vero o falso falso vero Max Weber Il
vero o falso? falso
vero
Max Weber
Il falso Il vero Il falso
Se c’è denaro falso, allora c’è anche denaro vero. Ma se c’è denaro vero, ciò significa che il denaro non è solo finzione, apparenza, astrazione, fluidità, circolazione di cifre e simboli su uno schermo di computer, ma è anche realtà.
NATURA Ma che cos’è la realtà del denaro? Se, da un lato, il denaro è frutto di una pura “convenzione”, d’altro lato, che cosa assegna valore e realtà a questa convenzione? Questo è uno dei problemi che tenteremo di affrontare durante i nostri incontri.
Qual è la natura ultima del denaro? La mia risposta è antropo-biologica: La realtà del denaro sta nel fatto che “mentre gli animali mangiano quando hanno fame, l’uomo è già affamato dalla fame futura” (Hobbes, De homine, X. 3).
il denaro è quindi una delle strategie attraverso cui l’uomo soddisfa in anticipo la fame di domani. Il denaro cioè è fin dalle origini una tecnica che ci permette di immagazzinare…. tempo
In altre parole IL DENARO E’ TEMPO
Tecnica, linguaggio, convenzione: sistemi sempre più complessi di esonero e coordinazione sensorimotrice Fin dalle sue origini antropologiche più remote, il denaro sembra intrattenere rapporti di parentela con altri artifici, tecniche e convenzioni sociali: i linguaggi vocali e grafici, i sistemi di calcolo, i calendari sistemi che hanno la capacità di alleviare i sensi e il corpo dalla fatica, immagazzinando tempo, coordinando prestazioni, scambiando energie.
Astrazione crescente Con l’avvento della società industriale avanzata, il linguaggio scientifico diviene sempre più simbolico e astratto, e il denaro, sempre più immateriale, statistico, numerico.
STORIA… POLITICA… • Ma quali decisioni storiche e accordi politici internazionali hanno permesso a una moneta particolare: il dollaro, di divenire mezzo universale di scambio per l’economia globale? • Quanto l’avvento di una nuova moneta come l’Euro ha minacciato la supremazia del dollaro o rafforzato il sistema monetario mondiale? • Potrebbero altri esperimenti monetari mettere in crisi l’ineluttabilità del Capitale? • E una società tecnologicamente avanzata, ma priva di denaro, è una contraddizione in termini o è in qualche modo pensabile e auspicabile? …ATTUALITA’
Natura astratta e immateriale: simbolicità, fluidità, numerizzazione Se il denaro aveva dapprima sostanza e materialità - la materialità del sale, dell’argento e dell’oro - esso ci appare oggi come completamente fluido, volatile, astratto: cifre su uno schermo che attraversano il pianeta alla velocità della luce, e decidono i destini di milioni di persone con un semplice clic. Cosa si nasconde dietro tali simboli digitali? Che cosa fornisce ad essi un valore? Al termine della “catena” dei rimandi simbolici, dietro questi segni immateriali e astratti esiste ancora qualcosa di concreto e tangibile?
Puro sistema di segni numerici? Ci chiederemo in altre parole come e perché il denaro abbia perso ogni apparenza di materialità per trasformarsi in puro sistema di segni capace di misurare ed equiparare ogni tipo di valore e di “sovvertire e rovesciare ogni realtà nel suo contrario” (Marx, Manoscritti).
L’uomo della strada del nostro tempo
Per l’uomo della strada del nostro tempo TUTTO E’ DENARO poiché, nel mondo attuale il denaro può tutto, sa tutto, è ovunque. Per il senso comune contemporaneo, divulgato in ogni luogo da giornali, social, televisione, il denaro è onnipresente, onnipotente, onnisciente, possiede cioè tutti gli attributi divini, tranne quello, ovviamente, dell’infinita bontà.
RELIGIONE? Ambiguo, sfuggente e proteiforme, il denaro parrebbe quasi lo strumento demoniaco con cui un’intelligenza maligna, infinitamente potente, si è definitivamente impossessata del mondo e dell’umanità. Di fronte a questo soverchiante padrone, all’essere umano non resterebbe allora altro che asservirsi ad esso celebrando la sua definitiva consacrazione. IL DENARO È LA NOSTRA VERA RELIGIONE affermano gli uni, IL DENARO È LA METAFISICA DEL NOSTRO TEMPO, sostengono gli altri, e templi, sacerdoti e vestali del nuovo dio, invisibile e volatile, proliferano in ogni dove. Il denaro si autocelebra così attraverso la sua spettacolarizzazione e messa in scena globale.
E NOI? Cosa può questa fragile, inconcludente, derisoria attività che è il pensiero umano - filosofico, artistico, letterario che sia - contro una tale spettacolare autocelebrazione?
• Chiedersi che cos’è il denaro? • Chiedersi che cosa significa che “tutto è denaro”?
il denaro può davvero TUTTO? “Tutto è x” è la forma linguistica in cui si è espressa storicamente la metafisica (materialista, spiritualista o idealista che sia). “Tutto è atomi”, “tutto è energia”, “tutto è forza”, “tutto è spirito o coscienza” etc. Ma in che senso affermiamo che “tutto è denaro”? Lo affermiamo letteralmente o per metafora? Ovviamente non intendiamo che la realtà fisica o biologica abbia la stessa struttura del denaro: atomi e DNA non hanno forma di dollari o euro.
MERETRICE UNIVERSALE Con tale affermazione intendiamo piuttosto che il denaro è "la meretrice universale, la mezzana universale degli uomini e dei popoli, lo strumento che media il rapporto tra il bisogno e l’oggetto, che equipara ciò che è diverso e incommensurabile, tramite cui si estrinseca socialmente il mio rapporto con me stesso e con l’altro” (MARX, Manoscritti).
In altre parole il denaro è il medium universale in cui si estrinseca in modo oggettivato l’ordine storico di una società. Ma se il denaro è estraneo alle strutture e forze della Natura in quanto la sua essenza è eminentemente umana, storica, sociale e convenzionale, da dove trae allora il CAPITALE il suo potere soverchiante, il suo carattere di irrevocabile ineluttabilità?
Il denaro nel “CAPITALE” … forse dal fatto che, spiegherà Marx nel Capitale, il DENARO nel sistema capitalistico non è più soltanto medium, mezzo, tramite, bensì, in se stesso FINE Il Denaro non è utilizzato semplicemente per scambiare merci, ma per produrre PIU’ DENARO.
Ma perché il FINE non è la FINE? Ma basta questo per spiegare l’ineluttabilità del capitalismo? Il suo continuo rinascere dalle proprie ceneri e l’evitare quelle crisi catastrofiche aveva previsto Marx? Perché ancora una volta, anche in occasione di questa ultima decennale crisi, il capitale sta rinascendo su scala globale?
Ipotesi alternativa: volontà di potenza se il denaro può tutto nella realtà umana e sociale, ciò dipende forse dal fatto che nella logica con cui si aumenta e riproduce il Capitale si esprima la logica con cui si espande ed intensifica la vita. Nietzsche avrebbe chiamato tale logica: Volontà di potenza.
A scapito delle previsioni catastrofiste di Marx, il capitalismo è oggigiorno talmente trionfante da assurgere a metafisica o religione proprio perché il Capitale è l’espressione epocale di quella volontà di potenza che Nietzsche ha intravisto non soltanto a fondamento della vita, ma a legge e fondamento di ogni realtà. Se la volontà di potenza significa autoaffermazione di un desiderio vitale (in realtà nichilistico, sottolineerebbe Heidegger) che rilancia continuamente se stesso, senza scopo e senza fine, che cosa esprime in modo più puro tale legge dell’infinita sete di accrescimento e intensificazione propria al Capitale?
Prima problematizzazione dell’ipotesi Ma la volontà di potenza che si esprime nel capitalismo è davvero una legge cosmico-ontologica oppure soltanto qualcosa che ha a che fare con la natura dell’uomo? Ci sono buone ragioni per credere che Nietzsche, come già prima Hobbes e Freud dopo di lui, abbia barato trasponendo qualcosa che è proprio solo dell’uomo – la bramosia e l’insaziabilità del desiderio umano – in un ambito che tale bramosia non conosce: soddisfatto il bisogno, l’animale è pago di ciò che ha.
La Natura crea nuove forme, ma ha sempre a cuore l’armonia e la compatibilità dell’insieme: ciò che eccede e deborda è scartato e messo da parte. Perché allora l’uomo ha allora bisogno di eccedere desiderando sempre di più?
Contro-obiezione marxiana: Il capitale è una megamacchina La contro-obiezione di Marx potrebbe essere che non è il capitalista che eccede e vuole di più ma è il Capitale, vero soggetto anonimo e acefalo della storia, che, come una sorta di gigantesca macchina produttiva senza conducente, ha preso il comando del mondo, imponendo a tutti gli individui (capitalista compreso) la sua logica: l’incondizionato aumento del profitto. (L’uomo della strada si chiede infatti: se il PIL non cresce ed è pari a zero, in fondo, che problema c’è? C’è che tutto crolla – risponde l’economista – perché se il profitto non aumenta, il capitalista non “rilancia”, e la società capitalista implode).
…una megamacchina che si sta per inceppare? Il Capitale è una megamacchina ad aumento costante. Ma una macchina che sembra contraddire le più elementari leggi della termodinamica come può sperare di continuare in eterno a funzionare?
Metafore? A conclusione di questo percorso dovremo dunque chiederci: qual è la metafora è più adatta a rendere conto della natura e del funzionamento del Capitale? Il Capitale è una (mega-)macchina, un gigantesco animale vorace oppure un dio, proteiforme, invisibile ed evanescente? Dio, macchina o animale? Sovrumano, inumano o subumano che sia il suo potere pare in ogni caso per l’uomo alienante. A quali risorse l’uomo deve fare appello per controbattere a un livello qualunque la sua azione?
Al di là del denaro e del capitale? Fin dai Manoscritti economico-filosofici del ’ 44, Marx sembra alludere a una dimensione autenticamente vitale dell’uomo e dell’esperienza in cui il valore non si lascia misurare, commisurare, rovesciare e “confondere” dal denaro. In altre parole, per il Marx (un po’ rousseauista? ) dei Manoscritti, il vero amore, come la vera politica o la vera arte non si lasciano corrompere e comperare.
Manoscritti economico-filsofici del ‘ 44 Il denaro “è la fusione delle cose impossibili; esso costringe gli oggetti contraddittori a baciarsi. [Ma se] presupponi l'uomo come uomo e il suo rapporto col mondo come un rapporto umano, potrai scambiare amore soltanto con amore, fiducia solo con fiducia, ecc. Se vuoi godere dell'arte, devi essere un uomo artisticamente educato; se vuoi esercitare qualche influsso sugli altri uomini, devi essere un uomo che agisce sugli altri uomini stimolandoli e sollecitandoli realmente. Ognuno dei tuoi rapporti con l'uomo, e con la natura, dev'essere una manifestazione determinata e corrispondente all'oggetto della tua volontà, della tua vita individuale nella sua realtà. Se tu ami senza suscitare una amorosa corrispondenza, cioè se il tuo amore come amore non produce una corrispondenza d'amore, se nella tua manifestazione vitale di uomo amante non fai di te stesso un uomo amato, il tuo amore è impotente, è un'infelicità” (Ibid. [XLIII])
Il comunismo è veramente la soluzione? Tale dimensione autenticamente vitale e naturale dell’uomo troverebbe finalmente adeguata espressione nella società a venire, nel COMUNISMO. Ma come credere che dopo avere liquidato come ideologia borghese ogni dimensione dell’esperienza umana irriducibile a quell’animal laborans che per Marx ed Engels è il vero soggetto, non-ideologico, della storia, l’essere umano possa divenire improvvisamente se stesso guarendo completamente dall’alienazione prodotta in lui dalla megamacchina del denaro e del Capitale?
Liberati dalla Mega. Macchina del capitale e dal Dio della religione resta l’animal laborans. Ma l’uomo dov’è? Una volta che l’essere umano si è sbarazzato finalmente dallo spettro di un Dio onnipotente inculcato dal farmakon nocivo della religione e dalla megamacchina alienante del denaro e del capitale, ciò che rimane è l’animale lavorante. L’uomo di cui parla Marx in questo brano, tuttavia, ancora non c’è. Dov’è?
Nient’altro che animali da fatica? H. Arendt e S. Weil notavano che è improbabile che l’animale lavorante sia un giorno capace di apprezzare il vero amore, la vera arte o la vera politica, se l’unica cosa che è capace di fare è faticare.
Subrettes, sopravviventi e kamikaze Ormai stanco morto di indossare i panni del lavoratore, al pari dell’uomo della strada dei nostri giorni, l’“uomo nuovo” potrebbe infatti aver voglia di stendersi sul divano prestando ascolto alle sirene che gli suggeriscono che lui è nato per fare l’attore o la soubrette, o che piuttosto che lavorare è meglio sopravvivere come un animale selvaggio sull’Isola dei Famosi, o a coloro che promettono la vita eterna a chi si sacrifica per la causa del vero Dio e della vera religione.
No macchina, no Dio, no animale. Ma l’uomo chi è? Se il Capitalismo continua a proliferare a livello globale è forse perché non basta rifiutare d’identificarsi con la macchina, con Dio o con l’animale per sapere che cosa l’uomo in realtà è (proiettando magari l’umanità autentica in un futuro da destinarsi poiché l’umanità, si dice, non ha una natura, ma solo un’essenza storica. Marx, IV e VI tesi su Feuerbach).
l’Umanità si costruisce gradualmente Per rispondere a queste questioni bisogna da un lato considerare che 1) contrariamente a ciò che sembrava talvolta credere Marx, l’educazione al valore e la costruzione identitaria dell’umanità non possono non prepararsi già prima dell’avvento della società “non-alienata a venire”.
l’umanità è inseparabile dalla non-umanità D’altro lato bisogna considerare che 2) l’“umanità” non può non tenere conto del fatto che Dio (la trascendenza), la macchina (la tecnica) e l’animale (la finitudine incarnata) fanno parte della nostra storia e della nostra identità umana, la quale sostanzialmente equivale a un rapporto ecologico ed equilibrato, linguisticamente mediato, tra queste diverse “inumanità”.
Uomo nuovo? Oppure l’“uomo nuovo”, “l’uomo non-alienato a venire” rivelerà ancora una volta il proprio vuoto interiore, il proprio volto proteiforme, meduseo e terrificante.
Marx ha vinto o ha perso (la sua partita con la storia)?
- Slides: 47