Vulnerabilit connessa ad eventi meteorologici estremi e necessario
Vulnerabilità connessa ad eventi meteorologici estremi e necessario adeguamento Massimo Mari Antonio Fardelli Francesco Geri Francesco Astorri _______________________________________ VGR 2016 – Istituto Superiore Antincendi di Roma 15 settembre 2016
“Reconstruction of summer temperature anomalies“ (JRC – European Commission) 2
Land/ocean temperature index (NASA/FAO) 3
Evidenze statistiche, come quelle rappresentante nei grafici delle precedenti slide, associate alla gravità delle perdite economiche già riscontrate e dovute agli effetti del global warming e del cambiamento climatico, hanno comportato: 1 - assoluta consapevolezza, a tutti livelli, del legame causa-effetto tra attività antropica ad alto impatto ambientale e cambiamenti climatici 2 - necessità di interventi immediati volti a limitare gli effetti negativi di eventi meteorologici estremi proseguire con accordi e protocolli internazionali volti alla riduzione dell’inquinamento ed alla “mitigazione” del cambiamento climatico in atto necessità di implementare piani a programmi nazionali di “adeguamento” ai rischi che il cambiamento climatico in atto ha generato 4
Gli effetti negativi del global warming hanno colpito più duramente i paesi poveri ed in via di sviluppo. Paesi che meno avevano contribuito allo sviluppo di attività industriali ad alto impatto ambientale e nei quali sono stati registrati i più bassi valori di emissione di gas serra pro capite. A riguardo, alcune novità sono state introdotte in occasione della Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Parigi dicembre 2015): - il rafforzamento del principio “Loss & Damage” compensazioni economiche ai paesi in via di sviluppo (ossia quei paesi che subiscono gli impatti peggiori pur non avendo contribuito in maniera rilevante all'effetto serra) per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Si parla di 100 miliardi di dollari all'anno a partire dal 2020; - l’introduzione del “principio della responsabilità comune ma differenziata” ai Paesi in via di sviluppo (in particolare India e Cina) è stato concesso di procedere con maggiore gradualità nelle proprie attività di riduzione emissiva, in considerazione della loro più recente industrializzazione. 5
L'assetto meteo climatico sta cambiando anche in Europa. Anche considerando il breve periodo, notiamo: temperature medie estive sono cresciute in tutta Europa picchi di calore registrati negli anni 2003, 2010 e 2015 riscaldamento nei bassi strati dell’atmosfera e conseguente instabilità termodinamica verificarsi di eventi meteorologici estremi “il biennio 2014 -2015 sarà ricordato per il numero di eventi meteorologici estremi verificatisi in tutto il vecchio continente” (Agenzia europea per l’ambiente) 6
Gli impatti dei cambiamenti climatici si manifestano in Europa in maniera differente, variando a seconda della morfologia e della biogeografia del territorio ed incidendo in maniera differente ed a volte contrapposta sul contesto naturale esistente. Si riporta una sintesi, poi graficamente rappresentata nella slide seguente, dei principali impatti rilevati nelle varie aree geografiche (ecosistemi) del continente europeo: - Zone artiche: aumento delle temperature superiore alla media, riduzione della banchisa artica, riduzione ghiacciai permanenti, perdita di biodiversità - Europa nord-occidentale: aumento delle precipitazioni invernali e della portata dei fiumi - Europa centro-orientale: aumento delle temperature massime, diminuzione delle precipitazioni estive, aumento della temperatura delle acque. - Europa settentrionale: aumento delle temperature superiore alla media europea, diminuzione della neve e del ghiaccio stagionale, aumento della portata dei fiumi, spostamento verso nord di fauna. - Area mediterranea: aumento delle temperature superiore alla media europea, diminuzione delle precipitazioni annue, diminuzione della portata dei fiumi, rischio desertificazione, aumento del rischio di perdita di biodiversità, diminuzione resa agricola, espansione habitat di vettori di malattie di tipo tropicale e sub-tropicale. - Zone montane: aumento delle temperature superiore alla media europea, diminuzione di area e volume dei ghiacciai, diminuzione del permafrost, spostamento verso nord di flora e fauna, aumento rischio erosione, perdita biodiversità. 7
8
Principali fenomeni osservati in Italia (bacino del Mediterraneo): - aumento delle temperature medie stagionali; - diminuzione del numero totale di eventi precipitativi; - aumento del numero di precipitazioni a carattere intenso e di eventi meteorologici “estremi” 9
In tale contesto molti paesi europei hanno sviluppato un sistema nazionale per il monitoraggio e la valutazione dell’adattamento al cambiamenti climatici. Paesi dotati o prossimi all’adozione di un sistema nazionale “MRE” dei cambiamenti climatici AUSTRIA BELGIO FINLANDIA FRANCIA GERMANIA INGHILTERRA IRLANDA LITUANIA MALTA OLANDA SLOVACCHIA SPAGNA SVEZIA SVIZZERA UNGHERIA Paesi in ritardo nella definizione di un sistema nazionale “MRE” dei cambiamenti climatici BULGARIA CIPRO CROAZIA DANIMARCA ESTONIA GRECIA ISLANDA ITALIA LETTONIA LIECHTENSTEIN LUSSENBURGO NORVEGIA POLONIA PORTOGALLO REPUBBLICA CECA ROMANIA SLOVENIA TURCHIA “National, Monitoring, Reporting and Evaluation (MRE) of climate change adaptation in Europe” (EEA report 2015) 10
Conclusione del Consiglio europeo (8 febbraio 2013) quadro finanziario pluriennale Almeno il 20% del budget totale stanziato dall’Unione europea per azioni di adeguamento ai cambiamenti climatici in atto dovrà essere investito nel periodo 2014 -2020 11
JRC Report 2016 - “Resilience of large investments and critical infrastructures in Europe to climate change” (ISBN 978 -92 -79 -58165 -6) Lo studio considera i danni provocati da eventi meteorologici estremi alle infrastrutture critiche nel settore industriale, sociale, dei trasporti e dell’energia Baseline 2020 s 2050 s 2080 s 3, 4 miliardi €/anno × 3 10, 2 miliardi €/anno × 6 20, 4 miliardi €/anno × 10 34 miliardi €/anno Le proiezioni economiche riportate sono frutto di un’analisi combinata tra dettagliate informazioni circa la localizzazione geografica delle infrastrutture critiche, livello di vulnerabilità rispetto alle varie tipologie di rischio considerato e dati ricavati dall’osservazione dei danni causati da eventi meteorologici estremi osservati in passato 12
40 35 sociale industria 30 energia 25 trasporti 20 15 10 5 0 baseline 2020 s 2050 s 2080 s Le perdite economiche non si verificheranno in maniera uniforme nel territorio europeo, le aree dell’Europa meridionale e sud-orientale saranno le più pesantemente colpite… 13
Evolution in time and space of expected annual multi-hazard impacts on critical infrastructures in the energy, transport, industry and social sectors. Damages are expressed as expected annual damage in million €. (JRC- “Resilience of large investments and critical infrastructures in Europe to climate change” 2016) 14
NECESSARIO OPERARE SU PIU’ FRONTI MITIGAZIONE ED ADEGUAMENTO MITIGAZIONE necessità di sostenere accordi internazionali, politiche ed iniziative normative volte alla riduzione delle emissioni in atmosfera ADEGUAMENTO necessità di adottare specifiche misure di adattamento ai cambiamenti climatici. quanto meno efficienti saranno le misure adottate per la mitigazione dei cambiamenti climatici, tanto più pronunciate dovranno essere le azioni da intraprendere per l’adattamento. 15
STABILIMENTI A RISCHIO INCIDENTE RILEVANTE IL CONTROLLO DEGLI EVENTI NATECH vista la tendenza, dovuta ai cambiamenti climatici in atto, all’aumento della frequenza di accadimento di eventi naturali di carattere estremo ed in considerazione del rischio associato alla conduzione delle attività industriali che comportano l’utilizzo di sostanze pericolose Gli stabilimenti rientranti nell’ambito di applicazione del D. lgs. 105/2015 potrebbero essere i primi ad adottare opportune misure volte a scongiurare la possibilità che eventi naturali di carattere estremo diano origine ad incidenti industriali conseguenze rovinose In questo caso si parlerebbe di misure volte al controllo dei cosiddetti eventi “Na. Tech” (“Na. Tech”: Natural events triggering Technological accidents) 16
In Italia nel corso dell’ultimo ventennio si sono registrati almeno 20 eventi “Na. Tech” (dati aggiornati al 2012 – fonte ISPRA) ______________________________________ Gli impatti di questi eventi dal punto di vista economico ed ambientale possono essere altissimi ove non siano state adottate preventivamente opportune misure di adattamento. Tali impatti appaiono come inversamente proporzionali alla sicurezza degli impianti industriali eventualmente colpiti (potenziali sorgenti di rilascio delle sostanze pericolose) e direttamente proporzionali al livello di vulnerabilità del territorio (presenza di potenziali bersagli come elementi naturali, umani ed infrastrutture civili). LIVELLO SICUREZZA IMPIANTI STABILIMENTO DANNO ECONOMICO AMBIENTALE DA EVENTO NATECH VULNERABILITA’ TERRITORIO DANNO ECONOMICO – AMBIENTALE DA EVENTO NATECH 17
Distribuzione geografica degli stabilimenti a rischio di incidente rilevante (ISPRA- Servizio rischio industriale) 18
Localizzazione degli eventi Na. Tech registrati in Italia al 2012. (ISPRA – Servizio Rischio Industriale) 19
Tornado e maremoti in Italia nel periodo 2005 -2014, un colore più scuro indica una più alta frequenza (European Severe Weather Database) 20
Distribuzione geografica eventi di inondazione nel periodo 1964 -2013, gli eventi che hanno causato vittime sono indicati in blu, mentre quelli che hanno causato evacuazione in azzurro (CNR- Istituto di ricerca per la protezione idrogeologica) 21
ATTUALI RIFERIMENTI NELLA NORMATIVA “SEVESO” La necessità di adeguamento ai rischi derivanti dai cambiamenti climatici per gli stabilimenti assoggettati alla normativa “Seveso” è riconosciuta dall’U. E. . Pur non facendo riferimento diretto ai cambiamenti climatici, le disposizioni della 2012/18/UE tengono conto di una possibile ed auspicabile integrazione con opportune azioni di adattamento. Direttiva 2012/18/UE D. lgs. 105/2015 integrazione con misure di adattamento al cambiamento climatico Art. 8 “Major Accident Prevention Policy” Art. 14 “politica di prevenzione degli incidenti rilevanti” Opportunità di inserire variabili che tengano conto del necessario adattamento per stabilimenti ubicati in zone più vulnerabili Art. 9 “domino effect” Art. 19 “effetto domino” Opportunità di inserire considerazioni circa gli impatti dei cambiamenti climatici che sono in grado di influenzare l’effetto domino Art. 10 “safety report” Art. 15 “rapporto di sicurezza” Opportunità di inserire elementi relativi all’adattamento per stabilimenti ubicati in zone più vulnerabili Art. 18 “informations to be supplied by Member States following a major accident” Art. 26 “informazioni sull’incidente rilevante” Opportunità di condividere attraverso gli organi comunitari esperienze maturate dagli Stati Membri su eventi incidentali connessi con eventi meteorologici estremi Art. 21 “information system and exchanges” Art. 5 “funzioni del Ministero dell’ambiente” Opportunità di condividere esperienze maturate dagli Stati Membri in materia di strategie per la riduzione del rischio derivante da eventi Natech per gli stabilimenti RIR Art. 27 “ispezioni” Potenziamento ispezioni, per un esame pianificato e sistematico dei 22 rischi (anche dovuti ad eventi meteo estremi) derivanti da Art. 20 “inspections”
ATTUALI RIFERIMENTI NELLA NORMATIVA “SEVESO” (2) Il più esplicito riferimento all’interno del D. lgs. 105/2015 è contenuto nell’allegato C (“criteri, dati ed informazioni per la redazione e la valutazione del Rapporto di sicurezza e del Rapporto preliminare di sicurezza”), esattamente al pt. C. 3 dell’allegato C al D. lgs. 105/2015. Ove si dispone che i gestori di stabilimenti a rischio di incidente rilevante provvedano, già dal 2015, nella predisposizione del Rapporto di Sicurezza, a fornire una “cronologia degli eventi geofisici, meteo marini, ceraunici e dei dissesti idrogeologici del luogo, quali ad esempio terremoti, inondazioni, trombe d’aria, fulmini, evidenziando eventuali ripercussioni sulla sicurezza, con l’individuazione di eventuali scenari incidentali (…)” Tali elementi erano peraltro già previsti dalla normativa nazionale di recepimento delle precedenti edizioni della direttiva (Seveso I e II), ma ora appaiono rafforzati e posti in relazione anche al mutare delle serie storiche di riferimento poste alla base dell’analisi di rischio. 23
UN PRIMO PASSO PER L’ADEGUAMENTO DELLA DISCIPLINA “SEVESO” Dunque le novità introdotte con l’entrata in vigore della disciplina nazionale di cui al D. lgs. 105/2015, come: il potenziamento del sistema delle ispezioni; l’obbligo di fornire una più completa informazione sui rischi connessi alla conduzione delle attività industriali ai soggetti interessati ed alla popolazione residente; introduzione, nella pianificazione di sicurezza, di aspetti volti alla considerazione dei rischi associati ai cambiamenti climatici, rappresentano un primo passo per l’adeguamento della disciplina sul controllo degli incidenti rilevanti alle nuove cause di vulnerabilità connesse al “global warming”. 24
…I PASSI SUCCESSIVI • conduzione di un’accurata analisi della vulnerabilità territoriale, con valutazione di elementi e fattori che possano aggravare e/o contenere l’impatto di eventi meteorologici estremi che dovessero colpire stabilimenti a rischio di incidente rilevante (a carico del gestore e della competente autorità locale per la sicurezza); • rivalutazione degli scenari incidentali in considerazione dell’aumentata frequenza di eventi meteorologici estremi ed alla vulnerabilità del territorio circostante lo stabilimento (a carico del gestore e della competente autorità locale per la sicurezza); • attuazione di interventi ed accorgimenti tecnico strutturali volti ad aumentare la resilienza degli impianti asserviti allo stabilimento (a carico del gestore). 25
PERSONE Decessi e ferimenti che possono riguardare lavoratori e non lavoratori La vulnerabilità della popolazione è chiaramente connessa alla vulnerabilità del territorio circostante e delle strutture ed infrastrutture civili presenti. A parità di tali elementi, la vulnerabilità delle persone potrà essere valutata conducendo specifici studi medici volti a determinare i valori limite di esposizione a sostanze tossiche o a fumi di combustioni ecc. . AMBIENTE Indisponibilità temporanea di risorse costi per bonifiche e ripristino La vulnerabilità dell’ambiente dipenderà dalla propensione del territorio a subire un danno a seguito di evento calamitoso e varierà in base al “livello di esposizione” dato dall’insieme degli elementi a rischio, presenti all’interno dell’area considerata, e dalle loro interazioni. Inciderà in maniera sostanziale la presenza di eventuali “fattori di propagazione”del danno ambientale 26
RESIDENZE e ALTRE STRUTTURE CIVILI danni a abitazioni, uffici, altre strutture civili, costi perdita servizi e ripristino La vulnerabilità delle strutture abitative residenziali va intesa come la probabilità di una struttura di subire un certo livello di danno conseguente al manifestarsi di un evento calamitoso di determinata intensità. L’analisi sulla vulnerabilità dell’edificio consentirà di attribuirlo ad una classe tipologica, il cui comportamento rispetto ad un determinato evento calamitoso è noto, grazie all’elaborazione storico-statistica dei danni causati a strutture simili da eventi della medesima natura. Ogni classe tipologica così individuata avrà associata una propria funzione di vulnerabilità, che fornirà l’indicazione di un determinato livello di danno associato ad una determinata intensità dell’evento calamitoso. ATTIVITA’ PRODUTTIVE danni a stabilimenti RIR e non, costi ripristino/rilocalizzazione, mancata produzione Anche per gli stabilimenti industriali può essere utilizzato, con gli opportuni adattamenti, lo stesso approccio descritto con riferimento agli edifici civili residenziali 27
Un primo importante obiettivo potrebbe essere quello di testare la resilienza del sistema di risposta proprio dello stabilimento rispetto al rischio Na. Tech. Per un approccio sistemico all’evento Na. Tech, volto a testare la resilienza fisica, funzionale e organizzativa dello stabilimento, è possibile riferirsi allo schema di seguito elaborato: FISICA riconducibile e riferibile alle caratteristiche fisiche e/o tecnologiche dei manufatti che li rendono più o meno propensi a danneggiarsi a seguito della sollecitazione di un evento calamitoso (è quindi un concetto di RESISTENZA) VULNERABILITÀ FUNZIONALE fragilità del sistema derivanti dalle interrelazioni e dinamiche si attivano tra le sue diverse parti (spazi, attività, enti componenti e strutture operative del Sistema di Protezione Civile) ORGANIZZATIVA fragilità derivanti dal sistema e dall’organizzazione dagli enti, componenti e strutture operative che rendono un territorio capace di prevenire, fronteggiare e riprendersi dalla crisi connessa all’evento (effetti immediati, a breve, a medio ed a lungo termine) RESILIENZA Approccio di analisi sistematica per testare la resilienza fisica, funzionale ed organizzativa dello stabilimento 28
L’utilizzo del sistema di allertamento nazionale permette di migliorare la resilienza funzionale ed organizzativa. 29
Fasi Attività impianto RIR ØIdentificazione di impianti RIR rispetto alle ZONE di ALLERTA e definizione di scenari d’impianto e rispettive soglie ØOrganizzazione di procedure interne agli impianti per l’attività di sorveglianza e monitoraggio rispetto alle soglie definite ØDefinizione dei flussi di comunicazione rispetto alla acquisizione/diramazione pianificazione per il rischio di bollettini e avvisi ed alla attivazione dei Centri di coordinamento (CCS, COM, COC) dovuto ad eventi meteorologici estremi per ØDefinizione del modello d’intervento interno/esterno rispetto agli impianti RIR (funzioni di supporto, referenti, flussi di comunicazione, risorse umane e gli impianti RIR: strumentali) ØDefinizione delle attività per le fasi operative in caso di evento previsto e di evento in atto ØInformazione interna sul rischio, sulle norme di comportamento e sul piano di emergenza per soglie di attivazione rispetto al rischio (es. idraulico) ØMonitoraggio e sorveglianza idro-pluviometrica dell’impianto RIR gestione di emergenza per ØVerifica della funzionalità dei servizi essenziali e dei processi critici il rischio da evento d’impianto meteorologico estremo ØInterventi di natura tecnica e opere di pronto intervento e provvisionali per impianti RIR ØInformazione interna sul fenomeno in atto e sulla possibile evoluzione 30
Individuando, nella riduzione del rischio connesso ad eventi meteorologici estremi per gli stabilimenti assoggettati alla normativa “Seveso”, l’obiettivo finale da raggiungere, attraverso, come detto, un’opportuna analisi della vulnerabilità territoriale e la successiva realizzazione di interventi ed accorgimenti tecnici idonei ad aumentare la resilienza degli stabilimenti, si propone la seguente analisi S. W. O. T. , utile all’individuazione preliminare dei punti di forza (Strengths) e di debolezza (Weaknesses) nonché di opportunità (Opportunities) e minacce (Treats) in grado di influenzare il raggiungimento dell’obiettivo finale. 31
- - STRENGTHS riduzione/azzeramento impatto da evento Natech più approfondita conoscenza del territorio e di eventuali “bersagli” sensibili con individuazione “strutture critiche” conoscenza rischi derivanti da livello di vulnerabilità del territorio nazionale la conduzione dell’analisi di vulnerabilità può basarsi su conoscenze ed approcci già consolidati aumento resilienza impianti asserviti a stabilimenti gli interventi/accorgimenti tecnici comportano l’utilizzo di conoscenze e tecnologie diffuse e già utilizzate (spesso a basso costo) OPPORTUNITIES riduzione/azzeramento spese per il risanamento ambientale e per il ripristino di infrastrutture e attività civili salvaguardia degli elementi ambientali vulnerabili opportuna pianificazione futura di infrastrutture, insediamenti industriali e civili replicabilità degli approcci già in uso per l’analisi della vulnerabilità territoriale replicabilità pratiche industriali per realizzazione interventi (ove si consideri una tipologia di evento - - WEAKNESSES aumento carico di lavoro per gestori ed autorità competenti coinvolte onere di informare i residenti in merito alle risultanze dell’analisi di vulnerabilità costo dell’analisi sulla vulnerabilità territoriale costo degli interventi sulle infrastrutture territoriali (lungo termine) costo interventi tecnici/accorgimenti sullo stabilimento THREATS eventuale rilocalizzazione degli stabilimenti Se in base all’analisi condotta sulla vulnerabilità de territorio. 32
Strategia di adattamento ai cambiamenti climatici dell’Unione europea Promuovere e supportare le azioni per l’adattamento da parte degli Stati membri Presentata nel 2013, la Strategia di adattamento della Unione europea è incentrata su 3 linee d’azione: Assicurare processi decisionali informati, colmando le lacune conoscitive in materia di adattamento (piattaforma “climate-adapt” per condivisione di conoscenze, gestita dalla Agenzia europea per l’ambiente) Promuovere prioritariamente azioni per l’adattamento nei settori più vulnerabili L’U. E. , visto che gli impatti dei cambiamenti climatici variano da regione ed in considerazione di uno dei principi fondamentali del diritto europeo, “principio sussidiarietà”, afferma che debbano essere gli Stati membri a prendere adeguate iniziative ed ad adottare strategie e piani di azione specifici per il proprio territorio nazionale. Non è da escludere, tuttavia, nel corso del prossimo anno la proposta da parte della U. E. di uno strumento giuridicamente vincolante all’adozione, da parte degli stati membri, di piani nazionali di adattamento. 33
Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici In Italia l’elaborazione della Strategia è cominciata nel 2012, coordinata dal Ministero dell’ambiente. Nel giugno del 2015 la Strategia è stata formalmente approvata con un decreto ministeriale che prevede la revisione del documento ogni 5 anni. Il documento contiene indicazioni, principi e linee guida per la riduzione dei rischi connessi ai cambiamenti climatici. La principale finalità è la protezione della popolazione, della salute umana e dell’ambiente, attraverso il miglioramento della resilienza delle risorse naturali sociali ed industriali presenti nel Paese. La strategia individua alcune proposte di azione, principalmente suddivise in “azioni a lungo termine” (di carattere strutturale/infrastrutturale) ed “azioni a breve termine” (di carattere non strutturale). 34
Fenomeni più pericolosi per industrie ed infrastrutture critiche (fonte: “Strategia nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici”) Il modificato regime delle precipitazioni comporta il verificarsi di eventi estremi più frequenti ed intensi, che influenzano in maniera negativa la stabilità dei terreni e dunque di impianti industriali ed infrastrutture L’aumento del livello del mare, associato a fenomeni come inondazioni ed erosione costiera, comporta un aumento dei rischi per le attività industriali e le infrastrutture localizzate sui litorali L’aumento della temperatura media, i picchi di calore registrati negli ultimi anni, l’aumento della frequenza di fulminazioni ed incendi boschivi comportano un maggior rischio per le attività industriali e le infrastrutture presenti Venti forti, tornado e tempeste risultano più frequenti e comportano dei rischi per le attività industriali e le infrastrutture che non abbiano adeguata capacità di resilienza 35
Entro il 31 dicembre, la Strategia Nazionale dovrà evolvere in un vero e proprio “Piano Nazionale di adattamento al cambiamento climatico” INDIVIDUARE ü ruoli e responsabilità in relazione ad ogni azione derivata dalla Strategia nazionale; ü indicazioni e linee guida per l’adozione di idonei ed aggiornati scenari climatici a livello locale; ü azioni ed opzioni per l’adattamento; ü valutazione delle risorse necessarie per la concretizzazione del Piano, in termini economici e di risorse umane; ü i markers per valutare l’efficacia delle misure di adattamento scelte; üle modalità per il controllo e la valutazione degli effetti prodotti dalle misure di adattamento scelte. ISTITUIRE üUn “national forum” per la promozione della attività informativa in materia, volta alla popolazione e ad altri stakeholders; üUn “national observatory” per l’identificazione delle priorità di adattamento. 36
Conclusioni: Necessità di una stretta collaborazione tra il Ministero dell’ambiente, il Dipartimento di Protezione Civile e gli Istituti nazionali per la ricerca scientifica, al fine di adattare regole e metodi in uso per l’analisi del rischio alle nuove sfide imposte dai cambiamenti climatici. Opportunità di coinvolgere ogni stakeholder nell’implementazione del Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico, considerando, anche attraverso l’operato del “national observatory”, l’aumento del rischio che la presenza di stabilimenti “Seveso” determina in un epoca caratterizzata dai cambiamenti climatici. 37
le prime fasi per l’adattamento: EVENT: Grown frequency of extreme natural events caused by climate change CHALLENGE for ADAPTATION: spread knowledge, among operators and national authorities. EVENT: Climate change’s consequences could be dangerous for national industrial and social development CHALLENGE for ADAPTATION: considering the possible effects on planned new industrial installations and infrastructures (paying a special attention to Seveso plants and their localization). 38
EVENT: Climate changes could represent a huge risk for the operators and their activities and also for the other stakeholders (residents; national authorities; politicians; emergency operators) CHALLENGE for ADAPTATION: considering this during each risk management phase. EVENT: Climate change’s consequences could be dangerous for existing infrastructures and industrial plants CHALLENGE for ADAPTATION: vulnerability analysis to identify risk areas and priorities. EVENT: Grown relevance of weather prediction CHALLENGE for ADAPTATION: development of updated scenarios and activation of advanced and appropriate meteorological equipment at local level. 39
GRAZIE !!! Dott. Massimo Mari Istituto sull’Inquinamento Atmosferico c/o il Ministero dell’Ambiente e-mail: mari@iia. cnr. it Dott. Antonio Fardelli Istituto sull’Inquinamento Atmosferico c/o il Ministero dell’Ambiente e-mail: fardelli@iia. cnr. it Ing. Francesco Geri Dipartimento Protezione Civile c/o Presidenza del Consiglio dei Ministri e-mail: francesco. geri@protezionecivile. it Ing. Francesco Astorri Servizio Rischio Industriale – ISPRA e-mail: francesco. astorri@isprambiente. it 40
- Slides: 40