PERIODI A CONFRONTO Differenza tra le sepolture del

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PERIODI A CONFRONTO Differenza tra le sepolture del VII e del VI Secolo A.

PERIODI A CONFRONTO Differenza tra le sepolture del VII e del VI Secolo A. C. a Taranto

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO Progetto: Taranto Sotterranea Classe IIIO -Tutor interno: Professoressa Tambone Maria Raffaella a.

ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO Progetto: Taranto Sotterranea Classe IIIO -Tutor interno: Professoressa Tambone Maria Raffaella a. s. 2017/2018 - Gruppo 3 Il presente lavoro dal Titolo «periodi a confronto (dal 600 al 200 a. C. )» è stato realizzato dal Gruppo 3 composto da: D’Andria Simone, Battista Gianluigi, Sanarico Alessandro, Rotondo Tony, Restano Francesco e Iacobino Andrea;

Necropoli via marche L’area archeologica rappresenta il più grande settore con destinazione funeraria, attualmente

Necropoli via marche L’area archeologica rappresenta il più grande settore con destinazione funeraria, attualmente fruibile della polis greca. Conserva al suo interno, infatti, circa 140 sepolture, riconducibili ad una delle zone più significative della necropoli tardo classica ed ellenistica. Gli scavi effettuati hanno permesso di accertare una frequentazione del sito – prevalentemente per usi funerari – dalla fine del VII/prima metà del VI sec. a. C. fino al termine del III sec. a. C. L’area consente di iniziare, in maniera agevole, una visita all’interno della necropoli della città greca, il cui impianto subisce un notevole sviluppo a partire dalle vicende politiche del V sec. a. C. , allorché si registra l’ampliamento dell’abitato con la costruzione della cinta muraria difensiva e l’organizzazione di un tessuto stradale regolare che si estende sino ad interessare anche la necropoli. In questo settore la distribuzione delle sepolture sembra aver rispettato assi viari già esistenti in età arcaica: due in senso nord–sud ed uno in direzione est–ovest, probabilmente identificabile con una vera e propria plateia (la “via larga” delle poleis greche). E' possibile riconoscere isolati regolari, progressivamente occupati da lotti familiari di deposizioni, fino alle soglie della definitiva conquista romana di Taranto del 209 a. C. Sono qui concentrate diverse tipologie di tombe: dalle tombe a sarcofago a quelle più semplicemente scavate nella terra o nella roccia, oppure rivestite da lastre di carparo, il più delle volte caratterizzate da una controfossa e provviste di copertura a doppio lastrone, a superfici piane o a spiovente. Emergono, tra le altre, le tombe a camera – espressione di nuclei sociali più agiati – collocabili fra il IV ed il III sec. a. C. , quando si rinnova la pratica della monumentalizzazione del sepolcro, interdetta dalle “leggi sul lusso” del secolo precedente che avevano imposto un’esibizione meno sfarzosa delle architetture e ritualità funerarie. Individuate in numero di otto, esse si collocano in posizione eminente, all’incrocio degli assi stradali o nei punti nodali degli isolati. Accessibili attraverso un dromos a gradini o a scivolo, risultano interamente costruite con blocchi regolari di carparo o parzialmente ricavate nella roccia e completate, sulla sommità, da blocchi squadrati e cornici aggettanti; le pareti si presentano – nella maggior parte dei casi – intonacate e dipinte. All’interno è visibile il letto funebre (kline), intagliato nella roccia, con piedi decorati, con modanature e superfici stuccate e dipinte. -

TOMBA DEGLI ATLETI All’angolo tra via Pitagora e via Crispi è visibile una grande

TOMBA DEGLI ATLETI All’angolo tra via Pitagora e via Crispi è visibile una grande tomba a camera, posta in prossimità degli assi viari principali del tessuto urbano greco e ritenuta uno dei più importanti monumenti dell’architettura funeraria tarantina di età arcaica (fine VI – inizi V sec. a. C. ). A pianta quadrangolare ed interamente costruita e pavimentata in blocchi regolari di carparo, la struttura presentava una copertura originaria con lastroni e architravi, anch’essi in carparo, sostenuti da due colonne doriche, allineate al centro del vano. Lo spazio interno risulta organizzato sul modello dell’andròn, la sala da banchetto riservata agli uomini nella casa greca arcaica: i sette sarcofagi, uno dei quali mai utilizzato, sono disposti – come i letti conviviali (le klinai) – lungo le pareti. Nello spazio centrale sono presenti copie del ricco corredo di accompagnamento, posizionato all’esterno e all’interno dei sarcofagi. Gli oggetti, come anche la struttura tombale, alludono agli aspetti rappresentativi della cultura aristocratica tarantina: l’atletismo ed il simposio. Particolare rilievo è riservato, al centro della camera funeraria, all’anfora panatenaica, premio tributato agli atleti vincitori nel corso delle gare che caratterizzavano le feste celebrate ad Atene in onore della dea Atena. Questo straordinario monumento funerario costituisce, quindi, – per dimensioni, impianto e corredo – un’evidente testimonianza dell’alto livello sociale di appartenenza degli individui sepolti, uniti in vita – come in morte – da affinità politiche, culturali ed ideologiche.

TOMBA A CAMERA – Ipogeo “Genoviva” � Nel 1968 durante lavori per la costruzione

TOMBA A CAMERA – Ipogeo “Genoviva” � Nel 1968 durante lavori per la costruzione di un immobile per civili abitazioni, fu rinvenuto un nucleo di sepolture, fra cui un ipogeo funerario, che a scavo ultimato fu inglobato in un ambiente seminterrato al di sotto dell’edificio in costruzione al numero civico 75 di via Polibio. � La tomba monumentale è oggi accessibile autonomamente da un cortile parcheggio di proprietà privata, che prospetta sulla traversa che immette su via Pio XII. � Il dromos a nove gradini, parzialmente intagliato nel banco locale, con pareti intonacate, si apre ad ovest ed immette, attraverso una porta di tipo dorico, probabilmente in origine a doppio battente ligneo, in un lungo vestibolo a pianta rettangolare, che si sviluppa in senso nord-sud e su cui si aprono quattro celle funerarie affiancate. La struttura perimetrale, parzialmente ricavata nel banco di roccia, è costruita nella parte superiore con blocchi squadrati di carparo, sormontati da una cornice con modanature, di supporto alla copertura a lastroni, rinvenuti parzialmente in posizione di crollo durante le operazioni di scavo; con blocchi messi in opera sul posto sono realizzati inoltre gli elementi divisori delle varie camere e l’affaccio monumentale sul vestibolo. Le pareti sono intonacate e la cornice è dipinta con partiti decorativi geometrici in rosso e azzurro su fondo chiaro (linguette marginate, fascia a meandro). � La fronte delle camere funerarie è caratterizzata dalla presenza di tre semicolonne di ordine dorico, tagliate sul blocco monolitico che funge da stipite e su cui poggia la cornice modanata con funzione di architrave. Tali elementi inquadrano architettonicamente le lastre delle porte delle celle, a doppio battente con dente d’incastro, o monolitiche. Tracce di colore rosso sono state individuate anche ai lati delle semicolonne durante recenti saggi di pulitura, da estendere a tutte le superfici intonacate. � Va segnalata la presenza, nella camere più settentrionali, di pilastri di carparo sormontati originariamente da capitelli, recentemente ricollocati in situ. � Una kline (letto funebre) realizzata con un blocco monolitico di carparo a margini rilevati in corrispondenza delle testate, adagiato in senso est-ovest su un vespaio di pietrame, che invade parzialmente la soglia, è conservata all’interno della camera in asse con l’ingresso, mentre nelle altre il sarcofago o letto funebre doveva essere realizzato in legno, come documentano le quattro fossette angolari per l’incastro dei piedi. Le superfici esterne delle porte conservano uno strato uniforme di intonaco, che copre anche la linea di incastro fra i battenti e i punti di giunzione con la parete monumentale, consentendo di ipotizzare una sigillatura delle singole celle a seguito dell’utilizzo. � Resta inoltre poco chiara la funzione della fossa rettangolare ricavata fra la porta di accesso e quella della camera funeraria in asse, di cui non viene fatta menzione nel rapporto di scavo, ma nella quale, sulla base di testimonianze orali, sarebbero stati rinvenuti diversi resti ossei. � L’ipogeo, espressione di un nucleo familiare relativo ad un ceto sociale abbiente, sembra sia stato utilizzato fra il 330 a. C. ca. e il III secolo a. C. avanzato e costituisce pertanto una delle testimonianze più antiche del rinnovato uso, interrotto agli inizi del V secolo a. C. , di monumentalizzazione della necropoli che caratterizzerà a Taranto l’età ellenistica, anche dopo la conquista romana.

In queste foto possiamo osservare la TOMBA A CAMERA – Ipogeo “Genoviva” Le quattro

In queste foto possiamo osservare la TOMBA A CAMERA – Ipogeo “Genoviva” Le quattro celle funerarie affiancate e la presenza di tre semicolonne di ordine dorico

LA DIFFERENZA TRA LE DUE TOMBE la tomba degli atleti ------- TOMBA A CAMERA

LA DIFFERENZA TRA LE DUE TOMBE la tomba degli atleti ------- TOMBA A CAMERA � La Tomba degli Atleti risalente al VI secolo , quindi all’età arcaica è una grande tomba a camera con sette sarcofagi. Questa tomba ha una pianta quadrangolare e i pavimenti in blocchi di carparo locale. Manca però la copertura che si pensa potessere in lastroni e architravi , anch’essi in carparo e sostenuta da due colonne doriche. Intorno alle pareti è rappresentata dal tipo di rapporto che identificava in vita il defunto lì sepolto. � La Tomba a Camera è stata scoperta nel 1968, composta da un dromos a nove gradini, parzialmente intagliato nel banco locale, con pareti intonacate. La struttura perimetrale, è in parte ricavata nel banco di roccia, è costruita nella parte superiore con blocchi squadrati di carparo, sormontati da una cornice con modanature, di supporto alla copertura a lastroni. Le pareti sono intonacate e la cornice è dipinta con partiti decorativi geometrici in rosso e azzurro su fondo chiaro.

Bibliografia gruppo 3 www. tarantosotterranea. it

Bibliografia gruppo 3 www. tarantosotterranea. it