SCIENZA DELLE FINANZE 1 SCIENZA DELLE FINANZE LATTIVITA

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SCIENZA DELLE FINANZE 1

SCIENZA DELLE FINANZE 1

SCIENZA DELLE FINANZE L’ATTIVITA’ FINANZIARIA PUBBLICA Negli attuali sistemi economici lo Stato e gli

SCIENZA DELLE FINANZE L’ATTIVITA’ FINANZIARIA PUBBLICA Negli attuali sistemi economici lo Stato e gli altri enti pubblici svolgono un ruolo molto importante nella fornitura di determinati beni e servizi ai cittadini; scopo dell'economia pubblica è proprio quello di studiare i principi che regolano l'attività che essi esercitano per reperire le risorse necessarie a finanziare la produzione di tali beni e servizi. 2

Economia pubblica o scienza delle finanze? L'attività economica, diretta alla produzione e alla distribuzione

Economia pubblica o scienza delle finanze? L'attività economica, diretta alla produzione e alla distribuzione di beni e servizi, è svolta sia da soggetti privati sia dallo Stato e da altri enti pubblici (Regioni, Province e Comuni e altre amministrazioni pubbliche), che esercitano interventi in campo economico al fine di reperire le risorse da impiegare per erogare servizi pubblici e soddisfare bisogni collettivi. 3

L'attività esplicata da detti soggetti pubblici per ottenere i mezzi finanziari necessari al raggiungimento

L'attività esplicata da detti soggetti pubblici per ottenere i mezzi finanziari necessari al raggiungimento dei loro fini (ordine pubblico, amministrazione della giustizia, pubblica istruzione ecc. ) viene detta attività finanziaria pubblica o finanza pubblica e consiste nel reperimento delle risorse utilizzate per soddisfare i bisogni pubblici.

La finanza pubblica dà luogo a due distinti flussi di ricchezza: ENTRATE PUBBLICHE ERARIO

La finanza pubblica dà luogo a due distinti flussi di ricchezza: ENTRATE PUBBLICHE ERARIO SPESE PUBBLICHE ENTRATE PUBBLICHE Insieme delle risorse che affluiscono allo Stato e agli altri enti pubblici per far fronte al fabbisogno finanziario della loro gestione. SPESE PUBBLICHE Insieme delle risorse che lo Stato e gli enti pubblici sostengono per soddisfare i bisogni pubblici. 5

Un flusso entra nelle casse dello Stato, cioè nell'erario pubblico, ed è costituito dalle

Un flusso entra nelle casse dello Stato, cioè nell'erario pubblico, ed è costituito dalle entrate pubbliche; un altro flusso ne esce, essendo costituito dalle spese pubbliche. Le entrate pubbliche e le spese pubbliche confluiscono nel bilancio dello Stato.

L’attività finanziaria pubblica è l'oggetto di indagine di una particolare disciplina, la scienza delle

L’attività finanziaria pubblica è l'oggetto di indagine di una particolare disciplina, la scienza delle finanze: essa studia i principi fondamentali della finanza pubblica, cioè di quell'attività posta in essere dagli enti pubblici per l'ottenimento delle risorse necessarie all'adempimento delle loro funzioni. La denominazione “scienza delle finanze” venne usata per la prima volta verso la metà del XVIII secolo da studiosi tedeschi. Da qualche decennio, si vanno diffondendo altre denominazioni, come economia finanziaria pubblica o economia pubblica.

ELEMENTI DEL SISTEMA FINANZIARIO PUBBLICO L'attività finanziaria dello Stato e degli altri enti pubblici

ELEMENTI DEL SISTEMA FINANZIARIO PUBBLICO L'attività finanziaria dello Stato e degli altri enti pubblici implica l'esistenza di un sistema finanziario, costituito dai seguenti elementi: soggetti attivi, dotati di potere impositivo, cioè del potere di imporre i tributi. Tale potere compete allo Stato e agli enti territoriali (Regioni, Città metropolitane e Province, Comuni); soggetti passivi, costituiti dai contribuenti che devono sottostare al potere impositivo (il rapporto fra i soggetti attivi e i soggetti passivi è regolato dalla legge); beni economici di proprietà pubblica; rapporti giuridici, intercorrenti fra i soggetti attivi e passivi, 8 o fra i soggetti e i beni economici di proprietà pubblica.

Bisogni pubblici e beni pubblici l bisogni individuali sono quei bisogni sentiti direttamente dalle

Bisogni pubblici e beni pubblici l bisogni individuali sono quei bisogni sentiti direttamente dalle singole persone e soddisfatti direttamente dalle medesime (bisogno di mangiare). l bisogni collettivi sono quelli avvertiti dalle persone in quanto membri di una collettività organizzata (bisogni di giustizia, di ordine pubblico, di istruzione ecc. ). Questi sono soddisfatti dallo Stato e dagli altri enti pubblici: per questo sono chiamati anche bisogni pubblici.

Beni privati e beni collettivi Si definisce “bene economico”, il bene che possiede le

Beni privati e beni collettivi Si definisce “bene economico”, il bene che possiede le seguenti caratteristiche: soddisfa i bisogni degli individui (utilità); è scarso, cioè disponibile in quantità limitata. Queste due peculiarità implicano che gli individui sono disposti a pagare un prezzo per consumare il bene in questione. l beni economici possono essere privati o collettivi.

I beni privati sono quelli che soddisfano bisogni individuali (come il pane, gli abiti,

I beni privati sono quelli che soddisfano bisogni individuali (come il pane, gli abiti, ecc. ). Essi hanno due caratteristiche: • escludibilità: è possibile attribuire un prezzo al bene, impedendo in tal modo a chi non paga l'utilizzo dello stesso (ad esempio, solo chi paga un abito può comprarlo e usarlo); rivalità: è impossibile che più individui utilizzino contemporaneamente il bene (se un individuo indossa un abito, non può indossarlo simultaneamente un altro individuo). Un bene economico si definisce “privato” se è escludibile e rivale, altrimenti si tratta di un bene “collettivo”.

l beni collettivi sono quelli offerti dallo Stato e dagli altri enti pubblici per

l beni collettivi sono quelli offerti dallo Stato e dagli altri enti pubblici per il soddisfacimento dei bisogni collettivi. Si distinguono a loro volta in due gruppi: beni pubblici, che sono non-escludibili e non-rivali: tutti possono accedere all'utilizzo del bene e possono consumarlo contemporaneamente (es. difesa nazionale, illuminazione stradale); beni misti, che sono escludibili, ma nonrivali: solo coloro che pagano il prezzo possono accedere all'utilizzo del bene; tutti possono consumarlo contemporaneamente (es. istruzione).

Spesso i beni economici generano le cosiddette esternalità: si tratta di effetti «esterni» che

Spesso i beni economici generano le cosiddette esternalità: si tratta di effetti «esterni» che si manifestano su altri soggetti, non direttamente coinvolti nell'utilizzo di tali beni. Esternalità: effetti positivi (esternalità positive) o negativi (esternalità negative) che un’attività provoca all’esterno. Ad esempio un’attività industriale può causare un’esternalità negativa sulla collettività, come l’inquinamento. Il servizio della pubblica istruzione può determinare esternalità positive su tutta la collettività.

SERVIZI GENERALI E SPECIALI l servizi predisposti per il soddisfacimento dei bisogni collettivi si

SERVIZI GENERALI E SPECIALI l servizi predisposti per il soddisfacimento dei bisogni collettivi si classificano in generali e speciali. l servizi generali sono predisposti a favore dell'intera collettività e sono goduti dai privati in quanto membri della stessa: ciascuno trae vantaggi da questi servizi, senza che però sia possibile quantificare il vantaggio di ognuno (difesa nazionale, amministrazione della giustizia). Tali servizi sono perciò definiti indivisibili. Nel caso dei servizi speciali è invece possibile stabilire il vantaggio che ogni cittadino trae da essi: si pensi al servizio postale o ferroviario, in cui ciascun utente paga il servizio in base al suo effettivo godimento. Questi servizi sono, quindi, divisibili.

Spesso lo Stato soddisfa bisogni prescindendo da una domanda specifica dei cittadini, considerando i

Spesso lo Stato soddisfa bisogni prescindendo da una domanda specifica dei cittadini, considerando i vantaggi che l’intera società può trarne: si pensi all'istruzione o al servizio sanitario. l beni e servizi forniti per soddisfare questi bisogni vengono chiamati meritori, in quanto cooperano allo sviluppo morale e sociale della collettività. Si chiamano invece demeritori quei beni che pregiudicano il progresso o che comportano danni e pericoli per le persone. Lo Stato cerca di limitarne i consumi, o attraverso un'elevata imposizione fiscale o con espliciti divieti.

GLI OBIETTIVI DELLA FINANZA PUBBLICA

GLI OBIETTIVI DELLA FINANZA PUBBLICA

GLI OBIETTIVI DELLA FINANZA PUBBLICA PIENO IMPIEGO DEI FATTORI PRODUTTIVI E QUINDI PIENA OCCUPAZIONE

GLI OBIETTIVI DELLA FINANZA PUBBLICA PIENO IMPIEGO DEI FATTORI PRODUTTIVI E QUINDI PIENA OCCUPAZIONE DEL FATTORE LAVORO SVILUPPO ECONOMICO E AUMENTO DEL REDDITO PROCAPITE EQUA DISTRIBUZIONE DEL REDDITO: LIMITARE LE SPEREQUAZIONI PERSONALI E TERRITORIALI STABILITA’ MONETARIA E VALUTARIA: LOTTA ALL’INFLAZIONE (cioè l’aumento persistente del livello generale dei prezzi e conseguente diminuzione del potere d’acquisto della moneta) E PAREGGIO DELLA BILANCIA DEI PAGAMENTI (cioè lo strumento con cui si registrano le relazioni tra un sistema economico e l’estero, come ad esempio le esportazioni e le importazioni).

GLI OBIETTIVI DELLA FINANZA PUBBLICA RISPONDERE AI «FALLIMENTI DEL MERCATO» Nel caso in cui

GLI OBIETTIVI DELLA FINANZA PUBBLICA RISPONDERE AI «FALLIMENTI DEL MERCATO» Nel caso in cui i beni e le attività possono generare effetti negativi sulle persone “esterne” (inquinamento), si parla di esternalità negative o diseconomie esterne. Se il mercato è lasciato libero di funzionare e lo Stato si astiene dall’intervenire, l’industria che inquina continuerà ad inquinare, senza dover risarcire eventuali danni provocati. Le esternalità vengono anche chiamate “fallimenti del mercato”, nel senso che per quanto riguarda le attività e i beni che producono tali effetti esterni, il mercato non assicura una situazione ottimale. In assenza di un intervento pubblico, i beni con esternalità positiva verranno prodotti nel mercato in quantità inferiore; i beni con esternalità negativa verranno prodotti in quantità superiore a quella desiderabile perché i produttori non sopportano tutti i danni della propria attività. Il fatto che lo Stato fornisca i beni pubblici si spiega anche con i fallimenti del mercato.

SPESSO GLI OBIETTIVI DELLA FINANZA PUBBLICA SONO TRA LORO INCOMPATIBILI

SPESSO GLI OBIETTIVI DELLA FINANZA PUBBLICA SONO TRA LORO INCOMPATIBILI

L’ECONOMIA PUBBLICA E IL DIRITTO TRIBUTARIO Mentre l'economia pubblica si occupa dell'aspetto economico dell'attività

L’ECONOMIA PUBBLICA E IL DIRITTO TRIBUTARIO Mentre l'economia pubblica si occupa dell'aspetto economico dell'attività finanziaria del settore pubblico, il diritto finanziario ne studia l'aspetto giuridico, cioè le norme che regolano la raccolta e il successivo impiego delle risorse necessarie all'attività dello Stato. Un settore del diritto finanziario è il diritto tributario, che riguarda le modalità di realizzazione delle entrate tributarie da parte dello Stato: si occupa delle norme giuridiche disciplinano i tributi versati dai cittadini allo Stato, in relazione all'obbligo tributario. L'economia pubblica è collegata anche alla contabilità di Stato e degli enti pubblici, che studia la gestione delle risorse pubbliche e la loro successiva erogazione per soddisfare i bisogni pubblici.

COLLEGAMENTI CON LE ALTRE SCIENZE L’economia pubblica è un settore dell’economia politica. Sono stretti

COLLEGAMENTI CON LE ALTRE SCIENZE L’economia pubblica è un settore dell’economia politica. Sono stretti i collegamenti con la politica economica, scienza che si occupa degli interventi dello Stato nell'economia allo scopo di realizzare determinati obiettivi di interesse generale. Intensi sono poi i rapporti con la statistica economica, che fornisce i dati quantitativi dei fenomeni economici. Notevoli le connessioni fra l'economia pubblica e i diversi rami del diritto, per la frequenza dei rapporti fra enti pubblici e privati cittadini, posti in essere dall'attività finanziaria dello Stato. Importanti, poi, sono i collegamenti con l'economia aziendale, la sociologia, la psicologia e la scienza della politica.

TEORIE SULLA FINANZA PUBBLICA

TEORIE SULLA FINANZA PUBBLICA

Le teorie sulla natura dell'attività finanziaria pubblica si possono così classificare: teorie politico-sociologiche; teorie

Le teorie sulla natura dell'attività finanziaria pubblica si possono così classificare: teorie politico-sociologiche; teorie economiche.

LA TEORIA DELLE SCELTE PUBBLICHE La scuola delle scelte pubbliche (public choice) ha avuto

LA TEORIA DELLE SCELTE PUBBLICHE La scuola delle scelte pubbliche (public choice) ha avuto massimo esponente James Buchanan (premio Nobel per l'economia - 1986). Questa scuola, affermatasi nel corso degli anni ‘ 60 negli USA, analizza i meccanismi decisionali che presiedono alla formazione delle scelte pubbliche. Basandosi sui modelli che caratterizzano il comportamento del privati, ha cercato di spiegare i comportamenti dei soggetti dell'attività finanziaria pubblica. l suoi esponenti hanno preso una decisa posizione contro l'eccessivo intervento dello Stato in economia, che ha provocato un'incontrollata espansione del debito pubblico, e sostengono la necessità di giungere a un nuovo “patto sociale” fra i cittadini, che consenta di ridurre tale intervento.

IL CICLO ELETTORALE. La spesa pubblica e la pressione fiscale seguirebbero l’andamento delle elezioni

IL CICLO ELETTORALE. La spesa pubblica e la pressione fiscale seguirebbero l’andamento delle elezioni politiche, senza rispondere alle reali esigenze del sistema economico: prima delle elezioni gli organi di governo spingerebbero per un aumento enorme della spesa pubblica e per una riduzione dei tributi (questo per aumentare il proprio consenso elettorale ed uscire così nuovamente vittoriosi dalle elezioni); subito dopo le elezioni gli organi di governo aumenterebbero i tributi e diminuirebbero la spesa pubblica, (nella convinzione che i cittadini hanno la memoria corta e confidando in un recupero dei consensi grazie alla manovra espansiva poco prima delle elezioni).

LA TEORIA DELLA FINANZA NEUTRALE Secondo la visione della scuola classica (Adam Smith, David

LA TEORIA DELLA FINANZA NEUTRALE Secondo la visione della scuola classica (Adam Smith, David Ricardo, John S. Mill), il mercato, lasciato libero di funzionare, assicura spontaneamente la piena occupazione e il raggiungimento del livello di reddito più elevato possibile: è la cosiddetta teoria della mano invisibile elaborata da Adam Smith. Lo Stato non deve intervenire nell’economia e deve limitarsi a fornire i servizi essenziali, come la difesa e la giustizia.

Lo Stato deve garantire il funzionamento del mercato, contenendo al massimo la spesa pubblica

Lo Stato deve garantire il funzionamento del mercato, contenendo al massimo la spesa pubblica ed evitando un deficit di bilancio (situazione in cui le entrate dello Stato sono inferiori alle sue spese). Inoltre, le spese devono essere finanziate mediante imposte proporzionali (che gravano in misura costante sul reddito), in modo da non alterare la distribuzione della ricchezza prodotta dal mercato. Lo Stato deve assumere una posizione neutrale rispetto alla distribuzione del reddito.

LA TEORIA DELLA FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE l presupposti della finanza neutrale vengono aspramente

LA TEORIA DELLA FINANZA DELLA RIFORMA SOCIALE l presupposti della finanza neutrale vengono aspramente criticati nella seconda metà dell'Ottocento dagli esponenti della scuola socialista. Secondo i riformisti sociali la mancanza di un intervento pubblico nell'economia avvantaggia le classi capitalistiche, con grave danno della classe operaia, debole e incapace di difendere da sola i propri interessi. Lo Stato deve invece intervenire in economia, per attenuare le sperequazioni sociali, impiegando due strumenti:

 • l'imposta progressiva (che colpisce in misura proporzionalmente maggiore i redditi, con la

• l'imposta progressiva (che colpisce in misura proporzionalmente maggiore i redditi, con la conseguenza di ridurre le disuguaglianze fra ricchi e poveri); • la riforma del sistema successorio (imposta sulle successioni), in modo da colpire pesantemente le trasmissioni ereditarie e impedire l'accumulazione di ingenti patrimoni. Introducendo queste due riforme, lo Stato ottiene una quantità di risorse sufficienti ad attuare una politica favorevole ai ceti più deboli (istruzione gratuita, servizio sanitario, assicurazioni sociali ecc. ).

LA TEORIA DELLA FINANZA CONGIUNTURALE La Grande crisi del 1929 -32, caratterizzata anche altissimi

LA TEORIA DELLA FINANZA CONGIUNTURALE La Grande crisi del 1929 -32, caratterizzata anche altissimi tassi di disoccupazione, dimostrò la debolezza della teoria della finanza neutrale. Si affermò la convinzione che fosse necessario un intervento dello Stato nell’economia. Lo Stato non può assistere inerte all'alternarsi delle fasi del ciclo economico (recessione, espansione, recessione …), ma deve anzi intervenire per attenuare l'ampiezza del ciclo, combattendo in particolare la disoccupazione.

E’ necessario adottare una politica anticiclica, consistente in un insieme di strumenti idonei ad

E’ necessario adottare una politica anticiclica, consistente in un insieme di strumenti idonei ad attenuare le onde del ciclo economico. Nella fase espansiva è necessario che lo Stato realizzi entrate superiori alle spese, accumulando con ciò avanzi che hanno lo scopo di raffreddare l'eccesso di domanda; mentre nelle fasi di depressione lo Stato deve sopportare anche ingenti disavanzi (deficit) per finanziare la spesa pubblica, in modo da compensare la spesa privata insufficiente. L’avanzo accumulato nella fase di espansione servirà a finanziare il disavanzo della fase di depressione. Il bilancio non sarà in pareggio in ciascun singolo anno , ma nell’arco del ciclo economico (equilibrio pluriennale di bilancio).

LA TEORIA DELLA FINANZA FUNZIONALE La teoria della finanza funzionale fu proposta da J.

LA TEORIA DELLA FINANZA FUNZIONALE La teoria della finanza funzionale fu proposta da J. M. Keynes, e fu largamente adottata da tutti i paesi industrializzati a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. Per combattere l’equilibrio di sottoccupazione, Keynes sostiene la necessità di un attivo intervento dello Stato, anche se ciò comporta un deficit di bilancio (deficit spending) che può durare nel tempo anche oltre i limiti del ciclo economico, fino a quando il sistema non raggiunge la piena occupazione dei fattori produttivi.

La spesa pubblica va fatta in deficit, perché deve "aggiungersi" a quella dei privati.

La spesa pubblica va fatta in deficit, perché deve "aggiungersi" a quella dei privati. E’ necessario: • diminuire le imposte; • aumentare la spesa pubblica (politica fiscale espansiva). La spesa pubblica deve essere finalizzata alla costituzione delle infrastrutture, cioè opere che favoriscono le attività produttive dei privati (strade, porti ecc. ). Per l'azione dei meccanismi cumulativi di espansione (moltiplicatore), la spesa pubblica produce un aumento del reddito nazionale, che aumenta di un multiplo della spesa pubblica. L'ampio ricorso al deficit di bilancio ha comportato un aumento del debito pubblico (in Italia il debito pubblico ha superato abbondantemente il PIL). Il debito pubblico è costituito dal valore dei titoli pubblici e rappresenta il debito che lo Stato ha accumulato nei confronti dei privati. Il debito pubblico è uno degli strumenti per finanziare il deficit pubblico.