TRADIMENTO E ARRESTO DI GESU Mt 26 47

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TRADIMENTO E ARRESTO DI GESU’

TRADIMENTO E ARRESTO DI GESU’

Mt 26, 47 -56. 27, 3 -10

Mt 26, 47 -56. 27, 3 -10

47 Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui

47 Mentre ancora egli parlava, ecco arrivare Giuda, uno dei Dodici, e con lui una grande folla con spade e bastoni, mandata dai capi dei sacerdoti e dagli anziani del popolo. 48 Il traditore aveva dato loro un segno, dicendo: «Quello che bacerò, è lui; arrestatelo!» . 49 Subito si avvicinò a Gesù e disse: «Salve, Rabbì!» . E lo baciò. 50 E Gesù gli disse: «Amico, per questo sei qui!» . Allora si fecero avanti, misero le mani addosso a Gesù e lo arrestarono. 51 Ed ecco, uno di quelli che erano con Gesù impugnò la spada, la estrasse e colpì il servo del sommo sacerdote, staccandogli un orecchio. 52 Allora Gesù gli disse: «Rimetti la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, di spada moriranno. 53 O credi che io non possa pregare il Padre mio, che metterebbe subito a mia disposizione più di dodici legioni di angeli? 54 Ma allora come si compirebbero le Scritture, secondo le quali così deve avvenire? » . 55 In quello stesso momento Gesù disse alla folla: «Come se fossi un ladro siete venuti a prendermi con spade e bastoni. Ogni giorno sedevo nel tempio a insegnare, e non mi avete arrestato. 56 Ma tutto questo è avvenuto perché si compissero le Scritture dei profeti» . Allora tutti i discepoli lo abbandonarono e fuggirono 3 Allora Giuda - colui che lo tradì -, vedendo che Gesù era stato condannato, preso dal rimorso, riportò le trenta monete d'argento ai capi dei sacerdoti e agli anziani, 4 dicendo: «Ho peccato, perché ho tradito sangue innocente» . Ma quelli dissero: «A noi che importa? Pensaci tu!» . 5 Egli allora, gettate le monete d'argento nel tempio, si allontanò e andò a impiccarsi. 6 I capi dei sacerdoti, raccolte le monete, dissero: «Non è lecito metterle nel tesoro, perché sono prezzo di sangue» . 7 Tenuto consiglio, comprarono con esse il «Campo del vasaio» per la sepoltura degli stranieri. 8 Perciò quel campo fu chiamato «Campo di sangue» fino al giorno d'oggi. 9 Allora si compì quanto era stato detto per mezzo del profeta Geremia: E presero trenta monete d'argento, il prezzo di colui che a tal prezzo fu valutato dai figli d'Israele, 10 e le diedero per il campo del vasaio, come mi aveva ordinato il Signore.

Come autore orientale leggiamo … San Giovanni di Antiochia, detto il “Crisostomo” [“dalla bocca

Come autore orientale leggiamo … San Giovanni di Antiochia, detto il “Crisostomo” [“dalla bocca d’oro”]

Per un’introduzione alla vita e alle opere di S. Giovanni Crisostomo: J. QUASTEN, Patrologia,

Per un’introduzione alla vita e alle opere di S. Giovanni Crisostomo: J. QUASTEN, Patrologia, vol. II, pp. 427 -485

San Giovanni Crisostomo • Nasce ad Antiochia nel 344 -354 • Dopo i primi

San Giovanni Crisostomo • Nasce ad Antiochia nel 344 -354 • Dopo i primi anni trascorsi nel deserto, fu ordinato sacerdote dal vescovo Flaviano e ne diventò suo stretto collaboratore • Nel 398 fu chiamato a succedere al patriarca Nettario sulla cattedra di Costantinopoli • La sua opera: evangelizzazione delle campagne, creazione di ospedali, processioni anti-ariane sotto la protezione della polizia imperiale, sermoni di fuoco con cui fustigava vizi e tiepidezze, severi richiami ai monaci indolenti e agli ecclesiastici troppo sensibili alla ricchezza • L'inimicizia nei suoi confronti crebbe con l'ascesa al potere dell'imperatrice Eudossia. Costei, nel 403, con l'appoggio del Patriarca di Alessandria, Teofilo, indisse un processo contro Giovanni e lo fece deportare e condannare all'esilio. Nel 404 fu confinato a Cucuso, una piccola città dell'Armenia. • Morì il 14 settembre 407

Nelle sue omelie sul Vangelo di Matteo, San Giovanni Crisostomo descrive, con realismo, il

Nelle sue omelie sul Vangelo di Matteo, San Giovanni Crisostomo descrive, con realismo, il tradimento di Giuda, e ne trae un insegnamento concreto (in forma di ammonimento) per quei peccatori che, come Giuda, si lasciano vincere dall’avarizia. Leggiamo a p. 263… Giovanni Crisostomo. docx

L’AVARIZIA (uno dei sette vizi capitali) “Indica un desiderio che non è mai sazio

L’AVARIZIA (uno dei sette vizi capitali) “Indica un desiderio che non è mai sazio di accumulare denaro e beni che si possono comprare con il denaro. È una vera avidità, una fame insaziabile di possedere , a causa della quale il denaro diviene lo scopo da raggiungere per sentirsi appagati. Tale appagamento, però, non è mai raggiunto perché non si è mai accumulato abbastanza. La Sacra Scrittura definisce questo vizio anche con il termine “cupidigia”: essa indica un’attrattiva smodata verso i beni materiali che domina gli interessi e la volontà dell’uomo e lo spinge a possederli ad ogni costo […] L’avaro non ha misura nel procurarsi sempre più denaro, perché in questo trova gioia e stimolo nella vita. Gli costa un grosso sacrificio, invece, staccarsi anche da una piccola parte dei beni che ha accumulato. Il denaro diviene la sua vita, come il sangue che gli scorre nelle vene, e uno non vuol rinunciare neppure ad una goccia di sangue perché è come una goccia di vita”. A. B. MAZZOCATO, I Vizi capitali. Superbia e avarizia, Editrice San Liberale, Treviso 2008, pp. 57 -58

Per quanto concerne la figura di Giuda Iscariota, rimando a una catechesi di Benedetto

Per quanto concerne la figura di Giuda Iscariota, rimando a una catechesi di Benedetto XVI, Giuda Iscariota e Mattia. docx

GIUSEPPE CESARI detto il CAVALIER D’ARPINO (1568, Roma - 1640, Roma), “La cattura di

GIUSEPPE CESARI detto il CAVALIER D’ARPINO (1568, Roma - 1640, Roma), “La cattura di Cristo”, 1596 -97 ca. , Olio su rame, 77 x 56 cm, Roma Galleria Borghese

L’arresto di Gesù, nei Padri della Chiesa • Sant'Ambrogio (Treviri 339 -340 – Milano

L’arresto di Gesù, nei Padri della Chiesa • Sant'Ambrogio (Treviri 339 -340 – Milano 397): «Oh anime cieche e dementi, furibonde e crudeli! Voi legate il Dio autore della libertà e della vita; colui, ai cui piedi dovreste gettarvi, pregandolo che sciolga voi stessi dalle catene dei vostri vizi! Deh! arrestatevi! Pensate a quello che fate. Non si imprigiona impunemente la Sapienza incarnata; non si arresta impunemente l'incorrotta Giustizia» (Expositio in Lucam). • San Cirillo (Teodosia d'Egitto 370 – Alessandria d'Egitto 444): «Se in quel momento in cui Gesù Cristo veniva legato dai suoi nemici, si fosse alzato il velo che copriva la maestà del Figlio di Dio, si sarebbe veduto compiere il cambio prezioso che il divin Redentore stava implorando nel Getsemani, prendendo ciò che era nostro, per meritarci ciò che era suo. Si sarebbe visto che — mentre mani sacrileghe raddoppiavano le funi di Gesù — una mano misericordiosa ed invisibile, spezzava le nostre funi. Si sarebbe visto che, mentre satana — per mezzo dei giudei — faceva prigioniero il Signore, noi eravamo liberati dalla schiavitù del demonio» (Commento al Vangelo di Giovanni ).

Affascinato dalla divinità di Cristo, Cirillo d'Alessandria fa di questo argomento, insieme al tema

Affascinato dalla divinità di Cristo, Cirillo d'Alessandria fa di questo argomento, insieme al tema della salvezza delle anime, il punto principale del suo "Commento al Vangelo di Giovanni"

IL PROCESSO A GESU’

IL PROCESSO A GESU’

Cosa intendiamo, dal punto di vista biblico, quando parliamo del processo a Gesù? •

Cosa intendiamo, dal punto di vista biblico, quando parliamo del processo a Gesù? • Solitamente si parla – appoggiandosi ai Vangeli – di un duplice processo a Gesù: • un processo giudaico notturno, davanti al sinedrio, con motivazioni di carattere religioso, • e un processo romano, davanti a Ponzio Pilato, per motivi politici

“Il testo-base da cui dobbiamo partire è ovviamente quello delle quattro relazioni evangeliche che,

“Il testo-base da cui dobbiamo partire è ovviamente quello delle quattro relazioni evangeliche che, però, non sono né una cronaca giudiziaria, né la registrazione di atti processuali, né un dossier documentario in senso stretto. Gli evangelisti non ci offrono una storia asettica, ma interpretata e illuminata dalla fede nel Cristo glorioso della Pasqua. Ci offrono, tuttavia, un racconto di eventi storici, selezionati però anche secondo le istanze della Chiesa delle origini e dei suoi rapporti con i romani e soprattutto con gli ebrei” G. RAVASI, «Una sentenza da impugnare» , in L’Osservatore Romano, 28 marzo 2010

Leggiamo Mt 26, 59 -66; 27, 1 -2

Leggiamo Mt 26, 59 -66; 27, 1 -2

 • • Non conosciamo sufficientemente il diritto giudaico circa i processi davanti al

• • Non conosciamo sufficientemente il diritto giudaico circa i processi davanti al Sinedrio di quell’epoca, perché le informazioni della Mishna (grande collezione di tradizioni rabbiniche) sono state redatte nel II sec. d. c. e recano l’impronta degli scribi farisei, mentre prima del 70 d. c. il sinedrio era sostanzialmente di impronta sadducea. A quanto ci risulta dai Sinottici, sono soprattutto gli addetti al tempio, in gran parte di estrazione sadducea, a portare Gesù davanti al tribunale di Pilato, accusandolo di sovversione. Sembra molto inverosimile una seduta ufficiale del sinedrio nella notte (cf. G. RAVASI, «Una sentenza da impugnare» , op. cit. ). Inoltre, al tempo di Gesù, le autorità giudaiche non possedevano più lo jus gladii (cf. Gv 18, 31 e GIUSEPPE FLAVIO, Guerra Giudaica, II, 117). Ciò che risulta decisivo, per la vicenda storica di Gesù di Nazaret, è il suo andare progressivamente incontro a una morte violenta (in modo irrevocabile) Tuttavia, la ricostruzione storica delle ragioni dell’arresto e della condanna di Gesù non è facile, a causa del genere letterario e delle tendenze proprie degli evangelisti. Secondo i testimoni, di cui parla Mt, Gesù avrebbe ostentato la capacità di distruggere il tempio. Secondo quelli di Mc, Egli avrebbe dichiarato l’intenzione di distruggerlo. Ma gli autori sacri sono entrambi concordi sulla falsa testimonianza degli accusatori (cf. Mt 26, 60; Mc 14, 55 -57). Mentre è certo che la risposta di Gesù alla domanda del Sommo Sacerdote sulla sua vera identità (sei tu il Cristo? ) segna definitivamente la sua condanna (cf. Mt 26, 66; Mc 14, 64). Inoltre è giusto considerare che, nel contesto e nella cultura ebraica di allora, l’elemento politico e quello religioso si intersecavano profondamente (ambiti distinti, che si intrecciavano). Un’indicazione più certa la ricaviamo dal titulus crucis: “il re dei giudei” (cf Mc 15, 26; Mt 27, 37; Lc 38, 38; Gv 19, 19 con l’annotazione della correzione richiesta a Pilato in Gv 19, 21).

Nel titulus, l’autorità romana a Gerusalemme condensa l’identità di Gesù riferendosi alle accuse di

Nel titulus, l’autorità romana a Gerusalemme condensa l’identità di Gesù riferendosi alle accuse di natura religiosa e, in maniera preponderante, al reato di lesa maestà

Commentando il dialogo tra Gesù e il Sommo Sacerdote (secondo la versione di Mc

Commentando il dialogo tra Gesù e il Sommo Sacerdote (secondo la versione di Mc 14, 60 -64) Beda il Venerabile (672? 735) ne illustra la portata cristologica/ecclesiologica, e non manca di evidenziare alcuni aspetti psicologici e comportamentali del Sommo Sacerdote. Leggiamo a p. 280 -281… Beda - Processo ebraico. docx

“FIGLIO DELL’UOMO” • Tale espressione, nei Vangeli, non è mai impiegata da altri. Si

“FIGLIO DELL’UOMO” • Tale espressione, nei Vangeli, non è mai impiegata da altri. Si trova sempre e solo sulla bocca di Gesù (cf. Mt 31 volte, Mc 14 volte, Lc 25 volte, Gv 13 volte). • Gesù la utilizza sempre alla terza persona (mai come esplicita autodesignazione) in tre ambiti: quando parla di futuro escatologico, quando annuncia il suo destino di sofferenza-morte-risurrezione e, infine, in riferimento al suo ministero storico-presente. • Gesù si sarebbe espresso in tale modo a) per delineare la propria gloriosa funzione giudiziale escatologica; b) per esprimere un inevitabile destino di sofferenza; c) per sottolineare la sua peculiare autorità carismatica che tanto stupore destava nei suoi contemporanei (in tal senso si evidenzia l’essere uomo di Gesù, e almeno in un paio di casi appare chiaro che l’espressione “figlio dell’uomo” voglia dire solo “uomo”). • Con le parole “Figlio dell’uomo”, Gesù lascia i suoi ascoltatori nell’indeterminatezza di un’autodesignazione inusuale che fa intuire un destino del tutto particolare (anche grazie alla combinazione sofferenza-gloria) e, inoltre, rifacendosi anche a Dn 7, esprime la propria autocomprensione di “santo dell’Altissimo” che, se deve soffrire, è destinato a essere da Dio riscattato e onorato. • Si tratta quindi soprattutto di un “titolo di funzione”. Gesù lo utilizza in riferimento alla sua funzione e alla sua missione. • Cf. R. PENNA, I ritratti originali di Gesù il Cristo. I: gli inizi, San Paolo, Cinisello Balsamo 1996, pp. 134 -143.

“La spiegazione più verosimile è che effettivamente Gesù impiegò l’espressione come un’autodesignazione. I cristiani

“La spiegazione più verosimile è che effettivamente Gesù impiegò l’espressione come un’autodesignazione. I cristiani posteriori esercitarono qualche libertà nel trasmettere oralmente questi detti […]. Ma essa non sarebbe mai stata aggiunta, se non fosse stato noto che era già impiegata molto prima da Gesù stesso. […] È del tutto verosimile che Gesù abbia di fatto impiegato questa espressione per denotare il suo ruolo nel decisivo intervento di Dio sulla terra” (M. DE JONGE, Christology in Context, Westminster Press, Philadelphia 1988, pp. 171. 207).

Il processo romano a Gesù Chiesa di S. Sabina, porta lignea, Pilato si lava

Il processo romano a Gesù Chiesa di S. Sabina, porta lignea, Pilato si lava le mani (V sec. )

Chi era Ponzio Pilato?

Chi era Ponzio Pilato?

Filone di Alessandria, noto anche come Filone l'Ebreo (Aless. d'Egitto, 20 a. C. circa

Filone di Alessandria, noto anche come Filone l'Ebreo (Aless. d'Egitto, 20 a. C. circa – 45 d. C. circa), è stato un filosofo greco antico di cultura ebraica

Nella sua opera "De Legatione ad Caium" (XXXVIII 299 -303), Filone ricordò il giudizio

Nella sua opera "De Legatione ad Caium" (XXXVIII 299 -303), Filone ricordò il giudizio di Erode Agrippa I quando descrisse a Gaio Caligola il comportamento di Ponzio Pilato, accusando il Prefetto di non essere stato capace di reprimere le guerriglie in Giudea: “un tiranno corrotto, avido e insensibile alle ragioni della giustizia. Orgoglio, prepotenza e insolenza erano la sua regola. . . Il paese sotto di lui fu lasciato al saccheggio e la gente veniva uccisa senza rispetto di alcuna legge".

“Uomo per natura inflessibile, in aggiunta alla sua arroganza; duro, capace solo di concussioni,

“Uomo per natura inflessibile, in aggiunta alla sua arroganza; duro, capace solo di concussioni, violenze, rapine, brutalità, torture, esecuzioni senza processo e crudeltà spaventose e illimitate”

 • Nei primi anni della sua amministrazione aveva quasi preso gusto a provocare

• Nei primi anni della sua amministrazione aveva quasi preso gusto a provocare gli ebrei. Aveva fatto introdurre nel Tempio i medaglioni dell'imperatore sui labari dell'esercito, causando una violenta reazione degli ebrei che consideravano quel gesto un sacrilegio. E Pilato, dopo una brutale repressione, era stato costretto a cedere, ritirando quelle insegne. Ma la cosa si era ripetuta con gli "scudi dorati" recanti un'iscrizione in onore dell'imperatore, creando altre reazioni e repressioni.

Anche il Vangelo secondo Luca menziona uno di questi atti brutali di Pilato: “si

Anche il Vangelo secondo Luca menziona uno di questi atti brutali di Pilato: “si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei galilei il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici" ( Lc 13, 1)

Tra le poche notizie storiche su Ponzio Pilato va annoverata anche un’iscrizione frammentaria di

Tra le poche notizie storiche su Ponzio Pilato va annoverata anche un’iscrizione frammentaria di straordinario interesse sul piano storico-documentario, sia perchè è l’unica a ricordare Pilato, sia perchè è contemporanea della passione del Cristo. L’iscrizione è stata fatta incidere da Pilato stesso, su una lastra di pietra calcarea, rinvenuta nel 1961 a Cesarea di Palestina durante una campagna di scavo diretta da Antonio Frova

[. . . ]s Tiberieum [. . . Po]ntius Pilatus [. . . praef]ectus

[. . . ]s Tiberieum [. . . Po]ntius Pilatus [. . . praef]ectus Iudae[ae] [. . . ]D[. . . ]. Gli unici elementi che si ricavano con sicurezza dal frammento sono il Tiberieum, il gentilizio Pontius, il cognomen Pilatus e la carica da lui ricoperta in Giudea (praefectus).

Considerando le diverse proposte volte ad integrare il testo, è preferibile quella di Attilio

Considerando le diverse proposte volte ad integrare il testo, è preferibile quella di Attilio Degrassi «poiche´ prefigura uno schema testuale fra i più ricorrenti: nome del destinatario, oggetto, nome del committente e sua carica, verbo tecnico» : [Dis Augusti]s Tiberieum [- Po]ntius Pilatus [praef]ectus Iuda[ea]e [fecit d]e[dicavit]. Secondo questo testo, Ponzio Pilato fece costruire il Tiberieum, un edificio che doveva avere una funzione onorifico-cultuale, e lo dedicò ai genitori di Tiberio.

L’iscrizione a Cesarea di Palestina

L’iscrizione a Cesarea di Palestina

 • Tuttavia, scarse e frammentarie sono le notizie storiche sulla vita di Ponzio

• Tuttavia, scarse e frammentarie sono le notizie storiche sulla vita di Ponzio Pilato, prefetto della Giudea tra il 26 e il 37. • I Vangeli canonici lo designano quasi sempre col cognomen Pilatoj (Pilatus) piuttosto che col gentilizio Po, ntioj (Pontius). • A fronte delle scarse notizie, disponiamo di una intricata serie di leggende agiografiche quasi sempre presenti in scritti apocrifi. • L’inserimento di Pilato nel simbolo di fede, fu determinato dall’esigenza di collocare in un preciso momento storico la vicenda del Cristo, connettendola, secondo il racconto dei vangeli alla sua crocifissione e morte. • Parzialmente divergenti sul prefetto della Giudea sono anche i giudizi di due ebrei vissuti nel I secolo: Filone Alessandrino e Flavio Giuseppe. Il primo, maggiore rappresentante del giudaismo ellenistico, lo presenta come irascibile, venale, prepotente, brutale e crudele, mentre il secondo lo descrive come personaggio piuttosto abile e aperto, ma pur sempre ostile agli ebrei, alla loro legge e alle loro tradizioni. • Nei Padri della Chiesa i riferimenti a Pilato sono piuttosto rari e ricorrono prevalentemente nei commenti ai Vangeli: essi hanno opinioni mutevoli sul prefetto della Giudea, del quale generalmente sottolineano la debolezza e l’incapacità di svolgere con determinazione e convinzione il proprio ruolo.

Tra i Padri della Chiesa … • Spesso si attribuisce la colpa della morte

Tra i Padri della Chiesa … • Spesso si attribuisce la colpa della morte del Cristo ai giudei, come fa Origene (185– 254: teologo e filosofo greco antico) nel Contra Celsum 2, 34. • Oppure la ripartiscono tra questi e Pilato, come testimonia Cirillo alessandrino (In Joannis evangelium, 19, 11, 16; lib. XII, PG 74, 641, 649). • Eusebio (265 -340) sostiene che egli fu colpito da tante disgrazie da suicidarsi e divenire così punitore di se stesso (Hist. eccl. , 2, 7). • Giovanni Crisostomo, nelle omelie sul vangelo di Matteo, afferma che la sorte del Cristo e` stata decisa solo dai giudei, definiti accusatori, giudici e carnefici, mentre Pilato si e` dimostrato un uomo debole che si è lasciato trascinare da loro senza motivo (Hom. Mat. , 86, 1; 87, 1; PG 58, 763 -5, 76970). • Meno esplicito e duro sulla condanna dei giudei, ma sostanzialmente sulle medesime posizioni, è lo storico Teodoreto di Cirro (393 -458: l'ultimo grande teologo cristiano della scuola di Antiochia) il quale scrive che Pilato non voleva mandare a morte il Cristo, ma era incitato a farlo, per cui chiese dell’acqua e si lavò le mani (Hist. eccl. , 4, 85).

 • S. Ambrogio scrive che Pilato ha solo servito il fine dell’altrui crudeltà

• S. Ambrogio scrive che Pilato ha solo servito il fine dell’altrui crudeltà e, lavandosi le mani, non ha certo cancellato la sua colpa, in quanto, da giudice, non avrebbe dovuto cedere alla paura e all’invidia (Exp. Ev. secundum Lucam, 22, 63 -23, 25; lib. X, 100). • Nella sterminata produzione di S. Agostino, il personaggio e` ricordato poche volte e In Sermo 214, 7 spiega che nel Credo l’espressione “patì sotto Ponzio Pilato” è solo un’indicazione di carattere cronologico. • È da lui considerato meno responsabile dei giudei nella morte del Cristo (Enarrationes in psalmos [Esposizione sui Salmi] 63, 4, 8) poiché lo avrebbe condannato controvoglia e per cedere alla loro volontà (Ibid. , 56, 12). • Dalle testimonianze addotte, risulta evidente che gli autori cristiani antichi, a parte pochi casi, si mostrano nel complesso poco ostili o indifferenti verso Pilato, anche se il ruolo da lui svolto nella vicenda del Cristo non poteva non suscitare il loro interesse.

La testimonianza cristiana delle origini è stata, dunque, incline ad attenuare le responsabilità di

La testimonianza cristiana delle origini è stata, dunque, incline ad attenuare le responsabilità di Pilato nella condanna di Gesù e ad accentuare quelle giudaiche. «Significativi sono i discorsi di Pietro negli Atti degli apostoli: "Uomini d'Israele, Gesù di Nazaret fu consegnato a voi e voi l'avete inchiodato sulla croce per mano degli empi e l'avete ucciso. . . Sappia dunque con certezza tutta la casa d'Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso! Voi avete consegnato e rinnegato Gesù di fronte a Pilato, mentre egli aveva deciso di liberarlo, e avete chiesto che fosse graziato un assassino"(2, 23 -26; 3, 13 -14)» G. RAVASI, “Una sentenza da impugnare”

 • La Chiesa ortodossa etiope segue una tradizione secondo cui, dopo il processo

• La Chiesa ortodossa etiope segue una tradizione secondo cui, dopo il processo a Gesù, Pilato si convertì e lo venera come santo, celebrandone la ricorrenza il 25 giugno. • RAVASI G. , «Una sentenza da impugnare» , in L’Osservatore Romano, 28 marzo 2010. • BLINZLER J. , Il processo di Gesù, Paideia, Brescia 2001. • OTRANTO G. , «Ponzio Pilato nella Chiesa antica tra storia, arte e leggenda» , in Rivista di Storia e letteratura religiosa 45 (2009), 495 -514. BIBLIOGRAFIA