Comunicazione Organizzativa Comunicazione e nuove tendenze sociali Prof

Comunicazione Organizzativa Comunicazione e nuove tendenze sociali Prof. Adolfo Braga UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO Facoltà Scienze della Comunicazione Corso di Laurea in “Scienze della Comunicazione” a. a. 2020 -2021

“gli piaceva insegnare: questo verbo per lui si realizzava nell’accendere nei ragazzi la voglia di conoscere che sta in ognuno di loro e che aspetta a volte solo un invito sapiente”

Pienezza di vita • In una società • sempre più ricca di “opzioni” tra cui scegliere • sempre più povera di modelli etici e normativi che ci possano aiutare ad attivare processi di selezione • Crisi della formazione • è più grave nella rappresentazione che nella realtà • tocca i fondamenti della cultura e dei contenuti della socializzazione giovanile • L’intermediazione delle agenzie di socializzazione tradizionali si è rivelata nel tempo elemento insostituibile di crescita delle abilità cognitive individuali • Anche uno stimolante di cittadinanza e partecipazione • Stiamo assistendo oggi a un loro impoverimento in termini sia valoriali che etici e dunque ad una “complicità” di fondo nell’affermazione diffusa di forme di disimpegno formativo e morale

Epoca fondata sui media, minori e giovani • Vengono in buona misura affidati alla comunicazione digitale, ai suoi stili e percorsi, rispetto ai quali l’autorevolezza delle agenzie formative tradizionali (famiglia, scuola, Università, etc. ) non ce la fa “a correre” in modo altrettanto tempestivo e convinto • Non c’è stato fino ad ora un profondo riposizionamento della scuola lungo le linee della comunicazione informale dei new media • su questi canali amicizie, aggregazioni, cultura, comunicazioni, musica, tempo libero si intrecciano tra loro senza un percorso cognitivo progettato e adeguato allo sviluppo delle facoltà del singolo

Essere insegnanti o genitori nell’epoca contemporanea • Esposizione a una domanda di senso rispetto alla quale poche sono le risposte • Gli adulti si dimettono non di rado dal loro compito, nella misura in cui evitano qualsiasi rivendicazione del proprio ruolo nel timore che essa generi automaticamente dissonanza tra le parti in gioco e comunque incomprensioni e criticità di vario genere • Qualche forma di dispotismo della comunicazione colmi questa anoressia valoriale che ha profondamente segnato le generazioni in-formazione: • soggetti in qualche caso più deboli anche a causa dell’incolpevole difficoltà dei genitori ad assumere il ruolo educativo • preziosa “risorsa di crescita” rappresentata dalla fiducia e dalla conseguente indicazione dei punti di riferimento • Contesto di sfaldamento delle appartenenze valoriali • La comunicazione finisce per stravincere, all’inizio svolgendo una funzione di supplenza, mai poi traghettando tutto questo in una presa di potere efficacemente definito dagli studi americani sull’informazione come media power. • È per questo che la comunicazione si presenta come neutra, educatamente relativistica, agnostica sui valori, a basso tasso di ideologia, e dunque presto competitiva con la politica che punta letteralmente a sostituire