Rischi fisici nellambiente di lavoro illuminazione e microclima
Rischi fisici nell’ambiente di lavoro illuminazione e microclima
Microclima e illuminamento Disturbi respiratori Rischio di infortuni Discomfort termico Lesioni da freddo Disagio visivo Lesioni da calore Neoplasie Malattia dell’edificio malato
Illuminazione
D. lgs 626 / 1994, art. 33, Titolo II, comma 8 n I luoghi di lavoro devono disporre di sufficiente luce naturale ed essere dotati di dispositivi che consentano una illuminazione artificiale per salvaguardare la sicurezza, la salute e il benessere dei lavoratori
Una illuminazione carente può essere causa di infortunio
Obbiettivi dell’ergonomia della visione nei posti di lavoro § realizzare un ambiente luminoso idoneo a soddisfare le esigenze fisiopsicologiche dell’uomo, assicurando, ove possibile, il ricorso all’illuminazione naturale § rendere ottimale la percezione delle informazioni visive, al fine di assicurare agli operatori le migliori condizioni di lavoro
Parametri che influenzano la prestazione visiva “Prestazione visiva” = capacità di rilevazione e attitudine a reagire manifestate da un individuo quando i dettagli del “compito visivo” entrano nel “campo visivo”. Tale attitudine viene definita in termini di velocità, precisione, e qualità della percezione. Caratteristiche del compito visivo Condizioni d’illuminazione Dimensioni, forma, posizione, colore, fattore di riflessione entità dell’illuminamento e delle luminanze, caratteristiche spettrali della luce Altri fattori uniformità dell’illuminazione, natura dello sfondo, abbagliamento, riflessi
Parametri che influenzano la visione Caratteristiche del compito visivo Capacità visive del soggetto Caratteristiche dell’ambiente tempo di esposizione allo specifico compito visivo visus del microclima (Umidità Rel, velocità dell’aria) angolo sotteso motilità oculare degli inquinanti aerodispersi (polveri, vapori, gas ecc. ) nitidezza dell’immagine senso cromatico della visione a distanza tempo di persistenza Funzione retinica del sistema di illuminazione (rapporti di luminanza, resa del contrasto, abbagliamento, caratteristiche spettrali delle sorgenti di luce artificiale, rapporto tra luce naturale e artificiale, ecc. ) contrasto cristallino
Definizioni di illuminotecnica Intensità luminosa quantità di energia luminosa emessa in una determinata direzione (unità di misura: candela) Flusso luminoso quantità di energia luminosa emessa da una sorgente di luce nell’unità di tempo (unità di misura: lumen) Illuminamento E’ la misura del flusso luminoso che investe una superficie. La luce può provenire dal sole, dalle lampade o da qualsiasi altra sorgente. (unità di misura: lux; 1 lux= 1 lumen/m 2) Luminanza esprime la luminosità che una superficie produce, sia essa una superficie luminosa (sorgente primaria es: lampada) o illuminata (sorgente secondaria, es: piano di una tavolo che riflette la luce). Nel caso di superfici illuminate, la luminanza è molto influenzata dal fattore di riflessione di queste superfici. (unità di misura: candela/m 2)
Valori minimi di illuminamento riportati nel codice del lavoro Locali destinati al lavoro e loro dipendenze Valori minimi di illuminazione Vie di circolazione interna 60 lux Scale e depositi 40 lux Ambienti di lavoro, spogliatoi, sanitari 120 lux Locali ciechi destinati ad un lavoro permanente 200 lux
Confronto con i nuovi standard europei (valori espressi in lux) Locali o tipo di lavoro Vecchie disposizioni del DPR 303/56 Standards europei Deposito 10 100 - 200 Aree di passaggio 20 100 - 200 Lavori grossolani 40 200 - 400 Lavori di media finezza (illuminazione generale) 20 200 - 400 Lavori di media finezza (illuminazione localizzata) 1000 - 2000 Lavori fini (illuminazione generale) 40 400 - 800 Lavori fini (illuminazione localizzata) 2000 - 4000 Lavori finissimi (illuminazione generale) 60 800 - 1200 Lavori finissimi (illuminazione localizzata) 300 4000 - 6000
Rapporti di luminanza nel campo visivo n n n X: ambienti nei quali è possibile controllare le riflessioni Y: ambienti nei quali è possibile controllare le riflessioni solo nelle zone vicine alle aree di lavoro, ma non nelle superfici più lontane Z: ambienti nei quali il controllo delle riflessioni è impraticabile Rapporti limite X Y Z Tra il compito visivo e le superfici più scure ad esso adiacenti (max) 3/1 5/1 Tra il compito visivo e le superfici più chiare ad esso adiacenti (min) 1/3 1/5 Tra il compito visivo e le superfici lontane più scure (max) 10/1 20/1 Tra il compito visivo e le superfici lontane più chiare (min) 1/10 1/20 Tra gli apparecchi di illuminazione e le superfici ad esse adiacenti (finestre, lucernari, ecc. ) (max) 20/1 Ovunque entro il campo visivo (max) 40/1
Tipi di lampade n n n Lampade ad incandescenza: ¨ temperatura di colore "calda" (2500 -3500 K) ¨ resa dei colori eccellente Lampade alogene (incandescenza): ¨ idem c. s. vantaggi ¨ efficienza luminosa più elevata ¨ maggiore durata (2000 ore) ¨ stabilità di emissione svantaggi ¨ costo più elevato ¨ forte brillanza ¨ delicatezza d'impiego Lampade fluorescenti: ¨ risparmio di potenza (25% in meno) ¨ maggiore durata (ameno 4 volte) ¨ maggiore sicurezza (temp. minima) ¨ irraggiamento calorico trascurabile
Lampade: caratteristiche n n Tonalità di luce ¨ luce diurna: 5. 000 K ¨ luce bianchissima: 3. 300 -5. 000 K ¨ luce calda: <3. 300 K Gradi di resa dei colori ¨ grado 1 (ottima, Ra = 80 -100) ¨ grado 2 (buona, Ra = 70 -84) ¨ grado 3 (sufficiente, Ra = 40 -69)
Tabella – suddivisione delle lampade in base all’aspetto cromatico Gruppo Aspetto cromatico Temperatura di colore 1 caldo <3300 2 intermedio 3300 -5300 3 freddo >5300 Tabella – Gruppo di resa di colore (Ra’) e corrispondente indice di resa cromatica (Ra) Ra’ Ra 1 A >90 1 B 80 -90 2 60 -80 3 40 -60 4 20 -40
Tabella – illuminamento di esercizio, tonalità di colore e gruppo di resa del colore (uni 10380) Tonalità di colore: W=luce bianco-calda (<3. 300°K); I=luce bianco-neutra (3. 300 -5. 300°K); C=luce bianco-fredda (>5. 300°K) ACCIAIERIE E SIMILI Impianti di produzione senza intervento manuale 50 -100 -150 W, I 3 Impianti di produzione con intervento manuale 100 -150 -200 W, I 3 Postazioni di lavoro fisse in impianti di produzione 200 -300 -500 W, I 3 Controllo piattaforme di ispezione 300 -500 -750 W, I 3 Macchinario pesante 200 -300 -500 W, I 3 Motori e telaio veicoli 300 -500 -750 I, C 3 Macchinario elettronico e per ufficio 500 -750 -1000 I, C 2 1000 -1500 -2000 C 2 ASSEMBLAGGIO Strumenti ed oggetti di piccole dimensioni
UFFICI Uff. generici, dattilografia, sale computer 300 -500 -750 W, I Uff. per disegnatori e per progettazione 500 -750 -1000 W, I Sale per riunioni 300 -500 -750 I, C 1 B 1 B 1 A
Valori di riferimento Valori di illuminamento Norme UNI IES britannica IES americana Per uffici generici Per uffici tecnici e tavoli da disegno Sale di riunione (sui tavoli) 500 lux 200 -500 lux 750 lux 500 -1. 000 lux 500 lux 750 lux 500 lux Uffici di dattilografia e contabilità 500 lux 750 lux 200 -500 lux
Illuminamento Valori di riferimento : n n UNI 10380 per uffici generici, dattilografia, sale computer: valori compresi tra 300 e 750 lux Norma DIN 5035 per ambienti di lavoro con VDT (per limitare l’abbagliamento diretto): valori compresi tra 200 e 500 lux e max 200 cd/m 2
Illuminazione n Valori e condizioni ottimali: fra i 200 e i 400 lux ¨ pareti, pavimenti, soffitti, porte, piani di lavoro devono essere di colore chiaro e opaco ¨ le tende devono consentire la regolazione della luce naturale (es. veneziane) ¨ plafoniere anti-abbagliamento ¨
Illuminazione del locale n n n n n illuminazione generale sufficiente ma contenuta finestre schermate con “veneziane” tende adeguate (di tessuto spesso, chiare e a tinta unica) davanti e dietro lo schermo non devono esserci finestre le postazioni VDT distano almeno 1 m dalle finestre VENEZIA schermi posti a 90° NE rispetto alle finestre TEND E la direzione principale dello sguardo deve POSTI DI LAVORO AI trovarsi parallela al VDT fronte delle finestre illuminazione in forma a strisce e disposta parallela rispetto al STRISCIA DI LUCE ARTIFICIALE fronte delle finestre pareti tinteggiate in colore chiaro non bianco e non riflettente
Illuminazione artificiale n IDONEITA’ DI DIVERSI TIPI DI LAMPADE LAMPADA A IRRAGGIAMENTO LIBERO LAMPADA CON SCHERMO A VETRO OPACO LAMPADA CON GRIGLIA 45 ° INADEGUATA IN DETERMINATE CIRCOSTANZE BUONA
Sorgenti artificiali n n Utilizzo di lampade fluorescenti "bianche a tonalità calda" che emanano una luce tendente al giallo e resa dei colori ottima. Per minimizzare i riflessi devono essere montate a soffitto, con paraluce a lamelle anti -abbagliamento, in file parallele alla direzione dello sguardo dell’operatore, ma non sopra la testa dello stesso.
Le lampade devono essere poste in modo che siano al di fuori del campo visivo degli operatori In caso di lampade a soffitto non schermate, la linea tra l’occhio e la lampada deve formare con l’orizzonte un angolo non inferiore a 60°
Varianti di illuminazione DIRETTA COMBINAZIONE DIRETTA RIDOTTA E INDIRETTA
Posizione dello schermo in presenza di finestre poco o male schermate SBAGLIATO: finestra nel campo visivo, elevate differenze di intensità luminosa SBAGLIATO: le finestre riflettono sullo schermo video si GIUSTO: differenza equilibrata dell’intensità luminosa, nella zona di riflessione dello schermo video non esistono superfici luminose
Modalità per la determinazione dell’illuminamento medio degli ambienti di lavoro e dell’uniformità dell’illuminamento n Stabilizzazione delle lampade durata minima di funzionamento: - 1 ora per lampade fluorescenti o lampade a scarica ad alta mercurio, sodio alta e bassa frequenza, ad alogenuri); intensità (vapori di - nessun periodo di stabilizzazione per lampade ad incandescenza o alogene. n Schermatura della luce naturale Le misurazione di illuminamento devono essere effettuate senza alcun contributo dovuto alla luce naturale; pertanto da eseguire nelle ore notturne o in quelle diurne dopo aver schermato finestre e lucernai con coperture aventi fattori di riflessione del 10% circa. n Posizione dei punti di misurazione Quelle orizzontali vanno eseguite all’altezza di 0, 85 m dal pavimento o a 0, 2 m dal pavimento per le vie di passaggio.
Numero minimo dei punti di misura in ambienti vuoti K= a x b / h x (a + b) K Numero <1 4 Da 1 a 2 9 Da 2 a 3 16 >3 25 A, b e h = dimensioni ambiente
Microclima
D. Lgs. 626, art. 33, Titolo II (ex art. 9 DPR 19/3/56, n. 303) n La temperatura nei locali di lavoro deve essere adeguata all' organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori n Nel giudizio sulla temperatura adeguata per i lavoratori si deve tener conto della influenza che possono esercitare sopra di esso il grado di umidità ed il movimento dell'aria concomitanti
art. 2087 cod. civ. Obbligo per il datore di lavoro di "adottare le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l'esperienza e la tecnica sono necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei lavoratori" art. 10 Legge 864/70 Nei locali utilizzati dai lavoratori deve essere mantenuta la temperatura più confortevole e più stabile possibile in relazione alle circostanze Allegato I, punto 7. 1 direttiva CEE 89/654 La temperatura dei locali di lavoro dev’essere adeguata all'organismo umano durante il tempo di lavoro, tenuto conto dei metodi di lavoro applicati e degli sforzi fisici imposti ai lavoratori Allegato, punto 16. 6. 1 direttiva CEE 92/104 Nei luoghi di lavoro chiusi occorre provvedere affinché, in relazione ai metodi di lavoro in uso ed all'entità delle sollecitazioni fisiche a carico dei lavoratori, questi ultimi dispongano di sufficiente aria fresca art. 7 comma 1 DPR 303/56 modificato dal D. Lgs. 626/94 A meno che non sia richiesto diversamente dalle necessità della lavorazione, è vietato adibire a lavori continuativi i locali chiusi che non abbiano le seguenti caratteristiche: • buona difesa contro gli agenti atmosferici • isolamento termico sufficiente (tenuto anche conto del tipo di impresa) • aperture sufficienti per un rapido ricambio d'aria • ben asciutti e ben difesi contro l'umidità art. 9 DPR 303/56 modificato dal D. Lgs. 626/94 Nei luoghi di lavoro chiusi i lavoratori devono disporre di aria salubre in quantità sufficiente e l’eventuale impianto di aerazione deve essere sempre mantenuto efficiente e si devono evitare correnti d'aria fastidiose (in analogia con quanto previsto dall’art. 6 direttiva 89/654/CEE) art. 11 DPR 303/56 modificato dal D. Lgs. 626/94 Quando non è conveniente modificare la temperatura di tutto l'ambiente, si deve provvedere alla difesa dei lavoratori contro le temperature troppo alte o troppo basse mediante misure tecniche localizzate o mezzi di protezione individuali
Microclima preferibile impianto di climatizzazione n nella stagione calda la temperatura non dovrebbe essere inferiore di oltre 7°C da quella esterna n nelle altre stagioni tra i 18 e i 20°C n umidità fra il 40 e il 60% n ricambio 32 mc persona all’ora in assenza di fumatori n
Benessere termico n n Il comfort climatico è definibile come uno stato mentale che esprime soddisfazione per l'ambiente Il benessere termico, dunque, esprime una condizione di neutralità, con dispersione integrale del calore prodotto senza aumento della temperatura corporea e senza evidente intervento del sistema termoregolatore
Cosa garantire Il soddisfacimento del bilancio termico, attraverso l'evidente intervento del sistema termoregolatore per evitare l'innalzamento della temperatura corporea, esprime invece una condizione di equilibrio Infine, laddove il meccanismo di regolazione non è sufficiente alla dissipazione del calore prodotto, si ha una condizione di squilibrio termico che rappresenta un reale rischio da stress calorico
Bilancio termico n La temperatura interna del corpo umano (37°C) può essere mantenuta costante solo se il bilancio tra il calore prodotto dai processi metabolici e quello disperso nell'ambiente risulta in pareggio: S = M + W ±R ± C ± K - E - RES dove: S M W R C K E RES = = = = bilancio termico metabolismo lavoro muscolare esterno scambi calorici per radiazione scambi calorici per convezione scambi calorici per conduzione perdita di calore per evaporazione perdita di calore per respirazione
M - metabolismo È quantità di energia chimica che, all’interno del corpo umano, si trasforma in energia termica. Si misura in met: 1 met = 58, 2 W/m 2 = 50, 0 kcal/hm 2 Nel metabolismo energetico si possono distinguere tre livelli: metabolismo basale legato esclusivamente al mantenimento dell’attività cellulare e al funzionamento degli organi principali (cuore, cervello ecc. ) n n metabolismo di riposo, valutato in assenza di lavoro muscolare n metabolismo di lavoro legato all’attività muscolare L’energia metabolica può essere convertita in lavoro meccanico esterno, ma è principalmente sviluppata come calore interno del corpo: rendimento meccanico < 20% Esempi di valori del metabolismo: na riposo 45 W/m 2 (circa 40 kcal/h m 2 ) nin movimento= max 500 W/m 2 (circa 430 kcal/h m 2 )
W - lavoro muscolare esterno Rappresenta l’energia che nell’unità di tempo l’uomo scambia con l’ambiente esterno sotto forma di lavoro R – Scambi calorici per radiazione Sono una funzione di: narea effettiva sviluppata da un corpo vestito ntemperatura superficiale del vestiario ntemperatura radiante media C – Scambi calorici per convezione È una funzione di: ntemperatura dell’ambiente nfattore “area del vestiario” ntemperatura del vestiario nventilazione (solo in caso di ventilazione elevata)
K – scambi calorici per conduzione Scambio di calore con gli oggetti che vengono a contatto con il corpo. Esempio: col pavimento attraverso la pianta dei piedi, con sedie o con tavoli, con oggetti tenuti in mano. Per la presenza del vestiario questo termine è spesso trascurabile. E – Perdita di calore per evaporazione È una funzione di: ntemperatura cutanea npressione parziale del vapor d’acqua Le perdite di calore dovute a sudorazione sono invece una funzione del carico metabolico (M) RES – Perdita di calore per respirazione È una funzione del metabolismo (M) e della temperatura ambiente
Stress termico
Lavoro in ambienti molto freddi n n n n n Per lavoro a t. ≤ -12°C il lavoratore deve essere tenuto a costante controllo a vista. TLV (parziali) per tempi di lavoro (t. lav. )/pause (10 min. in ambiente caldo) di riscaldamento per un turno di 4 ore. Lavoro moderato e pesante. Temp. aria °C Con vento trascurabile da a t. lav. max (minuti) n. pause -26 -28 normale 1 -29 -31 normale 1 -32 -34 75 2 -35 -37 55 3 -38 -39 40 4 -40 -42 30 5 -43 in poi solo emergenza --
Stress e danni da freddo n La temperatura corporea (t. c. ) non deve scendere sotto i 36°C. Occorre proteggere le estremità (mani, piedi e testa). n Una t. c. <36°C riduce la vigilanza, la capacità decisionale e può portare alla perdita di coscienza. n Sintomi da freddo: forte tremito, sensazione di freddo pungente, eccessivo affaticamento, irritabilità, euforia • Per t. c. <35°C: forti brividi = segnale di pericolo = interrompere l'esposizione • Solo danni a mani, piedi e testa possono manifestarsi senza la comparsa di segni iniziali di ipotermia • Eseguire rilevazioni termometriche in posti di lavoro con temperature ambientali <16°C • Proteggere tutto il corpo per temperature ambientali <4°C
n n In lavori a mani nude per più di 10 -20 min. con temp. amb. <16°C mettere a disposizione mezzi per mantenere calde le mani (termoventilatori, piastre elettriche, ecc. ) Uso di guanti per temperatura: < 16 °C lavoro sedentario < 4 °C lavoro leggero < -7 °C lavoro moderato A temp. < -1°C ricoprire con materiale isolante termico le impugnature metalliche di utensili Informare i lavoratori di non venire a contatto nemmeno accidentalmente con la pelle nuda con superfici fredde a t. < -7 °C
Fattori che influenzano la sensibilità della singola persona al calore a) Individuali n Peso n Stato di preparazione fisica n Grado di acclimatazione n Metabolismo n Uso di alcool e di droghe n Patologie particolari (es. : ipertensione) n Tipo di vestiario n Precedenti colpi di calore b) Ambientali n Temperatura dell’aria n Temperatura radiante n Movimento dell’aria n Umidità relativa dell’aria
Valutazione delle condizioni microclimatiche n n Confronto con i valori limite dello stress termico (da freddo o da caldo). Il superamento di questi valori può determinare un concreto danno alla salute Confronto con indici del "benessere termico". Permette di valutare l'esistenza o meno di condizioni microclimatiche confortevoli
Fattori fisici dell'aria ntemperatura (°C) numidità relativa (%) nventilazione (m/s) si misurano con più termometri e con un anemometro (in totale 5 misure)
Fattori fisici: registrazione sulle 24 ore
Fattori individuali n Dispendio energetico (W/m 2) si stima con l’aiuto di valori tabellati n Resistenza termica del vestiario (m 2 C/W) si calcola sommando valori tabellati per singoli indumenti
Dispendio energetico – fattori individuali
Vestiario
Dispendio energetico e resistenza termica del vestiario 1, 7 clo 2, 5 met 0, 8 clo 2, 2 met
Benessere termico Diagramma ASHRAE: campi di condizioni termicamente accettabili persone con abbigliamento tipico invernale o estivo, per attività sedentaria o leggera e per velocità dell’aria < 0, 15 m/s Temperatura di rugiada: temperatura alla quale l’aria diventa satura La temperatura efficace tiene conto della umidità della cute come fattore favorente gli scambi di calore con l’ambiente
Benessere termico equazione di fanger PMV=[0, 303 exp(– 0, 036 M/Ab)+0, 028]·{M/Ab(1 -h)- 3, 05· 10– 3[5733– 6, 99(M/Ab)(1–h)–jpa]– 0, 42[(M/Ab)(1–h)– 58, 15]– 1, 7· 10– 5(M/Ab)(5867– jpa)– 0, 0014(M/Ab)(34–ta)–fclhc(t*cl–ta)– 3, 96· 10– 8 fcl[(t*cl+273)4–(tr+273)4]} PPD PMV sensazion e di freddo sensazione di caldo totale insoddisfatti -2, 0 76, 4 % -- 76, 4 % -1, 0 26, 8 % -- 26, 8 % -0, 5 9, 9 % 0, 4 % 10, 3 % -0, 1 3, 4 % 1, 8 % 5, 2 % 0 2, 5 % 5, 0 % 0, 1 1, 8 % 3, 4 % 5, 2 % 0, 5 0, 4 % 9, 8 % 10, 2 % 1, 0 -- 26, 4 % 2, 0 -- 75, 7 % PMV (predicted mean vote): esprime un voto medio previsto per la sensazione di benessere termico PPD (predicted percentage of disatisfied): è la percentuale prevista delle persone insoddisfatte
LIMITI (ISO DIS 7730) - 0. 5 < PMV < +0. 5 +3 molto caldo +2 caldo +1 leggermente caldo 0 PPD < 10% neutralità termica o benessere -1 leggermente freddo -2 freddo -3 molto freddo
Le equazioni del comfort non soddisfano mai la totalità delle persone, ma forniscono combinazioni di variabili in grado di dare il comfort alla maggioranza delle persone. Per ogni persona esistono intervalli di temperature ambientali all’interno dei quali si sente in condizioni di comfort. Tuttavia non esistono degli intervalli comuni per gruppi numerosi di persone, in grado di soddisfare tutti. Ci sarà una temperatura ambientale in grado di lasciare insoddisfatto il 5% delle persone.
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