Una conchiglia pi bella del solito Maria Antonella
Una conchiglia più bella del solito Maria Antonella Galanti – 3 maggio 2017 1
Parleremo di: ü In premessa Scienza, arte, saperi umanistici/Complessità/Identità-differenza/ Dominii conoscitivi ü Intelligenza le origini/ le intelligenze multiple/ l’intelligenza emotiva in rapporto all’ascolto e alla relazione ü Empatia ü Illusione VS Inganno Winnicott e l’area transizionale ü Abitare il virtuale (Internet ci rende stupidi? ) Maria Antonella Galanti 2
“Non so come il mondo potrà giudicarmi, ma a me sembra di essere stato soltanto un bambino che, giocando sulla riva, si sia divertito a trovare ogni tanto una pietra più liscia o una conchiglia più bella del solito: intanto, il grande oceano della verità si spalancava ancora completamente inesplorato di fronte a me”. (Isaac Newton, Philosophiae naturalis principia matematica, 1687) Maria Antonella Galanti 3
Non ci chiediamo per quale utile scopo gli uccelli cantino: lo trovano piacevole, perché sono stati creati per cantare. Similmente, non dovremmo chiederci perché la mente umana si preoccupi di comprendere i segreti dell’universo; la diversità dei fenomeni naturali è così grande, e i tesori nascosti nel cielo così ricchi, proprio perché non venga mai a mancarle fresco nutrimento. Keplero, Mysterium Cosmographicum, 1596 Maria Antonella Galanti 4
La citazione di Keplero ci parla del rapporto tra scienza e utilità. La citazione di Newton, invece, ci parla di una dimensione esperienziale intermedia tra realtà e illusione. Si tratta di un’area paradossale, la transizionalità, sulla quale torneremo più avanti. Maria Antonella Galanti 5
Discipline di studio, specializzazioni, soggettività VS oggettività, statuto epistemologico forte o debole: per ragionare delle relazioni Antonella Galanti 6 tra i diversi saperi possiamo. Maria immaginare un chiostro…
Complessità Significa esistenza di legami tra apparentemente lontani dell’esperienza. aspetti Si contrappone a “linearità” e perciò anche al determinismo causale. Rende necessario il dialogo tra differenti percorsi di specializzazione. Disorienta e spaventa generando il ricorso a modalità difensive di varia natura. Maria Antonella Galanti 7
Complessità Cercare legami tra opposti: - Per collocazione nel ciclo di vita - Per sesso/genere (uomo/donna) - Tra normalità e patologia (esistono due diversi modi di concepire la malattia, la diagnosi, la prognosi, la cura…) - Tra dimensioni del conoscere - Tra discipline: scienza, arte, poesia Maria Antonella Galanti 8
Identità e differenza Il contatto con persone diverse per sesso, età, condizione patologica, determina sempre un’attivazione di parti nascoste di noi. Si riattivano i nostri Io precedenti con tutte le esperienze dell’epoca …ma anche le nostre parti malate o disperanti Maria Antonella Galanti 9
Stadio VS posizione La stadialità fa riferimento a un'idea lineare di sviluppo, la posizione ad una spiraliforme Ricordare è ricreare, ma è anche ricostruire La regressione acquisisce statuto d'esistenza come modalità conoscitiva di se stesso e dell'altro La regressione rende possibile l'empatia come modalità conoscitiva particolare, che ha come oggetto i sentimenti dell'altro. La comunicazione pre-verbale diviene oggetto di studio 10
Francisco Goya “Aun aprendo” Madrid- Museo del Prado Datata Tra il 1825 e il 1828, anno di morte del pittore che qui usa la tecnica del nuovo secolo: la litografia 11
Realizzazione di sé VS adattamento E’ il conflitto fondamentale dell’esistenza ed è oggetto principale del processo di formazione La formazione è un termine ambivalente poiché fa riferimento: a) al prendere forma del soggetto che si autodetermina differenziandosi b) al suo parallelo e opposto conformarsi agli altri per essere accettato La dialettica tra istanze di realizzazione individuale e istanze di adattamento colora tutta la nostra vita: normalità e patologia Maria Antonella Galanti 12
Identità Il tema dell’identità e della differenza attraversa tutta la nostra vita e ne diventa l’elemento conflittuale caratterizzante. Il termine identità ha un forte valore polisemantico: • Fa riferimento alle origini (i propri genitori, la famiglia) e dunque alla continuità con l’altro collocato in una diversa dimensione temporale rispetto alla propria… • …ma fa riferimento anche al divenire (distaccarsi dal gruppo familiare di origine per assumere una propria identità) e dunque alla discontinuità rispetto alle origini. Maria Antonella Galanti 13
Identità In altre parole: - identità è riconoscersi (essere diversi da ogni altro, specialmente all’interno della propria famiglia o del proprio gruppo)… - …ma anche essere riconosciuti (l’opposto: essere uguali ad ogni altro, specialmente nella propria famiglia). Maria Antonella Galanti 14
Identità e differenza Freud sovverte l’idea di identità come stabile coesione dell’Io: l’irruzione dell’altra scena, dell’inconscio, decentra, rende fluttuante e non più coesa e stabile l’identità. E inoltre, con l’Edipo, nasce la dimensione della differenza, per genere e per generazione. Scegliere un polo è tanto più generativo, quanto più si mantiene il rapporto fantasmatico con l’altro e il legame dialettico. Maria Antonella Galanti 15
Formazione e conoscenza Le dimensioni del conoscere sono tre: üDimensione senso-motoria üDimensione affettiva ed emozionale üDimensione razionale Maria Antonella Galanti 16
Psiche, corpo, intelligenza L’intelligenza: ØHa origini biologiche ØSi genera nella relazione ØE’ plurale Maria Antonella Galanti 17
Jean Piaget a 21 anni 18
Jean Piaget da anziano 19
Assimilazione e accomodamento Ciascuno di noi struttura il proprio modo di essere nel mondo in relazione all’equilibrio o al disequilibrio che sa creare tra questi due movimenti: - in relazione ai diversi contesti - al tendere verso l’uno o l’altro di essi. Maria Antonella Galanti 20
• Le “funzioni dell’Io” (attenzione, memoria, linguaggio, intelligenza…) sono facoltà spesso identificate, in maniera riduttiva, come “funzioni cognitive” • Si tratta invece di ambiti psicocorporei di intersezione tra elementi cognitivi ed elementi affettivo-emozionali che svolgono un ruolo importante ai fini dell’adattamento ambientale. • Alcuni esaltano l’oggettività biologica alla quale tutti questi aspetti sono correlati e che in parte li determina, considerandoli come una sorta di dato innato e immodificabile del quale ogni soggetto può essere più o meno provvisto. 21
• Altri intrecciano queste stesse facoltà o funzioni con la volontà, come se la capacità attentiva o quella mnestica fossero questione di volere o non volere e fossero riconducibili alle buone intenzioni del soggetto. Ne fanno, insomma una questione di morale. • Tutti tendono a riprodurre nei contesti concreti una visione singolare (nel senso di non generale) di tali facoltà, che è quella tipica del senso comune. In realtà tutte le funzioni dell’Io dovrebbero essere considerate plurali (cioè poliedriche e polivalenti). Maria Antonella Galanti 22
• Esistono vari linguaggi, memorie e intelligenze e a questo proposito si ricordano le ricerche di Howard Gardner, studioso di Psicologia dell’età evolutiva ed esperto di Neurologia, docente presso l’Università di Harvard. • Egli ha elaborato una propria teoria delle intelligenze multiple che comprende (almeno) sette aree o ambiti principali: l’intelligenza logico-matematica, quella linguistica o verbale, quella musicale, quella spaziale, quella cinestesica, e quella personale, articolata in intra e intersoggettiva. 23
A queste sette tipologie ha aggiunto in seguito un’ottava forma di intelligenza, quella naturalistica (legata alla capacità di manipolare gli oggetti naturali), e una nona, quella esistenziale, relativa alle competenze e disponibilità di carattere in certo qual modo filosofico, cioè al ragionare per universali e sulle questioni relative all’esistenza. 24
Occorre poi ricordare le ricerche sull’intelligenza emotiva (o emozionale) e, prime fra tutte, quelle di Daniel Goleman. Per lo studioso l’intelligenza emotiva può essere definita in relazione alla capacità di introspezione e di conoscenza di sé (per poter utilizzare e valorizzare al massimo le proprie potenzialità), ma contemporaneamente anche come capacità di decentrarsi, di mettersi dal punto di vista dell’altro e comprenderlo attraverso modalità di carattere empatico. 25
Daniel Goleman individua due tipologie fondamentali di intelligenza emozionale: quella legata alla propria vita privata e quella di carattere sociale. Nel primo caso è importante, per l’autore, sapere interpretare e dotare di senso anche le nostre emozioni negative utilizzandole positivamente per comprendere le circostanze che le determinano e per valutare noi stessi e valorizzare le proprie potenzialità, ma anche imparare a convivere con i propri limiti Maria Antonella Galanti 26
Intelligenza personale significa, allora, anche trovare una canalizzazione per le emozioni considerate negative e riuscire non solo a controllarle ma anche a esprimerle secondo modalità indirette, simboliche e metaforiche, cioè, socialmente accettabili. L’intelligenza sociale riguarda la capacità di relazionarci con gli interlocutori in maniera positiva e costruttiva che a sua volta presuppone quella di comprenderli mettendoci dal loro punto di vista, immedesimandoci nei loro sentimenti e stati d’animo, pur senza disconoscere distanza e differenza. 27
Questa intelligenza comprende anche competenze di tipo comunicativo legate, non solo all’espressione attiva dei propri contenuti, ma soprattutto alla capacità di ascolto attento dell’altro. Secondo Goleman è possibile incrementare l’intelligenza emotiva nell’intero arco dell’esistenza. A differenza dell’intelligenza formale, infatti, che può deteriorarsi con il passare del tempo e che raggiunge la sua conformazione standard all’ingresso nell’età adulta, l’intelligenza emotiva tende a migliorare con l’esperienza e dunque con il passare degli anni. Maria Antonella Galanti 28
Per Gardner tutte le tipologie di intelligenza sono presenti in ogni soggetto, ma la differenza tra l’uno e l’altro è generata dalle loro possibili diverse combinazioni e dal prevalere di ciascuna. Gardner, basandosi sull’evoluzione dell’intelligenza nei bambini e sull’osservazione clinica di persone adulte colpite da ictus cerebrale, critica la vecchia concezione, unitaria e quantitativa, dell’intelligenza intesa come elemento misurabile ed esprimibile attraverso il QI Maria Antonella Galanti 29
QI = il quoziente intellettivo definito come risultato del rapporto tra età mentale del soggetto (calcolata in base alla somministrazione di prove standardizzate, sia verbali che di performance) ed età anagrafica. E’ invece ormai un dato condiviso il fatto che non necessariamente ad un alto Q. I. corrisponda un adeguato successo relazionale, sociale e professionale. 30
Non di rado alti valori di Q. I. formale, legato alle competenze di tipo logico-matematico o verbale, non corrispondono a un altrettanto alto grado di riconoscimento sociale. Anche in virtù di questo elemento è ormai assodato che la dimensione (o dominio) razionale dell’intelligenza non rappresenti che uno degli aspetti che la rendono adattiva. E’ quanto è stato mostrato anche da Antonio Damasio, che nel suo laboratorio presso l’Università dello Iowa ha utilizzato gli studi relativi alla memoria e alle emozioni in pazienti affetti da Sindrome di Alzheimer. 31
Damasio afferma, servendosi degli strumenti della neurofisiologia, che la componente emozionale dell’intelligenza non rappresenta un fattore di contorno o di complemento rispetto a quella razionale, ma, al contrario, è l’elemento che permette di effettuare scelte, di prendere decisioni, di selezionare strategie risolutive rispetto a differenti problemi. Analizzando soggetti danneggiati dal punto di vista neurologico mostra che non fossero in grado di prendere decisioni pur rimanendo capaci di comprendere e valutare razionalmente tutti i dati e le variabili insiti nelle diverse situazioni. 32
La capacità di scegliere e prendere decisioni, in particolare, non è solo dipendente quella analitica del considerare in maniera razionale gli elementi a favore o contrari rispetto all’una o all’altra opzione, ma tende piuttosto a rifarsi a esperienze pregresse, a strategie risultate vincenti in situazioni analogicamente vicine, a tracce inconsapevoli di carattere emozionale e affettivo legate alla memoria involontaria e a vissuti di tipo corporeo Maria Antonella Galanti 33
Sono i “marcatori somatici” che colorano positivamente o negativamente le diverse prospettive legate alle possibili scelte. Attraverso tali marcatori somatici le scelte sono operate, in un certo senso, quasi in virtù anche del possibile vantaggio biologico. Damasio cerca conferma nell’ambito della patologia studiando il comportamento di soggetti con danni a livello di regioni prefrontali e dunque deprivati delle capacità emozionali. Secondo lui questi soggetti, pur avendo mantenuto intatte le competenze razionali legate alla memoria e all’attenzione, nonché al ragionamento, non riescono a operare delle scelte proprio perché danneggiati nella sfera delle emozioni. 34
Intelligenza emotiva, ascolto e comunicazione Nel considerare le problematiche comunicative si tende ad enfatizzare la produzione rispetto alla comprensione dei messaggi, sia in ambito di linguaggio verbale che relativamente al non verbale. Il momento dell’ascolto è decisivo, poiché solo la condivisione dei contenuti dee messaggi rende efficace la comunicazione. Maria Antonella Galanti 35
Disturbi della comunicazione e ascolto Non pochi disturbi della comunicazione nascono dall’incapacità o dal non volere ascoltare da parte dei soggetti coinvolti. Vi sono messaggi che irritano, inquietano o generano ansia (per alcuni loro aspetti o per la dimensione meta) e che quindi non si comprendono La capacità di ascolto è correlata al possesso di doti empatiche 36
Empatia E’ la competenza essenziale anche in ogni percorso professionale perché rende possibile immedesimarsi in punti di vista diversi dal proprio e dunque ascoltare attivamente, comprendere , elaborare i conflitti e trovare soluzioni efficaci. 37
Empatia Si può definire come la capacità di comprendere il modo di essere-nel-mondo di un altro dal di dentro immedesimandosi nella sua condizione e facendo leva per analogia su qualche propria esperienza 38
Presuppone la simpatia, la pietà e la commozione, ma è più complessa di ciascuna di esse Empatia e introspezione si presuppongono l’un l’altra. L’empatia è legata alla disponibilità rispetto alla regressione e quindi al possesso di una salda e integra identità. 39
Empatia e regressione Perché si realizzi l’empatia è necessaria la disponibilità a regredire dal punto di vista della funzionalità dell’Io …a regredire in maniera temporanea, con possibilità di recupero immediata e costante… …cioè a uscire temporaneamente dalla propria immagine del Sé, disponibilità, questa, legata al possesso di una salda e integra identità. Maria Antonella Galanti 40
L’empatia si realizza per via emotiva e rappresenta una forma di conoscenza che come l’intuizione si realizza in modo rapido, intermittente, repentinamente e coinvolgendo ambiti profondi di comprensione. Si differenzia dall’intuizione per l’oggetto della conoscenza, che è la dimensione emozionale e dei sentimenti. L’empatia, inoltre, comporta coinvolgimento emotivo; l’intuizione può invece essere utilizzata addirittura per evitarlo. 41
Empatia e identificazione L’identificazione è un processo persistente nella durata e inconsapevole L’empatia si realizza in maniera intermittente e temporanea e abita le regioni del preconscio. Inoltre: l’identificazione si origina dal bisogno di recuperare internamente l’oggetto perduto mentre l’empatia si origina dal bisogno di accrescere la propria comprensione dell’altro. Maria Antonella Galati 42
Empatia e identificazione proiettiva Sono due meccanismi opposti: l’empatia equivale al mettersi nei panni dell’altro, l’IP al rivestirlo dei propri …e addossandogli le nostre parti interne idealizzate per rispecchiarci narcisisticamente in lui o quelle rifiutate e sentite come cattive che non riusciamo a concepire come anche nostre. Con l’IP l’altro diventa Oggetto idealizzato o demonizzato, inascoltato e incompreso perché aservito alle nostre paure o ai nostri desideri. 43
Illusione VS Inganno Si torna al tema della conchiglia più bella del consueto. Illusione non significa inganno, ma capacità creativa. Come nasce, infatti, il pensiero? 44
All’origine del pensiero Simbolo, symbolon, συμβολον Rappresentarsi un’assenza e la possibilità del ritorno Bidimensionalità e tridimensionalità psichica Il pensiero nasce nella dialettica vuoto-pieno che declina la nostra vita sia in senso biologico sia in senso psichico 45
Illusione VS Inganno L’illusione ha a che fare con la conoscenza, con ogni nostra produzione culturale, con ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Winnicott, uno studioso della psiche e della relazionalità particolarmente creativo, parla a tale proposito di “area transizionale”. 46
Donald W. Winnicott 1896 -1971 Maria Antonella Galanti 47
Winnicott 48
Winnicott 49
Caratteristiche generali - Il paradosso evocativo e il pensiero paradossale - Il riconoscimento del bisogno del paziente di sentire la realtà delle emozioni dell’analista. Elemento esportabile in ogni contesto, anche professionale. - La condivisione delle esperienze di sofferenza dei pazienti e la capacità di recuperare il negativo di ogni esperienza attraverso il rovesciamento paradossale. 50
Winnicott e l’emergere del Sé Un paradosso fondante di Winnicott è che inizialmente si è in solitudine assoluta e in dipendenza assoluta. Il “Sé in solitudine” che deve essere inteso come inviolabile e rispettato, rappresenta il Sé centrale, il nucleo centrale del vero Sé che garantisce il senso della continuità d’essere. La solitudine come benessere e la “capacità di essere solo in presenza di altri”. Maria Antonella Galanti 51
Winnicott e la conquista del senso di realtà Importanza del momento dell’illusione sul quale si basa la competenza immaginativa che rende possibile la dialettica tra Sé privato e Sé pubblico. Non si limita al concetto freudiano e kleiniano di “fantasia”, ma la differenzia dal “fantasticare”. La prima è l’incontro tra immaginario e reale, il secondo è un pensiero senza contatto con la realtà, isolato e inutile sia per il sogno che per la vita reale. 52
Il fantasticare (o fantasizzare) fonda la patologia (allucinazione e delirio) mentre la fantasia dell’illusione garantisce la normalità e permette la creatività. Attraverso l’illusione il bambino si vive come onnipotente mago creatore e questo fonda la solidità del suo Sé e prima ancora, a renderla possibile, il sentimento di fiducia. E’ l’esperienza dello spazio potenziale e degli oggetti transizionali. Perché favoriscono la transizione tra mondo degli oggetti soggettivi e mondo della realtà. 53
Winnicott e il paradosso della comunicazione “E’ una gioia nascondersi, è pure un disastro non essere trovati” Tensione tra necessità di preservare il proprio nucleo centrale dalle intrusioni e necessità di comunicare. Il gioco e poi la cultura possono mediare queste due opposte tensioni. 54
Il legame tra sé e l’altro, reso possibile dall’esperienza transizionale, non è correlato né alla sottomissione né alla colpa. La mediazione Io-mondo dura quanto la vita. Il gioco (il gioco in sé) è un’esperienza al limite tra il massimo di soggettivo e il reale. Nell’illusione: dall’oggetto transizionale al gioco simbolico, alla creatività culturale. 55
Il mio gatto Ulisse e la mia gatta Blu in attesa di giocare con il raggio di sole come se fosse una vera preda. Basta prendere lo specchio e fare in modo che se ne accorgano. Subito capiscono che sta per iniziare l’illusione condivisa. Maria Antonella Galanti 56
Fenomeni transizionali Si riferisce a una dimensione della vita che riguarda il luogo d’intersezione tra interno ed esterno. Winnicott usa molte espressioni per indicarli: Ø Transizionalità: Ø Area intermedia Ø Terza area Ø Luogo di riposo Ø Spazio potenziale Ø Sede dell’esperienza culturale Maria Antonella Galanti 57
I Fenomeni transizionali non coincidono con l’oggetto transizionale. I primi esistono da prima della nascita e sono condivisi, fino all’inizio della differenziazione tra me e non-me con la madre. Nella diade esistono creatività e cultura. Il passaggio dalla dipendenza assoluta a quella relativa è segnato dall’uso dell’oggetto transizionale che conduce a sua volta all’uso dell’illusione, del simbolo e infine dell’oggetto. 58
Fenomeni transizionali L’oggetto posseduto rappresenta tutte le caratteristiche formano la cura materna, eppure significa che il bambino è capace di CREARE da solo ciò di cui ha bisogno e le proprie cure. Egli lo possiede perché lo crea: Lo usa con l’altra mano mentre una viene usata come precursore e può essere o meno succhiato; comincia a pizzicare la lana e a raccoglierla e usarla nell’accarezzare. Il tutto è accompagnato da attività della bocca e suoni corporei. Maria Antonella Galanti 59
Fenomeni transizionali 5 L’oggetto transizionale è un oggetto reale (morbido e caldo) del cui valore i genitori sono consapevoli intuitivamente; si lascia che divenga sporco e maleodorante; così, intuitivamente, non si introduce alcuna rottura nel significato dell’oggetto come possesso creato dal bambino. E’ equivalente in relazione al genere. Viene nominato dal bambino. Maria Antonella Galanti 60
Fenomeni transizionali Ø Non deve cambiare se non per iniziativa del b. Ø Deve sopravvivere all’aggressività Ø Deve sembrare al b. che dia calore e che abbia vita in sé Ø Noi vediamo che proviene dall’esterno ma per il b. proviene dall’interno. Ø E’ destinato al graduale disinvestimento e verrà relegato in un luogo neutro. Perde di significato, anche se non viene dimenticato; neanche però rimpianto. Maria Antonella Galanti 61
Fenomeni transizionali La perdita di significato dell’oggetto transizionale segna l’ingresso (l’allargamento dei fenomeni transizionali) nell’area intermedia tra realtà psichica interna e realtà esterna. L’idea di oggetto transizionale segna una rottura in ambito psicoanalitico: gli oggetti venivano o internalizzati o perduti. Ora esiste un limbo. Esiste un luogo di contatto tra dentro e fuori che mantiene distinti e correlati insieme me e nonme. 62
Reale e Virtuale Il virtuale è reale La creatività è legata al virtuale L’essere umano teme le protesi che lui stesso crea per il proprio corpo e per la propria mente Maria Antonella Galanti 63
Il virtuale, la rete, Frankenstein Sono sempre esistite due modalità diverse e parallele di comunicare: una intima, riservata a poche persone, legata alla condivisione di esperienze e una più allargata, di discussione. La prima riguarda i legami affettivi, l’altra quelli sociali. Prima della rete per il secondo tipo di comunicazione c’erano la piazza, il barbiere o la parrucchiera, il bar, perché a differenza di ora erano luoghi fissi e i loro frequentatori non cambiavano ed erano un po’ come i contatti di un social network. • 64
Chi sbaglia la rotta è il timoniere, non la barca. Le persone sospettose lo sono dovunque si esprimano, in rete o a casa, e così quelle fiduciose o quelle aggressive. E le persone che tendono a essere dipendenti troveranno sempre qualcosa o qualcuno da cui dipendere. Se una o più persone diventano alcolisti la colpa non è del vino, ma di problemi che se non ci fosse il vino si esprimerebbero in qualche altro modo. Maria Galanti 65
Ma perché così tanta paura e diffidenza nei confronti degli strumenti di comunicazione che amplificano le potenzialità del nostro corpo, travalicando lo spazio e il tempo? La mia voce non oltrepassa quelle decine di metri che sono anche il limite della vista e perciò ho bisogno del telefono…E il telefono non mi impedisce, quando è possibile, di passeggiare con un amico o di condividere un caffè. Inventiamo protesi per la nostra fragilità e poi ne siamo intimoriti: come il dottor Victor von Frankenstein, protagonista dell’affascinante romanzo di Mary Shelley, che teme, ripudia e abbandona la propria Creatura: il mostro Frankenstein o il moderno Prometeo. 66
Boris Karloff In Frankenstein di James Whale, 1931 Grazie per l’ascolto 67
- Slides: 67