Incontrollata e spontanea agli inizi, la protesta dei Boxer viene ben presto incanalata e diretta dalla corte imperiale, che li chiama “figli diletti”. Verso la fine del 1899 viene ucciso un missionario inglese: esplode una crisi internazionale. Nel giugno del 1900, l’imperatrice Cixi si schiera con i Boxer. A difesa dei diplomatici occidentali presenti a Pechino intervengono tutti: inglesi, tedeschi, francesi, italiani, russi, americani e giapponesi. A seguito di questa repressione internazionale, nel settembre 1901 il millenario impero cinese è sconfitto e gli viene imposta una pace durissima (inclusiva di una indennità di 333 milioni di dollari da versare ai vincitori in 40 rate). L’impero cinese crollerà definitivamente nel 1911. 25 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte

La guerra russo-giapponese (1904 -1905): il Giappone entra in gara con l’imperialismo europeo e

La guerra russo-giapponese (1904 -1905): il Giappone entra in gara con l’imperialismo europeo e americano • La guerra russo-giapponese fu un conflitto estremamente sanguinoso che scaturì dalle ambizioni imperialistiche rivali dell'Impero Russo e del Giappone nella Manciuria e in Corea. La guerra venne combattuta principalmente per il possesso della città di Port Arthur e della penisola di Liaodong, oltre alla ferrovia che collegava Port Arthur ad Harbin. • La Manciuria è la regione in alto a destra in rosso chiaro; la penisola di Liaodong è il braccio di terra che si estende nel Mar Giallo. • Nonostante la Russia avesse un esercito più numeroso, i giapponesi ne distrussero per ben due volte la flotta e vinsero tutte le battaglie. Nel corso del 1905, la Russia fu scossa dalla rivolta del 1905, che mise a dura prova la stabilità del governo: preferì dunque negoziare una pace che permettesse di concentrarsi sulle questioni interne. • L'offerta di mediazione del presidente americano Roosevelt condusse al Trattato di Portsmouth, sottoscritto il 5 settembre 1905. La Russia cedette al Giappone la metà meridionale dell‘isola di Sakhalin, che era stata sino ad allora sotto il dominio russo (l'isola tornò ai russi nel 1952 con il Trattato di San Francisco dopo la Seconda Guerra Mondiale). Inoltre i russi dovettero rinunciare al controllo della base navale di Port Arthur e della penisola circostante. Dovettero ritirarsi dalla Manciuria e riconoscere la Corea come una zona di influenza giapponese. Il Giappone si sarebbe annesso la Corea nel 1910 scatenando le proteste internazionali. 26 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte

La ferrovia transiberiana Costruita tra 1891 e 1916 per collegare S. Pietroburgo (allora capitale

La ferrovia transiberiana Costruita tra 1891 e 1916 per collegare S. Pietroburgo (allora capitale dell’Impero) con i porti del Pacifico (Vladivostok); presentata all’Esposizione universale di Parigi nel 1900; oltre 9. 000 km; attraversa 7 fusi orari, è la più lunga del mondo. La deviazione “cinese”, con fondazione della città di Harbin, risale al 1898. 27 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte

La Russia di Nicola II e la rivolta del 1905 Lo zar Nicola II

La Russia di Nicola II e la rivolta del 1905 Lo zar Nicola II Romanov perseguiva una politica di espansione mondiale secondo la logica imperialistica, debolmente contrastato: - dalla borghesia liberale (che chiedeva un parlamento e diritti politici) - dal Partito socialdemocratico russo (fondato nel 1898), d’ispirazione marxista All'inizio del 1905 la situazione sociale ed economica della Russia era estremamente deteriorata. Ai problemi legati alle mai completate riforme in campo agricolo ed ad una industrializzazione forzata dall'alto si aggiungevano quelli causati dalla guerra con il Giappone. La “domenica di sangue”: il 22 gennaio 1905 una grande folla di operai guidati da un pope, Gapon, si recò di fronte al Palazzo d'Inverno, residenza storica degli zar, per consegnare al sovrano una supplica; malgrado la manifestazione fosse pacifica, le truppe di guardia, Ulani e Cosacchi, su ordine del ministro di palazzo, caricarono la folla facendo uso di fucili e sciabole: si contarono circa mille morti e duemila feriti. Questi eventi ebbero un effetto scatenante sulla popolazione russa ed anche su parte dell'esercito: operai scesero in sciopero; nelle campagne vi furono sollevazioni di contadini; nell'esercito si ebbero ammutinamenti. Si ammutinò anche la flotta navale nel Mar Nero, a Odessa (a questo evento è dedicato il famoso film La corazzata Potëmkin di Sergej Ejzenštejn, 1925). Contro i marinai e la popolazione che li sosteneva furono inviati i Cosacchi. In tutta la Russia si formarono i primi soviet (consigli) di operai e di soldati. Su pressione dell’alta borghesia e della nobiltà terriera, lo zar concesse quel minimo di riforme ritenute necessarie per riportare l’ordine: l'elezione di una Duma, ossia di una parlamento, anche se con poteri limitati ed un sistema elettorale molto poco equo. La Duma ebbe vita breve e travagliata (fu sciolta nel 1907) e non limitò lo straordinario potere dello zar: la Russia rimaneva un’immensa nazione arretrata e contadina, priva delle libertà civili e politiche più elementari. 28 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte

L’ordine europeo e la questione balcanica Dal 1878 esisteva un accordo tra le grandi

L’ordine europeo e la questione balcanica Dal 1878 esisteva un accordo tra le grandi potenze per mantenere lo status quo nei Balcani. Inizi del ‘ 900: la penisola balcanica è divisa tra Impero austro-ungarico e Impero Ottomano; la Bosnia-Erzegovina è sotto protettorato austriaco; Montenegro, Serbia e Romania sono indipendenti; la Bulgaria è autonoma (ma sotto formale sovranità turca); Cipro (già turca) è stata ceduta all’Inghilterra. La Grecia è regno indipendente. Il concetto di “nazione” moderna era estraneo alla cultura balcanica: gruppi etnici diversi, religioni diverse, lingue e dialetti diversi che convivono negli stessi villaggi. Secolari rivalità opponevano serbi, bulgari e rumeni. Esisteva un nazionalismo serbo (emancipazione dall’Impero Ottomano). 1908 -12: viene meno lo status quo - l’Impero Ottomano ha problemi di stabilità politica interna (le tensioni nazionalistiche dei Giovani Turchi) - l’ Austria-Ungheria si annette definitivamente la Bosnia-Erzegovina (1908) - la Bulgaria si proclama regno completamente indipendente - l’Italia si accorda con la Russia per il controllo degli stretti (soprattutto il Dardanelli), strategici per la comunicazione con l’Occidente - politica di alleanza degli imperi centrali (Germania, Austria-Ungheria, Bulgaria: la Mitteleuropa) x assicurarsi un ruolo egemone in Europa e bilanciare l’espansione anglo-francese in Asia ed Africa 29 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte

1912 -13: le guerre balcaniche 1912: Serbia, Montenegro, Bulgaria e Grecia si coalizzano (con

1912 -13: le guerre balcaniche 1912: Serbia, Montenegro, Bulgaria e Grecia si coalizzano (con il patrocinio della Russia) e strappano la Macedonia all’Impero Ottomano (fu divisa tra Serbia e Grecia). L’Albania si proclama indipendente. 1913: la Bulgaria (esclusa dalla spartizione della Macedonia), con l’appoggio dell’Austria si scontra con gli ex-alleati (Serbia, Montenegro e Grecia) affiancati da Romania e Impero Ottomano per ampliare ulteriormente i suoi territori, ma ne esce sconfitta. All’Impero Ottomano restava solo un piccolo lembo di terra europea. I vari stati balcanici presentavano un equilibrio molto instabile. Le grandi potenze (soprattutto Austria e Germania) erano preoccupate: non avrebbero desiderato un così drastico ridimensionamento della Turchia, ma avevano dovuto subire l’iniziativa di stati minori. Era un precedente pericoloso: i piccoli stati sorti dalla crisi dell’Impero Ottomano avevano cercato protettori, legandosi ciascuno a qualche grande potenza; la Serbia aveva avuto l’appoggio della Russia, che era vincolata da un’alleanza militare con la Francia (Duplice alleanza, 1894) e da un’Intesa (1907) con l’Inghilterra. 30 prof. Carola Catenacci - Storia classi quinte