Sicurezza nel laboratorio Rischi negli ambienti di lavoro
Sicurezza nel laboratorio: Rischi negli ambienti di lavoro e di vita A cura di: Dr. Manuel Fernández Dipartimento di Matematica e Fisica “Ennio De Giorgi” Università del Salento
Origini della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro FINO ALLA CONCLUSIONE DELLA 2ª GUERRA MONDIALE Ø Non vi era alcuna protezione per i lavoratori. ERANO PRESENTI ALTRE URGENZE LEGATE: Ø In un primo momento alla grande depressione del 1929; Ø Successivamente alla ricostruzione del 2° dopoguerra.
Origini della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro PRIMA DEGLI ANNI ’ 50 – SICUREZZA NON PREVENZIONALE: Ø Codice Penale del 1930. A PARTIRE DAGLI ANNI ‘ 50 – LA PREVENZIONE OGGETTIVA: Ø Art. 2087 del Codice Civile, che stabilisce l’obbligo del datore di lavoro di garantire la sicurezza del lavoratore (debito di sicurezza); Ø D. P. R. 547/1955 (sicurezza) e D. P. R. 164/1956 (costruzioni); Ø D. P. R. 303/1956 (igiene).
Origini della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro LA PREVENZIONE OGGETTIVA, ORGANIZZATIVA E PARTECIPATIVA NEGLI ANNI ‘ 90 – RECEPIMENTO DI DIRETTIVE EUROPEE: Ø Il D. Lgs. 626/1994; Ø Il D. Lgs. 494/1996 – cantieri temporanei o mobili; Ø Il D. Lgs. 230/1995 – radiazionizzanti; Ø Il D. Interministeriale 363/1998 per l’ambito Universitario. NEL TESTO UNICO – COORDINAMENTO NORMATIVO: Ø Legge 3 agosto 2007, n° 123; Ø D. Lgs. 81/2008 (Testo Unico sulla Sicurezza); Ø Modifiche implementate con il D. Lgs. 106/2009 e con le successive modificazioni ed integrazioni. Con il Testo Unico è stata unificata tutta la normativa del settore – ad eccezione delle radiazionizzanti - garantendo un quadro coerente che permette di attribuire a ciascuno le proprie responsabilità. Le tutele sono state inoltre estese a soggetti che in precedenza non ne avevano (ad es. tirocinanti oppure studenti universitari).
Concetti legati alla salute e alla sicurezza Cosa si intende per rischio nei luoghi di lavoro? “rischio”: probabilità di raggiungimento del livello potenziale di danno nelle condizioni di impiego o di esposizione ad un determinato fattore o agente oppure alle loro combinazioni. Nel linguaggio comunemente usato il termine “pericolo”, che rappresenta la proprietà o qualità intrinseca di un determinato fattore avente il potenziale di causare danni, viene confuso con il termine rischio. Il rischio (R) è quindi una combinazione di probabilità (P) e di gravità del danno (D) di possibili lesioni o danni alla salute in una situazione pericolosa: R=P˟D P e D vengono definiti sulla base di codici numerici legati rispettivamente alla frequenza con cui un dato evento possa avvenire e agli effetti (reversibili, irreversibili, invalidanti, mortali …) che possa provocare.
Metodi di riduzione dei rischi. Principi In genere, la scelta delle misure più convenienti può essere visualizzata graficamente attraverso l’impiego delle curve di isorischio, tracciate su un piano cartesiano avente per assi le due componenti del rischio, Probabilità P e Danno D i cui punti corrispondono ad un valore di Rischio R costante. I punti sulla curva R 1 hanno tutti lo stesso valore di rischio anche se ottenuti con valori di probabilità e danno diversi. Il valore del rischio sulle diverse curve sarà così distribuito: R 1 > R 2 > R 3 > R 4. Intervenire sul rischio attraverso misure che riducono la probabilità che un evento si verifichi significa adottare interventi di tipo preventivo, cioè spostarsi lungo il segmento P 1 – P 4, dalla curva R 1 alla curva R 4. Al contrario se si opera nel senso di ridurre l’entità del danno, l’intervento necessario sarà di tipo protettivo, ovvero spostarsi lungo il segmento D 1 – D 4 verso la curva R 4.
Il Sistema di Prevenzione e Protezione INDIVIDUAZIONE RISCHI tutti MISURAZIONE VALUTAZIONE MISURE TECNICHE MISURE ORGANIZZATIVE MISURE PROTETTIVE LAVORATORI ESPOSTI
Le Figure Professionali legate alla Sicurezza SOGGETTI EFFETTIVAMENTE ‘RESPONSABILI’ IN QUALUNQUE AMBIENTE DI LAVORO (SECONDO L’ART. 2 DEL D. LGS. 81/2008 INTEGRATO DAL D. LGS. 106/2009) Ø Ø Datore di Lavoro; Dirigente; Preposto; Lavoratore. ALTRI SOGGETTI CHE HANNO COMPETENZA IN MATERIA DI SICUREZZA Ø Ø Ø Servizio di Prevenzione e Protezione; Esperto Qualificato di Radioprotezione; Medico Competente / Autorizzato; Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza; Addetti al Primo Soccorso / Emergenza Incendi.
Il Datore di Lavoro (art. 2, comma 1, lett. b) Il Datore di Lavoro è il titolare del rapporto o comunque il soggetto che, secondo il tipo e l’assetto dell’organizzazione nel cui ambito il lavoratore presta la propria attività, ha la responsabilità dell’organizzazione stessa o dell’unità produttiva in quanto esercita i poteri decisionali e di spesa. Il Dirigente (art. 2, comma 1, lett. d) Il Preposto (art. 2, comma 1, lett. e) Il Dirigente è la persona che, in ragione delle competenze professionali e di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, attua le direttive del datore di lavoro organizzando l’attività lavorativa e vigilando su di essa. In genere il dirigente è la persona posta al vertice di uno stabilimento, edificio o gruppo di edifici localizzati in un area circoscritta. Il Preposto è la persona che, in ragione delle competenze professionali e nei limiti di poteri gerarchici e funzionali adeguati alla natura dell’incarico conferitogli, sovrintende alla attività lavorativa e garantisce l’attuazione delle direttive ricevute, controllandone la corretta esecuzione da parte dei lavoratori ed esercitando un funzionale potere di iniziativa.
Il Lavoratore Ø Ø (art. 2, comma 1, lett. a) Il Lavoratore è la persona che, indipendentemente dalla tipologia contrattuale, svolge un’attività lavorativa nell’ambito dell’organizzazione di un datore di lavoro pubblico o privato, con o senza retribuzione, anche al solo fine di apprendere un mestiere, un’arte o una professione, esclusi gli addetti ai servizi domestici e familiari. Al lavoratore così definito è equiparato: …; il soggetto beneficiario delle iniziative di tirocini formativi e di orientamento … al fine di realizzare momenti di alternanza tra studio e lavoro o di agevolare le scelte professionali mediante la conoscenza diretta del mondo del lavoro; l’allievo degli istituti di istruzione ed universitari e il partecipante ai corsi di formazione professionale nei quali si faccia uso di laboratori, attrezzature di lavoro in genere, agenti chimici, fisici e biologici, ivi comprese le apparecchiature fornite di videoterminali limitatamente ai periodi in cui l’allievo sia effettivamente applicato alla strumentazioni o ai laboratori in questione; …
Servizio di Prevenzione e Protezione (art. 2, comma 1, lett. f, g, l; art. 31, art. 32 ) Il Servizio di Prevenzione e Protezione (SPP) è l’insieme delle persone, sistemi e mezzi esterni o interni all’azienda finalizzati all’attività di prevenzione e protezione dai rischi professionali per i lavoratori. Attenzione: Il Servizio è un organo di consulenza del Datore di Lavoro e non la struttura preposta a risolvere materialmente i problemi tecnici di sicurezza. Il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP) è la persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali designata dal datore di lavoro, a cui risponde, per coordinare il SPP dai rischi. L’ Addetto al Servizio di Prevenzione e Protezione (ASPP) è la persona in possesso delle capacità e dei requisiti professionali, facente parte del SPP. Le capacità ed i requisiti professionali del RSPP e degli ASPP interni o esterni devono essere adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro e relativi alle attività lavorative.
Esperto Qualificato di Radioprotezione (D. Lgs. 230/1995 e s. m. i. ) L’Esperto Qualificato di Radioprotezione è il soggetto qualificato, incaricato dal datore di lavoro per garantire la sorveglianza fisica del personale laddove sussiste il rischio di esposizione a radiazionizzanti. Sostituisce il SPP nella valutazione del rischio da radiazionizzanti, ma ha un ulteriore ruolo, nel senso che deve proporre al Datore di Lavoro delle azioni di rimedio per ridurre il livello di rischio. Fisico Sanitario Il Fisico Sanitario è un Laureato in Fisica con una particolare Specializzazione che, nelle strutture ospedaliere, stabilisce la tipologia e le dosi di radiazioni da somministrare ai Pazienti nei reparti di Radioterapia. Ha le funzioni di un Dirigente.
Medico Competente/Autorizzato (art. 2, comma 1, lett. h; art. 38) Il Medico Competente (MC) è il medico in possesso delle capacità e dei requisiti professionali, che collabora con il datore di lavoro ai fini della valutazione dei rischi ed è nominato dallo stesso per effettuare la sorveglianza sanitaria e per tutti gli altri compiti previsti dal Lgs. 81/2008. D. Negli ambienti in cui vi è personale esposto ad elevati livelli di radiazioni (categoria A) il Medico Competente è sostituito dal Medico Autorizzato (MA), soggetto che ha svolto un tirocinio specifico e ha sostenuto un esame al Ministero del Lavoro (D. Lgs. 230/1995 e s. m. i. ).
Rappresentanti dei Lavoratori (art. 2, comma 1, lett. i; art. 47 - 50) Il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS) è la persona eletta o designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della sicurezza durante il lavoro. Il Rappresentante Territoriale dei Lavoratori per la Sicurezza (RLST) esercita le competenze del RLS con riferimento a tutte le aziende o unità produttive del territorio o del comparto di competenza nelle quali non sia stato eletto o designato il RLS. Per l’esercizio delle proprie attribuzioni, il RLST accede ai luoghi di lavoro nel rispetto delle modalità e del termine di preavviso stabilite dagli accordi collettivi. I Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza di Sito Produttivo sono individuati nei seguenti specifici contesti produttivi caratterizzati dalla compresenza di più aziende o cantieri: porti, centri intermodali di trasporto, impianti siderurgici, cantieri con almeno 30. 000 uomini-giorno, contesti produttivi con complesse problematiche legate alla interferenza delle lavorazioni e da un numero complessivo di addetti mediamente operanti nell’area superiore a 500.
Gestione delle emergenze (art. 43 - 46) Al fine di prevenire gli incendi o altre emergenze il datore di lavoro deve designare dei lavoratori incaricati a gestire le operazioni di evacuazione, informare i lavoratori sui pericoli e programmare gli interventi. I lavoratori non possono, se non per giustificato motivo, rifiutare la designazione. Esistono: Squadre di Primo Soccorso; Squadre di Emergenza Incendi. Il lavoratore che, in caso di pericolo grave, immediato e che non può essere evitato, si allontana dal posto di lavoro o da una zona pericolosa, non può subire pregiudizio alcuno e deve essere protetto.
Responsabilità nell’ambito universitario (Decreto Interministeriale 363 del 5 agosto 1998) Il datore di lavoro viene individuato nel Rettore o nel soggetto di vertice di ogni singola struttura o raggruppamento di strutture omogenee, qualificabile come unità produttiva, dotata di poteri di spesa e di gestione. Per tutte le altre strutture prive di tali poteri e per quelle di uso comune, il datore di lavoro è il Rettore (art. 2, comma 1). Introduce la figura del Responsabile della Attività Didattica o di Ricerca in Laboratorio (RADRL). È il soggetto che, individualmente o come coordinatore di gruppo, svolge attività didattica o di ricerca in laboratorio (art. 2, comma 5).
Obblighi generali del datore di lavoro (art. 15) Il datore di lavoro (Dd. L) deve adottare le seguenti principali misure generali di tutela: 1) la valutazione dei rischi; 2) la programmazione della prevenzione; 3) l’eliminazione e/o riduzione dei rischi; 4) l’organizzazione del lavoro in base ai principi ergonomici; 5) l’utilizzo limitato degli agenti chimici, fisici e biologici; 6) il controllo sanitario; 7) l’informazione e la formazione; 8) le misure di emergenza da attuare in caso di primo soccorso e di lotta antincendio; 9) l’uso di segnali di avvertimento; 10) la regolare manutenzione di ambienti, attrezzature, impianti. Le misure relative alla sicurezza, all'igiene ed alla salute durante il lavoro non devono in nessun caso comportare oneri finanziari per i lavoratori
Fattori legati alla Sicurezza nei laboratori universitari Nella valutazione dei rischi nei laboratori, il datore di lavoro deve prestare particolare attenzione ai fattori di rischio legati a: 1) le caratteristiche intrinseche dei luoghi di lavoro; 2) l’uso delle attrezzature di lavoro, degli impianti elettrici e dei dispositivi di protezione; 3) la segnaletica di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro; 4) gli agenti fisici; 5) le sostanze pericolose (agenti chimici, agenti cancerogeni e mutageni); 6) gli agenti biologici; 7) le atmosfere esplosive (ad es. bombole).
I luoghi di lavoro (Titolo II del D. Lgs. 81/2008) Ocean Dome, Giappone – La più grande piscina coperta del mondo
Percorsi di fuga liberi (art. 64) Le vie di circolazione interne o all’aperto che conducono ad un uscita di emergenza Le uscite di emergenza devono essere libere allo scopo di consentirne l’utilizzo in ogni evenienza.
Impianti per il microclima (D. Lgs. 81/08, All. IV, paragrafo 1. 9) VENTILAZIONE NATURALE Gli ambienti di lavoro chiusi devono avere aperture sufficienti per il ricambio d’aria Inoltre devono essere ben asciutti e difesi contro l’umidità e disporre di aria salubre VENTILAZIONE MECCANICA Tramite impianto di aerazione dotato di sistema di controllo guasti Il numero e il tipo di ricambi d’aria dev’essere calcolato tenendo conto dell’attività svolta e dello sforzo fisico MANUTENZIONE Gli impianti di aerazione e condizionamento devono essere sottoposti a rigorosa manutenzione per evitare che flore batteriche, sedimenti e sporcizia inquinino il microclima ambientale (Sindrome dell’Edificio Ammalato)
Impianti per il microclima (D. Lgs. 81/08, All. IV, paragrafo 1. 9) SOLEGGIAMENTO Le finestre, i lucernari e le pareti vetrate devono evitare un soleggiamento eccessivo TEMPERATURA La temperatura adeguata in ogni stagione deve tener conto: - del grado di umidità - del ricambio d’aria TEMPERATURA DEI SERVIZI DI BENESSERE La temperatura di mense, locali di riposo, di primo soccorso e dei servizi igienici dev’essere conforme alla destinazione specifica dell’ambiente
Illuminazione (D. Lgs. 81/08, All. IV, paragrafo 1. 10) ILLUMINAZIONE NATURALE Gli ambienti di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale Inoltre devono essere forniti di illuminazione artificiale adeguata per la salvaguardia della salute IMPIANTO DI ILLUMINAZIONE Gli impianti di illuminazione dei locali di lavoro e delle vie di circolazione devono essere istallati in modo che il tipo di illuminazione non rappresenti una fonte di rischio infortunistico ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA I luoghi di lavoro nei quali i lavoratori sono particolarmente esposti a rischi devono disporre di ILLUMINAZIONE SUSSIDIARIA di sufficiente intensità in caso di guasto
Illuminazione (D. Lgs. 81/08, All. IV, paragrafo 1. 10) ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE I mezzi di illuminazione artificiale VETRATE Le superfici vetrate illuminanti ILLUMINAZIONE PARTICOLARE Le zone di lavoro che richiedono impegno visivo ovvero presentano pericolo devono essere costantemente tenuti in condizioni di PULIZIA ed EFFICIENZA devono essere illuminate in modo diretto con luce localizzata
Luoghi di lavoro seminterrati o sotterranei (art. 65) Divieto! È vietato adibire quali posti di lavoro locali chiusi seminterrati o sotterranei Se ricorrono particolari «esigenze tecniche» Deroghe Previa autorizzazione organo di vigilanza e in assenza di «emanazioni nocive» . Il locale dev’essere aerato, illuminato, protetto contro l’umidità e riscaldato in inverno. Sostanze tossiche e nocive (ad es. radon), infettanti e insudicianti, polverose, untuose e rumorose. Quasi tutte tematiche un fisico può affrontare!
Quali sono gli agenti fisici? Onde meccaniche Agenti fisici Rumore (Capo II) Infrasuoni Ultrasuoni Vibrazioni meccaniche (Capo III) Ionizzanti (D. Lgs. 230/1995 e s. m. i. ) Radiazioni Ottiche Non Ionizzanti Artificiali (Capo V) Naturali Campi elettromagnetici (Capo IV) Atmosfere iperbariche Microclima (Titolo II) Polveri sottili In base al Capo I del Titolo VIII del D. Lgs. 81/2008 vanno valutati tutti!
Modalità di valutazione del rischio da agenti fisici La valutazione dei rischi fisici: p va programmata ed effettuata ogni 4 anni; p va eseguita da personale qualificato nell’ambito del servizio di prevenzione e protezione in possesso di specifiche conoscenze in materia; p dev’essere aggiornata ogni qual volta si verifichino mutamenti che potrebbero renderla obsoleta, ovvero, quando i risultati della sorveglianza sanitaria rendano necessaria la sua revisione; Occorre tener conto dei soggetti particolarmente sensibili (ad esempio le donne in stato di gravidanza).
Grandezze di riferimento Il Titolo VIII introduce delle grandezze di riferimento per i vari agenti fisici: p I Valori Limite di Esposizione (VLE) non devono essere mai oltrepassati deliberatamente in nessun caso e richiedono, in caso di un potenziale superamento: n n n p l’adozione di misure immediate per riportare l’esposizione al di sotto dei VLE, l’individuazione delle cause del superamento dei VLE; l’adeguamento delle misure di protezione e prevenzione per evitare un nuovo superamento; I Valori di Azione (VA), il cui superamento può essere tollerato in determinati casi, a condizione di adottare/programmare azioni nell’immediato. Talvolta si distingue tra valori di azione inferiori e valori di azione superiore.
Obblighi generali del Dd. L Nel caso in cui vi siano dei Lavoratori esposti ad agenti fisici scattano per il Datore di Lavoro (Dd. L) automaticamente due obblighi: p garantire la formazione e l’informazione; p assicurare la sorveglianza sanitaria – in genere annuale.
Suono e rumore: Grandezze di riferimento Il suono è ogni variazione di pressione che l’orecchio umano può udire. Si manifesta attraverso onde meccaniche si propagano nell’aria. Ogni suono è caratterizzato da alcune grandezze fisiche: Ø la frequenza, misurata in Hertz (Hz), rappresenta il numero di oscillazioni di pressione che avvengono per secondo; Ø l’ampiezza delle fluttuazioni di pressione. Il suono più debole che può percepire l’orecchio umano - soglia di percezione - è di ca. p 0 = 20 m. Pa = 0. 00002 Pa, mentre la soglia del dolore è di 200 Pa. Normalmente si preferisce usare la scala dei decibel (d. B), che è una scala logaritmica: La soglia del dolore corrisponde a 140 d. B. L’uso della scala logaritmica per la determinazione dell’ampiezza sonora è giustificato dal fatto che la percezione dell’orecchio riesce a discriminare suoni con differenza di 3 d. B a qualunque valore effettivo della pressione sonora. I suoni che l’orecchio umano può percepire sono inclusi tra le frequenze di 20 Hz e di 20 k. Hz. Se il tono ha una frequenza alta è detto acuto, mentre se è bassa il tono è grave. I suoni al di sotto di 20 Hz sono detti infrasuoni, mentre quelli superiori a 20 k. Hz sono gli ultrasuoni. Un suono che ha solo una frequenza è detto tono puro. Un suono armonico come ad esempio quello di uno strumento musicale è costituito dalla sovrapposizione di toni puri. Tuttavia, la maggior parte dei suoni che incontriamo in natura sono costituiti da una miscela ampia di frequenze rapidamente variabili nel tempo; tali suoni costituiscono una banda di rumore.
Esposizione professionale Per valutare l’esposizione professionale di un lavoratore al rumore si introduce il concetto di livello equivalente (Leq. A) nell’arco di una giornata di 8 ore. Esso rappresenta il valor medio, espresso in d. B, della pressione sonora in tale periodo di tempo. Tuttavia, poiché il d. B è una scala logaritmica, un’esposizione di breve durata (15 min. ) a livelli elevati (ad es. 90 d. B) contribuisce già da sola ad innalzare il valore del livello equivalente (Leq. A ≥ 75 d. B). È questo il motivo per cui risulta indispensabile indossare sempre i DPI (cuffie o inserti) in modo adeguato negli ambienti rumorosi. Si osserva che: o o Un dimezzamento nel tempo di esposizione porta ad un abbassamento di soli 3 d. B nel livello equivalente; L’esposizione a due sorgenti acustiche, a parità di altre condizioni (ampiezza, distanza, orientamento, ecc. ), porta ad un innalzamento di 3 d. B del livello equivalente, rispetto alla singola sorgente.
Effetti del rumore sull’udito Per esposizione a rumori eccezionalmente intensi (> 120 – 130 d. B) si può avere la lesione del timpano che portano alla sordità immediata; Per esposizioni superiori a 80 d. B si ha una perdita della sensibilità. Essa è: n Temporanea, se l’esposizione è occasionale e di breve durata e intensità. In queste condizioni l’orecchio ha la capacità di recupero funzionale completo. n Permanente, con un innalzamento della soglia di percezione se l’esposizione è cumulativa nel tempo, di durata e intensità notevole. L’effetto è maggiore sui toni acuti (alte frequenze). Frequenza (k. Hz)
Livelli di azione e livelli di esposizione Il D. Lgs. 81/2008 prevede i seguenti limiti di rumore per il livello equivalente e per il livello acustico di picco: p Valore inferiore d’azione: Leq = 80 d. B(A), ppeak = 112 Pa [135 d. B(C) riferiti a 20 μPa]; p Valore superiore d’azione: Leq = 85 d. B(A), ppeak = 140 Pa [137 d. B(C) riferiti a 20 μPa]; p Valore limite di esposizione: Leq = 87 d. B(A), ppeak = 200 Pa [140 d. B(C) riferiti a 20 μPa]. Qualora l’esposizione sia molto variabile nell’arco della settimana da un giorno all’altro, è possibile sostituire il livello di esposizione giornaliera con quello settimanale a condizione che: p il livello di esposizione settimanale al rumore, come dimostrato da un controllo idoneo, non ecceda il valore limite di esposizione di 87 d. B; p siano adottate le adeguate misure per ridurre al minimo i rischi associati a tali attività. Se nel corso delle settimane vi è una significativa variabilità, va considerato il livello settimanale massimo ricorrente.
La difesa acustica Per difendere l’udito di un lavoratore occorre porre qualche ostacolo al rumore prima che esso giunga all’orecchio. Ciò può essere fatto: n n Alla sorgente, rivedendo le guarnizioni delle apparecchiature rumorose o effettuando un adeguata manutenzione; Lungo il percorso: p p p n Ponendo degli ostacoli tra sorgente e ricevitore, Isolando acusticamente le pareti dell’ambiente, al fine di ridurre i fenomeni di riverbero, Confinando le apparecchiature rumorose in appositi locali fonoisolati; Alla ricezione, utilizzando i DPI acustici (cuffie e inserti). Va preferito l’intervento alla fonte.
Dispositivi di Protezione Individuali per l’udito I DPI auricolari sono quelli che, grazie alle loro proprietà di attenuazione, riducono gli effetti del rumore sull'udito al fine di escludere o limitare un danno uditivo. Si dividono in: • cuffie: Ø • sono costituite da conchiglie che coprono le orecchie e creano un contatto ermetico con la testa per mezzo di cuscinetti morbidi solitamente riempiti con liquido o espanso. Le conchiglie sono solitamente rivestite con materiale fonoassorbente. Esse sono collegate da una fascia di tensione (archetto di sostegno), solitamente di metallo o di plastica; inserti auricolari: Ø sono protettori che vengono inseriti nel meato acustico esterno oppure posti nella conca del padiglione auricolare per chiudere a tenuta l'imbocco del meato acustico esterno. Talvolta sono provvisti di un cordone o di un archetto di interconnessione. Gli inserti auricolari si suddividono in due categorie: § inserti monouso: destinati ad essere utilizzati una sola volta;
SCELTA DEI DISPOSITIVI DI PROTEZIONE DELL’UDITO CARATTERISTICHE DEL RUMORE Tipo e livello Temperatura e umidità FATTORI AMBIENTALI Segnali di avvertimento Presenza di polvere Lavoro fisico FATTORI ORGANIZZATIVI Durata di utilizzo Giudizio su comfort FATTORI INDIVIDUALI Praticità, taglia adeguata Patologie dell’orecchio Individuazione dei protettori per l’udito idonei
Interazione delle radiazioni con la materia: Radiazionizzanti e non ionizzanti
Spettro elettromagnetico Rad. Ottiche Ionizzanti Energie elevate Frequenze elevate Lunghezze d’onda basse CEM Non Ionizzanti Energie basse Frequenze basse Lunghezze d’onda elevate
Radiazioni direttamente ed indirettamente ionizzanti Dimensioni dell’atomo >> Dimensioni del nucleo L’atomo è sostanzialmente vuoto! Forze nucleari: Molto intense a dimensioni nucleari Trascurabili a dimensioni atomiche Forze elettromagnetiche: Meno intense a dimensioni nucleari Le più intense a dimensioni atomiche Particelle cariche (p+, a++, b-) : • Interagiscono appena vengono generate • Cedono energia in più processi graduali Neutroni: • Interagiscono a distanza (solo forze nucleari) • Cedono energia in unico processo Fotoni (X, g ): • Interagiscono sostanzialmente a distanza • Cedono energia in unico processo direttamente ionizzanti indirettamente ionizzanti
Ionizzazione diretta ed indiretta Potere di penetrazione Ionizzazione Interazione con il mezzo Potere di penetrazione Diretta (a, b) Continua Basso Indiretta (N, g, X) Solo attraverso particelle cariche secondarie Alto Percorso massimo in aria a ~ 4 cm b~4 m Qualunque Elevato rischio di irraggiamento
Curva di stabilità dei nuclei decadimento n p+ + e- + (60 Co 60 Ni +e-+ ) decadimento + p+ n + e+ + (22 Na 22 Ne +e++ ) decadimento ++ (241 Am 237 Np + ) Processo spontaneo Elevato rischio di contaminazione
Vie di penetrazione nel corpo umano Irraggiamento: Ø La sorgente è esterna all’organismo; Ø Le radiazioni incidono sul soggetto. Contaminazione interna: Ø La sorgente entra nell’organismo a seguito di: ü Inalazione; ü Ingestione; ü Ferite della cute. Si osservi che: Ø Neutroni, Raggi X e g sono principalmente pericolosi per irraggiamento; Ø Particelle a++ e particelle b± sono pericolose soprattutto per contaminazione interna. ingestione inalazione esalazione cute polmoni linfonodi ferita apparato gastro intest. polmoni e liquidi intercell. tiroide. . …. . . . ossa fegato feci reni urine
Effetti delle radiazioni sull’uomo Attraverso la ionizzazione ed eccitazione delle molecole del tessuto si ha danno cellulare, che può essere: Ø danno diretto al DNA per rottura dei legami molecolari; Ø danno indiretto con la ionizzazione delle molecole di H 2 O (65 % del peso corporeo) e produzione di radicali liberi (H+ e OH-) molto reattivi, che attaccano chimicamente la cellula. La conseguenza è la generazione di mutazione genetiche e quindi l’induzione di tumori. Attenzione: L’effetto è privo di soglia (bastano due raggi per provocare danno).
Principi fondamentali di radioprotezione La circostanza che qualunque esposizione alle radiazionizzanti, per quanto modesta, possa produrre detrimento (assenza di soglia), ha spinto la International Commission on Radiation Protection (I. C. R. P. ) a raccomandare un sistema di protezione radiologica basato su tre principi fondamentali: • giustificazione della pratica; • ottimizzazione della protezione (principio noto anche con l'acronimo ALARA – As Low As Reasonably Achievable); • limitazione delle dosi individuali. Detti principi sono stati pienamente recepiti nella normativa italiana in vigore, attraverso l'art. 2 del D. Lgs. 230/95 che ne stabilisce il rispetto, nella disciplina delle attività con rischio da radiazionizzanti.
Unità di misura della radioprotezione Le grandezze di interesse in radioprotezione sono: • Le grandezze di sorgente, che servono per descrivere le caratteristiche di una sorgente irradiante (ad es. l’attività, che rappresenta il numero di decadimenti nell’unità di tempo); • Le grandezze dosimetriche, che misurano l’energia per unità di massa (Grey, Gy = J/kg) ceduta alla materia irradiata: – La dose assorbita misura l’energia per unità di massa fornita al mezzo indipendentemente dalla natura di questo; – La dose equivalente tiene conto degli effetti sul corpo umano in base al tipo di radiazione incidente su un dato tessuto interessato; – La dose efficace (Sievert, Sv) è la somma delle dosi equivalenti nei diversi organi o tessuti, ponderata con opportuni coefficienti adimensionali.
Dose equivalente e dose efficace La dose efficace è data da: Tessuto dove DT, R è la dose assorbita nel tessuto T e dovuta alla radiazione R; WR è il fattore di ponderazione dovuto al tipo di radiazione; WT è il fattore di ponderazione dovuto al tessuto considerato sulla base del D. Lgs. 230/95 o della più recente norma ICRP 103 adottata dalla Direttiva Europea 2013/59/EURATOM. I fattori di ponderazione sono adimensionali. WT 230/95 ICRP 103 Gonadi 0, 20 0, 08 Midollo osseo rosso 0, 12 Colon 0, 12 Polmone 0, 12 Stomaco 0, 12 Mammelle 0, 05 0, 12 Vescica 0, 05 0, 04 Fegato 0, 05 0, 04 Esofago 0, 05 0, 04 Tiroide 0, 05 0, 04 Pelle 0, 01 Superficie ossea 0, 01 Tipo di radiazione WR Fotoni (X, ) 1 Elettroni e positroni ( -, +) 1 Protoni 5 (per energie ≥ 2 Me. V) Cervello --- 0, 01 Neutroni (N) 5 -20 (dipende dall’energia) Ghiandole salivari --- 0, 01 Particelle ++ 20 Tessuti rimanenti 0, 05 (ICRP 60) 0, 12
LAVORATORI ESPOSTI DI CATEGORIA A Sono classificati in Categoria A i lavoratori esposti che, sulla base degli accertamenti compiuti dall’Esperto Qualificato sono suscettibili di un’esposizione superiore, in un anno solare, ad uno dei seguenti valori: dose efficace di 6 m. Sv per anno solare, dose equivalente di: Ø 45 m. Sv per il cristallino; Ø 150 m. Sv per la pelle, calcolato in media su 1 cm 2 di pelle, indipendentemente dalla superficie esposta e Ø 150 m. Sv per mani, avambracci, piedi, caviglie. Ogni area di lavoro in cui, sulla base degli accertamenti e delle valutazioni compiuti dall’esperto qualificato, sussiste per i lavoratori in essa operanti il rischio di superamento di uno qualsiasi dei valori per essere classificati in Categoria A è classificata Zona Controllata.
LAVORATORI ESPOSTI DI CATEGORIA B La legge stabilisce che debbono essere classificati come lavoratori esposti di Categoria B i soggetti non classificati in Categoria A che, in ragione della attività lavorativa svolta per conto del datore di lavoro, sono suscettibili di una esposizione alle radiazionizzanti superiore ad uno qualsiasi dei limiti fissati per le persone del pubblico, ovvero: dose efficace di 1 m. Sv per anno solare, dose equivalente di: Ø 15 m. Sv per il cristallino; Ø 50 m. Sv per la pelle, calcolato in media su 1 cm 2 di pelle, indipendentemente dalla superficie esposta e Ø 50 m. Sv per mani, avambracci, piedi, caviglie. Ogni area di lavoro in cui, sulla base degli accertamenti e delle valutazioni compiuti dall’esperto qualificato, sussiste per i lavoratori in essa operanti il rischio di superamento di uno dei limiti di dose fissati per le persone del pubblico, ma che non debba essere classificata Zona Controllata ai sensi del paragrafo 4. 1 (Allegato III del D. Lgs. 230/95), è classificata Zona Sorvegliata.
Limiti di dose efficace al corpo intero - riassunto Classificazione dei Lavoratori - Il D. Lgs. 230/95 stabilisce che sono: ü Soggetti classificati di categoria A: da 6 a 20 m. Sv/anno; ü Soggetti classificati di categoria B: da 1 a 6 m. Sv/anno; ü Soggetti non classificati: al di sotto di 1 m. Sv/anno. N. B. : Nessuna pratica giustifica un assunzione di dose superiore a 20 m. Sv/anno. Se è indispensabile, distribuire l’attività tra diversi soggetti classificati.
Simboli radiazionizzanti Le Zone Controllate e le Zone Sorvegliate devono essere segnalate utilizzando la segnaletica definita dalle norme di buona tecnica o comunque in maniera visibile e comprensibile. Le Zone Controllate devono essere delimitate e le modalità di accesso regolamentate. Simbolo generico Irraggiamento Contaminazione
Protezione da irraggiamento a sorgenti esterne all’organismo Metodi di protezione dalle radiazioni: ü Aumentare la distanza tra soggetto e sorgente; ü Ridurre i tempi di esposizione alla sorgente; ü Interporre ostacoli appropriati (schermature) tra la sorgente ed il soggetto: Particelle : nessun problema (non superano lo stato germinativo della pelle); Particelle : conviene usare materiali leggeri in modo da ridurre la radiazione di frenamento generata da urti con elettroni (ad es. schermi in plexiglass); Raggi X, : è necessario utilizzare materiali pesanti (ad es. Pb); Neutroni: occorre utilizzare vari strati di materiali in sequenza: Ø Per il rallentamento: Materiali leggeri (Paraffina, H 2 O, calcestruzzo); Ø Per la cattura tramite reazioni nucleari: Materiali specifici (Boro - 10 B (n, )7 Li, Litio - 6 Li (n, )3 H, Cadmio - (Cd)nat(n, ), . . . ) Ø Per la riduzione dei raggi secondari (X, ): Materiali pesanti.
Protezione da contaminazione - Sorgenti non sigillate Per sorgente non sigillata si intende qualsiasi sorgente in cui il materiale radioattivo possa diffondere nell’ambiente. Tali sorgenti vengono spesso impiegate (anche in forma di soluzione o sospensione liquida) come traccianti radioattivi o per analisi radiochimiche e di laboratorio. Gli isotopi sono a contatto diretto con l’aria dell’ambiente in cui si lavora, per cui il rischio di contaminazione (contatto, ingestione e/o inalazione) è elevato e pertanto l’uso dei dispositivi di protezione collettivi (cappe, preferibilmente di classe III) e individuali è fondamentale.
DPI per le radiazionizzanti Riguardano la protezione dall’irraggiamento dalle radiazionizzanti. Sono costituiti da indumenti in piombo, bario, bismuto e/o antimonio principalmente rivolti alla protezione del tronco, tiroide e gonadi e quindi costituiti da: • camici; • collari; • gonnelli. I problemi principali nell’uso di questi DPI sono: • peso eccessivo che genera disturbi a carico della colonna vertebrale; • deterioramento, con la formazione di fori o crepe che ne riducono l’efficienza.
Radiazioni non ionizzanti (NIR) Con il termine radiazioni non ionizzanti vengono indicate tutte quelle forme di radiazione il cui meccanismo primario di interazione con la materia non è quello della ionizzazione. In questa categoria vengono ricompresi: • le radiazioni ottiche, con frequenze > 300 GHz (l < 1 mm) e che rispettano le leggi dell’ottica geometrica; • i campi elettrici e magnetici variabili nel tempo, in genere sinusoidali, con frequenze ≤ 300 GHz; • i campi elettrici e magnetici statici - anche se di fatto non emettono radiazioni. Ai fini del D. Lgs. 81/2008 le Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) vengono approfondite nel Capo V del Titolo VIII, mentre gli altri due casi vengono trattati nel Capo IV, dello stesso Titolo.
Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) Definizione: sono le radiazioni prodotte dall’uomo che hanno una lunghezza d’onda compresa tra 100 nm ed 1 mm (UV-VIS-IR) e che dunque rispettano le leggi dell’ottica geometrica.
Radiazioni Ottiche Artificiali (ROA) Classificazione - Si dividono in due grandi sottogruppi: • Radiazioni ottiche non coerenti – l’emissione avviene in modo caotico, non esiste una relazione di fase tra le radiazioni, ovvero massimi e minimi tendono a compensarsi in alcuni punti e a sommarsi in altri; • Radiazioni ottiche coerenti (Laser) – esiste una quasi perfetta relazione di fase tra le radiazioni, l’onda risultante si rafforza sempre, dunque massimi e minimi delle onde coincidono. Radiazione incoerente: - Assenza di ordine interno; - Frequenza e fasi diverse. Radiazione coerente: - Presenza di ordine interno; - Frequenza e fasi identiche.
Effetti dannosi per l’uomo Lunghezza d’onda della radiazione incidente Tipologia di effetti dell’esposizione Intensità della radiazione incidente Probabilità e gravità degli effetti Regione spettrale Occhio Pelle (lievi) Pelle (gravi) UV-C (100 -280 nm) UV-B (280 -315 nm) Fotocheratite, fotocongiuntivite Eritema (scottatura della pelle) UV-A (315 -400 nm) Cataratta fotochimica Tumori cutanei, processo accelerato di invecchiamento della pelle VIS (400 -780 nm) Lesione fotochimica e termica della retina IR-A (780 -1400 nm) Cataratta, bruciatura della retina IR-B (1400 -3000 nm) Cataratta, bruciatura della cornea IR-C (3000 nm - 1 mm) Bruciatura della cornea Reazione di fotosensibilità Bruciatura della pelle
Soggetti particolarmente sensibili Esistono una serie di soggetti particolarmente sensibili al rischio, per i quali l’esposizione deve essere gestita con particolare attenzione. Ecco alcuni esempi: p Donne in gravidanza; p Minorenni; p Albini e individui di fototipo 1 (soggetti di pelle particolarmente chiara) per esposizione a radiazione UV; p Portatori di malattie del collagene per esposizione a radiazione UV; p Soggetti in trattamento con farmaci fotosensibilizzanti (tetracicline, ibuprofene, ecc. ). In tutti questi casi, in assenza di sicure informazioni reperibili dalla letteratura scientifica, sarà cura del Medico Competente valutare l’eventuale adozione di cautele specifiche.
LASER Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation Amplificazione di Luce tramite Emissione Stimolata di Radiazione Proprietà: Monocromaticità (emette su una banda molto stretta di lunghezze d’onda); p Coerenza (i fotoni sono in fase tra di loro); p Collimazione (ovvero molto direzionale). Mentre la radiazione incoerente si disperde con il quadrato della distanza, la radiazione laser lo fa con la sola divergenza (spesso trascurabile). p
Classificazione dei LASER I laser vengono classificati tenendo in conto: p Il tipo di funzionamento (continuo o impulsato); p La lunghezza d’onda emessa: n n n p Ultravioletta (140 – 400 nm) – Radiazione non visibile!; Visibile (400 – 700 nm); Infrarossa (700 nm – 300 mm) - Radiazione non visibile!. La potenza del fascio (è il fattore + importante). Esistono 7 classi diverse (1, 1 M, 2, 2 M, 3 R, 3 B, 4).
Segnaletica per ROA Radiazioni ottiche incoerenti Radiazioni LASER con possibile proiezione di schegge
DPI per gli occhi e il viso I DPI per la protezione della vista sono costituiti da occhiali protettivi e visiere. In particolare, la visione diretta di sorgenti UV deve essere fatta attraverso schermi opachi alla radiazione stessa. Gli occhiali protettivi devono sempre essere adeguati dal punto di vista dello spettro alle sorgenti. Nel caso di esposizioni a livelli di radiazione nocivi si dovrebbe procedere ad una visita medica specialistica.
DPI per la pelle La protezione della pelle è necessaria quando si fanno delle lavorazioni con radiazioni ottiche, specialmente nel campo dell’ultravioletta, oppure quando vi è il rischio di proiezione di schegge meccaniche oppure ustionanti. Nel primo caso può essere sufficiente l’uso di creme specifiche. Nel secondo caso sono necessari degli indumenti di maggiore consistenza.
Sorgenti di campi elettromagnetici (CEM) Alcune delle sorgenti di campi elettromagnetici sono indicate nella seguente tabella: Tipo di radiazioni Frequenze Sorgenti CMS (Campi magnetici statici) 0 Hz Risonanza magnetica nucleare (NMR), celle elettrolitiche 1 Hz – 300 k. Hz Linee elettriche (50 Hz), cabine elettriche, trasformatori, tubi a raggi catodici 300 k. Hz – 300 GHz Radio-TV, cellulari, marconiterapia, radarterapia, forni a microonde ELF-VLF (frequenze estremamente basse) RF-MW (radiofrequenze, microonde)
Effetti biologici nell’organismo (ELF-VLF) A basse frequenze (ELF – VLF) prevale il fenomeno di induzione di correnti a livello generalizzato nell’organismo. Poiché in questo caso il campo elettrico e il campo magnetico non sono correlati, anche gli effetti sono indipendenti. Essi consistono in: n n Effetti sanitari, legati alla stimolazione del tessuto nervoso o muscolare; Effetti sensoriali, dovuti a disturbi transitori delle percezioni sensoriali e a modifiche minori nelle funzioni cerebrali. Quelli più significativi sono legati al campo magnetico.
Effetti biologici nell’organismo (RF-MW) Alle RF e MW prevale il riscaldamento dei tessuti. L’assorbimento di energia non si traduce proporzionalmente in aumento della temperatura del tessuto. I meccanismi di termoregolazione dell’organismo tendono a contenere questo effetto.
Effetti indiretti Sono gli effetti provocati dalla presenza di un oggetto in un campo elettromagnetico, che potrebbe essere causa di un pericolo per la salute e sicurezza, quali: 1) interferenza con attrezzature e dispositivi medici elettronici, compresi stimolatori cardiaci e altri impianti o dispositivi medici portati sul corpo; 2) rischio propulsivo di oggetti ferromagnetici all'interno di campi magnetici statici; 3) innesco di dispositivi elettro-esplosivi (detonatori); 4) incendi ed esplosioni dovuti all'accensione di materiali infiammabili a causa di scintille prodotte da campi indotti, correnti di contatto o scariche elettriche; 5) correnti di contatto (IC), tramite il passaggio di corrente elettrica verso terra attraverso la persona che è a contatto con l’oggetto caricato. L’intensità di questa corrente dipende dalla quantità di carica sull’oggetto, che a sua volta dipende dalle caratteristiche geometriche ed elettriche dell’oggetto, della frequenza e intensità del campo e della resistenza elettrica della persona.
Norme di prevenzione per CEM p p p Predisporre un’adeguata schermatura delle sorgenti (normalmente garantita dal costruttore, prestare particolare attenzione nel caso di prototipi); Durante il funzionamento degli apparecchi mantenere una certa distanza di sicurezza (≥ 2 m); Limitare o vietare l’accesso a portatori di pacemaker e di protesi metalliche (solo CMS-ELF-VLF); Evitare l’uso di oggetti conduttori (soprattutto se ferromagnetici) vicino all’area di lavoro; Non posizionare più macchinari vicini tra loro; Evitare postazioni di lavoro permanenti vicine al macchinario (ad es. scrivania sul muro adiacente alla stanza in cui vi è il macchinario, oppure postazione di lavoro alle spalle di un videoterminale con tubo a raggi catodici).
Norme di prevenzione per i CMS Per i campi magnetici statici (CMS) e/o operanti a basse frequenze sono obbligatorie delle limitazioni di accesso (zone di accesso controllato), specialmente per portatori di pacemaker e protesi intracraniche viste le difficoltà di schermare i campi magnetici.
Appendice: Estensione agli ambienti di vita Molte delle problematiche illustrate hanno un estensione agli ambienti di vita, che non rappresentano luoghi di lavoro. In questi casi l’ente principale preposto alla vigilanza è l’ARPA – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente. I limiti sulle grandezze fisiche sono più rigidi in quanto la popolazione, in genere, non ha una formazione specifica sui rischi e non viene sottoposta a sorveglianza sanitaria mirata.
Conclusioni Sono state illustrate le principali problematiche riguardanti la salute e la sicurezza che si possono presentare in un laboratorio universitario, centrando l’attenzione sugli agenti fisici. È stata data inoltre un indicazione dell’utilità che tali studi possono avere sul mondo del lavoro, in particolare per ciò che riguarda: Ø Consulenti nell’ambito della salute e la sicurezza – Responsabili e Addetti al Servizio di Prevenzione e Protezione, Esperti Qualificati di Radioprotezione, Tecnici Competenti in Acustica; Ø Soggetti preposti alla Vigilanza in enti quali ARPA, ASL, Ispettorato del Lavoro; Ø Dirigenti Fisici nell’ambito della Fisica Sanitaria delle strutture ospedaliere. N. B. : Le immagini illustrate in questa presentazione hanno il solo scopo di facilitare la comprensione di quanto riferito ed appartengono ai loro legittimi proprietari.
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