SCIACCA ARABA E NORMANNA LAVORO SVOLTO DA DAFNE
SCIACCA ARABA E NORMANNA LAVORO SVOLTO DA: DAFNE CABIBI, MANUELA COLLETTI IPPOLITO, MARIASOLE SUTERA, ARIANNA SCHITTONE, MARIA PIA GIANNETTO, ALBERTO PUMILIA
GLI ARABI Gli Arabi arrivarono a Sciacca nell’ 840. Da allora «Terme Selinuntine» fu mutato in «Sciacca» . Il nome ha origini diverse, alcuni studiosi fanno derivare il nome dal vocabolo arabo "Syac" che vuol dire "bagno"; altri da "al Saqqah" che vuol dire la "separante"; comunque il più attendibile risulta essere "Shaqqa" derivante da "Shai al Quaaum". Gli arabi influenzarono molto il tessuto urbanistico della citta’, riscontrabile ancora oggi nel quartiere San Nicolo’ e in altri quartieri (Schiunchipani, Raganella…) Quello della dominazione araba fu un periodo di massimo splendore dovuto anche al fatto che i sudditi siciliani potevano mantenere le loro usanze in piena libertà.
Sinagoga ebraica: Nel paese oltre agli arabi convivevano perciò altre identità culturali: ad oriente era abitato dai Figulini, conosciuti per la lavorazione della creta, e a Ponente soggiornavano gli Ebrei. Proprio in questa zona sorse una borgata che prese il nome di Rabato (San Nicolo’)
Il ripopolamento Nell’ 860 fu distrutta Caltabellotta. Moltissimi profughi trovarono rifugio a Sciacca e il Vescovado fu trasferito sul monte San Calogero. Durante questa dominazione la città assunse grande importanza non solo per la sua felicissima posizione, perché a metà strada fra due importantissime città, quali Mazara e Girgenti, ma divenne anche capoluogo delle Circoscrizioni Territoriali e poté godere dei pieni diritti di proprietà e di culto.
La fioritura commerciale Gli arabi diedero impulso all'industria del cotone ( ne è a testimonianza il complesso di origine araba in contrada Lucchesi ormai in disuso dal 1600). Durante il lungo periodo della dominazione araba, che durò oltre due secoli e mezzo, Il porto di Sciacca fu uno dei più attivi, in Sicilia, per l'esportazione del grano e di altre derrate destinate in Africa ai paesi di origine degli arabi dominatori Ceramica invetriata, tipica del periodo arabo, dai colori verde ramina giallo e bruno, allo stato di frammenti si trova in tutte le contrade dell'agro di Sciacca
I NORMANNI A partire dall’ 895 vi furono una serie di lotte interne che portarono all’arrivo dei Normanni nel 1060. Sciacca fu, per tredici anni, sotto il governo del conte Ruggero D’Altavilla che la cinse di mura e fondò il Castello Vecchio e la chiesa di S. Salvatore (oggi del Carmine). Fu poi donata dal Gran Conte, poco prima di morire (1101), alla figlia Giulietta, in occasione delle sue nozze. Un'era di splendore ha inizio allora per Sciacca. Sull'onda del fervore religioso diffuso dal padre in tutta la Sicilia con la restaurazione del Cristianesimo e l'erezione di numerose chiese.
Il Castello Vecchio Il castello vecchio fu eretto nel 1087 dal Conte Ruggero insieme alle prime mura a scopi difensivi, ma in seguito fu anche una dimora signorile. Situato nella parte orientale della citta’ tra porta San Pietro e il monastero di Santa Caterina, era molto vasto e comprendeva cinque grandi palagi; tuttavia non ne resta nulla, eccetto uno dei tree portali d’ingresso con lo stemma marmoreo dei Perollo, i quali successivamente ne presero possesso.
Giulietta Normanna Durante il governo della contessa Giulietta molti baroni e nobili (come i Perollo, i Graffeo, i Caltagirone, i Pizzuto, ecc. ) si stabilirono a Sciacca, contribuendo all'accrescimento della popolazione che, in quel tempo, era di naturali siciliani, greci, arabi, africani, normanni ed ebrei. In questo tempo a Sciacca e nel suo vasto territorio era una delle più alte e ibride concentrazioni umane dell'Isola. Molto attivo fu il commercio di Sciacca con le repubbliche marinare e specialmente con Genova, Venezia e Pisa. Con la normanna Giulietta, la città sotto ogni aspetto, ma specialmente sotto il profilo dell'edilizia (Chiese, monasteri…), attraversa un vero periodo di rinascita della quale ci restano notevoli testimonianze. Fu tanto acclamata dal popolo che venne considerata la seconda fondatrice di Sciacca (dopo Eleonora d’Aragona)
Lo stemma Fu Giulietta a dotare Sciacca di uno stemma raffigurante Maria Maddalena fra due leoni rampanti, rimasto in voga fino al 1860, anno in cui fu sostituito con un cavaliere armato di lancia e la raffigurazione di una delle cinque porte della citta’.
La leggenda Si narra che Giulietta, innamoratasi perdutamente del cugino, Roberto di Bassebille, fuggì con lui e si rifugiò nella grotta che ancora esiste in cima alla Rocca Sant'Elmo (Rocca Regina). I due fuggiaschi poi, in seguito all’intervento di un frate di nome Mauro, furono perdonati dal Gran Conte che, dopo aver ottenuto la necessaria dispensa dal Papa, li fece unire in matrimonio. Come dono di nozze la Contessa Giulietta ebbe allora dal padre la città di Sciacca con tutto il suo vasto territorio che allora andava dal Belice al Platani.
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