UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI
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UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI Rapporto tra mito e comportamenti umani • Lévi-Strauss ci ricorda che i miti sono racconti che trascendono la contingenza in cui nascono per divenire “struttura permanente dell’umanità”, con il compito di sottoporre il disordine dell’istinto e della passione all’imperio della legge. • Il celebre antropologo e filosofo francese osserva che il mito è una costruzione dell’immaginazione, nella quale bisogna saper cogliere le componenti di ordine intellettuale o più in generale le componenti che presiedono a una vera e propria organizzazione del mondo: esse si presentano come immagini, figure, storie, ma vanno considerate come concrezioni di momenti e di relazioni intellettuali generali. • Il mito rappresenta un punto di incontro tra sensibilità e intelletto, nel quale vedere un modo di prospettare la realtà, ma anche di sopravanzarla, cioè di dominarla intellettualmente, superando l’elemento naturale ed effettuando il passaggio al piano della civiltà e della cultura. • Questa tensione tra natura e cultura è uno dei temi generali di Lévi–Strauss (primo volume della Mitologica, Il crudo e il cotto): il mito sembra situarsi nel punto di passaggio dalla natura alla cultura, dal livello animale al livello umano, e spesso sembra tradurre sul piano immaginativo i problemi che risultano dalla necessità di questo passaggio.
UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI Partendo dall’impostazione di Lévi-Strauss, possiamo sostenere quindi che il mito: - abbia la funzione di «sublimazione delle tendenze antisociali» (Clyde Kluckhohn «Myth and Ritual: General Theory – Harvard Theological Review, 1942) - sia lo «sfogo delle emozioni degli individui in canali socialmente graditi» (Clyde Kluckhohn «Myth and Ritual: General Theory – Harvard Theological Review, 1942) In questo senso i miti relativi all’incesto, al parricidio, al figlicidio, all’uxoricidio esorcizzano le preoccupazioni relative a tali comportamenti. La catarsi aristotelica assume quasi una funzione di prevenzione del crimine - secondo tali schemi perché diviene «delinquenza fantasmatica» , cioè quella in cui le pulsioni distruttuve e antisociali sono arginate dal soggetto tramite la dislocazione dell’antisocialità sul piano simbolico, sul piano della fantasia, ad esempio mediante il processo di identificazione (solo simbolica) con il criminale protagonista di un film.
UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI Se il mito – come sostiene Levi-Strauss – è «struttura permanente dell’umanità» , allora possiamo comprendere perché Clitemnestra è il simbolo dell’uxoricida, Medea quello dalla figlicida, Oreste quello del matricida e così via. Personaggio di Clitemnestra è stata narrata da Omero nell’Odissea, da Eschilo nella celebre Orestea, da Euripide nell’Ifigenia in Aulide. In tutte le narrazioni viene presentata come il prototipo della donna infame, il mostro che ha commesso l’orrendo delitto di uccidere lo sposo appena tornato dalla guerra. Clitemnestra dà libero sfogo alle proprie passioni incurante di qualsiasi principio morale. Un modello di donna opposto a quello di Penelope, sposa di Ulisse, che aspetta il ritorno del marito mantenendosi a lui fedele. Ma questa lettura, tutta al maschile, delinea pienamente il profilo di tale figura “inquietante” della tragedia greca?
UXORICIDIO Il Mito DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI Clitemnestra era figlia di Leda e Tindaro, re di Sparta. Leda nella stessa notte aveva giaciuto con Zeus e il marito. Da questo duplice atto d’amore aveva dato alla luce due uova: da uno erano nate Elena e Clitemnestra, dall'altro i Dioscuri, Castore e Polluce (o Polideuce). Il destino di Clitemnestra era segnato fin dalla nascita da una maledizione di Afrodite che l’aveva condannata, assieme alla sorella Elena, ad essere adultera, per punire la trascuratezza del loro padre, Tindaro. La giovane Clitemnestra fu data in sposa al re Tantalo e da lui ebbe anche un bambino. E’ a questo punto che le vicende umane di Clitemnestra e Agamennone si incrociano. Agamennone, re di Micene, mosse guerra al regno di Tantalo, lo conquistò e uccise Tantalo stesso. Ma la sua ira non si fermò qui, prese il bambino che Clitemnestra stringeva al seno, e lo scagliò contro una roccia, uccidendolo. Clitemnestra fu dunque vittima di una delle più turpi violenze e costretta a divenire moglie dell'assassino di suo marito e di suo figlio.
UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI • Dopo tale misfatto, Castore e Polluce (o Polideuce), fratelli di Clitemnestra marciarono contro Agamennone per vendicare l'oltraggio subito dalla sorella. Ma Tindaro stesso intervenne e perdonò Agamennone, legittimando di fatto i suoi crimini. • Clitemnestra ebbe quattro figli da Agamennone: Ifigenia, (Ἰφιγένεια, significa “nata da violenza”. ) che fu la sua sola consolazione, Crisotemi, Elettra e Oreste. Dopo il rapimento di Elena, quando i principi dell'Ellade si riunirono nel porto di Aulide per salpare alla volta di Troia e dare inizio alla guerra, il vento non si alzava costringendo la flotta a restare ancorata nel porto. L'indovino Calcante spiegò che non c’era vento per volontà della dea Artemide (Diana), che Agamennone aveva offeso. • L'ira della dea si sarebbe placata solo se il re avesse sacrificato quanto aveva di più caro. Agamennone decise di sacrificare sua figlia Ifigenia, diciassettenne: con un inganno fece credere a Clitemnestra che intendeva darla in sposa ad Achille in modo che la madre la riportasse a casa. Malgrado le suppliche di Ifigenia e quelle di Clitemnestra, la ragazza venne sacrificata, o almeno così si credette: in realtà, Artemide non permise l'orrendo sacrificio, mise in salvo la ragazza trasportandola in una remota regione chiamata Tauride.
UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI • La flotta comunque salpò e la lunga e sanguinosa guerra di Troia ebbe inizio. Durante l'assenza di Agamennone, Clitemnestra organizzò la propria vendetta. Divenne l’amante di Egisto. • Ed ecco che la maledizione di Afrodite si compiva. • Egisto, che a sua volta aveva ottimi motivi di rancore contro Agamennone e suo padre Atreo, si impadronì del trono di Micene. Dopo dieci anni di guerra, Agamennone fece ritorno a Micene insieme alla sua concubina Cassandra, una principessa troiana che aveva rapito e reso schiava. • Clitemnestra, che lo attendeva, si mostrò felice del suo ritorno; ma quando il re si recò al bagno, attese il suo ingresso nella vasca e dopo averlo intrappolato con una rete, lo massacrò con un'ascia a duplice lama, (secondo un’altra versione fu Egisto ad uccidere Agamennone). Ma la furia vendicativa di Clitemnestra non si fermò qui, uccise Cassandra e i figli avuti da Agamennone, senza pietà e senza che la poverina avesse una reale responsabilità. Egisto regnò su Micene per sette anni, fino al ritorno di Oreste che aveva trascorso gli ultimi anni
UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI A Delfi un oracolo di Apollo aveva imposto a Oreste di vendicare la morte del padre: fu così che Oreste uccise Egisto e la propria madre. Dopo la morte, Clitemnestra invocò su Oreste la maledizione delle Erinni, persecutrici di colo che si macchiano di crimini contro il proprio sangue. Oreste fu a lungo vittima della feroce persecuzione delle Erinni, fino a quando fu soccorso da Apollo, processato dai cittadini ateniesi per ordine di Atena, ed infine assolto dalla colpa.
UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI • Questo mito si presta certamente a più di una considerazione. All’interno di esso la figura centrale, Clitemnestra, compie una progressiva trasformazione: da vittima della violenza di Agamennone, a giustiziere e carnefice dei torti subiti. Nasce come “vittima” che subisce, in un tempo relativamente breve, il dolore per la morte del marito Tantalo e del figlioletto, strappato dal suo petto e scaraventato sulle rocce. Poi l’inganno e successivamente l’uccisione dell’amata Ifigenia, solo accidentalmente sventata. • Subisce il tradimento con la “preda di guerra” Cassandra. Motivi per odiare il marito ne aveva a iosa. Ma Il dolore per la perdita dei figli diventa un tormento insopportabile e incontenibile. Per sfuggire da questa realtà tanto angosciosa si rifugia nel furor. La mente trasforma il dolore in un odio feroce, senza limiti. Sulla base di questi stati d’animo medita con “cosciente follia” il progetto vendicativo. Il desiderio di vendetta attenua il dolore: ora è pronta per l’azione.
UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI Ecco il piano: prima il tradimento con Egisto che le serve anche come alleato nella realizzazione dell’uccisione di Agamennone, poi la lucida pianificazione per eliminare il marito. In Clitemnestra, l’istinto omicida prende il sopravvento sulla ragione. Non le basta la morte del marito, la sua furia si scarica anche verso l’incolpevole Cassandra e sui gemelli avuti da Agamennone. Cerca di uccidere anche il figlio, per assicurare il trono ad Egisto, ma Oreste viene salvato dalla sorella Elettra e condotto in Focide.
UXORICIDIO DAL MITO DI CLITEMNESTRA AI NOSTRI GIORNI Come giudicare la figura di una donna così complessa? Clitemnestra è una donna infelice, il suo non è un matrimonio d’amore ma l’imposizione della legge del più forte. Subisce la violenza più atroce che si possa sopportare, l’uccisione del figlio sotto i propri occhi, partecipando, da madre, ai suoi gemiti di morte. Non c’è nessuno che la difenda o prenda le sue parti. E’ sola con la propria disperazione. Così si fa giustizia da sola.
« Io non volevo sposarti, ma tu mi hai preso a forza. Hai ucciso Tantalo, che prima era mio marito, hai sfracellato vivo il mio bambino contro il suolo, Strappandolo al mio seno» Euripide, Ifigenia in Aulide Il mito è davvero «struttura permanente dell’umanità» e i dati contemporanei sull’uxoricidio confermano che la gran parte delle uccisioni dei mariti per mano delle mogli è determinata da un passato di vessazioni e sofferenze dovute a rapporti basati sull’autoritarismo e sulla violenza.
I dati dimostrano che, come il mito di Clitemnestra ricorda, le donne uccidono di più quando sono più minacciate, vessate, maltrattate e lo sono maggiormente nei contesti di povertà culturale, sociale ed economica. Non si vuole sostenere che cattiveria, protervia e tradimento siano appannaggio esclusivo del genere maschile, ma la violenza è esercitata di norma dal più forte verso il più debole, sicchè – almeno così dicono le statistiche – le donne sono più esposte al rischio di subire violenza rispetto agli uomini. Analisi del caso Clitemnestra 2000, pag. 56 -59 del testo «Demoni del focolare» .
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