Ecco ci che faremo Tutto quello che le

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“Ecco ciò che faremo. Tutto quello che le verrà in mente. Dunque io la

“Ecco ciò che faremo. Tutto quello che le verrà in mente. Dunque io la ascolterò. E mentre la ascolterò sentirò dentro di me delle risonanze, il riverbero di uno strumento esercitato. Ho imparato a percepirle. Ciò che lei dice mi farà dunque percepire delle cose e io le dirò ciò che sento. E ciò che sento è abbastanza diverso da ciò che lei mi ha raccontato o intendeva raccontarmi. In questo modo potremmo comunicare. Io le risponderò, lei reagirà alle mie risposte e vedremo dove ci condurrà tutto questo” Fromm

“ E molta gente andava a Betania a consolare Marta e Maria”: mi vorrei

“ E molta gente andava a Betania a consolare Marta e Maria”: mi vorrei fermare sul tentativo di disegnare la prospettiva cristiana della consolazione. Prima mi sono sbilanciato: un credente, anzitutto, e un consacrato, soprattutto, trova nella consolazione una missione speciale. Che cosa deve fare un credente se non consolare i suoi fratelli? E consolare non è solo entrare in un dolore, lo è la maggior parte delle volte, ma- lo diremo stasera in un modo più dettagliato- vuol dire – essere vicino con un cuore che sente, che avverte quello che prova un altro. La consolazione- diamo la prima definizione- nasce dall’Amore. Chi non vuole bene non può consolare. del consolatore. Che fai per mestiere? Faccio il consolatore! Non si può consolare per mestiere, non si potrà mai inventare il mestiere assolutamente secondi fini, a seconde immaginidel consolatore. Che fai per mestiere? Faccio il consolatore! Per mestiere ormai si fa tutto: la badante, l’accompagnatrice, senza alluderepuò assolutamente a secondi fini, a seconde immagini, per mestiere si fa tutto. Ma non si può consolare per mestiere, la consolazione è un’arte che viene fuori solo da un cuore che ama. Don Domenico Cassandro

Mio carissimo Folco, sai quanto odio il telefono e quanto mi è ormai difficile,

Mio carissimo Folco, sai quanto odio il telefono e quanto mi è ormai difficile, con le pochi ssime forze che ho, scrivere anche due righe così. Per cui niente “lettera”Spero di vederti, ma un telegramma con le due o tre cose a cui tengo e che è importante tu sappia. Sono terribilmente affaticato, ma serenissimo. Adoro essere in questa casa e conto di non muovermi più da qui. Spero di vederti presto ma solo a condizione che tu abbia finito il tuo lavoro. Una volta qui, tutto ti (ci) travolgerà, specie se tu accettassi un’idea sulla quale ho molto riflettuto. Questa: …. e se io e te ci sedessimo ogni giorno per un’ora e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore, dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita? Un dialogo fra padre e figlio, così diversi e così uguali, un libro testamento che toccherà a te mettere assieme. Fai presto, perché non credo di avere molto tempo. Fai i tuoi programmi E io cerco di sopravvivere ancora per un po’ per questo bellissimo progetto, se sei d’accordo. T i abbraccio, il babbo

Non ci è stato insegnatosona cara e vicina, e non siamo incoraggiati quasi nulla

Non ci è stato insegnatosona cara e vicina, e non siamo incoraggiati quasi nulla su come aiutare chi muore, anche se è una persona cara e vicina, e non siamo incoraggiati a pensare al futuro del defunto, a come continuerà la sua esistenza, a come possiamo ancora aiutarlo. Anzi, qualunque pensiero in questo senso rischia di essere bandito come inutile e ridicolo. Tutto ciò dimostra, con dolorosa evidenza, che ora più che mai abbiamo bisogno di un cambiamento radicale nel nostro atteggiamento verso la morte e i morenti. Lama Sogyal Rinpoche

LASCIO LA LUCE BELLISSIMA DEL SOLE Lascio la luce bellissima del sole E le

LASCIO LA LUCE BELLISSIMA DEL SOLE Lascio la luce bellissima del sole E le stelle splendenti e il sembiante della luna, e i cocomeri maturi e le mele e le pere. PRAXILLA Ho ricevuto il mio congedo: Ditemi addio, fratelli miei! M’inchino a voi tutti e prendo commiato. Ecco, rendo le chiavi della mia porta Rinuncio ad ogni diritto sulla mia casa. Vi chiedo soltanto ultime parole gentili. Per molto tempo fummo vicini di casa, ma ho ricevuto più di quello che potevo dare. Ora si fa giorno, e la lampada che rischiarava Il mio buio cantuccio s’è spenta. E’ giunto un richiamo E sono pronto al mio viaggio. Rabindranath Tagore

Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole scelte sapientemente, di

Non ho bisogno di denaro. Ho bisogno di sentimenti, di parole scelte sapientemente, di fiori detti pensieri, di rose dette presenze, di sogni che abitino gli alberi, di canzoni che facciano danzare le statue, di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti… Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà loro colori nuovi. Alda Merini