Salus per verba ricette linguistiche per stare bene
Salus per verba: ricette linguistiche per stare bene in rete Vera Gheno Bolzano, 10 gennaio 2020
La società dell’immagine
Quando l’immagine non basta… PAROLE «Non è possibile pensare con chiarezza se non si è capaci di parlare e scrivere con chiarezza» (John Searle)
Language is the core property that basically defines human beings Noam Chomsky
1. Parlare di sé • Irripetibile prima impressione • Attivazione di pregiudizi • Parola come atto di identità • (Involontario o volontario)
2. Parlare con gli altri • Identificare la propria tribù • Escludere gli estranei • Parola come relazione
3. Parlare del mondo • Le realtà influisce sulla lingua • La lingua influisce sulla realtà • Parola come mezzo di comprensione del mondo
Che cosa succede online alla parola?
Nudità
Fraintendibilità
Incontrollabilità
Longevità
Permeabilità • Offline-online • Contaminazioni tra canali • Passato-presente • Privato-professionale
Il disagio linguistico • Italiano della scuola vs italiano della strada • Scarsa mobilità disagio • Livello basso turpiloquio • Livello medio inglese • Livello alto ipersettorializzazione • «Rottura del patto comunicativo»
Il benaltrista
Il complottista
L’eroironico
Lo hater da tinello
Il titolista
Il lapidatore lapidario
Il salutista
Pessimismo & Fastidio
da «Dove sbagliano gli altri? » a «Cosa posso fare io? »
da «Cosa devo dire? » a «Cosa posso dare? »
Come? (cfr. massime di Grice) • Scrivi o parla quanto serve • Scrivi o parla nel modo più chiaro possibile • Scrivi o parla pensando per chi lo fai • Scrivi o parla cercando di essere sincero
Il metodo DRS Dubbio Mi è tutto chiaro? Riflessione Posso «reggere» ciò che sto per dire o scrivere? Silenzio Il mio contributo serve davvero?
Dalla teoria alla pratica 1. Controllo di avere capito bene 2. Verifico se, al di là della formulazione infelice, posso rispondere nel merito 3. Mi sincero di avere informazioni corrette da fornire 4. Verifico di scrivere solo cose che posso «reggere» 5. Mi ricordo della moltitudine silenziosa 6. Imparo ad abbandonare la conversazione al momento opportuno 35
Non «comunicare bene» Ma comunicare al meglio delle proprie possibilità
Non esistono le parole «giuste» Esistono le parole giuste per il contesto, per l’interlocutore, per l’intenzione comunicativa
Se la comunicazione fallisce, è colpa tua Assumiti l’onere del fallimento e lavora su come risolverlo
Grazie dell’attenzione Contatti: v. gheno@gmail. com IG @a_wandering_sociolinguist TW @vera_gheno
• Mi pare evidente dalle sue osservazioni che non ha letto il mio libro. Le propongo di leggerlo, dopodiché potremo impostare una discussione sensata. Altrimenti, rimaniamo sul piano delle osservazioni superficiali che mi sta proponendo. Se, invece, non ha intenzione di leggere il mio contributo alla discussione sui femminili (se non altro, per comprendere la mia specifica posizione), la invito, prima di tutto, a non ridicolizzare chi la pensa diversamente da lei (tecnica, peraltro, piuttosto fallimentare, da un punto di vista scientifico); secondariamente, a rivedere alcune delle sue affermazioni. Ad esempio, astronauta, pilota, comandante e tenente sono parole ambigeneri (tanto è vero che nelle prime due la differenza m/f ritorna evidente al plurale, mentre per le seconde due basta cambiare l'articolo, anche al plurale). Per le altre parole che cita: ministra era già in uso in latino; senatrice è in circolazione da vent'anni, presidente, come tenente, necessita solo del cambio di articolo, come pure giudice (fa eccezione giudicessa, che è una carica esistita storicamente in Sardegna, cfr. Eleonora d'Arborea). Sulla stessa linea di pensiero sono non solo l'Accademia della Crusca, ma anche Treccani; lo Zingarelli, dal canto suo, censisce più di settecento femminili di mestieri già nella sua edizione del 1994. Se invece mi facesse il favore di indicarmi in quale punto della Costituzione si parla della questione dei nomi professionali al femminile, gliene sarò grata. Perché meno che per lei non sia strano chiamare infermiera un'infermiera e maestra una maestra, non c'è nessuna forzatura nel chiamare ingegnera un'ingegnera o ministra una ministra. Un'ultima osservazione: la scrittura tutta in maiuscolo è davvero fastidiosa: sembra che lei stia urlando, e mi sembra singolare che lei si debba alterare "a scatola chiusa" per un testo che non ha nemmeno letto.
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