UNIVERSIT DEGLI STUDI DI PAVIA SCUOLA INTERUNIVERSITARIA LOMBARDA
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA SCUOLA INTERUNIVERSITARIA LOMBARDA DI SPECIALIZZAZIONE PER L’INSEGNAMENTO SECONDARIO (S. I. L. S. I. S. ) Sezione di Pavia a. a. 2006/2007 Classi di abilitazione 51 A/52 A Laboratorio di Didattica della Lingua e della Letteratua italiana MODULO OPERA La lirica di Giovan Battista a cura di: Marino Maddé Cristina Rosato Giuseppina
Modulo opera La lirica di Giovan Battista Marino ² Destinatario: II Liceo Classico IV Liceo Scientifico ² Periodo: 2° quadrimestre ² Fase della programmazione: L’età del Barocco ² Tempi di realizzazione: 4 h 2
Modalità di lavoro: ² Lezione interattiva: dialogata / partecipata ² Lettura guidata in classe ² Lezione centrata sull’alunno: ³ analisi e interpretazione del testo ³ elaborazione di una scheda di sintesi per rinforzare l’assimilazione dei concetti chiave ² Lavoro domestico (lettura individuale, studio autonomo) 3
Prerequisiti: ² Conoscenza dei caratteri fondamentali del Barocco ² Conoscenza della biografia dell’autore ² Conoscenza del contesto storico-politico e socio-culturale del ‘ 600 ² Conoscenza del Canzoniere di Petrarca e i moduli della lirica petrarchista ² Conoscenza dei caratteri generali della poetica tassiana, con particolare riferimento agli aspetti stilistici e tematici delle Rime e della Gerusalemme Liberata 4
Obiettivi: ² Attraverso l’analisi dei testi proposti, saper individuare le caratteristiche fondamentali della lirica mariniana, quindi, saper leggere l’opera di Marino secondo la «cifra» della meraviglia e la finalità edonistica dell’arte ² Saper riflettere sull’abilità del Marino nell’uso del codice lingua, come modello di virtuosismo poetico ² Saper riflettere sul significato della metafora (figura usata/abusata nel Barocco) ² Saper utilizzare il confronto tra la lirica di Marino e la lirica della tradizione precedente (Petrarca e Tasso) come strumento d’indagine della novitas mariniana, all’interno della più generale temperie artistico-culturale che coinvolge l’Italia del ‘ 600 5
Strumenti: ² Manuale ² Fotocopie: ³ Estratti della Lettera prefatoria alla Sampogna indirizzata a Claudio Achillini (1620) ³ Passi scelti dal Trattato della metafora (capitolo centrale del Cannocchiale aristotelico) di Emanuele Tesauro ³ Testi scelti non antologizzati 6
Contenuti: …dalla centralità del testo ² Analisi e interpretazione di: ³ componimenti tratti da “La Lira” “La Sampogna” ³ passi de ”L’Adone” …alla “scoperta” degli aspetti fondamentali della poetica 7
Premessa: …dall’indice de La Lira Osservazione e analisi della struttura dell’opera …all’individuazione della ripartizione tematica molteplicità e varietà come antitesi al disegno unitario 8
Proemio del Canzoniere La Lira, parte prima, Rime amorose, 1 Tasso, Rime, 1 Altri canti di Marte e di sua schiera gli arditi assalti e l’onorate imprese, le sanguigne vittorie e le contese, i trionfi di Morte orrida e fera. Vere fur queste gioie e questi ardori ond’io piansi e cantai con vario carme, che poteva agguagliar il suon de l’arme e de gli eroi le glorie e i casti amori; l’ canto, Amor, da questa tua guerrera quant’ebbi a sostener mortali offese, come un guardo mi vinse, un crin mi prese: istoria miserabile ma vera. e se non fu de’ più ostinati cori ne’ vani affetti il mio, di ciò lagnarme già non devrei, ché più laudato parme il ripentirsi, ove onestà s’onori. Duo begli occhi fur l’armi onde traffitta giacque, e di sangue in vece amaro pianto sparse lunga stagion l’anima afflitta. Or con l’esempio mio gli accorti amanti, leggendo i miei diletti e’l van desire, ritolgano ad Amor de l’alme il freno. Tu, per lo cui valor la palma e ‘l vanto ebbe di me la mia nemica invitta, se desti morte al cor, dà vita al canto. Pur ch’altri asciughi tosto i caldi pianti ed a ragion talvolta il cor s’adire, dolce è portar voglia amorosa in seno. 9
Proemio del Canzoniere analisi ² Lettura e analisi ³ Q 1: sostituzione dei tradizionali temi epici ³ Q 2: predilezione dell’argomento amoroso (presunta) veridicità dell’esperienza come legittimazione della rappresentazione ³ T 1: topos occhi-armi cfr. RVF 270, 76 amaro pianto cfr. RVF 17, 1; 135, 21; 332, 22 ³ T 2: vita del canto vs morte del cuore (T 2) ² Osservazioni sulla fonetica (Marte, Morte, Amor, armi) ² Confronto con il Tasso DICHIARAZIONE DI POETICA 10
Promette alla sua donna perpetuo amore, per un timido e tacito amante, nel medesimo suggetto (La Lira, parte prima, Rime amorose, 4 -5 -6) I’ arsi et ardo, e la celeste e pura Ardo, ma l’ardor mio grave e profondo, face, ond’Amor di te l’alma m’accese, cui non m’è rivelar, donna, concesso, sì forte nel mio cor, donna, s’apprese, quasi novo Tifeo, chiuso et oppresso che non fia mai per volger d’anni oscura. sotto il gran sasso del silenzio ascondo. Ardo, ma non ardisco il chiuso ardore de l’alma aprir, che tacito cocente quasi invisibil fulmine cadente dentro mi strugge, e non appar di fore. E se fia pur (sì come vuol Natura) eterna in ciel la mia stella cortese, questa, che da’ suoi raggi in me discese, eterna ancor sarà, felice arsura. Pur de l’incendio, ond’io tacito abondo qualor freddo e tremante a voi m’appresso, son faville i sospiri; e ‘l foco espresso scopre ne’ muti sguardi Amor facondo. Ben negli sguardi e ne’ sospiri Amore l’arsura palesar cerca sovente: ma vinta dal timor la fiamma ardente fugge dal volto, e si concentra al core. Fortuna non potrà, tempo né loco spegner favilla del mio ‘ncendio; e pria vedrai quest’ossa incenerir, che ‘l foco. E se si strugge in cieca arsura il core, l’occulta face, ch’ho ne l’alma accesa, chiaro mostra negli occhi il suo splendore. Così tremo et agghiaccio, ove la mia face più avampa; or chi (misero) aspetto, ch’a non veduto mal rimedio dia? Anzi di là dal fiume, ove s’oblia ogni cosa mortal, mi parrà poco viva e chiara portar la fiamma mia. Così tetto talor, cui dentro appresa nemica fiamma sia, l’interno ardore fuor per l’alte finestre altrui palesa. Soffri e taci, o mio cor, fatto ricetto di sì bel foco; incenerisci, e sia de le ceneri tue sepolcro il petto. 11
Promette alla sua donna perpetuo amore (La Lira, parte prima, Rime amorose, 4) analisi ² Metafora amore-fuoco (compresa la variante non-fuoco per non-amore) ² Il verso contiene le tre dimensioni temporali su cui è costruito l’intero sonetto: ³ il presente al v. 1 ardo: sintetizza lo stato attuale dell’amore ³ il passato (arsi, accese, apprese, discese: si riferisce all’innamoramento ³ il futuro: si riferisce alla vita terrena in Q 1, all’eternità in Q 2, indica superamento del limite della morte fisica in T 1, si riferisce esplicitamente al dopo-morte in T 2 ² poliptoto arsi-ardo 12
Promette alla sua donna perpetuo amore (La Lira, parte prima, Rime amorose, 4) analisi ² descrizione di Amore nella vita terrestre e nel dopo morte ² Q 1 e Q 2: perennità dell’amore assicurata dall’origine divina del figurante fuoco, nella variante celeste e stella eterna in ciel ² Q 2: dimensione universale del tema del fuoco: dall’innamoramento voluto dal cielo (raggi della stella cortese) deriva un fuoco -amore celeste, dunque, eterno. La corrispondenza è rafforzata dall’anafora (eterna stella – eterna […]arsura) ² T 2: dopo-morte avverso a questo amore fiume: Acheronte (passaggio nell’aldilà), Lete (oblio di ogni cosa mortal) opposizione fiume-fiamma, marcata dalla paronomasia = antitesi tra cose effimere ed eterne (mortal / viva) ² quartine: tema dell’innamoramento vs terzine: morte fisica dell’amante 13
Per un timido e tacito amante (La Lira, parte prima, Rime amorose, 5) analisi ² Figurante «fuoco» per «amore» (nelle varianti incendio, faville, foco, face, fiamma, e nei suoi derivati ardo, ardore, arsura) ² Due modi antitetici della passione amorosa: celarsi vs manifestarsi rimandi intratestuali ² Similitudine finale: corpo dell’amante = casa in preda alle fiamme finestre = occhi (cfr. RVF 86, 1; 325, 17; 335, 12) ² Amplificazione dell’antitesi di RVF 35, 8 (di fuor si legge com’io dentro avampi) 14
Nel medesimo suggetto (La Lira, parte prima, Rime amorose, 6) analisi ² Lettura e analisi: ³ Q 1: occultamento dell’amore da parte dell’io ³ Q 2: (divisa in due distici)prima, tentativo da parte di amore di manifestare la passione; in seguito, immediata repressione dettata dalla paura. ³ T 1: conseguenza della fuga dal volto della fiamma ardente ³ T 2: impotenza dell’innamorato che si tramuta in una rassegnazione totale nei riguardi dell’amata. cfr. RVF 140, 9 -11 ² Figurante «fuoco» per «amore» (nelle varianti ardore, fiamma ardente, arsura, face, bel foco, ceneri) ² Due modi antitetici della passione amorosa: manifestarsi vs celarsi rimandi intertestuali confronto con il sonetto precedente: ripresa verbale e sintattica del precedente, ma situazione generale rovesciata (cfr. vv. 8, 11, 14) ² uso del tecnicismo (si concentra al core) [cfr. GDLI: Galileo lo usa nel significato di “convergere in un punto”] 15
METAFORA AMORE – FUOCO VIRTUOSISMO POETICO rimandi intratestuali e intertestuali di natura tematica, lessicale, retorico-stilistica RIECHEGGIAMENTI PETRARCHESCHI 16
Donna che cuce (da La Lira) E’ strale, è stral, non ago quel ch’opra in suo lavoro, nova Aracne d’amor, colei ch’adoro; onde, mentre il bel lino orna e trapunge, di mille punte il cor mi passa e punge. Misero! e quel sì vago sanguigno fil che tira, tronca, annoda, assottiglia, attorce e gira la bella man gradita, è il fil de la mia vita. Pieter de Hooch, Donna che cuce [1658 -60, Amsterdam, Rijksmuseum] 17
Donna che cuce (da La Lira) analisi Metro: madrigale in 10 versi (6 senari + 4 endecasillabi) ² madrigale: ³ accolto tra i metri canonici del Canzoniere petrarchesco ³ componimento aulico d’argomento amoroso dallo sfondo idillico, d’ispirazione bucolica (pastourelle provenzale) ³ struttura: due o tre strofe + una o due coppie di versi a rima baciata versi endecasillabi in numero superiore a 6 e inferiore a 14 grande fortuna nella metà del XIV secolo, cantato a più voci cambiamento radicale a partire dal XVI secolo in seguito a trasformazioni dello stile musicale ³ struttura eterometrica: - settenari e endecasillabi - disposizione libera, non più legata alla successione di terzine e di coppie a rima baciata - componimento breve, numero di versi non superiore a 14 ³ argomento: non solo amoroso, ma a partire dal XVII secolo temi religiosi, filosofici e morali 18
Donna che cuce (da La Lira) analisi ² Lettura e analisi: ² componimento di facile comprensione, dato l’uso di un registro quotidiano innalzato solo dal termine Aracne ² Scena quotidiana ² Versi 1 ÷ 5: l’ago della donna = la freccia che colpisce il cuore del poeta l’amata, assimilata ad Aracne che cuce, ferisce il cuore del poeta con mille punture. immagine costruita sulla metafora AGO = FRECCIA d’amore ² Versi 6 -10: il filo usato dalla cucitrice = il filo del destino del poeta immagine costruita sulla metafora FILO della cucitrice = FILO del destino 19
Donna che cuce (da La Lira) analisi ² Note retorico-stilistiche e linguistiche: ³ le due metafore sono presenti rispettivamente nel primo e nell’ultimo verso, con lo stesso ordine sintattico e nella stessa posizione incipitaria ³ v. 1: l’epanalessi sottolinea l’espressione metaforica utilizzata per definire l’ago nelle mani della cucitrice ³ vv. 4 ÷ 5: iperbato relativo alle azioni che la cucitrice compie; le azioni sono presentate con l’inversione della successione temporale Allitterazione Paronomasia: punte, punge ³ v. 7: pregnanza semantica del termine sanguigno ³ v. 8: metafora del filo del destino resa esplicita attraverso l’ uso dell’ipotiposi quotidianità nel tema e nel registro linguistico virtuosismo poetico uso delle metafore 20
Le scene di genere… Caravaggio, Ragazzo che sbuccia la frutta [1593, Roma, collezione Longhi] Jan Vermeer, La Lattaia [1660, Amsterdam, Rijksmuseum] 21
Agli occhi della sua donna (La Lira, parte prima, Rime amorose, 8) Petrarca, Canzoniere 75 O de l’eterno sol vive fiammelle, de le Grazie e d’Amor nido e soggiorno, occhi, ov’ei sta di mille spoglie adorno armato a saettar l’alme rubelle. I begli occhi ond’i’ fui percosso in guisa ch’e’ medesmi porian saldar la piaga, et non già vertù d’erbe, o d’arte maga, o di pietra dal mar nostro divisa, Da voi le luci immortalmente belle de l’altro sole han lume insieme e scorno: in voi lo stesso sol, quando dal giorno parte, s’annida, e fa sparir le stelle. m’ànno la via sì d’altro amor precisa, ch’un sol dolce penser l’anima appaga; et se la lingua di seguirlo è vaga, la scorta pò, non ella, esser derisa. Tra voi sol han, com’in lor proprio loco, Bellezza et Onestà ricetto e seggio, e ‘nsieme il Duolo e ‘l Pianto, il Riso e ‘l Gioco. Questi son que’ begli occhi che l’imprese del mio signor victorïose fanno in ogni parte, et più sovra ‘l mio fianco; Arda, anzi pera il cor; che s’io vagheggio, begli occhi, i vostri rai, da sì bel foco altro piacer che ‘l mio morir non cheggio. questi son que’ begli occhi che mi stanno sempre nel cor colle faville accese, per ch’io di lor parlando non mi stanco. 22
Agli occhi della sua donna (La Lira, parte prima, Rime amorose, 8) analisi ² Struttura bipartita del sonetto: ² le prime tre strofe: esaltazione degli occhi dell’amata ² l’ultima strofa: impossibilità di sostenere uno sguardo tanto ardente (cfr. RVF 135, 44) desiderio di morte antitesi/ossimoro: piacer – morir ² Elementi che uniscono le prime tre strofe: ² rapporto metaforico degli occhi con il sol ai vv. 1, 6, 7, 9 (in ripresa paronomastica) ² cornice rappresentata dai vv. 2 e 10, bimembri in perfetta corrispondenza semantica ² intreccio dell’anafora della preposizione articolata ai vv. 1, 2 e 6 con l’anafora del pronome Da voi 5, in voi 7, Tra voi 9 ² l’eterno sol 1 ribadito in luci immortalmente belle 5 (accenno al sommo Sole del Petrarca, RVF 366, 2) 23
Ai biondi capelli della sua donna; Donna che si pettina La Lira (parte prima), Rime amorose, 28 La Lira, Donna che si pettina A l’aura il crin, ch’a l’auro il pregio ha tolto, sorgendo il mio bel sol del su’ oriente, per doppiar forse luce al dì nascente, da’ suoi biondi volumi avea disciolto. Onde dorate, e l’onde eran capelli navicella d’avorio un dì fendea; una man pur d’avorio la reggea per questi errori preziosi e quelli; Parte scherzando in ricco nembo e folto piovea sovra i begli omeri cadente; parte con globi d’or sen gia serpente tra’ fiori or del bel seno, or del bel volto. e mentre i flutti tremolanti e belli con drittissimo solco dividea, l’or delle rotte fila Amor cogliea, per formarne catene a’ suoi rubelli. Amor vid’io, che fra’ lucenti rami de l’aurea selva sua, pur come sòle, tendea mille al mio cor lacciuoli et ami, Per l’aureo mar, che rincrespando apria il procelloso suo biondo tesoro, agitato il mio core a morte gìa. e nel sol de le luci uniche e sole intento, e preso dagli aurati stami volgersi quasi un girasole il sole. Ricco naufragio, in cui sommerso io moro, poich’almen fur nella tempesta mia di diamante lo scoglio e ’l golfo d’oro. 24
Ai biondi capelli della sua donna (La Lira, parte prima, Rime amorose, 28) analisi ² Sviluppi degli spunti petrarcheschi il riferimento al famoso luogo comune derivato da Petrarca (cfr. RVF 90, erano i capei d’oro a l’aura sparsi) è proposto da Marino attraverso due evidenti allusioni: l’aura e l’auro ² Effetti di luce provocati dallo sciogliersi della capigliatura sulle spalle e sul petto della donna ² Metafore: sole, oro, rami, selva ² v. 14 iperbole ² vv. 9 ÷ 11 personificazione Trasfigurazione della donna attraverso le costruzioni metaforica e fonica (oro, sole) donna = realtà minerale, d’aurea e gemmea e perlacea essenza, lussuoso e raffinato gioiello 25
Donna che si pettina analisi ² Rivitalizzazione di una metafora petrarchista (onde dorate per biondi capelli ondulati) ² Ogni termine diventa “segno” che si carica di un doppio significato. I capelli, il pettine, l’atto del pettinarsi (oggetti propri del discorso referenziale) evocano le onde del mare, la navicella, il navigare (traslati metaforici) ² Echi fonici della metafora dominante dell’oro 26
Chiome sciolte; Errori di bella chioma (La Lira, parte terza, Amori, 3 -4) Mentre ch’al’aureo crine il vel madonna toglie e le chiome divine per maggior pompa al sol tepido scioglie, Amor le fila accoglie e d’esse in mille modi tesse al mio cor le reti, ordisce i nodi, ch’avolto grida in sì ricco lavoro: O che bella prigion, tra lacci d’oro. O chiome erranti, o chiome dorate, inanellate, o come belle, o come e volate e scherzate: ben voi scherzando errate e son dolci gli errori, ma non errate in allacciando i cori. 27
Errori di bella chioma (La Lira, parte terza, Amori, 4) analisi ² Due verbi: scherzare errare, nel duplice significato di “vagare” e “sbagliare” ² Epanadiplosi (con allitterazione) del v. 1 o chiome erranti, o chiome e del v. 3 o come belle, o come, basate su parole (chiome/come) in rapporto paronomastico; infatti, come potrebbe essere inteso come un latinismo per chiome e i vv. 1 e 3 come due apostrofi successive, e assonanti, ai capelli. ² Ritmo: la rima in –ate dei vv. 2 e 5 torna anche all’interno di verso: dor-ate, inanell-ate, per essere quindi ripetuta al verso 4 e vol-ate e scherz-ate. Nella duplice figura etimologica (vv. 4 -5 scherzate/scherzando e vv. 5 -6 -7 errate/errori/errate) è inglobata un’assonanza interna (vv. 6 -7 dolci… errori in rima con cori). 28
L’oro: la luce… Caravaggio, Vocazione di San Matteo [1599 -1602, Roma, San Luigi dei Francesi] G. L. Bernini, Estasi di Santa Teresa d’Avila, [1647 -52, Roma, Cappella Cornaro in Santa Maria della Vittoria] 29
Bella schiava (La Lira, parte terza, Amori, 24) Nera sì, ma se’ bella, o di Natura fra le belle d’Amor leggiadro mostro. Fosca è l’alba appo te, perde e s’oscura presso l’ebeno tuo l’avorio e l’ostro. Or quando, or dove il mondo antico o il nostro vide sì viva mai, sentì sì pura, o luce uscir di tenebroso inchiostro, o di spento carbon nascere arsura? Tasso, Rime, 372 Bruna sei tu ma bella, ed ogni bel candore, perde col bruno tuo, giudice Amore. Bella sei tu, ma bruna; pur se ne cade incolto bianco ligustro e negro fiore è colto. Chi coglie ad una le tue lodi più elette? chi te ne tesse in rime ghirlandette? Servo di chi m’è serva, ecco ch’avolto porto di bruno laccio il core intorno, che per candida man non fia mai sciolto. Là ‘ve più ardi, o sol, sol per tuo scorno un sole è nato, un sol che nel bel volto porta la notte, ed ha negli occhi il giorno. 30
Bella schiava (La Lira, parte terza, Amori, 24) analisi ² Lettura e analisi del sonetto: Q 1: contrasto tra il colore scuro della pelle della schiava e la luminosità che ne emana w v. 2 ossimoro (leggiadro mostro) w vv. 2 -3 chiasmo Q 2: enfatizzazione del contrasto attraverso: w v. 6 parallellismo w vv. 7 -8 chiasmo T 1: superiorità dell’Amore per la sua bellezza, vittorioso sul candore delle pelle di un’altra donna w v. 9 poliptoto (Servo…serva) w v. 10 metafora del laccio (richiami intertestuali) T 2: donna=“sole notturno” w bisticcio legato al termine “sole” (in funzione di avverbio e sostantivo) w raffigurazioni ossimoriche (sole notturno/notte solare) 31
Bella schiava (La Lira, parte terza, Amori, 24) analisi USO dell’OSSIMORO dal confronto con Petrarca… …MUTAMENTO DEI CANONI TRADIZIONALI DELLA BELLEZZA FEMMINILE dal confronto con Tasso… …NOVITÀ TEMATICA (da ancella. . . a schiava; da intermediaria. . . ad oggetto diretto d’amore) da La Sampogna, Idilli pastorali, I, vv. 1 -228 “La bruna pastorella” (valore programmatico) [vv. 157 ss. : citazione diretta del componimento] vv. 215÷ 219: …la tua bellezza, /disegnata di negro, è l’idea vera, /il perfetto modello, /dal cui solo esemplare/ prende ogni altrà beltà quanto ha di bello. “ESEMPLARITÀ” DELLA BELLEZZA CELEBRATA DICHIARAZIONE DELLA PROPRIA ORIGINALITÀ POETICA 32
Lontananza consolata (La Lira, parte terza, Amori, 8) Tasso, Rime 155 Mentre lunge ti stai da me, dolce ben mio, o bel ritratto che di te serb’io! Questo ognor, se nol sai, vaneggiando vagheggio, vagheggiando vaneggio. Qual la pittura sia, chi sia ‘l pittore forse cercando vai? L’imagine se’ tu, la tela il core, il pennello lo strale, il fabro Amore. Se l’imagine vostra in me dipinge Amore Perché l’opra chied’io d’altro pittore? Ben puote il mio pensiero mirar la forma interna ma non farà che l’occhio unqua la scerna. Dunque, privo del vero, L’abbia almen finta il senso, perch’io rimiri in voi mentre vi penso. 33
Lontananza consolata (La Lira, parte terza, Amori, 8) analisi TASSO Se l’imagine vostra metro: madrigale andamento per terzetti e distici ricorso di alcune parole-rima Imagine (v. 1): interpretazione del platonismo petrarchesco Tema squisitamente metafisico: insufficienza del pensiero amoroso ad appagare il poeta con un ritratto mentale della donna necessità di un ritratto pittorico che fornisca materia al pensiero MARINO Mentre lunge ti stai metro: madrigale andamento per terzetti e distici ricorso di alcune parole-rima Ritratto (v. 3): il poeta contempla compiaciuto il ritratto interno dell’amata Situazione narrativa della lontananza solo accennata (v. 7) Mirar (v. 5) Situazione narrativa della lontananza tematizzata (vv. 1÷ 2) Bisticcio paronomastico e chiastico: vaneggiando vagheggio/vagheggiando vaneggio Metafora Amore-pittore (vv. 2÷ 3) Gioco metaforico: Amore-pittore (v. 7), Cuoretela (v. 9), Strale-pennello (v. 10) Soddisfatta contemplazione del ritratto 34 Sentimento di inappagata sensualità
Sonetto di sdegno; sdegno amoroso (La Lira, parte prima, Rime amorose, 76 -77 -78) Novo Fetonte entro ‘l mio petto, Amore, ove d’un più bel sol la luce ardea, quasi auriga in suo carro, il fren volgea de’ miei pensier vaganti e del mio core. Ma, lasso, il foco, ond’io sperai vigore, sì mal, folle garzon, regger sapea, che la mia vita in cenere cadea, troppo omai debil esca a tanto ardore. O santo Sdegno, il temerario audace cadde sol tua mercè percosso e vinto, e seco in un la mal accesa face. Da la tua man, dal tuo valor fu spinto giù del suo seggio fulminato; e giace nel fiume ancor del mio gran pianto estinto. La spezzata catena e ‘l rotto giogo che ‘l piè sì forte e ‘l cor m’avolse e strinse, di cui mai non sperai che tempo o luogo scior mi devesse, et or tua man mi scinse, sacro al tuo tempio; e già cantando sfogo il grave duol, che sì m’oppresse e vinse, col piè spargendo il cenere del rogo, che pria m’accese, e poi giust’ira estinse. Invitto Sdegno, i’ ti ringrazio e lodo, e sciolto il laccio, onde d’Amor fui stretto, de l'antica prigion libero godo. Or a te, fin ch’io viva, aver prometto, sì com’ei fece adamantino il nodo, contro i suoi colpì adamantino il petto. La fiamma, onde sì dolce Amor m’accese, ch’io già di lungo oblio sparsa, pensai spenta gran tempo e ‘ncenerita omai, senza temer di novo incendio offese, tosto ch’a me la bella man distese madonna, e volse de’ begli occhi i rai, destossi, e forte oltre l’usanza assai il dolce antico foco in me s’apprese. Così pietosa e cruda inun mi vinse solo in virtù d’una man bianca Amore, quando fra le sue nevi ella mi strinse. Lasso, che sembrò neve, et era ardore, mostrò prender la man, ma l’alma avinse, poi sciogliendo la man, non sciolse il core. 35
Sonetto di sdegno (La Lira, parte prima, Rime amorose, 76) analisi ² topos donna-sole sviluppo della più complessa similitudine Amore-Fetonte, svolta lungo un percorso narrativo che impegna tutto il sonetto ² L’io-amante = l’universo in cui la passione, rappresentata dai tradizionali figuranti ardea, foco, ardore, face, si misura con l’evento mitico assumendone le proporzioni cosmiche cfr. Tasso, R 160, 13 ÷ 16: il richiamo al mito di Fetonte = iperbole della passione amorosa ² (Eventuale integrazione da parte del docente) I componimenti di sdegno hanno una larga tradizione nella lirica cinquecentesca, ma il presente trittico mariniano non trova puntuali echi nei testi della tradizione precedente. 36
Sdegno amoroso (La Lira, parte prima, Rime amorose, 77) analisi Opposizione fra prigionia e liberazione dell’amante dalla servitù amorosa ² Dicotomia resa: ³ ³ a livello morfologico: uso dei tempi verbali (passato e presente) a livello metrico: bimembrazione del verso finale d’ogni quartina in emistichi dal contenuto opposto ² Ripresa lessicale dei moduli petrarcheschi: catena – giogo ² hapax mariniano: adamantino 37
Sdegno amoroso (La Lira, parte prima, Rime amorose, 78) analisi ² Confronto con il sonetto 4: posizione simmetrica Specularità lessicale ² Ripresa di sonn. 76 ÷ 77, attraverso le voci sparsa e incenerita ² Le tradizionali armi della donna come strumenti capaci di creare il sentimento amoroso (la bella man, de’ begli occhi i rai) ³ cfr. RVF 9, 10÷ 12: così costei, ch'è tra le donne un sole, in me movendo de' begli occhi i rai crïa d'amor penseri, atti et parole 38
Sdegno amoroso (La Lira, parte prima, Rime amorose, 78) analisi ² T 1: antitesi iniziale (pietosa vs cruda) ² T 2: adynaton (neve vs ardore) ³ cfr. RVF 30, 9 -10: quando avrò queto il core, asciutti gli occhi, vedrem ghiacciare il foco, arder la neve ² Esasperazione della dimensione concettosa dell’oggetto d’amore, riunendovi due tratti inconciliabili dell’universo reale ² Chiasmo tra voci verbali e oggetti ² v. 14: derivatio (sciogliendo-sciolse) 39
Il canto dell’usignolo (L’Adone, Canto VII, 32 -37) 32 Ma sovr’ogni augellin vago e gentile che più spieghi leggiadro il canto e’l volo versa il suo spirto tremulo e sottile la sirena de’ boschi, il rossignuolo, e tempra in guisa il peregrino stile che par maestro del’alato stuolo. In mille fogge il suo cantar distingue e trasforma una lingua in mille lingue. 34 O che vezzose, o che pietose rime lascivetto cantor compone e detta. Pria flebilmente il suo lamento esprime, poi rompe in un sospir la canzonetta. In tante mute or languido, or sublime varia stil, pause affrena e fughe affretta, ch’imita insieme e’nsieme in lui s’ammira cetra flauto liuto organo e lira. 33 Udir musico mostro, o meraviglia, che s’ode sì, ma si discerne apena, come or tronca la voce, or la ripiglia, or la ferma, or la torce, or scema, or piena, or la mormora grave, or l’assottiglia or fa di dolci groppi ampia catena, e sempre, o se la sparge o se l’accoglie con egual melodia la lega e scioglie. 35 Fa dela gola lusinghiera e dolce talor ben lunga articolata scala. Quinci quell’armonia che l’aura molce, ondeggiando per gradi, in alto essala, e, poich’alquanto si sostiene e folce, precipitosa a piombo alfin si cala. Alzando a piena gorga indi lo scoppio, forma di trilli un contrapunto doppio. 40
Il canto dell’usignolo (L’Adone, Canto VII, 32 -37) 36 Par ch’abbia entro le fauci e in ogni fibra rapida rota o turbine veloce. Sembra la lingua, che si volge e vibra, spada di schermidor destro e feroce. Se piega e’ncrespa o se sospende e libra in riposati numeri la voce, spirto il dirai del ciel che’n tanti modi figurato e trapunto il canto snodi. 37 Chi crederà che forze accoglier possa animetta sì picciola cotante? e celar tra le vene e dentro l’ossa tanta dolcezza un atomo sonante? O ch’altro sia che da liev’aura mossa una voce pennuta, un suon volante? e vestito di penne un vivo fiato, una piuma canora, un canto alato? Caravaggio, I musici [1594, New York, The Metropolitan Museum of Art] 41
Il canto dell’usignolo (L’Adone, Canto VII, 32 -37) analisi ² Breve contestualizzazione: L’Adone, “poema epico” secondo l’intenzione del poeta Il giardino del Piacere (canti VI-VIII): Adone entra nel giardino dei cinque sensi. Nel canto VII, Mercurio, nel ruolo di guida, gli mostra i segreti dell’udito e loda il canto dell’usignolo ² Lettura e analisi: ³ ottava 32: presentazione dell’usignolo e definizione della superiorità del suo canto ³ ottave 33÷ 35: rappresentazione del canto, descritto nei minimi particolari ³ ottave 36÷ 37: considerazioni del poeta sul canto dell’usignolo 42
Il canto dell’usignolo (L’Adone, Canto VII, 32 -37) analisi ² virtuosismo poetico ² riproduzione della varietà e dell’intensità melodica del canto dell’usignolo attraverso il suono e la cadenza musicale del verso (ottave 33÷ 35) ² figure retoriche rilevanti: metafora 32, 4 (sirena de’ boschi) sinestesia 37, 4÷ 8 (voce pennuta, suon volante, piuma canora, canto alato) Correlazione metaforica di campi diversi e solitamente separati (mondo suoni e mondo alato) MERAVIGLIA POESIA LUDICA PROFONDITÀ DELLO SCAVO INTERIORE 43
Il canto dell’usignolo (L’Adone, Canto VII, 32 -37) analisi ² lessico ascrivibile al gergo musicale ² ottava 34, 8: cetra, flauto, liuto, organo e lira ² ottava 35, 2: articolata scala ² ottava 35, 8: contrappunto doppio Interesse per la musica del Seicento ² Interartisticità tendenza ad unire arti diverse sovrapponendole e mescolando tecniche da esse desunte ² Virtuosismo artistico apprezzato da D’Annunzio L’Innocente (1892), cap. IX: descrizione del canto dell’usignolo (melodia dell’usignolo resa con il ricorso al linguaggio speciale della musica: preludio, pausa, note, variazioni) ² Artificiosità della Natura (gara vinta dal musico) Marino coglie il processo di trasformazione della Natura ad opera dell’uomo grazie anche ai processi di industrializzazione l’uomo crea una seconda natura Arte più forte della Natura 44
La decodifica della poetica mariniana ² Struttura del Canzoniere (La Lira): varietà tematica disegno unitario intenzione di affrontare qualunque argomento “poetabile” ² Osservazione sui metri (madrigale) ² Prevalenza del frammento e dell’elemento casuale e disorganico ² L’attenzione al particolare e alla quotidianità ² Uso di un linguaggio medio, ma “manipolato” attraverso gli artifizi retorici ² Echi petrarcheschi ² intratestualità e intertestualità: la meta-letteratura ² Uso della metafora virtuosismo poetico e culto della parola preziosa ² Poetica della “meraviglia” ² Ricerca del “nuovo”: finalità edonistica dell’arte 45
La decodifica della poetica mariniana ² Poesia intellettualistica: ² il marinismo come sintesi di concettismo, descrittivismo, musicalità ² Trattato della metafora (capitolo centrale del Cannocchiale aristotelico) di Emanuele Tesauro: ² Metafora come il più ingegnoso e acuto, il più pellegrino e mirabile, il più gioviale e giovevole, il più facondo e fecondo parto dell’intelletto umano (brevità, novità, chiarezza) ² Lettera a Claudio Achillini (da La Sampogna) ² la varietà ingegnosa e l’arte di “leggere col rampino” come modalità operative: imparai sempre a leggere col rampino, tirando al mio proposito ciò ch’io ritrovava di buono, notandolo nel mio zibaldone e servendomene a suo tempo. ² Note di approfondimento sulle Opere: ² La Sampogna la crisi della poetica idillica e del rapporto tardo-rinascimentale fra ² La Galeria natura e civiltà il “libro figurato” dalla meta-letteratura…alla meta-pittura e meta-scultura: la “interartisticità” 46
La decodifica della poetica mariniana ² L’Adone “poema lirico”: genere epico, ma prevalenza del tema amoroso un poema che nega l’epica, esautora il racconto e abolisce l’eroe poema di pace poema di guerra il privato e l’amore il pubblico e la guerra sintesi di mito ed edonismo smisurata “enciclopedia” di sensazioni e immagini sensismo presupposti visione del mondo e teoria della conoscenza basata su materialistici: echi epicurei 47
“La poesia è detta pittura parlante, la pittura poesia taciturna…” [G. B. Marino] 48
E’ del poeta il fin la meraviglia, parlo dell’eccellente e non del goffo, chi non sa far stupir, vada alla striglia! [da La Murtoleide di G. B. Marino] Andrea Pozzo, L’apoteosi di Sant’Ignazio di Loyola [1691 -1694, Roma, Chiesa di Sant' Ignazio] G. B. Gaulli, detto il Baciccio, Trionfo del Nome di Gesù, [Roma, Chiesa del Gesù] 49
La luce… Guido Reni, L’Aurora [1614, Roma, Casino Rospigliosi Pallavicini] 50
L’attenzione al particolare… Giovan Battista Ruoppolo), Natura morta [1629 -1693] Caravaggio, Ragazzo con cesto di frutta [1593, Roma, Galleria Borghese] 51
Eventuali discipline coinvolte: ² Storia dell’Arte 52
Tipologia delle verifiche: ² ORALE: ³ Colloqui in itinere ³ Verifica individuale al termine del modulo 53
Criteri di valutazione: ² La valutazione si basa su: ³ Quantità e qualità delle informazioni possedute ³ Coerenza e coesione delle informazioni riportate ³ Uso del registro linguistico adeguato ³ Capacità di argomentare ³ Capacità di affrontare con metodo critico un tema ³ Uso corretto del codice lingua ² Nella valutazione finale, si terrà conto anche della continuità dell’impegno, della partecipazione al dialogo educativo e all’attività didattica, della capacità di autocorrezione. 54
Riferimenti bibliografici Saggi critici: ² AA. VV. La critica stilistica e il Barocco letterario, Atti del II Congresso Internazionale di studi italiani, Le Monnier, Firenze 1957 ² C. Calcaterra, Il parnaso in rivolta, Bologna, Il Mulino 1961 ² G. Conte, La metafora barocca, Mursia, Milano 1972 ² W. Th. Elwert, La poesia lirica italiana del Seicento. Studio sullo stile barocco, Olschki, Firenze 1967 ² G. Getto, Introduzione al Marino, in Barocco in prosa e in poesia, Rizzoli, Milano 1969 ² M. Guglielminetti, Tecnica e invenzione nell’opera di Giovan Battista Marino, D’Anna, Messina-Firenze 1964 ² idem, Giovanni Battista Marino, La lirica, l’epica e la parodia, in AA. VV. , Storia della civiltà letteraria italiana, vol. III: Manierismo e Barocco, Utet, Torino 1990 ² M. Pieri, Per Marino, Liviana, Padova 1976 ² M. Praz, Studi sul concettismo, Sansoni, Firenze 1946 ² idem, Mnemosine. Parallelo tra la letteratura e le arti visive, Mondadori, Milano 1971 ² E. Taddeo, Studi sul Marino, Sandron, Firenze 1971 55
Riferimenti bibliografici Manuali: ² G. Baldi, S. Giusso, M. Razetti, G. Zaccaria, Dal testo alla storia dalla storia al testo, vol. II tomo 2°, Paravia, Torino 1994, pp. 47 ÷ 65 ² Giulio Ferroni, Profilo storico della letteratura italiana, vol. I, Einaudi, Milano 1992, pp. 406 ÷ 409 ² Romano Luperini, Pietro Cataldi, Lidia Marchiani, Franco Marchese, La scrittura e l’interpretazione vol. II tomo 1°, Dal Barocco all’Illuminismo, Palumbo, Firenze 2000, pp. 112 ÷ 134 ² Cesare Segre, Clelia Martignoni, Leggere il mondo. Letteratura, testi, culture, vol. IV, Dall’età del Barocco al secolo della ragione, Vania De Maldé, Giuliana Citton, Gianmarco Gaspari, Donatella Martinelli (a cura di), Bruno Mondadori, Milano 2001, pp. 40 ÷ 45; 54 ÷ 63 56
Riferimenti bibliografici Fonti: ² Giovan Battista Marino, Opere, Alberto Asor Rosa (a cura di), Rizzoli, Milano, 1967 ² Giovan Battista Marino, L’Adone, Giovanni Pozzi (a cura di), Mondadori, Milano 1976 ² Giovan Battista Marino, Rime Amorose, Ottavio Besomi e Alessandro Martini (a cura di), Edizioni Panini, Modena 1987 ² Giovan Battista Marino, La Galeria, voll. 1 -2, Marzio Pieri (a cura di), Liviana Editrice, Padova 1979 ² Giovan Battista Marino, La Sampogna, Vania De Maldé (a cura di), Fondazione Pietro Bembo/Ugo Guanda Editore, Parma 1993 57
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