Studiolo di Belfiore Lo Studiolo di Belfiore faceva
Studiolo di Belfiore
• Lo Studiolo di Belfiore faceva parte della perduta delizia estense di Belfiore a Ferrara. Voluto, come luogo di ritiro e private meditazioni, da Lionello d'Este nel 1447 poi completato all'epoca di Borso attorno al 1463, è ritenuto il primo studiolo principesco italiano. Le decorazioni furono realizzate da diversi artisti ma la perdita dello studiolo ha comportato la dispersione del suo patrimonio in vari musei.
Giovanni da Oriolo, Ritratto di Lionello d’Este, tempera su tavola, 1447, National Gallery, Londra
Baldassarre d’Este Ritratto di Borso d’Este, 1469 1471, , tempera su tela, Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano
• Il programma iconografico delle pitture dello studiolo, distrutto con il palazzo nel 1632 da un incendio, che comportò anche la dispersione delle opere, era stato ideato dall’umanista Guarino Veronese (Verona 1374 Ferrara 1460), maestro di Lionello d’Este, che aveva ideato per lo studiolo un ciclo iconografico con le nove Muse.
• Lo studiolo di Belfiore a Ferrara è l’esempio più eloquente del rapporto strettissimo tra committenza, scelte iconografiche e realizzazione pittorica. Le nove Muse che decoravano le pareti non erano solo le protettrici delle arti ma si identificavano con le virtù e il buon governo del marchese.
Michele Pannonio, Thalia, Budapest, Museo di Belle Arti
Anonimo ferrarese, Polimnia, Berlino, Gemaldegalerie
Angelo Maccagnino e Cosmè Tura, Tersicore, Milano Poldi Pezzoli
Anonimo ferrarese, Urania, Ferrara Pinacoteca
Cosmè Tura, Calliope, Londra, National Gallery
Angelo Maccagnino e collaboratore di Cosmè Tura, Erato, Ferrara , pinacoteca
Anonimo ferrarese, Melpomene, Budapest, Museo delle Belle Arti
Anonimo ferrarese, Euterpe, Budapest museo delle Belle Arti
Lo studiolo di Isabella d’Este Lo Studiolo fu un ambiente privato di Isabella d’Este allestito nel Palazzo ducale di Mantova. Situato inizialmente al piano nobile del castello di San Giorgio , venne trasferito nel 1523 negli appartamenti di Corte Vecchia. Isabella fu l'unica nobildonna italiana ad avere uno studiolo, a riprova della sua fama di dama colta, estremamente esigente nelle sue richieste ai più rinomati artisti dell’epoca e capace di raccogliere simboli dell’antico, preziose rarità e opere moderne di grande qualità.
• Nipote di Lionello e Borso d’Este, sorella di Beatrice, sposa di Ludovico il Moro e di Alfonso , consorte di Lucrezia Borgia; dopo il matrimonio con Francesco Gonzaga avvenuto nel 1489, riesce a fare di Mantova un polo di attrazione culturale per letterati e artisti.
disegno preparatorio eseguito a carboncino, sanguigna e pastello giallo su carta di Leonardo da Vinci, databile al 1500 circa, Parigi, Louvre
Tiziano, Ritratto di Isabella d’Este (1534), Vienna , Kunsthistorische Museum
Lo Studiolo di Isabella • Nata a Ferrara ed educata da alcuni dei più colti umanisti dell'epoca, Isabella andò in sposa a Francesco II Gonzaga nel 1490 a soli sedici anni, arrivando a Mantova il 12 febbraio di quell'anno. Si sistemò negli appartamenti al piano nobile del castello di San Giorgio. Poco dopo il suo arrivo fece organizzare due piccoli ambienti del suo appartamento, scarsamente illuminati e senza camini, come stanze ad uso personale: lo "studiolo", situato nella torretta di San Niccolò, e la "grotta", un ambiente al di sotto dello studiolo, al quale si accedeva tramite una scala e un portale decorato in marmo. L'idea le era probabilmente partita sia dalla conoscenza dello Studiolo di Belfiore di suo zio Leonello d’Este , sia attraverso la conoscenza della cognata Elisabetta Gonzaga, maritata Montefeltro (con la quale aveva un particolare sentimento di amicizia), dopo che questa le mostrò gli studioli di Urbino e di Gubbio.
• Per Isabella d’Este, il possesso di opere d’arte era un ‘esigenza irrinunciabile, una pulsione prepotente, quello che lei stessa definiva “un desiderio insaciabile di cose antique”. Il suo collezionismo si basa sul desiderio di acquisire opere rilevanti dal punto di vista della qualità ma anche in in virtù della loro prestigiosa provenienza. (vasi in pietra dura appartenenti alla famosa raccolta di Lorenzo il Magnifico).
• La collezione di Isabella, disposta nello studiolo, composta di gemme, cammei, frammenti antichi, sembra proporre il paragone tra arte moderna, la decorazione pittorica e arte classica. Il fatto che raccoglieva dipinti e oggetti d’arte in tale quantità da non poter essere esposti in un solo ambiente e che perciò doveva considerare intercambiabili, definisce la sua vocazione di collezionista e lo studiolo come l’embrione dei futuri musei d’arte.
Cammeo Gonzaga, III secolo a. C. , San Pietroburgo, Museo dell'Ermitage
• La grotta conteneva la collezione di antichità, mentre per lo studiolo elaborò, almeno dal 1492, un programma decorativo basato su una serie di dipinti commissionati ai più illustri artisti dell'epoca, su temi mitologici, allegorici desunti dalla letteratura e celebrativi di se stessa e della sua casata, che venivano suggeriti dai suoi consiglieri.
• Il progetto di Isabella, piuttosto originale, sarebbe stato quello di mettere in competizione (in "paragone") i vari artisti su dipinti di identiche dimensioni, tutti su tela, con la medesima direzione della luce, che riprendeva quella naturale della stanza, e con le figure in primo piano di stessa grandezza.
Andrea Mantegna, Il Parnaso, Louvre La tela fu la prima della serie di decorazioni pittoriche per lo studiolo di isabella nel castello di san Giorgio a Mantova
Andrea Mantegna, Trionfo della Virtù, Louvre
Contratto tra Isabella d’Este e il Perugino per la Lotta tra Castità e i Vizi , 1503 • Il quadro, insieme agli altri dipinti del Mantegna e del Costa, costituiva il ciclo allegorico e decorativo dello studiolo, il cui complesso programma iconografico , elaborato dagli umanisti di corte, Paride da Cesarara e Mario Equicola, voleva proporre, celebrando l’unione delle dinastie Este Gonzaga, una sintesi armonica, cara al dibattito neoplatonico, fra amor sacro e amor profano.
Pietro Perugino, Lotta tra Castità e Vizi, (dallo studiolo di Isabella d’Este), Parigi, Louvre
Lorenzo Costa, Allegoria della corte di Isabella, (dallo studiolo di Isabella d’Este), Parigi, Louvre.
• Tra il 1519 e il 1522, dopo la morte del marito, Isabella si trasferì in un nuovo appartamento nell'ala detta "Corte Vecchia", realizzato dall'architetto ducale e "Prefetto delle fabbriche gonzaghesche" Battista Covo. In quell'occasione lo studiolo venne smantellato e rimontato in un altro ambiente
Correggio, Allegorie del Vizio e della Virtù, 1531, ( dallo studiolo alla Corte Vecchia) Louvre
• Caduto in disuso lo studiolo dopo la morte della marchesa, le pitture vennero traslocate in un'altra zona del palazzo nel 1605 per essere poi vendute con tutta la collezione di famiglia al re Carlo I d’Inghilterra nel 1627. Le tele vennero donate al cardinale Richelieu che le portò a Parigi, confluirono poi nelle collezioni reali di Luigi XIV e, dopo la rivoluzione francese , nel nascente museo del Louvre. Gli altri arredi vennero tutti venduti e dispersi e quelli riconosciuti si trovano oggi sparsi in più musei.
Lo studiolo era pavimentato da mattonelle policrome della bottega di Antonio Fedeli da Pesaro
Victoria and Albert Museum
• Con la dispersione della collezione si frantuma così il sogno di Isabella che nella collezione vedeva concretizzarsi e rispecchiarsi un’idea superiore di suprema armonia e di assoluta bellezza.
Lo studiolo di Cosimo I • • • Lo Studiolo di Cosimo I, o Tesoretto o Scrittoio del Duca, è un piccolo ambiente "segreto" di Palazzo Vecchio a Firenze. Costruito verso il 1545 nel piano ammezzato del palazzo, a poca distanza dalla camera da letto di Cosimo (che si era trasferito a Palazzo Vecchio nel 1540), era costituito da una stanzetta quadrangolare coperta sulle pareti da armadi con coperchi lignei e con la volta dipinta ad affresco. L'ambiente, che ha una finestrella su via della Ninna, veniva usato come scrigno privato (dove quindi non entrava nemmeno la servitù) del Duca: doveva conservare non solo oggetti preziosi (per i quali esisteva anche una seconda stanzetta del tesoretto), ma documenti personali, oggetti rari e curiosità, piante medicinali e altri oggetti di interesse scientifico. Ci è stato tramandato infatti come il futuro Granduca amasse talvolta creare in prima persona rimedicinali con complessi procedimenti; queste creazioni venivano talvolta inviate anche come dono ad altri sovrani europei. Nel 1559 lo stanzino venne ridecorato su progetto di Giorgio Vasari, che dipinse sul soffitto i quattro evangelisti, mentre la sua équipe creò nella volta le personificazioni delle Arti e delle Muse: la Pittura, la Scultura, l'Architettura e la Musica agli angoli; l'Astronomia, la Filosofia, la Poesia e la Geometria ai lati; al centro i Simboli degli evangelisti.
Giorgio Vasari, Poesia
Astronomia
• Dello studiolo di Cosimo, raggiungibile da due scalette che partono dallo studiolo di Francesco, se ne persero le tracce durante il XVIII secolo, quando i Lorena dismisero l'uso del Palazzo. Fu riscoperto solo nel 1908.
• Lo studiolo di Francesco I • Lo Studiolo di Francesco I è uno degli ambienti più famosi di Palazzo Vecchio a Firenze. Lo Studiolo è una delle creazioni più alte ed originali del manierismo fiorentino, frutto della collaborazione tra l'intellettuale Vincenzo Borghini e un team di artisti capeggiati da Giorgio Vasari.
Alessandro Allori? , Ritratto di Francesco I dei Medici, 1567 ca, Firenze, Uffizi
• si fece realizzare lo studiolo da Giorgio Vasari in Palazzo Vecchio, dedicato a ". . . servire per un guardaroba di cose rare et pretiose, et per valuta et per arte, come sarebbe a dire Gioie, Medaglie, Pietre intagliate, cristalli lavorati e vasi. . . infatti ne richiese la costruzione per riporvi ‘certe sue cose’ e lo ‘stanzino’, come era allora chiamato, venne concepito alla stregua di ‘una guardaroba di cose rare et preziose et per valuta et per arte, come sarebbe a dire gioie, medaglie, pietre intagliate, cristalli lavorati et vasi, ingegni et simil cose, non di troppa grandezza, riposte nei propri armadi, ciascuna nel suo genere’. • Gli armadi si aprono nello spessore della muratura lungo il registro inferiore delle quattro pareti, dietro i dipinti di forma ovale che, insieme alle rispettive cornici, ne costituiscono gli sportelli. • Secondo l’invenzione di Borghini, ogni lato dello Studiolo era dedicato a uno dei quattro Elementi della natura e raggruppava nei relativi armadi tutti gli oggetti ritenuti appartenenti a quella categoria, come le pietre o le ossa intagliate per la Terra, i distillati e i vetri e metalli forgiati con il calore per il Fuoco, i cristalli per l’Aria o le per l’Acqua.
Alessandro Allori, Ritratto di Eleonora di Toledo
Alessandro Allori, Ritratto di Cosimo I
• La costruzione dello Studiolo, compiuta tra il 1570 e il 1575 su progetto dell’architetto e pittore di corte Giorgio Vasari e dell’erudito Vincenzo Borghini, fu commissionata da Francesco de’ Medici che nel 1564 era subentrato al padre Cosimo I nella guida del ducato toscano in qualità di reggente. Francesco I infatti ne richiese la costruzione per riporvi ‘certe sue cose’ e lo ‘stanzino’, come era allora chiamato, venne concepito alla stregua di ‘una guardaroba di cose rare et preziose et per valuta et per arte, come sarebbe a dire gioie, medaglie, pietre intagliate, cristalli lavorati et vasi, ingegni et simil cose, non di troppa grandezza, riposte nei propri armadi, ciascuna nel suo genere’.
• Gli armadi si aprono nello spessore della muratura lungo il registro inferiore delle quattro pareti, dietro i dipinti di forma ovale che, insieme alle rispettive cornici, ne costituiscono gli sportelli. • Secondo l’invenzione di Borghini, ogni lato dello Studiolo era dedicato a uno dei quattro Elementi della natura e raggruppava nei relativi armadi tutti gli oggetti ritenuti appartenenti a quella categoria, come le pietre o le ossa intagliate per la Terra, i distillati e i vetri e metalli forgiati con il calore per il Fuoco, i cristalli per l’Aria o le per l’Acqua.
• ll fulcro dello schema iconografico coincide con la decorazione ad affresco della volta che mostra un cosmogramma, con al centro la personificazione della Natura che tende una pietra preziosa a Prometeo, rappresentante l’Arte come inventore delle gemme e degli anelli, e intorno le allegorie dei quattro elementi (terra, acqua, aria, fuoco), delle quattro qualità (freddo, umido, caldo, secco), dei quattro temperamenti dell’uomo (malinco nico, flemmatico, sanguigno, collerico) e delle quattro stagioni (nelle lunette, a fianco dei ritratti dei genitori del committente).
Aria Maso da San Friano, (1531 1571) La ricerca dei diamanti
Aria G. M. Butteri, La scoperta del vetro
Acqua Alessandro Allori La pesca delle perle
Acqua Giorgio Vasari Perseo e Andromeda
Terra Jacopo Zucchi La miniera d’oro
Fuoco Poppi, La fonderia dei bronzi
Fuoco Giovanni Stradano, Il laboratorio dell’alchimista
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