SACRA CORONA UNITA IL VENTENNIO DI UNA MAFIA

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SACRA CORONA UNITA IL VENTENNIO DI UNA MAFIA ATIPICA

SACRA CORONA UNITA IL VENTENNIO DI UNA MAFIA ATIPICA

Prima di iniziare… un po’ di Geografia della Puglia

Prima di iniziare… un po’ di Geografia della Puglia

SCU who, when, why e how • Comunemente conosciuta come “la quarta mafia”, è

SCU who, when, why e how • Comunemente conosciuta come “la quarta mafia”, è un’ organizzazione criminale nata e sviluppatasi in Puglia (più precisamente nel Salento), con ampie propaggini in Paesi balcanici quali Albania e Montenegro • Nasce nel carcere di Trani nel 1983, fondata da Pino Rogoli e i suoi sodali • Perché? Con l’obiettivo di proteggere gli affari criminali dei clan pugliesi dalle “grinfie” della Nuova Camorra Organizzata di Raffaele Cutolo. Ormai posto alle strette dalla guerra intestina di Camorra, questi volgeva le proprie mire sul narcotraffico dei clan foggiani e del Nord barese • Come? L’affiliazione avveniva tramite tecniche ritualistiche prese in prestito prevalentemente dalla ‘Ndrangheta (Rogoli era affiliato al clan di Rosarno). Quando fu fondata la SCU, fu chiamato un esponente ’ndranghetista come garante della serietà dell’organizzazione

La Puglia criminale prima di Rogoli • L’opinione diffusa in Italia era di una

La Puglia criminale prima di Rogoli • L’opinione diffusa in Italia era di una Puglia Felix, l’unica regione dell’Italia meridionale a non avere forme di criminalità organizzata Nulla di più falso! • Era presente una miriade di clan sparsi che controllavano fette di territorio e, al momento dell’”invasione cutoliana”, presi singolarmente avevano un “potere contrattuale” infimo • Ad es. , nella sola Lecce erano presenti ben due clan che resistettero al • Sodalizio sacrista e furono ben presto osteggiati.

La Puglia criminale dalla SCU in poi Avrebbe mai potuto un’organizzazione neonata soddisfare gli

La Puglia criminale dalla SCU in poi Avrebbe mai potuto un’organizzazione neonata soddisfare gli interessi di clan storici presenti in zone lontane anche 400 km tra loro? N. B. : la SCU è un’organizzazione nata nelle carceri con un obiettivo ben definito! A partire dal 1985, tutti i clan NON salentini (della provincia di Foggia, di Bari e il clan Modeo di Taranto) uscirono tacitamente dal sodalizio per gestire i propri affari criminali in autonomia. La SCU diventa la ”mafia” salentina (province di Lecce, Brindisi, Taranto orientale)

Il piano di Rogoli: divide et impera Pino Rogoli era consapevole dei numerosi clan

Il piano di Rogoli: divide et impera Pino Rogoli era consapevole dei numerosi clan presenti nel territorio salentino. Pertanto, non poteva dare una struttura verticistica a mo’ di Cosa Nostra. Si ispirò alle ‘ndrine calabresi, seppur coi dovuti limiti. Struttura: • Coordinamento centrale “personalizzato” (dalle carceri) • Tesoreria unica • Provincia di Lecce: coordinamento affidato ad Antonio Dodaro • Provincia di Brindisi: coordinamento affidato a Pino Rogoli • Taranto est: gestione (più semplice) affidata a Vincenzo Stranieri

La faida tra clan _ Brindisi • La “capitale malavitosa” della provincia di Brindisi

La faida tra clan _ Brindisi • La “capitale malavitosa” della provincia di Brindisi era il grande centro di Mesagne, città natale di Rogoli e del suo braccio destro Antonica • Clan rivale: Buccarella di Tuturano • La pace tra i clan era garantita da una rigida spartizione del territorio • Nel 1988, volendo approfittare della condizione di detenzione di Rogoli, Antonica cerca di acquisire maggior potere Epilogo tragico: Antonica viene ucciso, su ordine di Rogoli, da sicari su un letto di ospedale di Mesagne in cui era ricoverato

La faida tra clan_Lecce • Antonio Dodaro era stato designato da Rogoli come il

La faida tra clan_Lecce • Antonio Dodaro era stato designato da Rogoli come il coordinatore di tutti i clan della provincia di Lecce • Il clan Tornese di Monteroni intendeva assumere questo ruolo di comanda e uccide Dodaro nella sua villa di Galugnano, insieme alla moglie e al suocero (1988) • Il clan De Tommasi di Campi Salentina, rivale del clan Tornese, non accetta quest’egemonia imposta con la forza Alla fine degli anni ‘ 80 inizia la stagione più sanguinosa per il Nord Salento De Tommasi rifiuta l’autorità di Rogoli, ritenuto reo di favorire i Tornese

L’importanza dei processi per sconfiggere la SCU leccese • 1986: processo di Bari nonostante

L’importanza dei processi per sconfiggere la SCU leccese • 1986: processo di Bari nonostante le decine di condanne a boss di tutta la Puglia, la SCU non viene ritenuta tra le fattispecie di associazioni mafiose. Tuttavia, è rilevante per l’impatto mediatico che genera, anche a livello nazionale (se ne occupa anche la Commissione Antimafia) • 1991: 1° maxi-processo di Lecce in un clima “di surreale tensione” in un’aula bunker ricavata da una scuola media della zona 167. La tesi della difesa è volta a negare che si tratti di sodalizio mafioso perché “il regime del 416 bis sarebbe la fine per tutti” (da intercettazione). Sarà, invece, confermato il carattere mafioso della SCU • 1997: 2° maxi-processo di Lecce che, grazie all’elevatissimo numero di pentiti, sgretola la SCU leccese, ormai rimasta priva dei suoi capi e delle sue risorse economiche

L’importanza delle politiche nazionali per sconfiggere la SCU brindisina (1) • Brindisi è un

L’importanza delle politiche nazionali per sconfiggere la SCU brindisina (1) • Brindisi è un importante porto adriatico dagli anni ‘ 70 una frangia di Cosa Nostra siciliana si installa a Fasano (BR) per gestire il contrabbando di sigarette, traffico assai redditizio. • Con la nascita della SCU, la parte più imprenditoriale della mafia salentina (quella di Brindisi, appunto) gestisce questo traffico redditizio • Come funziona? Tramite degli intermediari pugliesi in Montenegro e in Albania (in cui il contrabbando era de facto accettato dalle autorità), si facevano accordi con le multinazionali del tabacco e si gestiva una filiera che andava dal traporto alla vendita nelle città pugliesi • Le famiglie mafiose disponevano, grazie al contrabbando, di un patrimonio di liquidità stimato intorno ai 2 miliardi di lire al mese! • A fine anni ‘ 90, lo Stato inviò 2000 forze dell’ordine (Gd. F soprattutto) per sventrare il contrabbando la fine di questa attività economica coincise con l’epilogo della SCU brindisina

La politica stragista e la risposta della società civile Un salentino vissuto negli anni

La politica stragista e la risposta della società civile Un salentino vissuto negli anni ‘ 90 sicuramente ricorderà 3 eventi a carattere stragista della SCU che fecero risvegliare dal torpore la società civile: • 1992 - Surbo (LE): bomba sui binari del treno Lecce-Zurigo (0 morti) come risposta al primo maxi-processo • 1999 - Copertino (LE): strage della Grottella in prossimità del noto santuario, assalto ad un portavalori in cui perdono la vita 3 vigilantes. Bottino di 3 miliardi di lire • 2000 - Contrada Jaddico (BR): perdono la vita due finanzieri in uno speronamento con auto blindata di contrabbandieri. Sarà l’evento che spingerà lo Stato ad opporsi in modo deciso al contrabbando

In conclusione, la SCU fu vera mafia? Dai due maxi-processi di Lecce, dovremmo dire

In conclusione, la SCU fu vera mafia? Dai due maxi-processi di Lecce, dovremmo dire di sì. Tuttavia, se, di mafia si è trattato, occorre definirla come sui generis perché essa, a differenza delle altre tre, ha dei connotati particolari: • Nasce nelle carceri ed è carattere economico • Gran parte degli affiliati sono tossicodipendenti e hanno un livello culturale bassissimo • Si sviluppa in un territorio in cui manca l’humus omertoso di riferimento (es. rivolta contro il pizzo a S. Vito dei Normanni (BR)) • Manca il classico binomio politica-criminalità organizzata (solo 2 comuni su 97 del leccese commissariati negli anni ‘ 90, Surbo e Gallipoli) • Si serve pochissimo dei colletti bianchi e ha un livello di sofisticazione economica molto ridotto • Ha un numero smisurato di pentiti!

Che cosa è, oggi, la SCU? • “Oggi la SCU non esiste più” (Pino

Che cosa è, oggi, la SCU? • “Oggi la SCU non esiste più” (Pino Rogoli) • Sono presenti le famiglie dei boss (quasi tutti in regime di detenzione 416 -bis) che gestiscono affari illeciti in maniera molto più ridimensionata • La SCU, nel Salento, purtroppo resta come brand: chiunque voglia incutere terrore per estorcere il pizzo (fenomeno ancora presente in alcune realtà isolate) chiede il permesso a boss detenuti perché si tratta ancora di un nome altisonante

Riferimenti bibliografici Andrea Apollonio, 2016, Storia della Sacra Corona Unita, Rubbettino Editore

Riferimenti bibliografici Andrea Apollonio, 2016, Storia della Sacra Corona Unita, Rubbettino Editore