TRATTATISTICA POLITICA E STORIOGRAFIA Laboratorio del Seicento La
TRATTATISTICA POLITICA E STORIOGRAFIA Laboratorio del Seicento
La trattatistica Un trattato è un’ opera che intende esaminare, in maniera metodica, una particolare materia o disciplina. Nel Seicento, la trattatistica sperimentò una progressiva frantumazione dell’ unità del sapere, che diede quindi vita a nuove forme sperimentali, quali i Pensieri diversi pubblicati da Alessandro Tassoni nel 1620. . La maggiore complessità e vastità del sapere scientifico portò alla nascita di trattati sempre più specifici e settoriali Vengono trattati i più disparati argomenti, quali la letteratura, la lingua, la morale. Pietro Sforza Pallavicino pubblica nel 1646 e nel 1662 il Trattato dello stile e del dialogo, in cui sono delineate le caratteristiche più si addicono allo stile “insegnativo” dei trattati.
“DE’ PENSIERI DIVERSI di Alessandro Tassoni libri dieci, correti, ampliati, e arrichiti per tutto dall'autore di nuoue curiosità: ne'quali per via di quisiti con nuoui fondamenti, e ragioni si trattano le più curiose materie naturali, morali, ciuili, poetiche, istoriche, e d'altre facoltà, che soglion venire in discorso fra caualieri, e professori di lettere. . . ”
La trattatistica politica In ambito politico-morale il termine di confronto di tutti i trattatisti del Seicento è Machiavelli e la problematica con il quale essi si confrontano è la riconciliazione tra ragion di stato e morale. Nel Seicento il fondamento dello stato rimane la virtù del principe, ma quella che per Machiavelli era un’ abilità del governante, si va trasformando in prudenza o dissimulazione onesta. Con il termine dissimulare intendiamo il tacere ciò che non si è o che non si ha. La dissimulazione da praticare è però quella onesta. Occorre quindi stare attenti a non cadere nella menzogna. Il trattatello Della dissimulazione onesta, pubblicato nel 1641 da Torquato Accetto, è un importante testo che aiuta a comprendere come elementi apparentemente inconciliabili possano coesistere nell’ arte del “principare” e, più in generale, del vivere.
TORQUATO ACCETTO Accetto nacque a Trani, sotto il dominio spagnolo, nel 1588 o nel 1589, e visse quasi sempre ad Andria, ma anche a Napoli. Della sua vita sappiamo pochissimo, la sua opera più importante fu il trattatello Della dissimulazione onesta (1641), il quale fu presto dimenticato dai contemporanei, per essere riscoperto nel 1928 dal filosofo Benedetto Croce.
IL DELLA DISSIMULAZIONE ONESTA Il punto di partenza di quest’ opera è il rifiuto della necessità di simulare, che era stata proposta da Machiavelli. L’ autore si occupa dunque della dissimulazione onesta. Per Accetto la dissimulazione è tollerata solo se è praticata “non con intenzione di fare, ma di non patir danno”. La dissimulazione è propria dell’ uomo, lo stesso Adamo cercò infatti di nascondere la propria esistenza a Dio: “la diligenza del nascondere quasi nacque con il mondo stesso” Altra metafora biblica è la rappresentazione congiunta del serpente e della colomba. Accetto cita le parole pronunciate da Gesù agli apostoli: “Estote prudentes sicut serpentes, et simplices sicut columbae” Ma è intenzione dell’ autore distinguere la dissimulazione dalla menzogna “nel bel sereno della vita non si dee dar luogo all’ importuna nebbia della menzogna” La necessità del dissimulare è da ricercare nel tempo in cui si opera, ed è così spiegata da Accetto “Il danno che avrebbe potuto farmi lo sfrenato amor di dir il vero” Lo stile sintattico e lessicale è semplice, questa scelta si adatta perfettamente all’ opera, la cui finalità è insegnarci a perseguire il vero, con prudenza, passando quindi inosservati.
Storiografia La storiografia del Seicento è dominata dall’interesse della storia e della politica come scienza e tecnica e pone in secondo piano la tendenza letteraria e umanistica, cioè il racconto dei fatti condotto in stile elevato, e lo scopo di presentarsi come insegnamento storico. Il panorama dei temi trattati è ricchissimo, guerre europee, storia della chiesa, dispute religiose ecc. . Nel Seicento si diffonde, e Sarpi ce ne fornisce un esempio eccelso, la storiografia ideologica ovvero una storiografia che si pone di fronte un avversario da attaccare, non una realtà da comprendere e da considerare nelle sue luci e ombre: � Istoria del Concilio tridentino di Paolo Sarpi e Istoria del Concilio di Trento di Sforza Pallavicino In un clima teso come quello dell’Europa del Seicento, le battaglie si combattono anche con i libri. . � Annales ecclesiastici di Cesare Baronio e Historia ecclesiae Christi ad opera di alcuni teologi di Magdeburgo
Chi sono gli autori? Esponenti dell’alto clero: � Guido Bentivoglio: arcivescovo di Rodi poi ambasciatore pontificio (Nunzio) nelle Fiandre, poi a Parigi ecc. . Direttore della Santa Inquisizione durante il processo a Galileo. Scrisse Della guerra di Fiandra, pubblicato a Colonia nel 1632. Monaci e intellettuali: � Vittorio Siri: monaco benedettino, la cui amicizia con il cardinale Richelieu gli consentì l’accesso ai materiali d’archivio della corte francese. Scrisse Il Mercurio overo historia de’ correnti tempi, in 15 volumi dal 1644 al 1682. I primi 5 si riferiscono alla storio europea fino al 1645, gli altri 10 volumi si basano su fonti diplomatiche francesi. Egli ritiene che la verità storica si trovi solo nei documenti e che il compito dello storico è solamente quello di registrare correttamente i fatti, rinunciando a qualsiasi forma di interpretazione.
Chi sono gli autori? Uomini d’armi: � Arrigo Caterino Davila: partecipò alle guerre di religione in Francia. Scrisse la Storia delle guerre civili di Francia, pubblicata a Venezia nel 1630 e ristampata in francese, spagnolo e latino. � Galeazzo Gualdo Priorato: combatté sotto Maurizio di Nassau nelle Fiandre gli spagnoli, poi i francesi e gli inglesi, e con Albrecht von Wallenstein gli svedesi e i danesi. Scrisse l’Historia delle guerre di Ferdinando II e Ferdinando III d’Asburgo imperatori e del re Fillippo IV di Spagna contro Gustavo Adolfo, re di Svezia e Luigi XIII, re di Francia, tra il 1640 e il 1651.
Paolo Sarpi e Sforza Pallavicino: due autori militanti Paolo Sarpi � Frate servita, fermo oppositore della chiesa cattolica fu fautore di un ritorno alla chiesa primitiva: condannò il potere temporale della chiesa, la mondanizzazione del clero e la superiorità del papa sul Concilio. � Scrisse la Istoria del Concilio tridentino nel 1619, nella quale propose la tesi che le decisioni del concilio di Trento non furono tanto ispirate quanto frutto di interessi politici e umani. Sforza Pallavicino � Cardinale gesuita, incaricato da Papa Innocenzo X di scrivere un trattato per la smentita delle accuse mosse da Sarpi alla curia di Roma. � Scrisse la Istoria del Concilio di Trento nel 1656 -57 con un intento apologetico e di esaltazione della spiritualità del concilio e della Riforma cattolica.
ISTORIA DEL CONCILIO TRIDENTINO L’opera racconta la lunga storia del Concilio, non è però un’opera oggettiva e imparziale, ma tutta pervasa da un’interpretazione tendenziosa dei fatti. Sarpi intende mostrare come il Concilio abbia fallito il suo scopo, che era quello di rinnovare attraverso un’autentica riforma spirituale, l’unità cristiana di cattolici e protestanti. «Racconterò le cause e li maneggi d'una convocazione ecclesiastica, nel corso di 22 anni per diversi fini e con varii mezi da chi procacciata e sollecitata, da chi impedita e differita, e per altri anni 18 ora adunata, ora disciolta, sempre celebrata con varii fini, e che ha sortita forma e compimento tutto contrario al dissegno di chi l'ha procurata et al timore di chi con ogni studio l'ha disturbata: chiaro documento di rasignare li pensieri in Dio e non fidarsi della prudenza umana. »
ISTORIA DEL CONCILIO DI TRENTO
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