Il senso della venuta di Ges Gli episodi

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Il senso della venuta di Gesù

Il senso della venuta di Gesù

Gli episodi della Passione, morte e Risurrezione di Gesù sono per i cristiani gli

Gli episodi della Passione, morte e Risurrezione di Gesù sono per i cristiani gli eventi culminanti della sua vicenda storica e della sua opera di salvezza. Per i Vangeli vi dedicano una parte molto rilevante del loro racconto: infatti la fede nella Risurrezione di Gesù è il pilastro del cristianesimo. Accettare Cristo “La difficoltà di accettare Cristo non deriva dalla concezione mitologica della Bibbia, oggi sorpassata dal progresso tecnico della nostra epoca. La fede in Gesù non è meno accettabile all’uomo del xx secolo di quanto non lo fosse all’uomo del I secolo. La difficoltà deriva dal fatto che quegli eventi storici databili rappresentano il centro della rivelazione di Dio e che solo questa accettazione consente di comprendere tutto il resto e che, infine, questa accettazione esige un mutamento radicale della propria esistenza”

La celebrazione della Pasqua I fatti si svolsero a Gerusalemme, nel periodo della celebrazione

La celebrazione della Pasqua I fatti si svolsero a Gerusalemme, nel periodo della celebrazione della Pasqua ebraica. Gerusalemme, punto di arrivo del cammino terreno di Gesù, fu teatro dello scontro supremo con i suoi avversari. All’inizio i giudei accolsero trionfalmente Gesù, il quale entrò in città tra ali di folla, che con rami di palme che lo acclamavano “Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!”. La calda accoglienza bastò a preoccupare sia le autorità giudaiche, sia quelle romane. L’episodio della cacciata dei mercanti dal Tempio, durante il quale Gesù si scagliò violentemente contro l’usurpazione da parte del “mondo materiale” degli affari del “mondo religioso” è sintomatico della sua polemica contro l’ipocrisia dei sacerdoti che permettevano ai mercanti di agire indisturbati. L’Ultima Cena di Gesù fu una cena pasquale in compagnia degli apostoli, durante la quale Egli annunciò che uno di loro lo avrebbe tradito. Nei Vangeli di Luca e di Giovanni a questa cena è collegato un discorso d’addio.

L’istituzione dell’eucaristia L’evento più importante nell’Ultima Cena che precedette la sua morte in croce

L’istituzione dell’eucaristia L’evento più importante nell’Ultima Cena che precedette la sua morte in croce fu il dono del corpo e del sangue di Gesù. Offrendo ai suoi discepoli pane spezzato e un calice di vino, attraverso le parole che accompagnarono quei gesti, identificò il pane con il suo corpo e il vino con il sangue, versato per gli uomini per rinnovare l’Alleanza. Il pane e il vino vennero usati da Gesù per simboleggiare una realtà spirituale fondamentale per i credenti: quella di Gesù come cibo e bevanda capaci di “nutrire” e “saziare” l’anima degli uomini. Gesù, dicendo “questo è il mio corpo”, volle affermare di essere il nuovo pane pasquale, unico cibo che possa nutrire la vita spirituale dell’umanità. Dicendo “questo è il mio sangue” Egli si considerava il nuovo agnello pasquale: attraverso il suo sangue, presente simbolicamente in quel vino, Egli concludeva la Nuova Alleanza tra Dio e tutta l’umanità e offriva la sua vita per la salvezza di tutti.

La veglia del Getsemani Al termine della Cena, Gesù e i discepoli uscirono verso

La veglia del Getsemani Al termine della Cena, Gesù e i discepoli uscirono verso il monte degli Ulivi e si diressero verso un podere chiamato Getsemani, dove Gesù rimase a lungo in preghiera, sperimentò la pura, l’angoscia, la solitudine. I discepoli, a partire da Pietro, vengono descritti nei Vangeli in tutta la loro debolezza umana: piegati dal sonno, incapaci di vegliare, pregare e sostenere Gesù. Ma i racconti evangelici mettono in evidenza la fedeltà assoluta di Gesù al disegno di Dio e la libertà con cui lo accetta. L’arresto Gesù affrontò la “sua ora”, accettò quella morte che aveva previsto e più volte preannunciato ai suoi discepoli. Mentre Gesù vegliava nel Getsemani, arrivò Giuda, il traditore, accompagnato da una folla armata di spade e di bastoni, inviata dal Sinedrio, e lo baciò. Il bacio era la forma di saluto tra discepolo e maestro, ma in quel caso si trattava di un segnale convenuto con le guardie: a quel punto Gesù venne arrestato.

Il processo Gesù venne condotto dentro le mura di Gerusalemme di fronte al Sommo

Il processo Gesù venne condotto dentro le mura di Gerusalemme di fronte al Sommo Sacerdote, che gli chiese “Sei tu il Cristo, il Figlio del Dio Benedetto? ”. Gesù rispose non solo di essere il Messia, ma anche quel Figlio dell’Uomo misterioso e trascendente annunciato da Daniele. Scattò così l’accusa di empietà, che comportava la pena capitale. Il Sinedrio poteva giudicare in materia di questioni religiose, ma spettava all’autorità romana eseguire la condanna. Per questo Gesù venne formalmente condannato da una seduta del Sinedrio e poi deferito al procuratore Ponzio Pilato che, tuttavia, “non trovò nessuna colpa in Gesù” e che lo mandò da Erode Antipa il quale dopo averlo a lungo interrogato, lo rimandò a Pilato. L’interrogatorio del tribunale imperiale si sviluppò con riferimento a un tema esclusivamente politico, quello della pretese regalità di Gesù. Alla domanda “Sei tu il re dei giudei? ”, Gesù rispose “tu lo dici” e rimase in silenzio. Pilato riconobbe l’inconsistenza delle accuse mosse nei confronti di Gesù, ma alla fine, per ragioni di convenienza politica, dopo aver chiesto alla folla di scegliere tra Gesù e Barabba, acconsentì alla richiesta delle autorità giudaiche e della folla di condannare Gesù, il quale venne consegnato ai soldati di Pilato, che lo flagellarono e gli misero sul capo una corona di spine. La flagellazione romana era spesso eseguita in modo violento e poteva portare alla morte. Il condannato veniva spogliato, legato a un palo o a una colonna e percosso da più persone con bastoni oppure fruste e flagelli. La morte abbastanza rapida di Gesù sulla croce fu forse dovuta alla tortura della flagellazione

La crocifissione, morte e sepoltura Dopo averlo schernito, i soldati della crocifissione di Gesù

La crocifissione, morte e sepoltura Dopo averlo schernito, i soldati della crocifissione di Gesù lo condussero al Golgata, un colle destinato alle esecuzioni capitali che si trovava fuori una delle porte di Gerusalemme, poco distante sia dalla fortezza Antonia, sede del pretorio, sia dal palazzo di Erode. Gesù, portando sulle spalle il palo trasversale della croce, percorse il tragitto all’interno della città, poi, oltrepassata la porta, all’esterno delle mura. Nell’ultimo tratto, un uomo che veniva dalla campagna, Simone di Cirene, aiutò Gesù a portare la croce.

La morte in croce La crocifissione era per i romani la pena capitale riservata

La morte in croce La crocifissione era per i romani la pena capitale riservata agli schiavi e ai ribelli. Dunque si trattava di una pena particolarmente infamante. Il titulus, ovvero il cartiglio affisso alla croce sopra il capo, indicava il motivo della condanna. Nella crocifissione l’agonia del condannato cominciava prima di essere inchiodato alla croce. Prima veniva flagellato, poi era costretto a portare la trave della croce per le vie della città con i motivi della sua condanna specificati su un cartello che lo precedeva o gli veniva appeso al collo. I Vangeli narrano che, dopo la morte di Gesù, Giuseppe d’Arimatea si recò da Pilato per chiedere il corpo, che Pilato gli restituì. Giuseppe lo portò via avvolgendolo in un tessuto di lino. Il corpo fu deposto in un sepolcro nuovo scavato nella roccia. La tomba fu sigillata, come si era solito fare, con un masso pesante.

La risurrezione Fin dall’inizio, l’annuncio cristiano ha legato indissolubilmente la morte di Gesù alla

La risurrezione Fin dall’inizio, l’annuncio cristiano ha legato indissolubilmente la morte di Gesù alla sua Risurrezione, con la convinzione che, senza di essa, la morte in croce di Gesù non avrebbe valore salvifico, anzi non avrebbe senso la fede cristiana. La risurrezione di Gesù non viene raccontata, ma annunciata come un fatto già compiuto. Nessuno degli evangelisti narra che cosa avvenne tra il momento della sepoltura, la sera del venerdì, e/o la scoperta della tomba vuota all’alba della domenica, nel terzo giorno da quando Gesù era stato sepolto. La Risurrezione di Gesù non ha avuto testimoni umani.