Sport e formazione 1 Sport Corpo Movimento Gioco

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Sport e formazione 1

Sport e formazione 1

Sport • Corpo • Movimento • Gioco 2

Sport • Corpo • Movimento • Gioco 2

 • Lo sport può essere rivolto al perseguimento di finalità molto oneste (tolleranza,

• Lo sport può essere rivolto al perseguimento di finalità molto oneste (tolleranza, promozione di fair play, rispetto delle regole, condivisione dell’impegno, subordinazione degli interessi personali a quelli collettivi) • Per Dewey l’educazione è collegata alla ricostruzione dell’esperienza che aggiunge significato all’esperienza e accresce le abilità per guidare il corso dell’esperienza successiva. • La funzione degli obiettivi è guidare le scelte curricolari, cosa trattare, cosa esaltare, quale contenuto realizzare, quali esperienze di apprendimento privilegiare. 3

 • Peters (1981) “La finalità globale dell’educazione è portare i bambini dentro l’attività,

• Peters (1981) “La finalità globale dell’educazione è portare i bambini dentro l’attività, nella piena consapevolezza delle forme di vita civile. ” • Le attività motorie sono manifestazioni di una cultura della vita pratica e dovrebbero costituire una parte importante del percorso educativo. L’apprendimento di determinate abilità ha un posto importante nello sviluppo della persona 4

Per una pedagogia dello sport • Lo sport, la musica, l’arte, il gioco, il

Per una pedagogia dello sport • Lo sport, la musica, l’arte, il gioco, il viaggio, i musei non hanno come loro fine esplicito l’educazione del soggetto che vi partecipa • Eppure…campi di esperienze educative che lasciano il segno: valore aggiuntivo • Musei hanno sezioni didattiche, biblioteche hanno sezioni di educazione alla lettura… • Giocare significa imparare 5

 • Rilevanza pedagogica dello sport: riguarda lo sport che coinvolge i giovani a

• Rilevanza pedagogica dello sport: riguarda lo sport che coinvolge i giovani a partire dal momento in cui un bambino entra in un’organizzazione sportiva per praticare uno sport (nuoto, calcio, danza, minibasket…) • Fattori che caratterizzano il setting sportivo: - rapporto continuativo con un adulto di riferimento - ordine e disciplina, rispetto per le regole - insegnamento e apprendimento dello sport - verifica/selezione(torneo, partita, gare) - vittoria/sconfitta (come dispositivo di consapevolezza di sé) - volontà di migliorare, trovare motivazione e impegno - l’apprendimento anche come sentire il corpo nell’azione: percepirsi 6

 • Il setting scolastico e sportivo nella loro struttura pedagogica rispondono al comune

• Il setting scolastico e sportivo nella loro struttura pedagogica rispondono al comune obiettivo di una organizzazione finalizzata a trasmettere conoscenze, abilità, competenze da maestri ad allievi, accompagnando gli alunni nel loro percorso formativo 7

 • Sport: dispositivo di crescita con potenzialità educativa; permette di contenere emozioni (paura,

• Sport: dispositivo di crescita con potenzialità educativa; permette di contenere emozioni (paura, gioia, amore, odio, altruismo e protagonismo). • Insieme al corpo si addestrano le emozioni • Sport: - dispositivo pedagogico antiretorico perché poggia sulla pratica e sull’esperienza: le regole del gioco valgono non perché scritte ma perché praticate in campo - dispositivi comunicativi propri (linguaggi, simboli, riti) 8

 • Lo sport non è educativo in sé, può essere anche diseducativo. •

• Lo sport non è educativo in sé, può essere anche diseducativo. • Lo sport può mostrare un’identità positiva sul piano dei “valori alti” attraverso le testimonianze da parte di sportivi e delle loro scelte di vita: sport ad alto profilo etico e critico verso lo sport mediatico, del profitto Sport come teatro di vita i cui protagonisti rappresentano azioni umili o eroiche, gioiscono o piangono, sacrificano se stessi per un obiettivo più alto, a volte vengono delusi o traditi. 9

 • Pedagogia dello sport è quella che non abbiamo visto, sta nell’altra faccia

• Pedagogia dello sport è quella che non abbiamo visto, sta nell’altra faccia dello sport • Educazione: nell’età dello sviluppo una valenza particolare ma corre lungo tutto l’arco della vita. E’ un agente di cambiamento ma anche di rafforzamento di abilità. • Educazione sportiva: definire in modo non rigido i metodi, le tecniche più idonei a fare dello sport un dispositivo pedagogico che favorisce il dispiegarsi delle potenzialità formative nei soggetti più giovani che iniziano a praticarlo 10

 • “Quanto più è alto il livello tecnico e agonistico perseguito, tanto più

• “Quanto più è alto il livello tecnico e agonistico perseguito, tanto più si restringe lo spazio educativo a disposizione dell’educatore. Sono le piccole società sportive, a dimensione locale e magari con una forte presenza sul territorio, quelle che offrono il rapporto migliore tra istanze tecniche ed educative poiché sono in grado di coniugare livelli sportivi discreti con un notevole impegno etico e sociale. ” 11

 • E’ ALLENATORE chi si occupa dell’apprendimento e del miglioramento delle prestazioni, producendo

• E’ ALLENATORE chi si occupa dell’apprendimento e del miglioramento delle prestazioni, producendo un cambiamento fisico, motorio, cognitivo, affettivoemozionale • Il modello del multisport per l’infanzia: È una proposta di avviamento sportivo sotto forma di rinforzo schemi motori-base, proponendo attività tecniche assai diverse tra loro, cosicchè i giovani e futuri atleti potrebbero giocare e fare esperienze delle situazioni più diverse, in ogni tipologia di disciplina sportiva (es. centri ludico-motori l’attività non è indirizzata ma ampia) 12

 • Allenare al gioco Lasciano il segno: le esperienze con un carico significativo

• Allenare al gioco Lasciano il segno: le esperienze con un carico significativo di memoria affettiva e di vissuti del corpo→il gioco e lo sport li hanno entrambi Ripartire dai bambini, dai loro bisogni: recuperare il rapporto corpo/spazio, le piccole cose, il modo in cui i bambini stanno al gioco, le forme libere. Es chi insegna calcio dovrebbe imparare osservando i bambini che giocano a calcio. 13

 • “Quando cammino sui campi erbosi rallento sempre il passo, perché so di

• “Quando cammino sui campi erbosi rallento sempre il passo, perché so di camminare sui sogni di molti ragazzi” (lasciateli giocare, dribblare, correre, sorridere) • L’allenatore - maestro mette semplicemente i bambini nelle condizioni di giocare. L’insegnamento formale è successivo ed è un “abbigliamento leggero”, non rigido. L’identità dell’allenatore consiste nell’essere un allenatore del gioco • Il calcio ridotto allo schema dei grandi è un orrore pedagogico 14

 • Compito dell’allenatore: osservare i bambini giocare e imparare da loro • Tutti

• Compito dell’allenatore: osservare i bambini giocare e imparare da loro • Tutti gli sport sono importanti nella crescita: educare tramite lo sport (non solo calcio) • Un allenatore con intenzionalità educativa ha uno sguardo diverso, aperto e critico, libero: essere allenatore del gioco come esperienza formativa originaria. 15

 • Progettare per creare condizioni temporali adeguate: Implica il non riempire troppo, lasciando

• Progettare per creare condizioni temporali adeguate: Implica il non riempire troppo, lasciando spazi per costruirsi autonomie che consentono vantaggi per i giovani atleti 16

 • Lo stile metodologico vincente sul piano educativo richiede di: Fermarsi ad ascoltare,

• Lo stile metodologico vincente sul piano educativo richiede di: Fermarsi ad ascoltare, osservare, riconoscendo e scegliendo consapevolmente percorsi possibili per raggiungere obiettivi che pur è necessario prefissarsi 17

 • Per un allenatore e per ogni educatore è importante imparare il NOME

• Per un allenatore e per ogni educatore è importante imparare il NOME di ogni ragazzo perché: Il NOME permette ad ogni individuo di essere riconosciuto come persona, di essere ascoltato, valorizzato e rispettato 18

 • Un percorso sportivo pedagogicamente corretto : dovrebbe puntare alla partecipazione attiva, capacità

• Un percorso sportivo pedagogicamente corretto : dovrebbe puntare alla partecipazione attiva, capacità di dare senso alla disciplina sulla base degli obiettivi che si perseguono CUM PETERE: La competizione nasce da una volontà comune di fare insieme e di perseguire identici obiettivi 19

 • Pierre Parlebas definisce l’educazione fisica come: • Educazione delle condotte motorie della

• Pierre Parlebas definisce l’educazione fisica come: • Educazione delle condotte motorie della decisione perché consisterebbe nel costringere l’atleta a decidere le modalità concrete in base alle quali affrontare le situazioni (anche di correre rischi) 20

“Ogni maledetta domenica” discorso alla squadra Al Pacino • http: //www. lyrics-youtube. com/lyrics/ognimaledetta-domenica-discorso-al-pacino. X

“Ogni maledetta domenica” discorso alla squadra Al Pacino • http: //www. lyrics-youtube. com/lyrics/ognimaledetta-domenica-discorso-al-pacino. X 3 k. SC 9 a. Ief. U • Essere una squadra 21

 • Coaching: educazione basata sul contatto diretto; il coach accompagna nel percorso formativo,

• Coaching: educazione basata sul contatto diretto; il coach accompagna nel percorso formativo, non dà solo dei compiti, la sua azione è fondata su un rapporto di fiducia. Coaching è prendersi cura. • Coach è un leader che sostiene, tra lui e i suoi ragazzi si crea una fiducia reciproca per cui lo riconoscono e lo seguono e lui li sostiene e li aiuta, soprattutto nei momenti di crisi per raggiungere gli obiettivi dando il meglio delle proprie capacità 22

 • Il coach si assume responsabilità formative e i ragazzi si impegnano a

• Il coach si assume responsabilità formative e i ragazzi si impegnano a dare il meglio di sé • Coaching è prendersi cura, creare una rete di sicurezza e di sostegno che consente ai ragazzi di mettersi in gioco, di rischiare, correndo dei rischi. • Scoutismo: esprime il coaching come metodo educativo (Baden Powell, I suggerimenti per l’educatore scout, 1920)→”nessun insegnamento vale quanto l’esempio”, principi di coaching nei giochi di squadra, impegno per la vittoria e il gioco leale fair play. Il saper fare e il saper essere del capo-scout definibili nei termini del coaching 23

 • Valori: padronanza di sé, altruismo, rispetto, solidarietà, determinazione, resilienza, fiducia, impegno, responsabilità

• Valori: padronanza di sé, altruismo, rispetto, solidarietà, determinazione, resilienza, fiducia, impegno, responsabilità individuale e collettiva, amicizia • Etica del lavorare duro: l’unico in grado di formare una persona al ruolo di leader→ciò che fa la differenza tra un coach e un normale allenatore • Storie di vita degli sportivi diventano materiale didattico su cui costruire letture di senso, consigli pratici e imperativi etici 24

 • Il coach sa che gli obiettivi devono essere condivisi dalla squadra, si

• Il coach sa che gli obiettivi devono essere condivisi dalla squadra, si trova in una posizione di equilibrio tra tensione verso il livello più alto e l’attenzione al dato di realtà. • Previsione di medio e lungo termine che richiede una preparazione in vista di obiettivi futuri con una programmazione fatta di tempi e azioni da compiere per arrivare a… 25

 • Il coach opera attraverso allenamenti, preparazioni tecniche, conoscenza diretta dei suoi atleti

• Il coach opera attraverso allenamenti, preparazioni tecniche, conoscenza diretta dei suoi atleti • Modello continuo: azione che accompagna (ai bordi campo, negli spogliatoi, durante gli allenamenti, nel corso delle partire: legge le azioni nel suo succedersi, porta correttivi, cambi di tattica, schemi di gioco) 26

 • Formare una squadra: formazione (educazione un processo nel quale si dà forma)

• Formare una squadra: formazione (educazione un processo nel quale si dà forma) • Lavoro di gruppo - Impegno di ciascuno a esprimere il meglio delle proprie capacità, gestire risorse, condividere obiettivi, ricorrere all’aiuto reciproco. Il gruppo funziona come una squadra in cui ciascuno ha un ruolo e un compito da portare avanti - Coaching deve saper formare un gruppo, animarlo, sostenerlo, valutandone il risultato 27

 • Lo sport nella scuola non ha guadagnato la dignità culturale che è

• Lo sport nella scuola non ha guadagnato la dignità culturale che è riconosciuta ad altre discipline • DISCIPLINA dal latino discere verbo che significa imparare attiene anche alle discipline sportive • Nella scuola il concetto di lavoro di gruppo deve essere considerato come quello di gioco di squadra (lavoro condiviso) 28

 • P. 43 leggere un passo dal libro di Mike Krzyewski che mette

• P. 43 leggere un passo dal libro di Mike Krzyewski che mette in evidenza il nocciolo di una pedagogia dello sport che ha nella figura dell’insegnante-educatore il punto di riferimento: • “Io sono un insegnante e un allenatore. Per me hanno immenso valore lo sviluppo delle relazioni personali e l’impatto che io riesco ad avere sui ragazzi nella loro crescita come esseri umani. Come insegnanti e allenatori dobbiamo ricordarci che se la mera vittoria è il nostro unico obiettivo, noi siamo destinati a delusioni e insuccessi. Quando il nostro obiettivo è cercare di fare del nostro meglio, quando ci focalizzeremo sulla preparazione, sui sacrifici, sugli sforzi, allora non perderemo mai”. 29

 • Musica assimilabile allo sport: la disciplina e il piacere che portano un

• Musica assimilabile allo sport: la disciplina e il piacere che portano un bambino a imparare a suonare uno strumento trovano nel fare musica insieme, nel concerto o nel complesso, il luogo di una performance collettiva che è gioco di squadra. Nella scuola la pedagogia della musica e dello sport sono pressoché inesistenti 30

 • Coaching presuppone un insegnante che sappia coinvolgere gli allievi in un progetto

• Coaching presuppone un insegnante che sappia coinvolgere gli allievi in un progetto con obiettivi da raggiungere esplicitati e condivisi, così come i criteri di valutazione, le regole e le sanzioni per chi non rispetta. • Nel coaching esiste un patto formativo esplicito e fiduciario. Al massimo impegno da parte del coach deve corrispondere massimo impegno da parte dei ragazzi 31

“Il mio amico Eric” dialogo sul calcio • https: //www. youtube. com/watch? v=eb 6

“Il mio amico Eric” dialogo sul calcio • https: //www. youtube. com/watch? v=eb 6 y. Vgw Az. ZU 32

 • Correre il rischio • Coaching come metodologia nella formazione aziendale, obiettivo migliorare

• Correre il rischio • Coaching come metodologia nella formazione aziendale, obiettivo migliorare la performance (risultato di specifiche azioni prese dai singoli per attuare strategie aziendali, perseguire obiettivi) • Coaching è una strategia che insegna a prendere decisioni liberamente in vista di obiettivi finali. Si assume il principio che se il soggetto è motivato a sentirsi responsabile di decisioni e ad azioni conseguenti, la performance migliora. 33

 • L’educazione al rischio è uno dei principi fondamentali del coaching • Correre

• L’educazione al rischio è uno dei principi fondamentali del coaching • Correre un rischio, il verbo correre esprime l’idea di qualcosa che si affronta direttamente, con un’azione che richiede rapidità: per correre serve presa di decisione, sapere dove dirigere la propria direzione, resistenza • Coaching non spinge all’amore del rischio in quanto tale 34

“Miracle” discorso alla squadra Herb Brooks • https: //www. youtube. com/watch? v=SDHH 6 p.

“Miracle” discorso alla squadra Herb Brooks • https: //www. youtube. com/watch? v=SDHH 6 p. Qs. Wk 35

 • Nella formazione il coach chiarisce: obiettivi da raggiungere, il percorso con alternative

• Nella formazione il coach chiarisce: obiettivi da raggiungere, il percorso con alternative possibili. • Il lavoro formativo è finalizzato a dare al soggetto competenze e sicurezze necessarie a prendere decisioni, ad assumersi responsabilità. Dispositivi di cui il coach dispone: allenamenti, simulazioni, giochi “far finta di” briefing e debriefing (riflessione sul risultato conseguito) 36

 • Coaching didattico in classe: • 1 competenza dell’insegnante sulla materia e efficacia

• Coaching didattico in classe: • 1 competenza dell’insegnante sulla materia e efficacia del linguaggio didattico • 2 competenza dell’insegnante nel seguire il lavoro degli allievi, assegnare compiti, esercizi, correggere. Il coaching didattico è un prendersi cura degli allievi e del loro procedere nell’apprendimento • 3 competenza dell’insegnante di verificare e valutare l’allievo 37

 • Fra essere e dover essere • Dover essere e essere: nello sport

• Fra essere e dover essere • Dover essere e essere: nello sport trovano espressione autentici valori come impegno, rispetto, competizione, cooperazione, pace, uguaglianza, fondamentali nella formazione di ogni soggetto e nella vita sociale. • Sulla base di questo dover essere nello sport, alimentiamo un essere possibile, anche quando riconosciamo le negatività. Il riconoscimento spinge ad un oltre possibile nel nostro essere nel mondo. 38

 • Lo sport (la sua cultura, i suoi ideali, le sue pratiche, i

• Lo sport (la sua cultura, i suoi ideali, le sue pratiche, i miti e riti) è parte della nostra identità e civiltà, costituisce una legge nel nostro pensiero che spinge ad agire come se… • Educatore, allenatore, mentore • Mentore è più di allenatore. Si fa mentore colui che, agli occhi dell’educando, prefigura luoghi ed esperienze, sia in termini concreti sia a livello interiore e di vissuto spirituale, che lo portano verso un altrove che lo farà diverso. Nel mentore il giovane coglie l’apertura al possibile. 39

 • Il mentore viene scelto dall’educando come riferimento. Nessun vincolo istituzionale, obbligo definisce

• Il mentore viene scelto dall’educando come riferimento. Nessun vincolo istituzionale, obbligo definisce la relazione educativa del mentore • Mentor è una guida sicura. Lo sport è il dispositivo pedagogico con cui innescare un cambiamento profondo nei soggetti coinvolti. Una sfida che all’inizio sembra una missione impossibile. 40

 • Nel film Rocky, l’anziano e scontroso Mickey che vuole dare a Rocky

• Nel film Rocky, l’anziano e scontroso Mickey che vuole dare a Rocky la sua esperienza perché non faccia gli stessi errori https: //www. youtube. com/watch? v=_y. Zqh. B 3 Yh 0 Q • Nel film Karate Kid, Miyagi, l’anziano giapponese che si rivela un maestro di arti marziali e di vita https: //www. youtube. com/watch? v=Jupoa 744 BC 4 • Nel film Coach Carter, Ken Carter accetta di allenare la squadra ingestibile di un liceo di un quartiere povero e violento • Nel film Hard Ball, Connor O’Neall per sopravvivere accetta di allenare una squadra di baseball fatta di ragazzi poveri e sbandati (percorso di pedagogia dello sport) 41

 • Lo sport attraverso il cinema si mostra come un processo trasformativo: maestro

• Lo sport attraverso il cinema si mostra come un processo trasformativo: maestro e mentore in una relazione che porta al cambiamento, in una sfida che inizialmente ha i caratteri di una mission impossible. • Il coach produce un cambiamento negli altri e deve effettuarlo in se stesso per raggiungere lo scopo del suo lavoro. 42

 • Disciplina • Agòn (lotta, competizione, spirito combattivo), identifica anche la lotta che

• Disciplina • Agòn (lotta, competizione, spirito combattivo), identifica anche la lotta che il soggetto deve fare con se stesso per migliorarsi: agonismo pedagogico (disponibilità al sacrificio, alla lotta interiore). • Pedagogia dello sport (Pierluigi Malavasi): opera sul soggetto una continua trasformazione: intensificazione della dedizione e dell’allenamento, purificazione spirituale (catarsi) • Preparazione alla disciplina di sé: pazienza, disponibilità al sacrificio, sopportazione dello sforzo e della fatica e del dolore fisico, riconoscimento dei propri limiti e fragilità, capacità di autocontrollo e concentrazione. 43

“Frankestein Junior” incontro con Igor • https: //www. youtube. com/watch? v=g. HAp. Cps tu.

“Frankestein Junior” incontro con Igor • https: //www. youtube. com/watch? v=g. HAp. Cps tu. Tw 44

 • Allenatore conduce all’autoeducazione nell’atleta: provoca, aiuta, incoraggia, si contrappone, sostiene, dà feedback,

• Allenatore conduce all’autoeducazione nell’atleta: provoca, aiuta, incoraggia, si contrappone, sostiene, dà feedback, gioco di asimmetria educativa. • Banco di prova: capacità di gestire la sconfitta • Enzo Bearzot allenatore Italia che vinse i mondiali nel 1982”Bisogna perdere qualche partita per scoprire la vera personalità dei giocatori. Le sofferenze aiutano a formare le persone. Le cose belle ti accarezzano mentre le ferite rimangono. ” 45

 • Storia di Bearzot pg. 55 libro (leggere) • Metafora tra musica e

• Storia di Bearzot pg. 55 libro (leggere) • Metafora tra musica e sport “Mi piace il jazz perché ci stanno dentro tutti” (Bearzot)”Nel jazz c’è una componente di improvviso molto forte. Una cosa simile accade nello sport: una grande squadra non gioca sempre allo stesso modo perché non esiste una partita uguale all’altra” • Il direttore d’orchestra nel jazz è un primus inter pares, figura di riferimento che non comanda a bacchetta ma guida, chi dirige deve favorire le singole individualità ad entrare e uscire 46

 • Disciplina: • 1° livello istituzionale riguarda il complesso di norme che reggono

• Disciplina: • 1° livello istituzionale riguarda il complesso di norme che reggono un a collettività • 2° livello attiene al soggetto e al controllo dei propri impulsi e comportamenti come atto volontario • 3° livello identifica degli oggetti di studio, delle materie che richiedono rigore metodico 47

 • Percorso pedagogicamente corretto: • non deve accontentarsi di ottenere un mero atteggiamento

• Percorso pedagogicamente corretto: • non deve accontentarsi di ottenere un mero atteggiamento passivo del soggetto alla disciplina, ma puntare alla sua partecipazione attiva che significa capacità di dare senso alla disciplina sulla base di un obiettivo che si persegue. La disciplina non è un fine ma un mezzo e, nell’assumerla, il soggetto non si limita a obbedire alla disciplina ma la fa propria e la interpreta, il che può comportare anche disobbedienza, superamento della disciplina. . 48

 • Nel gioco: i bambini imparano a riconoscere vincoli e libertà, possibilità di

• Nel gioco: i bambini imparano a riconoscere vincoli e libertà, possibilità di superarli. • Palestra, campo sportivo, spogliatoio: luoghi che definiscono i caratteri di una relazione pedagogica fatta di disciplina e di lavoro faticoso, di aggressività e affettività da esprimere e contenere, di aiuto. • Il rapporto educativo dell’allenatore-mentore è esclusivo, ha i tratti di una solitudine che non ammette interferenze. 49

 • Emanuela Maccarani, allenatrice della nazionale italiana di ritmica • “Qui a Desio,

• Emanuela Maccarani, allenatrice della nazionale italiana di ritmica • “Qui a Desio, cintura di Milano, non torna a casa nessuno. Casa per le ragazze della ritmica azzurra […]è, un mese e mezzo all’anno. Per il resto del tempo la vita quotidiana sono il Paladesio per allenarsi e un albergo per mangiare e dormire: Il cielo in una stanza: un pupazzo, qualche libro, cd, vestiti, un telefono come cordone ombelicale, il massimo consentito alle ragazze che stanno consacrando un pezzo di adolescenza a un gioco di palle e di cerchi tremendamente serio, da giocare per 12 mesi all’anno, sempre insieme. Allenare così è un lavoro senza orari, impossibile chiudere la responsabilità in palestra. ” 50

Coaching sportivo - educativo Coaching: attività educativa con elementi di ambiguità e incertezza, gli

Coaching sportivo - educativo Coaching: attività educativa con elementi di ambiguità e incertezza, gli eventi non si ripetono allo stesso modo e le azioni non definibili secondo schemi fissi. La complessità è insita nel lavoro di coaching che diviene educativo. Le conoscenze tecniche non bastano a garantire risultati: lavoro non esclusivamente razionale né emotivo. 51

 • Coaching con setting educativo: -asimmetria della relazione, -apprendimento e consolidamento di conoscenze,

• Coaching con setting educativo: -asimmetria della relazione, -apprendimento e consolidamento di conoscenze, abilità, competenze, -progettazione di un piano di lavoro con obiettivi da raggiungere, -presenza di fattori emotivi, -soggettività diverse, -varietà di elementi imprevisti e non programmabili, sistema complesso. 52

Coaching richiede: • Capacità di improvvisazione di fronte all’imprevisto • Valutazione delle situazioni •

Coaching richiede: • Capacità di improvvisazione di fronte all’imprevisto • Valutazione delle situazioni • Presa di decisioni • Progettualità non programma rigido • Coinvolgimento emotivo e capacità di distacco • Equilibrio impossibile da definire nei suoi dosaggi 53

Orchestration (Risorsa metaforica significativa nel linguaggio dello sport) • Atteggiamento del coach, egli deve

Orchestration (Risorsa metaforica significativa nel linguaggio dello sport) • Atteggiamento del coach, egli deve saper: • cogliere segnali e indicatori che richiedono risposte diverse • gestire realtà complesse come una squadra, un gruppo, nell’ambito dell’organizzazione sportiva • proiettare verso il futuro l’allenamento sportivo • gestire un processo di cambiamento through orchestration (cura del particolare, inclusione). Ha un carattere evolutivo, non è appariscente 54

Orchestration • Assumere una progettazione flessibile e soggetta a cambiamenti • Assumere una strategia

Orchestration • Assumere una progettazione flessibile e soggetta a cambiamenti • Assumere una strategia sistemica e complessa • E’ protagonista diretto all’interno dell’azione di allenamento e formazione ma anche osservatore esterno che si decentra per intervenire su sfumature, dettagli • Assume atteggiamenti flessibili (comprendere la realtà) • Legge e tiene sotto controllo molteplici elementi • Mettersi in disparte (silenzio atteggiamento frequente) 55

 • Pedagogia negativa di Rousseau • Strategia formativa: sottrarre all’agire educativo interventi diretti,

• Pedagogia negativa di Rousseau • Strategia formativa: sottrarre all’agire educativo interventi diretti, assumendo che l’inter-azione del soggetto e la situazione, nel suo concreto svolgersi, sia “maestra”, cioè in grado di suggerire scelte e decisioni • Educatore non intrusivo: -prepara i soggetti e li mette in campo (osserva, suggerisce, interviene solo quando necessario) -struttura l’attività in modo chiaro, negli obiettivi e nell’organizzazione -coglie quando è il momento di fermare l’azione -corregge -rimette a fuoco i compiti dei giocatori -lascia che l’apprendimento dall’esperienza faccia il suo corso 56

 • Briefing e debriefing • Briefing: spiegazioni essenziali delle regole e dei meccanismi

• Briefing e debriefing • Briefing: spiegazioni essenziali delle regole e dei meccanismi relativi allo svolgimento dell’attività; consente di entrare nel gioco • Debriefing: momenti di riflessione del dopogioco: analisi, critica, condivisione dell’esperienza, considerazioni di cui tener conto per il futuro, si evidenziano le difficoltà e si aprono nuovi percorsi (gaming simulation, role playing, giochi didattici); consente di uscire dal gioco per rientrarci 57

 • L’esperienza e il suo sapere • Coaching sconfessa il paradigma tecnicistarazionalista, acquista

• L’esperienza e il suo sapere • Coaching sconfessa il paradigma tecnicistarazionalista, acquista spessore l’ESPERIENZA del soggetto che vede nel life story approach, nel case study, un metodo di ricerca teso a evidenziare nel percorso biografico di ciascuno gli elementi a cui il soggetto attribuisce una specifica intenzionalità formativa. 58

 • L’importanza del mentoring (maestro di vita) Nello sviluppo formativo del coach vi

• L’importanza del mentoring (maestro di vita) Nello sviluppo formativo del coach vi è sempre un allenatore-maestro che ha influenzato il divenire del coach, il suo sviluppo formativo. Quando il coach viene chiamato MAESTRO si valorizza il sapere dell’esperienza Il modello di allenatore incontrato: - influenza, - apre la strada, - fa intravedere possibilità, - non offre solo insegnamenti tecnici-sportivi, - mostra atteggiamenti, valori, - delinea una filosofia di vita, - mostra un essere, un poter essere, un dover essere 59

 • Coach • In ambito sportivo non si è coach in base a

• Coach • In ambito sportivo non si è coach in base a un titolo di studio che abilita alla professione, determinanti sono le esperienze vissute, storie di vita • Es. Maurizio Allevi, allenatore di Igor Cassina, si è spezzato un braccio quando si preparava per le Olimpiadi di Mosca “Avevo 18 anni, mi è crollato il mondo addosso. Ho ricominciato quasi subito dall’altra parte della pedana • Spesso nella carriera sportiva di un atleta vi è un elemento traumatico che apre diverse possibilità, come la prospettiva di diventare allenatore. 60

 • Il trauma dal punto di vista formativo La formazione nello sport avviene

• Il trauma dal punto di vista formativo La formazione nello sport avviene per iniziazione: chi allena è legittimato a farlo perché a sua volta è stato in campo, non si è limitato ad osservare quello sport da fuori ma lo ha vissuto come atleta, giocatore, allenato egli stesso da un coach. Ha fatto esperienza. 61

 • L’esperienza propria e altrui: materia di studio L’osservazione del lavoro di altri

• L’esperienza propria e altrui: materia di studio L’osservazione del lavoro di altri coach è la base su cui costruire la propria conoscenza personale di allenatore. Lo sguardo diventa competente perché chi osserva sa cosa vuol dire “essere-insituazione”, si sforza di vedere se stesso in quel ruolo, mettendo in atto un processo di entropatia (capacità di un’autentica comprensione dell’altro, priva di pregiudizi) (Bertolini P. , 1996) 62

 • Il sapere dell’esperienza • Si acquisisce sapere in presa diretta con la

• Il sapere dell’esperienza • Si acquisisce sapere in presa diretta con la realtà in cui si impara facendo, osservando, “rubando” dall’esperienza altrui • Si impara attraverso l’imitazione dei modelli da cui ci si sente rassicurati. L’imitazione punto di partenza su cui il soggetto opera variazioni e aggiustamenti, rielabora e personalizza conoscenze e competenze acquisite, facendole proprie • Allude alla vita del soggetto: avere esperienza significa il possesso di una dote preziosa, l’orientamento dell’uomo nella vita (Jedlowski, 1994) 63

 • Sport • Attraversa la vita dei soggetti e contribuisce alla loro educazione

• Sport • Attraversa la vita dei soggetti e contribuisce alla loro educazione (psico-motoria, estetica, sociale, etica) • E’ multidisciplinare e complesso • E’ fatto di teoria e pratica • Paideia che sviluppa le sue potenzialità formative lungo tutto l’arco della vita 64

 • L’identità pedagogica del maestro In tutti gli sport, raggiunto un certo grado

• L’identità pedagogica del maestro In tutti gli sport, raggiunto un certo grado di prestazioni, Il coach non è più bravo dei ragazzi che allena, né essi gli chiedono questo. Il maestro-coach possiede un sapere dell’esperienza e lo utilizza nel suo essere in didattica con gli allievi. E’ la capacità suggestiva e soggettiva di saper elaborare esperienze e conoscenze che si declina in un progetto: allenamento, preparazione atletica, coaching 65

 • Pedagogia del coaching Il coach cerca di “tirar fuori” dai suoi allievi

• Pedagogia del coaching Il coach cerca di “tirar fuori” dai suoi allievi il meglio delle loro capacità, intuendo quali siano tali capacità attraverso un lavoro scrupoloso di osservazione e di conoscenza dei soggetti, del loro mettersi in gioco. La pedagogia del coaching nello sport è una vera maieutica del corpo. 66

La selezione come dispositivo pedagogico Finalità dello sport: • educazione-formazione di ogni individuo attraverso

La selezione come dispositivo pedagogico Finalità dello sport: • educazione-formazione di ogni individuo attraverso l’acquisizione di comportamenti di competenza, lealtà, impegno, dedizione, fair play; • trasferire ciò che si è appreso negli altri ambiti della vita sociale (metacognizione), sport opportunità di sviluppo in vista di compiti e ruoli diversi nella società ↓ Sport: non un fine ma si ricolloca nell’insieme dei mezzi educativi che il processo formativo ha a disposizione Ambito sportivo: agenzia educativa informale 67

La lealtà sportiva come forma di collaborazione sociale (Fair play) • L’idea dello sport

La lealtà sportiva come forma di collaborazione sociale (Fair play) • L’idea dello sport come collaborazione sociale va oltre un accordo per giocare rispettando le regole. • Riguarda uno stile di vita in cui gli sportivi ritrovino valori, cooperazione, soddisfazione • Si tratta di avere un impegno sincero verso i valori di amicizia, fratellanza • Si tratta di promuovere relazioni sociali nella partecipazione sportiva 68

 • La lealtà sportiva come forma di collaborazione sociale • Rafforza una comunità

• La lealtà sportiva come forma di collaborazione sociale • Rafforza una comunità unita da una attività sportiva • Pone aspettative alte su qualità e comportamenti che contribuiscono alla giovialità, al rispetto, alla cortesia • Rappresenta un aspetto del sistema sociale in cui giocatori e tecnici contribuiscono a condividere una comune e significativa attività 69

 • Lealtà sportiva • Un esempio: campionati mondiali di atletica del 1983 quando

• Lealtà sportiva • Un esempio: campionati mondiali di atletica del 1983 quando Banks, atleta americano detentore del record mondiale del salto triplo, fu sconfitto nell’ultimo tentativo da Pole Hoffman. Invece di essere afflitto e rifiutare il verdetto, Banks mostrò a Hoffman la gioia per il suo successo facendo il giro d’onore insieme a lui • →spirito dello sport come unione sociale, condivisione di valori 70

 • Lo sport per tutti Inclusione, anziché esclusione selettiva finalizzata al risultato tecnico.

• Lo sport per tutti Inclusione, anziché esclusione selettiva finalizzata al risultato tecnico. Il fine sociale della pratica sportiva è prevalente su quello della performance. La selezione non viene compresa dal bambino se non a partire dagli 11 -12 anni, quando inizia a realizzare che capacità e allenamento sono i presupposti per una prestazione sportiva elevata e non considera più il risultato come frutto del solo impegno→selezione educativa (esposizione a esperienze competitive) 71

 • Selezione precoce • “L’esasperazione del sistema concorrenziale fra i giovani allievi non

• Selezione precoce • “L’esasperazione del sistema concorrenziale fra i giovani allievi non risponde al principio di promozione umana. L’inumanità di una situazione del genere è palese, e là dove resta in vigore fa insorgere negli interessati il sospetto che il non essere bravi sia equiparato a colpa”. (Paolo Sotgiu, 1995 educatore degli educatori in ambito sportivo) 72

 • Sport per bambini o bambini per lo sport? • La pratica sportiva

• Sport per bambini o bambini per lo sport? • La pratica sportiva è da promuovere nell’età evolutiva per i vantaggi che può portare alla formazione integrale della persona • La pratica sportiva ad alto impegno e prestazione non nasce per ragioni educative, il suo interesse risiede nella ricerca di un continuo miglioramento della performance. 73

 • La pratica sportiva ad alto livello, con il suo allenamento particolare, con

• La pratica sportiva ad alto livello, con il suo allenamento particolare, con le sue esigenze di gara, quando è spostata al periodo dell’infanzia è per esigenze dell’adulto (i bambini per lo sport). • L’unica motivazione a sostegno della pratica sportiva selettiva è raggiungere la prestazione da campione, vincere dimostrando di essere migliore degli altri. Tale motivazione è debole e rischiosa, può divenire un boomerang negativo per le età successive. “I record e le medaglie sono valori di breve durata, la sofferenza precoce di un bambino è un destino fatalmente duraturo. ” (Funke, 1983) 74

 • La selezione come dispositivo pedagogico • Dovrebbe avvenire in medio e lungo

• La selezione come dispositivo pedagogico • Dovrebbe avvenire in medio e lungo periodo, rispettando tempi e prestazioni che progressivamente sono raggiunti dai giovani atleti, riducendo il fenomeno di drop out ed eliminando il burn out. • Bulhmann (1988) le cause che producono l’abbandono sportivo sono legate alla selezione rapida e precoce dei bambini. Sovraccarico e stimoli elevati creano situazioni di insuccesso e ansia. 75

 • Il dispositivo di selezione Criteri da considerare per la selezione del talento:

• Il dispositivo di selezione Criteri da considerare per la selezione del talento: - presupposti antropometrici (altezza, peso, costituzione) - disposizioni o capacità fisico-motorie (destrezza, agilità, capacità di utilizzare le varie espressioni di forza) - disponibilità o volontà (motivazione, costanza, determinazione) - ambiente sociale e opportunità - risultati o prestazione - stabilità affettiva (sostegno della famiglia, dell’ambito sportivo, dell’allenatore) - stabilità sociale (giusto riconoscimento) - capacità di sopportare i carichi - prestazione al di sopra della media nella propria fascia d’età 76

 • Selezione del talento: • Valutare per conoscere e per educare, non selezionare

• Selezione del talento: • Valutare per conoscere e per educare, non selezionare per scartare • La selezione del talento investe il processo evolutivo globale della persona, cioè un cambiamento dinamico che attraverso la motricità coinvolge le diverse aree della personalità, gli interessi, le inclinazioni, le motivazioni, gli atteggiamenti. 77

 • Selezione precoce dei talenti • Hohmann, 2001: il rischio per qualsiasi allenatore

• Selezione precoce dei talenti • Hohmann, 2001: il rischio per qualsiasi allenatore che non abbia una preparazione psico-pedagogica è quello di cadere nell’ingranaggio economico della selezione dei talenti “Per ragioni economiche per qualsiasi organizzazione sportiva nazionale e per le federazioni che ne dipendono, è importante individuare quali sono coloro che hanno talento per determinati sport” • Il dispositivo della selezione precoce del talento deve essere rivisto alla luce di indicazioni psico-pedagogiche garantiscano il DIRITTO ALLO SPORT PER TUTTI 78

 • Selezione e dispositivo pedagogico Bisogni dei bambini rispetto all’attività motoria: • -a

• Selezione e dispositivo pedagogico Bisogni dei bambini rispetto all’attività motoria: • -a 5 -6 anni sono fondamentali il piacere e il divertimento nello scoprire, conoscere, sperimentare se stessi nel confronto con l’ambiente • -a 7 -8 anni il bambino si stima attraverso il giudizio dell’adulto e considera che basta impegnarsi per raggiungere gli obiettivi indipendentemente dalle capacità oggettive 79

 • -a 9 -10 anni la stima giunge attraverso il giudizio dei compagni,

• -a 9 -10 anni la stima giunge attraverso il giudizio dei compagni, inizia il confronto con gli altri e la prima considerazione delle capacità come elementi importanti per raggiungere un risultato • - a 11 -12 anni i ragazzi sono in grado di valutare realisticamente l’apporto di diversi fattori che realizzano la prestazione. Tale età è ritenuta da Brustad (1993) quella psicologicamente più favorevole per iniziare attività competitive: a essa è riferibile lo sviluppo di aspetti razionali di pensiero che consentono di valutare oggettivamente le capacità personali in confronto con quelle di altri 80

 • Orientamento sul compito • Volontà di acquisire nuove competenze autoriferite che identificano

• Orientamento sul compito • Volontà di acquisire nuove competenze autoriferite che identificano il successo attraverso l’esperienza personale soggettiva di miglioramento. Si realizza quando il soggetto si impegna per migliorarsi indipendentemente dal confronto con gli altri e trae gratificazione da quanto ha appreso 81

 • Orientamento sull’Io • Volontà di superare gli altri, di vincere, di identificare

• Orientamento sull’Io • Volontà di superare gli altri, di vincere, di identificare il successo attraverso la percezione del confronto con gli altri. L’orientamento sul compito e sull’Io non si escludono a vicenda ma sono presenti entrambi in ciascun individuo. Si stimola il confronto selettivo con gli altri. 82

 • Con i giovani, nel primo approccio allo sport, è bene stimolare l’orientamento

• Con i giovani, nel primo approccio allo sport, è bene stimolare l’orientamento sul compito; solo in seguito diviene importante l’orientamento sull’io. • La selezione precoce non considera l’orientamento sul compito per privilegiare l’orientamento sull’Io. • Se l’agire dell’educatore si basa sulla selezione precoce del talento, significa che l’obiettivo è privilegiare i bambini molto abili, la gratificazione coinvolgerà solo i vincitori e demotiverà i perdenti. 83

 • Atteggiamento dell’allenatore che promuove la selezione precoce, l’orientamento sull’Io: - Clima motivazionale

• Atteggiamento dell’allenatore che promuove la selezione precoce, l’orientamento sull’Io: - Clima motivazionale orientato sull’Io, il tecnico segue gli atleti migliori a scapito degli altri, esprime valutazioni sulle prestazioni, stimola la competizione tra i suoi atleti. - L’allenatore si propone di sviluppare il senso di confronto con l’avversario e basa la sua azione sulla selezione dei migliori. - I bambini solo verso i 12 anni maturano l’orientamento sull’Io 84

 • Atteggiamento dell’allenatore che promuove l’orientamento sul compito - Assume comportamenti più consoni

• Atteggiamento dell’allenatore che promuove l’orientamento sul compito - Assume comportamenti più consoni ai bambini in età precoce, riconosce l’impegno, considera i progressi compiuti, non enfatizza le vittorie o le sconfitte, fa giocare tutti e non solo i migliori, si preoccupa più del divertimento che non della vittoria. - L’educatore si propone di sviluppare le potenzialità di ogni singolo allievo e basa la propria azione educativa sul divertimento, sulla serenità emozionale, sul confronto con se stessi. 85

 • Vincere e perdere sono entrambi aspetti formativi di una stessa esperienza, cioè

• Vincere e perdere sono entrambi aspetti formativi di una stessa esperienza, cioè quella della partecipazione al confronto con gli altri. • L’educatore deve formare i giovani atleti a vivere correttamente la vittoria e la sconfitta • Il ruolo dello sport non è quello di procurare futuri talenti alle società sportive, ma dare formazione e cultura sportiva, in una sana concezione dello sport. 86

 • Autonomia e dipendenza nel rapporto fra allenatore e atleta • L’operato dell’allenatore

• Autonomia e dipendenza nel rapporto fra allenatore e atleta • L’operato dell’allenatore è denso di elementi che sollecitano gli aspetti educativi: -trasferimento di conoscenza di natura motoria, tecnica, tattica, strategica -conduzione di atleti al raggiungimento di risultati per cui occorre dare il meglio di sé -riconoscergli la presenza di alcune delle autonomie indispensabili per affrontare le difficoltà della competizione 87

 • Autonomia: l’atleta può e deve potersi affidare solo e unicamente a se

• Autonomia: l’atleta può e deve potersi affidare solo e unicamente a se stesso e alle proprie abilità. • Pierre Parlebas (uno dei massimi esponenti delle Scienze motorie): educazione fisica come “educazione delle condotte motorie della decisione”→ costringere a decidere le modalità concrete in base alle quali affrontare le situazioni 88

 • Funzione di guida dell’allenatore • Relazione educativa si contraddistingue da asimmetria, condizione

• Funzione di guida dell’allenatore • Relazione educativa si contraddistingue da asimmetria, condizione che si instaura tra educatore ed educando. • La natura asimmetrica del rapporto educativo è identificabile nella parola maestro (istruttore, educatore, guida. . ), è più dotato dell’allievo per conoscenze, competenze, potere, età, esperienza; ma ciò fa parte di quello che un rapporto pedagogicamente fondato ha il compito di elaborare perché la trasmissione educativa risulti adeguata, né passivizzante né autoritaria, ma nemmeno contraddistinta da permissivismo (Bertolini, 1988) 89

 • Allenatore-burattinaio Sceglie le mosse per l’atleta, prende le decisioni, non sviluppa l’autonomia

• Allenatore-burattinaio Sceglie le mosse per l’atleta, prende le decisioni, non sviluppa l’autonomia degli atleti per ridurre tutto al mero risultato. Allenatore che bara Per stimolare gli atleti a dare il massimo, bara sui tempi di percorrenza, mostrandosi deluso per la scarsa qualità delle loro prove, spronandoli a dare di più durante gli allenamenti. L’atleta si basa sulle proprie sensazioni per sentire la propria andatura di corsa nelle varie distanze, il tecnico restituisce sotto la forma di riscontro cronometrico la prova dell’atleta: se questi fornisce un risultato non veritiero, l’atleta può cadere in confusione 90

 • Diverse attività motorie con differenti condotte motorie • Negli sport di situazione

• Diverse attività motorie con differenti condotte motorie • Negli sport di situazione (duelli individuali, sport di squadra: calcio, basket, pallavolo, pallamano, pallanuoto) In questi casi la decisione dell’atleta e l’intervento del tecnico è rivolta ad affinare il controllo esterno, tattico, strategico • Negli sport con interazione motoria indiretta (gare in corsia), specialità individuali (pattinaggio artistico, tuffi, salti e lanci dell’atletica leggera; specialità collettive (nuoto sincronizzato, prova a cronometro di ciclismo). In questi casi la decisione dell’atleta e l’intervento del tecnico è rivolta ad affinare il controllo sulla lettura delle sensazioni interne, percezioni che informano passo dopo passo sullo stato delle proprie potenzialità 91

Negli sport con attività mista entrano in gioco sia il controllo esterno, tattico e

Negli sport con attività mista entrano in gioco sia il controllo esterno, tattico e strategico, sia quello interno. Si tratta di un allenamento di sopportazione delle fatica (marcia, maratona, podismo, sci di fondo) La metodica di allenamento in questione è rivolta a riscontri interni ovvero alla definizione dei rapporti spazio-temporali e ritmici di corsa, finalizzati a un confronto tra velocità di percorrenza e sensazioni pro-prio-cettive che le diverse andature forniscono agli atleti con il passare del tempo e della distanza percorsa. La funzione di rispecchiamento del tecnico qui assume un fondamentale ruolo di guida in quanto valuta e restituisce informazioni complete, sia qualitative sulla bontà della corsa (frequenza del passo, tecnica e stile, atteggiamento tonico rilassato o contratto), sia quantitative (i tempi ottenuti in forma frazionata e complessiva: nelle piste di atletica, i tecnici comunicano agli atleti i tempi di percorrenza, detti passaggi, sia a ogni giro, sia il totale all’arrivo) • 92

 • L’importante ruolo del rischio educativo • Consentire all’atleta di rischiare è fondamentale

• L’importante ruolo del rischio educativo • Consentire all’atleta di rischiare è fondamentale perché significa dare spazio alla libertà del soggetto, richiamando al senso di responsabilità nell’assumere decisioni. Per crescere e affermarsi nello sport occorre “alzare il tiro”, “puntare in alto”, “giocare al limite”: rischiare, sapendo di farlo. • L’autonomia implica essere in relazione ossia solo in quanto e perché faccio parte di un contesto più ampio o di un sistema complesso con il quale devo fare i conti, agisco in modo autonomo, prendendo decisioni e assumendo responsabilità 93

 • La selezione come dispositivo naturale nell’ambito delle discipline sportive, deve emergere progressivamente

• La selezione come dispositivo naturale nell’ambito delle discipline sportive, deve emergere progressivamente e sulla base di evidenze riconosciute e condivise. I primi a rendersi conto che qualcuno è più bravo di altri sono i ragazzi stessi, all’interno del gruppo. • Un buon educatore, che sa educare al principio della relazione, distingue senza nascondersi dietro all’egualitarismo, valorizzando ciascuno. 94

 • Fiducia: • elemento fondamentale per i giovani che si impegnano nello sport,

• Fiducia: • elemento fondamentale per i giovani che si impegnano nello sport, aiuta nello sperimentare nuove soluzioni; aiuta nel giocare al limite, rischiare; sapere che il tecnico di base è sempre pronto ad accogliere, capire, giustificare • Un rapporto di buona dipendenza con l’allenatore è in grado nel tempo di creare indipendenza e autonomia 95

 • Situazione – problema: costituisce un setting didattico approntato al fine di far

• Situazione – problema: costituisce un setting didattico approntato al fine di far vivere l’esperienza motoria in forma significativa dal punto di vista psico-affettivo, all’interno del quale il ruolo dell’educatore si configura sotto forma di mediatore tra soggetto che apprende e situazione. Lo sportivo, mediante il processo di interiorizzazione, che si sostiene nelle esperienze vissute, può accrescere le proprie capacità tecniche e percettive di lettura del contesto. 96

 • Il distacco tra atleta e allenatore • Il fatto di trovare all’interno

• Il distacco tra atleta e allenatore • Il fatto di trovare all’interno di un’esperienza esempi positivi, testimonianze di correttezza, giudizi equilibrati, condizioni in cui verificare le capacità di autogestione, facilita il cammino verso l’emancipazione di sé. Questa serie di condizioni può condurre anche ad aumentare il senso di autoefficacia (forme adattive). 97

 • Multisport e progetto di vita • Per il tecnico allenare risulta essere

• Multisport e progetto di vita • Per il tecnico allenare risulta essere un’attività che esige doti educative. A livello sociale contribuisce alla formazione di soggetti attivi e responsabili, fornisce anticorpi educativi ai rischi della marginalità e dell’anomia a cui molti ragazzi sono esposti. • Il rapporto che si instaura col proprio tecnico è fondamentale, risulta decisivo nel ridurre l’abbandono precoce dello sport. 98

 • Multisport: proposta di avviamento che si basa sul medesimo principio di tipo

• Multisport: proposta di avviamento che si basa sul medesimo principio di tipo ecologico oltre che pedagogico, secondo cui prevenire è meglio che curare. Nasce con l’idea di sviluppare quegli anticorpi indispensabili a fronteggiare le responsabilità future. • Adottare il modello multisportivo da parte dei club che si occupano di educazione motoria e sportiva, corrisponderebbe a una rivoluzione: proposta di avviamento da realizzarsi secondo diverse attività tecniche, fare esperienza di diverse situazioni, diverse condotte motorie. I giovani atleti potrebbero provare diverse tipologie sportive: individuale e di squadra, a scontro indiretto e di combattimento, con attrezzi e a corpo libero, di forza, resistenza e velocità. 99

 • Il multisport costituirebbe una sorta di riproposizione di ciò che per le

• Il multisport costituirebbe una sorta di riproposizione di ciò che per le generazioni passate ha rappresentato ”il cortile”, cioè un contesto all’interno del quale il campo d’esperienza ludico fornisce delle acquisizioni da più punti di vista, motorio e sociale. Il modello multisportivo evita gli svantaggi della preparazione monotematica che causa abbandono precoce. • Esperienze motorie di diversa natura diventano un bagaglio importante per affrontare situazioni impreviste, organizzarsi autonomamente. • (leggere pag. 125 Sport e formazione) 100

 • L’allenatore mediatore di legalità • Il sistema delle regole -Gruppo di atleti

• L’allenatore mediatore di legalità • Il sistema delle regole -Gruppo di atleti guidato da un allenatore può essere considerato un sistema, è costituito da un insieme di elementi in interazione; qualsiasi comportamento di uno di essi implica ripercussioni per tutti gli altri. -Lettura del gioco: per sapere ciò che sta accadendo è necessario che ogni giocatore sappia leggere ciò che sta accadendo in campo. -Gli obiettivi devono essere riconosciuti dai componenti della squadra 101

 • Per un lavoro di squadra: • Conoscere e condividere regole • Definire

• Per un lavoro di squadra: • Conoscere e condividere regole • Definire un lessico condiviso, comune al gruppo, attraverso parole chiave, una sorta di codice appreso durante l’allenamento e le partite. Il linguaggio verbale e non verbale, promuove la cognizione dei tempi, coadiuva l’apprendimento dei ritmi, lo sviluppo di azioni 102

 • Sport • Fenomeno collocabile nella cultura della prestazione; misura il rito, la

• Sport • Fenomeno collocabile nella cultura della prestazione; misura il rito, la ripetizione, il risultato tecnico, l’impresa, il traguardo, secondo codici riconosciuti e condivisi ed è proprio questo aspetto che rende allo sport la riconoscibilità del suo linguaggio, in modo analogo al linguaggio musicale. • Questa riconoscibilità e condivisione fa dello sport un elemento facilitante per l’acquisizione dei principi basilari del vivere civile. 103

 • Nella società • Ci sono regole da riconoscere e rispettare per il

• Nella società • Ci sono regole da riconoscere e rispettare per il bene e l’utilità comune, la condivisione va ricercata e perseguita • Nello sport • Le regole di gara, partita o le norme che regolano una disciplina specifica insegnano questo: l’atleta può giocare e competere nella misura in cui rispetta i codici prestabiliti. Al di fuori di essi le doti e i risultati non hanno senso. 104

 • I giochi sportivi rappresentano la realizzazione più alta, raffinata e colta dell’esperienza

• I giochi sportivi rappresentano la realizzazione più alta, raffinata e colta dell’esperienza di gioco. • Competizione cum petere significa chiedere insieme, fare insieme, la competizione nasce allora da una volontà comune. L’elemento etico e lo sviluppo dell’educazione alla legalità nello sport riguarda non solo la competizione in sé ma anche le regole attraverso cui essa avviene. 105

 • Educare allo sport, educare alle regole (leggere pag 135 Sport e formazione)

• Educare allo sport, educare alle regole (leggere pag 135 Sport e formazione) I bambini che giocano liberamente si organizzano, elaborano competizioni e mediazioni e stabiliscono regole (pag. 17 -34 slides Sport e Infanzia). -Insegnare a rispettare le regole e adattarsi ad esse è il primo elemento educativo di cui un allenatore dispone. -Lo sport è anche educazione alla legalità dal momento che prevede norme e codici da rispettare: non esiste attività sportiva senza arbitri, giudici, regolamenti. 106

 • Ogni atleta impara a dirigere il proprio comportamento entro confini stabiliti, acquisisce

• Ogni atleta impara a dirigere il proprio comportamento entro confini stabiliti, acquisisce capacità di controllo, interiorizza il senso del limite. Questo processo facilita lo sviluppo morale ed è utile in particolare nel periodo adolescenziale quando il giovane è chiamato a completare la formazione della propria personalità e dimensione etica. • La vittoria, il successo sono obiettivi da raggiungere in modo onesto, senza danneggiare l’avversario. • La dimensione sportiva è connessa a quella sociale (conseguire con la squadra obiettivi comuni). 107

 • L’allenatore educatore • Lo sport ha in sé potenzialità comunicative e formative:

• L’allenatore educatore • Lo sport ha in sé potenzialità comunicative e formative: • Rispetto dell’avversario, delle regole, di sé, tutela della salute, trasmissione di valori per vivere una cittadinanza attiva nella costruzione del bene comune inteso come condizione indispensabile perché a ciascun individuo vengano garantiti i diritti indispensabili per essere persona, i beni fondamentali che consegnano dignità al vivere. 108

 • Legalità • Non solo come regole da osservare per convenzione sociale, ma

• Legalità • Non solo come regole da osservare per convenzione sociale, ma assioma da condividere culturalmente: non si fa una cosa perché è vietata ma perché non è giusta. • L’allenatore è riferimento, a lui spetta dirigere il processo di allenamento, trasmette conoscenze disciplinari sportive, stimola la formazione di comportamenti e atteggiamenti, organizza il processo di allenamento, costituisce un modello attraverso le sue azioni, deve possedere qualità morali tali da poter trasmettere sensazioni, emozioni, sicurezza, non deve aver paura di andare controcorrente. 109

 • Prendere una direzione: educare alla legalità -Essere controcorrente: educare i giovani ad

• Prendere una direzione: educare alla legalità -Essere controcorrente: educare i giovani ad aprirsi, a stare insieme, a sentire propri i problemi o la gioia degli altri, educare all’attesa e al rispetto dei tempi propri e altrui. -Per essere allenatori è necessario puntare su una strategia di lavoro che privilegi lo strumento del piacere, della gioia di insegnare e di imparare. -L’allenatore deve lavorare sul gruppo e con il gruppo ma senza dimenticare l’individuo. E’ fondamentale imparare il nome di ogni ragazzo, l’essere identificato con il nome è un diritto. Il nome permette di essere riconosciuti, ascoltati, valorizzati, rispettati nei propri diritti e dignità. Dietro al nome di ognuno vengono scoperti un volto, una storia, una persona. 110

 • Fermarsi ad ascoltare, osservare, riconoscendo e scegliendo consapevolmente, per raggiungere l’obiettivo, non

• Fermarsi ad ascoltare, osservare, riconoscendo e scegliendo consapevolmente, per raggiungere l’obiettivo, non soltanto la strada più breve, ma anche quella più opportuna e paziente consente un consolidamento nel tempo dell’obiettivo, è uno stile metodologico vincente sul piano educativo. Per realizzare questo a volte non bastano gli strumenti che culturalmente si hanno a disposizione, anzi occorre prendere le distanze dal nostro conosciuto, fidarsi delle intuizioni e sperimentare sul terreno del possibile. 111

 • Ruolo educativo dell’allenatore: • Atteggiamenti di attenzione, rispetto, valorizzazione, qualità come accessibilità

• Ruolo educativo dell’allenatore: • Atteggiamenti di attenzione, rispetto, valorizzazione, qualità come accessibilità (che dà all’atleta il senso di “trovare udienza” con facilità) e la comprensione, accompagnata da riservatezza (che dà all’atleta il senso di poter parlare delle cose che gli stanno a cuore senza il timore di essere giudicato o rimproverato, o di vedere resa pubblica una certa situazione personale) 112

 • La regola come valore • Il rispetto presuppone reciprocità, se l’allenatore non

• La regola come valore • Il rispetto presuppone reciprocità, se l’allenatore non rispetta l’atleta, non si può aspettare di esserne rispettato. • La responsabilità presuppone un duplice atto, deve venire attribuita e assunta. • Il comportamento, l’esempio, il modello che l’allenatore deve rappresentare per i propri atleti sono fondamentali per trasmettere valori • La testimonianza di sé, da parte dell’educatore, favorisce la formazione di un orizzonte esistenziale • (Leggere pag 143) 113

 • La pratica delle discipline sportive può diventare scuola di vita: • allenarsi

• La pratica delle discipline sportive può diventare scuola di vita: • allenarsi con i compagni, ascoltare i consigli dell’allenatore, vivere, percepire, conoscere e controllare le proprie emozioni, sentire le proprie paure, rispettare le regole • La disciplina sportiva rafforza interiormente: -nuotando in corsia in allenamento o in gara sei solo nel rumore/silenzio dell’acqua; nelle discipline orientali l’obiettivo non è quello di recare il maggior danno possibile all’avversario ma di evitare lo scontro attraverso il controllo delle proprie capacità 114

 • Educazione alla legalità • “Chi oserebbe dire qualcosa contro il valore educativo,

• Educazione alla legalità • “Chi oserebbe dire qualcosa contro il valore educativo, formativo dello sport? Nessuno. Ma un’altra domanda si impone: di quale sport stiamo parlando? ” Nel rispondere a questa domanda occorre indicare una direzione di senso, verso l’educazione alla legalità. 115

 • Padronanze trasversali nelle competenze dell’allenatore • Allenatore: • figura che si preoccupa

• Padronanze trasversali nelle competenze dell’allenatore • Allenatore: • figura che si preoccupa di allenare cioè di produrre quel cambiamento di stato fisico, motorio, cognitivo, affettivo, emozionale • Allenatore non solo chi consente all’atleta di raggiungere condizioni tali da permettergli di conseguire migliori prestazioni, ma anche chi si preoccupa dell’apprendimento (processo di acquisizione delle nozioni e delle esperienze necessarie a un individuo per conseguire o migliorare il proprio adattamento all’ambiente, anche l’apprendere produce cambiamento di stato fisico, motorio, cognitivo, emozionale). 116

Allenamento: Processo di addestramento di specifiche abilità Processo di apprendimento dall’esperienza Apprendimento come allenamento

Allenamento: Processo di addestramento di specifiche abilità Processo di apprendimento dall’esperienza Apprendimento come allenamento (gioco allenante) • Non sono sufficienti i saperi legati alla singola disciplina ma ampliare le competenze, facendo dialogare diversi saperi: obliquità, valore pedagogico e didattico, padronanze trasversali • • 117

 • Padronanze trasversali • Saperi, conoscenze, competenze e appunto padronanze che, pur non

• Padronanze trasversali • Saperi, conoscenze, competenze e appunto padronanze che, pur non essendo apparentemente indispensabili per allenare, consentono all’allenatore di essere un allenatore migliore. • Consentono di ri-generare quella curiosità epistemica, intesa come la curiosità sul funzionamento delle cose tipica dell’infanzia, in grado di dar vita a un costante mutamento delle motivazioni, senza accontentarsi di possedere solo competenze di tipo tecnico, specifico, disciplinare 118

 • Competenze interconnesse Considerando l’operato dell’allenatore diventa necessario: • Sviluppare competenze di tipo

• Competenze interconnesse Considerando l’operato dell’allenatore diventa necessario: • Sviluppare competenze di tipo pedagogico, comunicativo, relazionale • Conoscere quali e quante possono essere le variabili cognitive e affettive che condizionano l’apprendimento e l’allenamento degli atleti 119

 • Competenze interconnesse • Saper mixare padronanze trasversali e specifiche, tecniche, della disciplina

• Competenze interconnesse • Saper mixare padronanze trasversali e specifiche, tecniche, della disciplina sportiva • Far dialogare diversi saperi: tecnica e didattica, pedagogia e biologia, biomeccanica e scienze della comunicazione, psicologia e neuroscienze, teoria e metodologia dell’allenamento • Portare a sintesi un percorso finalizzato allo sport che trovi nei valori dell’educazione il punto in cui confluire perché un ALLENATORE è prima di tutto un EDUCATORE 120

 • Fra comportamenti e buone pratiche: l’etica • Lettera “Uomini nuovi per uno

• Fra comportamenti e buone pratiche: l’etica • Lettera “Uomini nuovi per uno sport che educa” (Farnè, Sport e formazione, p. 184) • Affrontare la questione etica significa affrontare: contenuti, comportamenti, valori educativi, valori relazionali, portare i temi del “come si fa cosa” anche nei rapporti tra: genitori, atleti, dirigenti, allenatori, arbitri • Etica come consapevolezza di trasmettere un modello di comportamento che esprime valori • Trasparenza: saper mostrare l’etica che anima le decisioni 121

 • Competenze e capacità decisive nell’allenatore: • Attenzione, osservazione, memoria, amore autentico, umiltà

• Competenze e capacità decisive nell’allenatore: • Attenzione, osservazione, memoria, amore autentico, umiltà che si traduce in capacità di ascolto, coerenza, curiosità, etica • Leggere situazioni, calibrare gli allenamenti individuali e/o collettivi • Predisporre il contesto di svolgimento dell’azione avendo in mente il canovaccio su cui costruire relazioni, collaborazioni, situazioni, modelli di riferimento, progetti • Allenatore come regista di scenari cognitivi/affettivi, creatore di contesti di apprendimento, elaboratore di situazioni allenanti, mediatore fra la specializzazione motoria e le qualità umane 122

 • Allenatore • Figura che, pur utilizzando l’esperienza e le conoscenze professionali, allarghi

• Allenatore • Figura che, pur utilizzando l’esperienza e le conoscenze professionali, allarghi sempre più i confini del proprio apprendere, interpretando il proprio aggiornamento come un percorso di continua formazione. • Diventa indispensabile ciò che egli conosce (conoscenze), ciò che costituisce abilità nel fare o nel comportarsi in un determinato modo (capacità), l’abilità di compiere una determinata abilità o di svolgere il ruolo dell’allenatore (competenze) nella sintesi del libero arbitrio: la PADRONANZA. 123

 • Genitori e figli di una scuola calcio • Allenatore: • Dà importanza

• Genitori e figli di una scuola calcio • Allenatore: • Dà importanza agli aspetti tecnici prettamente legati allo sport (miglioramento delle qualità fisiche, organizzative della squadra) • Cura gli aspetti sociali, affettivi ed educativi • Deve sapere quanto più possibile dei ragazzi • Deve configurarsi come ricercatore, cioè una persona curiosa di sapere e conoscere • Deve condividere i progetti societari con i genitori 124

 • Distacco tra dirigenza e genitori: scarsa conoscenza reciproca, che porta i dirigenti

• Distacco tra dirigenza e genitori: scarsa conoscenza reciproca, che porta i dirigenti ad anticipare giudizi nei confronti dei genitori e i genitori a interpretare il modo di pensare e comportarsi all’interno di una società sportiva • Cosa fare: sarebbe opportuno trasmettere alla famiglia delle linee guida, comunicare i valori che la società persegue e le norme di comportamento Far emergere un gioco di squadra dove tutti i protagonisti operino per raggiungere obiettivi comuni 125

La dirigenza organizza: • Incontri con i genitori per definire i campi, avere chiarezza

La dirigenza organizza: • Incontri con i genitori per definire i campi, avere chiarezza circa gli obiettivi e le offerte formative che la società promuove • Esige il rispetto dei propri punti di vista • Chiede all’allenatore di essere portavoce dei messaggi della società e si metta in relazione con le famiglie dei bambini L’allenatore è: -Un punto di riferimento per i ragazzi -Deve essere formato non solo nella tecnica specifica ma anche dal punto di vista psicopedagogico e didattico -Educatore, deve credere nel valore formativo dello sport -Modello di riferimento -Deve trasmettere messaggi coerenti e rispettosi della crescita dei suoi atleti 126

 • L’attività motoria come dispositivo pedagogico di cambiamento • J. Dewey “Il grande

• L’attività motoria come dispositivo pedagogico di cambiamento • J. Dewey “Il grande problema è che mente e corpo rimandano alla divisione. I mali di cui soffriamo nell’educazione, nella religione, nel materialismo degli affari […]tutto testimonia la necessità di vedere la mente e il corpo come un tutto integrale”. • I sistemi scolastici non hanno ancora riconosciuto il principio di unità di mente e corpo e l’importanza del movimento come obiettivo educativo 127

 • Sul movimento • Movimento come un campo o un corpo teorico di

• Sul movimento • Movimento come un campo o un corpo teorico di conoscenza che aiuta a comprendere in modo analitico, critico e valutativo il significato dell’educazione motoria. • Attraverso il movimento • Riguarda l’utilizzo strumentale delle attività motorie per il raggiungimento di obiettivi di apprendimento non immediatamente intrinseci alle attività stesse, ovvero l’utilizzo del corpo come un prolungamento del laboratorio nell’apprendimento o nell’acquisizione di valori (responsabilità, rispetto delle regole, senso di giustizia, tenacia, sacrificio), collegati al concetto di sportività e fair play 128

 • Nel movimento • Riguarda i valori che costituiscono le componenti inerenti alle

• Nel movimento • Riguarda i valori che costituiscono le componenti inerenti alle attività stesse, ovvero che il soggetto ama svolgere per il piacere che gli procurano. • L’espressione corporea, il movimento possono assumere un ruolo centrale nel recupero di bambini e ragazzi svantaggiati, diventando le chiavi di volta per l’empowerment dei soggetti coinvolti. 129

 • Apprendimento e società della conoscenza • Nel Libro bianco “Insegnare e apprendere.

• Apprendimento e società della conoscenza • Nel Libro bianco “Insegnare e apprendere. Verso la società conoscitiva” del 1995, pubblicato dalla Commissione Europea si afferma: “E’ evidente che le nuove opportunità offerte alle persone richiedono uno sforzo di adattamento da parte dei singoli, in modo particolare nel raccogliere le proprie competenze sulla base di tasselli di conoscenze acquisiti in periodi differenti e in situazioni diverse”. 130

 • La società del futuro è destinata a diventare una società dell’apprendimento in

• La società del futuro è destinata a diventare una società dell’apprendimento in cui: • “L’istruzione e la formazione diventeranno i principali veicoli di autoconoscenza, senso di appartenenza, progresso, autorealizzazione”. • “L’istruzione e la formazione, sia se acquisite nel sistema di istruzione formale, nel mondo del lavoro o in situazioni più informali, costituiranno l’elemento per controllare il proprio futuro e sviluppo personale”→lifelong learning 131

 • Apprendimento formale • Si riferisce a quelle situazioni circoscritte in un contesto

• Apprendimento formale • Si riferisce a quelle situazioni circoscritte in un contesto prescrittivo (scuola, università, formazione professionale istituzionale); è organizzato attorno a eventi o contenuti di apprendimento; implica la presenza di un formatore; conferisce una qualifica o un credito formativo 132

 • Apprendimento informale • Commissione Europea “L’apprendimento informale avviene in tutti i contesti

• Apprendimento informale • Commissione Europea “L’apprendimento informale avviene in tutti i contesti della vita quotidiana di una persona. Esso è non organizzato, non sistematico a volte perfino non intenzionale”. Per questo motivo si suppone che sia più aderente ai bisogni individuali rispetto all’apprendimento formale. 133

 • Apprendimento non formale • Si riferisce a quei contesti organizzati in modo

• Apprendimento non formale • Si riferisce a quei contesti organizzati in modo tale da facilitare e rendere possibili determinati processi di apprendimento informale. Il setting più diffuso di apprendimento non-formale è quello del lavoro con i giovani che riguarda attività culturali e del tempo libero, durante le quali i giovani sono stimolati a prendere iniziative, fare esperienze di creatività, stringere relazioni sociali e rendersi attivi nel contesto della loro comunità di riferimento. • L’apprendimento non – formale, come compromesso tra gli obiettivi prefissati nel sistema formale e i vantaggi motivazionali presenti nell’apprendimento informale, rappresenta una sorta di educazione inclusiva per i giovani svantaggiati. 134

 • Apprendimento→costituisce l’attività chiave attraverso cui i soggetti possono acquisire il controllo della

• Apprendimento→costituisce l’attività chiave attraverso cui i soggetti possono acquisire il controllo della propria esistenza e del mondo naturale e sociale in cui vivono. • Motivazione e apprendimento • Motivazione come la risultante di due fattori: • 1. i bisogni e gli interessi soggettivi • 2. l’aspettativa di raggiungere un obiettivo La motivazione costituisce uno dei principali prerequisiti dell’apprendimento. A fronte di insuccessi demotivanti, la rimotivazione è possibile solo in progetti che sappiano mettere in gioco il senso di autoefficacia percepito dei partecipanti, rispetto a interessi e bisogni soggettivi 135

 • Pedagogia del desiderio • Obiettivo: offrire ai giovani un modello di progetto

• Pedagogia del desiderio • Obiettivo: offrire ai giovani un modello di progetto esistenziale diverso da quello di una carriera criminale o di un lavoro nero e sottopagato verso cui sembrerebbero destinati. • Pedagogia del desiderio: una teoria che trova i suoi riferimenti in Piaget, Freud, Lacan, Freire. La sfida consiste nel convincere che non tutto è perduto, che è ancora possibile sognare e desiderare qualcosa per migliorare la propria esistenza. Il modello è quello del progetto brasiliano Axé (significa principio vitale) e rimanda al fatto che i bambini costituiscono l’energia più preziosa di un Paese (progetto del 1990 di Cesare De Florio La Rocca)→progetto che costituisce un modello per il reinserimento dei bambini di strada e la tutela dei loro diritti. 136

 • Desiderio umano: il modo migliore per stimolarlo è mettere l’esperienza artistico-espressiva al

• Desiderio umano: il modo migliore per stimolarlo è mettere l’esperienza artistico-espressiva al servizio dell’educazione perché è impossibile educare senza estetica, senza bellezza e senza arte • Per i ragazzi di strada il primo strumento di espressione è il corpo, da qui la grande attenzione per la danza • Freire Pedagogia degli oppressi, pedagogista brasiliano il cui concetto cardine risiede nella dimensione politica dell’educazione che rappresenta un atto di emancipazione 137

 • Integrazione sociale e attività motorie • Arte, sport e attività del tempo

• Integrazione sociale e attività motorie • Arte, sport e attività del tempo libero: svolgono un ruolo nel contrastare l’esclusione sociale. Aiutano a incrementare l’autostima degli individui; a creare spirito di comunità; a migliorare la salute e la fitness, a creare impiego e a dare ai giovani un’attività significativa che riduce la tentazione di comportamenti anti-sociali 138

 • Il Batoto Yeto (i nostri figli in swahili): coordinate di riferimento •

• Il Batoto Yeto (i nostri figli in swahili): coordinate di riferimento • E’ un’associazione senza scopo di lucro, fondata in Portogallo nel 1996. Il progetto era stato avviato a New York da Julio Leitao, un danzatore e coreografo nato in Angola che ha vissuto a Lisbona prima di emigrare negli Usa. • Coinvolge bambini e ragazzi fino a 28 anni, hanno diverse origini (la maggior parte proviene da Capo Verde, anche se tra i ragazzi si riscontrano diverse origini, Angola, Guinea, Timor est, Sao Tomè e Principe) 139

 • In Portogallo è presente una vasta comunità di immigrati dalle ex colonie

• In Portogallo è presente una vasta comunità di immigrati dalle ex colonie portoghesi, occupati nel settore delle costruzioni e in altri settori non qualificati dell’economia. I ragazzi della seconda generazione hanno difficoltà ad adattarsi al sistema scolastico formale: alto tasso di abbandoni scolastici. Per questi ragazzi mancano alternative all’educazione formale. 140

 • Batoto Yetu cerca di promuovere un contatto con le loro origini e

• Batoto Yetu cerca di promuovere un contatto con le loro origini e la cultura africana, nella consapevolezza che una loro migliore integrazione passi per l’acquisizione di autostima e consapevolezza identitaria. • Finalità: creare una cornice in cui le radici culturali africane acquistino significato nella realtà quotidiana dei ragazzi, li incoraggino a studiare e ad aspirare a una positiva evoluzione del loro percorso formativo 141

 • Su cosa si basa l’intervento: sull’idea che “attraverso la bellezza e il

• Su cosa si basa l’intervento: sull’idea che “attraverso la bellezza e il coinvolgimento nella danza, musica e leggende i membri della “famiglia” Batoto Yetu rientreranno in contatto con le loro radici e al tempo stesso svilupperanno autostima, perseveranza, disciplina. • Nel corso del progetto, i giovani apprendono danze e canzoni e si allenano per provare esibizioni che avranno luogo nell’ambito di eventi artistici e culturali locali, nazionali, internazionali. • I locali dell’associazione costituiscono un punto di incontro dove i ragazzi possono trovare spazi per studiare, fare i compiti, svolgere attività ricreative, un sostegno nella rielaborazione dei loro problemi o nei piccoli trionfi quotidiani. 142

 • I giovani abbracciano il mondo della danza e alcuni si propongono di

• I giovani abbracciano il mondo della danza e alcuni si propongono di procedere nella carriera artistica • Danza non è solo uno strumento per educare ma educazione essa stessa perché acuisce la sensibilità, fa emergere il gusto estetico individuale, amplia la dimensione sensoriale e richiede razionalità e precisione tecnica. 143

 • Nelle parole dei giovani e degli educatori: il modello pedagogico del progetto

• Nelle parole dei giovani e degli educatori: il modello pedagogico del progetto • Tra i ragazzi portoghesi di ascendenza africana, il tasso di insuccesso scolastico è molto alto. I partecipanti del Batoto Yetu evidenziano una possibile inversione di tendenza: la passione per la danza e la musica accende la loro motivazione a studiare e a fronteggiare le difficoltà quotidiane con spirito propositivo 144

 • Nel Batoto Yetu: l’acquisizione di conoscenze informali e l’apprendimento tra pari costituiscono

• Nel Batoto Yetu: l’acquisizione di conoscenze informali e l’apprendimento tra pari costituiscono il fulcro del progetto. Se da un lato è importante l’approccio riflessivo che spinge i giovani a interrogarsi fino a diventare protagonisti coscienti dei fattori che li hanno portati al fallimento scolastico e alla emarginazione, dall’altro è importante che l’apprendimento avvenga in modo inconsapevole. • I ragazzi imparano senza barriere tra loro e gli oggetti di apprendimento; senza sapere che stanno imparando: apprendere diventa naturale e si integra nella loro esperienza 145

 • L’apprendimento informale si snoda come un processo sottile e continuo, che si

• L’apprendimento informale si snoda come un processo sottile e continuo, che si presta a tante variazioni quanti sono i ritmi e i passi creati e trasmessi dai partecipanti. E’ un percorso progressivo che avviene in modo sotterraneo, nel corso del tempo e accompagna la loro crescita. • Obiettivi trasversali quali RESPONSABILITA’, AUTONOMIA, COSTANZA, LAVORO DI GRUPPO, DETERMINAZIONE, ASSUNZIONE DI LEADERSHIP, vengono acquisiti tramite lo scambio di esperienze→acquisiscono competenze PROSOCIALI 146

 • Il TEAM WORK, la capacità di organizzare eventi e persone sono competenze

• Il TEAM WORK, la capacità di organizzare eventi e persone sono competenze trasversali molto apprezzate sul mercato del lavoro e al Batoto Yetu fanno parte della routine quotidiana: durante le prove i ballerini si alternano a turno nella direzione degli altri e hanno bisogno di lavorare in reciproca armonia • “Dopo un po’ diventa automatico fare il leader”. I ragazzi sono riconoscenti alla famiglia “Batoto” perché è un contesto che permette loro una crescita esperenziale, vengono portati ad avere fiducia in loro stessi, a voler vivere in una società altra in cui esistono barriere, ostacoli che però devono e possono essere superate • “Adesso ho una prospettiva diversa delle cose, so dare una lettura differente dei fatti, so pensare come un adulto. ” 147

 • L’elemento umano: l’importanza della relazione • Gli educatori del Batoto. Yetu spesso

• L’elemento umano: l’importanza della relazione • Gli educatori del Batoto. Yetu spesso sono entrati nel progetto da bambini o ragazzi come utenti e poi in forza delle loro qualità e del loro impegno hanno potuto rimanervi come operatori e supervisori della danza→formazione autogenerativa (la pratica di intervento sociale che esso si propone richiede identità professionali innovative rispetto alle realtà istituzionali e comunitarie del territorio) 148

 • Ragazzi e ragazze che hanno vissuto in prima persona il progetto vengono

• Ragazzi e ragazze che hanno vissuto in prima persona il progetto vengono formati all’interno dello stesso per continuarlo perché: • 1. hanno vissuto sulla propria pelle i problemi che incontrano gli attuali partecipanti • 2. sono riusciti a raggiungere quel ruolo, partendo dalle medesime condizioni di partenza dei partecipanti e riescono a porsi come modelli positivi e autorevoli e ad essi possono ispirarsi nei momenti di difficoltà e sconforto • 3. comune a educatori e partecipanti è l’amore per la danza e per le origini comuni che diventano il vero motore di una comunicazione in cui l’esperienza della strada è accettata come luogo di relazione e situazioni a forte valenza educativa. • Obiettivo degli educatori: fornire una cornice cognitiva ed emozionale diversa, che permetta loro di affrontare i pregiudizi sociali; danza e musica offrono la possibilità di ampliare le loro prospettive→immaginazione creativa e improvvisazione motorio-espressiva 149

 • PEDAGOGIA DEL DESIDERIO secondo cui i giovani compiono la trasformazione da desiderati

• PEDAGOGIA DEL DESIDERIO secondo cui i giovani compiono la trasformazione da desiderati in desideranti attraverso l’assunzione del doppio ruolo di soggetti e attori: la sensazione di essere desiderati (ammirati sul palcoscenico) trasferirà loro la voglia di riuscire a desiderare (porsi obiettivi) qualche cosa per sé. • Compito dell’educatore: sostenere il giovane nell’acquisizione delle capacità di riscatto dei suoi diritti, ma anche nella sua capacità di sognare e desiderare; suggerisce ai partecipanti di costruire progetti di vita sempre nuovo in cui possano riconoscersi come soggetti di desiderio. 150

 • Nel progetto i partecipanti sono investiti come soggetti (ballerini) e poi come

• Nel progetto i partecipanti sono investiti come soggetti (ballerini) e poi come attori (insegnanti). I più anziani si assumono la responsabilità della socializzazione dei nuovi membri alle dinamiche di gruppo. Insegnano i passi di danza, fanno eseguire gli esercizi preparatori, propongono i canti e la musica. A volte ai più giovani non viene impartito un insegnamento diretto, imparano osservando e partecipando. 151

PEDAGOGIA CREATIVA • Permette ai giovani di usare le loro competenze, di diventare attori

PEDAGOGIA CREATIVA • Permette ai giovani di usare le loro competenze, di diventare attori del loro processo di crescita, in opposizione al ruolo di meri ricettori che riservono loro i progetti di integrazione e recupero del disagio impostati in termini tradizionali. • La sensazione di riconoscimento e apprezzamento ottenuta negli spettacoli è importante per la loro autostima (sull’onda di questo successo riescono a sperimentare qualcosa di mai provato a scuola, dove le loro difficoltà di apprendimento erano associate allo stigma del diverso). • Al crescere dell’autostima crescono anche le capacità di apprendimento dei giovani che imparano ad operare scelte autonome e responsabili • “Ho cominciato ad avere un obiettivo nella mia vita qualcosa a cui non avevo pensato prima. Quando sono entrata nel Batoto Yetu ho scoperto che mi piaceva ballare e improvvisamente ho realizzato che la vocazione è qualcosa di reale. Ho scoperto che la mia vita è danza. 152

 • Per far rinascere AUTOSTIMA e MOTIVAZIONE, il clima del contesto socio-spaziale in

• Per far rinascere AUTOSTIMA e MOTIVAZIONE, il clima del contesto socio-spaziale in cui ha luogo l’apprendimento deve essere vissuto come familiare e protettivo, in questo senso la FIDUCIA nell’educatore svolge un ruolo essenziale nella riuscita del progetto. • Gli educatori incoraggiamo i comportamenti propositivi e sostengono l’AUTONOMIA e l’AUTOSTIMA, valutando in termini positivi le qualità che emergono dai partecipanti • I ragazzi sentono che qualcuno sta ponendo le proprie aspettative in loro e che sono responsabili del loro poter divenire 153

Nella PEDAGOGIA DEL DESIDERIO • La relazione tra due persone può essere equiparata a

Nella PEDAGOGIA DEL DESIDERIO • La relazione tra due persone può essere equiparata a un’alleanza terapeutica in cui l’ascolto empatico e l’atteggiamento non giudicante diventano compiti prioritari dell’educatore e al tempo stesso suoi prioritari strumenti di lavoro. Questo tipo di supporto incondizionato costituisce il fondamento di un rapporto basato sulla FIDUCIA. • Ristabilire con l’altro un rapporto basato sull’autostima, sulla consapevolezza del proprio essere e sulla comprensione: un rapporto umano che sortisce l’effetto di antidoto nel contrastare le disuguaglianze sociali e le esperienze negative con le istituzioni. 154

 • Batoto Yetu chiavi del successo del progetto: • Presentare l’apprendimento come un’attività

• Batoto Yetu chiavi del successo del progetto: • Presentare l’apprendimento come un’attività piacevole che segue il ritmo delle esperienze quotidiane. Il riconoscimento informale che i ragazzi ottengono, li spingono a investire nei percorsi di apprendimento formale. In questo modo, la certificazione definitiva è il successo che essi ottengono nella loro carriera e nei risultati scolastici di uscita, che li condurranno ad una progressiva integrazione lavorativa e sociale. 155