RIFLESSIONI SULL ADOLESCENZA RIFLESSIONI SULLADOLESCENZA Uno dei tanti

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RIFLESSIONI SULL’ ADOLESCENZA

RIFLESSIONI SULL’ ADOLESCENZA

RIFLESSIONI SULL’ADOLESCENZA Uno dei tanti luoghi comuni , forse abbastanza vero, è che l'adolescente

RIFLESSIONI SULL’ADOLESCENZA Uno dei tanti luoghi comuni , forse abbastanza vero, è che l'adolescente quando comincia a staccarsi dalla cultura familiare comincia ad appoggiarsi ad altre strutture, una delle quali è il gruppo dei pari, dei coetanei. Siamo abituati a vedere i gruppi di adolescenti vestiti tutti allo stesso modo, con le stesse scarpe, gli stessi giubbotti, con lo stesso linguaggio. Questa osservazione è di dominio comune, ma è molto meno diffuso, al contrario, che si pensi ad una terapia gruppale degli adolescenti.

I terapisti familiari continuano a proporre per i problemi dell'adolescenza una terapia familiare associata

I terapisti familiari continuano a proporre per i problemi dell'adolescenza una terapia familiare associata ad una terapia individuale; pochissimi autori iniziano oggi a parlare di una possibilità di terapia gruppale associata alla terapia familiare. Ma se pensiamo che la maniera naturale di cominciare a pensare di poter uscire dalla propria famiglia è quella di criticare la propria cultura familiare e di crearne un'altra, che non può essere ancora individuale, ma deve essere più spesso gruppale, allora perché non pensare che anche la mediazione terapeutica per l'uscita da una situazione problematica familiare non sia, dopo la terapia familiare, una terapia di gruppo, piuttosto che una terapia individuale ?

Uno degli autori di questo contributo (de Bernart) ne ha proposto l'uso nel trattamento

Uno degli autori di questo contributo (de Bernart) ne ha proposto l'uso nel trattamento del bordeline in un capitolo di un manuale di Terapia Relazionale (Malagoli-Togliatti e Telfner) recentemente pubblicato. Ma questo tipo di intervento combinato familiare - gruppale non è stato sperimentato in modo soddisfacente.

Nei vari gruppi a cui aderisce , l'adolescente porta , infatti, sia il bisogno

Nei vari gruppi a cui aderisce , l'adolescente porta , infatti, sia il bisogno di mettere alla prova la sua attività, di verificare i suoi giudizi e valori attraverso il parere degli altri, sia il bisogno di sicurezza e protezione. In questo modo diminuisce la tentazione di restare fermi a modalità di comportamento infantili nel tentativo di recuperare la sicurezza derivante dalla protezione dei genitori. Si ha invece un confronto con se stessi e gli altri (coetanei) continuo e costruttivo, che consente un innalzamento dell'autostima, che deriva dal verificare la propria coerenza tra comportamento e valori morali personali e giudizi, e che viene sostenuto dal gruppo dove trova conferma e rinforzo.

L'avere un ruolo nel gruppo offre una funzione di rassicurazione sulle angosce dell'individuo e

L'avere un ruolo nel gruppo offre una funzione di rassicurazione sulle angosce dell'individuo e soddisfa il bisogno di sicurezza. Il gruppo, infatti, ha una sua gerarchia e una sua ideologia che protegge dall'esterno e sollecita fantasie di dipendenza infantile e stimola strutture arcaiche e regressive della personalità; senza il gruppo l'adolescente può a volte trovarsi in difficoltà nel lasciare una posizione di dipendenza infantile dai genitori che viene sempre più aiutata dal prolungarsi nel tempo della dipendenza economica dai genitori.

Erickson sosteneva che la crisi d'identità, tipica dell'adolescenza, é risolvibile solo attraverso nuove identificazioni

Erickson sosteneva che la crisi d'identità, tipica dell'adolescenza, é risolvibile solo attraverso nuove identificazioni con coetanei ( il gruppo) o figure guida al di fuori della famiglia( il cosiddetto mentore). La ricerca di questa identità avviene attraverso il continuo sforzo di definire e ridefinire se stesso e gli altri in confronti spesso crudeli. Se la definizione in positivo non riesce si può avere una svolta verso identità negative soprattutto in situazioni sociali dove é più difficile avere a disposizione identità positive con le quali identificarsi. Se queste identità negative sono accettate come reali e naturali dagli adulti (insegnanti , giudici, psichiatri) l'adolescente si può impegnare nel diventare esattamente ciò che la comunità si aspetta che diventi (Erickson).

Un altro luogo comune é quello dello "svincolo adolescenziale". Per noi l'idea che l'adolescente

Un altro luogo comune é quello dello "svincolo adolescenziale". Per noi l'idea che l'adolescente debba "svincolarsi" è un'idea totalmente sbagliata. Non pensiamo che non se ne debba andare da casa, crediamo che stia facendo solo le prove; che in una situazione di normalità l'adolescente cerca di fare cose non solo diverse ma addirittura opposte a quelle della sua cultura familiare e attraverso queste prove trova nel tempo il modo più naturale per una crescita.

E' necessario insomma che sperimenti l'opposto della sua cultura familiare per approdare a qualcosa

E' necessario insomma che sperimenti l'opposto della sua cultura familiare per approdare a qualcosa di diverso, ad una mediazione fra quello che ha provato e quello che la sua famiglia difendeva. Ma l'idea che debba svincolarsi molto presto è un'idea legata a culture anglosassoni che, in fondo sono distanti dalla nostra visione mediterranea matriarcale. Forse più che in altri paesi europei questo ha fatto si che lo svincolo reale dell'adolescente dalla famiglia di origine avvenga in Italia molto più in là nel tempo; e ci riferiamo qui anche allo svincolo pratico, all'uscita di casa, alla possibilità di essere indipendente, di avere una casa.

Sappiamo tutti più o meno quali sono i problemi sociali oggi, qual'è la difficoltà

Sappiamo tutti più o meno quali sono i problemi sociali oggi, qual'è la difficoltà per i giovani a trovare una collocazione lavorativa ed a procurarsi un'abitazione propria. In altri paesi si esce di casa molto presto: in America , nel Nord Europa, per esempio, si va via di casa intorno ai 18 anni. Anche in queste culture comunque parlare di svincolo è prematuro: come ricordavamo nel precedente paragrafo, Williamson alcuni anni fa ha scritto un bellissimo articolo in cui sosteneva che il reale svincolo dalla famiglia è fra i 30 e 40 anni, non certo nell'adolescenza.

Noi non dobbiamo forzare questo svincolo come terapisti o operatori, dobbiamo capire bene come

Noi non dobbiamo forzare questo svincolo come terapisti o operatori, dobbiamo capire bene come esso avviene nella normalità per poterlo riprodurre anche nella clinica. E poi non sempre si esce individualmente dalla propria famiglia. Un altro luogo comune è che uscire dalla propria famiglia significa individuarsi da soli ; non è detto che sia così.

Se la crescita si completa fra i 30 e 40 anni dobbiamo considerare che

Se la crescita si completa fra i 30 e 40 anni dobbiamo considerare che l'individuazione spesso avviene quando l'individuo ha già formato una coppia. Può essere allora che egli trovi un partner con cui riesce a fare questa individuazione, che lo aiuta a fare questa separazione dalla famiglia e questa sua crescita, può darsi invece che non lo trovi, ma anche questo mette in questione la logica individuale che forse sta nella mente e nella cultura dei terapisti e degli assistenti sociali, ma non in quelle delle persone.

L'adolescenza è caratterizzata soprattutto dalla grande modificazione corporea che incide sulla psiche non meno

L'adolescenza è caratterizzata soprattutto dalla grande modificazione corporea che incide sulla psiche non meno di tante altre cose che succedono contemporaneamente. Noi abbiamo sempre una tendenza ad avere una visione psicosomatica e molto poco somatopsichica. Pensiamo invece che sia abbastanza importante tenere presente anche il punto di vista somatopsichico, cioè, in questo caso, quanto la nostra psiche può essere modificata dalla nostra immagine corporea. Nella normalità gli adolescenti devono confrontarsi con la trasformazione corporea legata alla "tempesta ormonica" che li colpisce. Questo comporta naturalmente una capacità di accettazione di Se' nella trasformazione e una disposizione a sostenere i nuovi confronti con il proprio e con l'altro sesso tipici di

Si pensi che soltanto l'8% delle famiglie americane e circa il 20% di quelle

Si pensi che soltanto l'8% delle famiglie americane e circa il 20% di quelle italiane sono composte da padre, madre ed un figlio biologico che convivono insieme, senza altri conviventi: cioè quello che una volta si considerava la famiglia normale. La maggioranza delle altre famiglie segue altri modelli: nuclei di figli che vivono con un solo genitore, altri che vivono con i nonni, altri con genitori che hanno "ricostruito" famiglie con nuovi partner etc. Ma noi terapeuti e operatori continuiamo ad avere in testa come modello "normale " il nucleo tipo: padre , madre, bambino.

Intanto l' adolescenza si prolunga sempre di più, fino al punto che oggi dobbiamo

Intanto l' adolescenza si prolunga sempre di più, fino al punto che oggi dobbiamo dare un nome nuovo ad una nuova fase postadolescenziale: quella del giovane adulto (Cigoli, Scabini), nella quale a volte l'adolescente può magari sposarsi e forse ancora non fa figli o, se talvolta li fa, li affida alla famiglia estesa, e sono figli dei nonni, e chissà che cosa significa questo in una situazione in cui ci sono sempre meno nascite e la popolazione è sempre più condensata e più ristretta in uno spazio minore.

Un altro luogo comune, che vorremmo affrontare è che l'adolescenza riguarda solo gli adolescenti.

Un altro luogo comune, che vorremmo affrontare è che l'adolescenza riguarda solo gli adolescenti. L'adolescenza, al contrario, è una fase di passaggio che riguarda tutta la famiglia, proprio perché mentre cambiano i figli, stanno cambiando anche i genitori. Di solito l'adolescenza arriva in una fase della vita dei genitori in cui il corpo decade, si riduce l'attività sessuale e termina quella procreativa, gli interessi cambiano, gli spazi si restringono per certi aspetti e si allargano per certi altri.

Nel corso dell'adolescenza figli e genitori devono assolvere numerosi compiti tra loro interconnessi: entrambi

Nel corso dell'adolescenza figli e genitori devono assolvere numerosi compiti tra loro interconnessi: entrambi devono affrontare sia un movimento emancipatorio che un processo di lutto. Anche i genitori sono chiamati a rinunciare, con meno compensi dei figli, al loro stesso prodotto-figlio: devono poter disinvestire da esso, come oggetto proprio e reinvestire in esso come oggetto altro da sè , e il figlio deve fare lo stesso con i genitori. Se ci troviamo di fronte ad una situazione di emancipazione ritardata e bloccata, oppure ad una troppo precoce, dobbiamo sapere che vi è sempre una coperta collusione dei genitori.

Inoltre, come ricordano Cigoli e Pandolfi, i genitori devono tollerare la mescolanza tra tendenze

Inoltre, come ricordano Cigoli e Pandolfi, i genitori devono tollerare la mescolanza tra tendenze regressive e progressive presente nei figli. Essi devono accettare il proprio invecchiamento ed il ritorno alla dimensione di coppia ed affrontare la crisi di mezza età. Essi spesso in questo periodo raggiungono le proprie potenzialità lavorative e di stato sociale e contemporaneamente cominciano a pensare al "tempo che rimane" ed alla morte. E' in questa fase che ai genitori si richiede un profondo rimodellamento interno e una ricontrattazione esterna dei rapporti con le proprie famiglie di origine.

I figli devono svolgere un lavoro emancipatorio tendente all'acquisizione della responsabilità emotiva-affettiva-ideativa sulle proprie

I figli devono svolgere un lavoro emancipatorio tendente all'acquisizione della responsabilità emotiva-affettiva-ideativa sulle proprie azioni, un certo livello di "confusione" è fisiologico , ma diventa patologico specie se i genitori non riescono a funzionare da contenitori emotivi. Per i figli si tratta anche di accettare la propria sessualità, prima in fantasia, con la masturbazione, poi con partners potenziali.

In questa fase essi accentuano il proprio comportamento esplorativo , che può essere favorito

In questa fase essi accentuano il proprio comportamento esplorativo , che può essere favorito o ostacolato dai genitori con le loro aspettative sull' adeguatezza o inadeguatezza dei figli e con la loro visione del mondo esterno come accogliente o invece ostile. E' importante, però , che essi possano contare sempre sulla sicurezza di poter tornare entro la protezione familiare e non vivano il proprio allontanamento come tradimento ma come una risorsa, e quindi il rientro in famiglia non come pentimento o fallimento , ma come sana capacità di regressione.

L'aggressività é un altro grosso tema dell'adolescenza; é fondamentale che ci sia la possibilità

L'aggressività é un altro grosso tema dell'adolescenza; é fondamentale che ci sia la possibilità di riconoscerne ed usarne una certa dose. A tutto questo é legata la possibilità di non sentirsi troppo in colpa per il proprio desiderio di allontanamento e disinvestimento dai genitori in direzione di interessi extrafamiliari.

Se per i genitori i figli sono la fondamentale soddisfazione narcisistica, é difficile per

Se per i genitori i figli sono la fondamentale soddisfazione narcisistica, é difficile per questi ultimi utilizzare il gruppo dei pari, ed altri adulti extra familiari, per confronti ed esperienze identificatorie, anche transitorie e narcisistiche. E' anche importante che gli adolescenti possano usare la propria fisiologica tendenza all'azione (azioni di prova. . . ) senza che i genitori si spaventino o li ridicolizzino; che sia accettata l'esistenza di un loro SPAZIO INTERNO DEL TUTTO PRIVATO, NON VISSUTO DAI GENITORI COME ANTAGONISTICO ALLO SPAZIO CONDIVISO.

ESERCITAZIONE Una famiglia composta da madre e padre, di professione ingegnere, con due figli

ESERCITAZIONE Una famiglia composta da madre e padre, di professione ingegnere, con due figli di 12 e 9 anni. Sono di origine pugliese ma vivono da 15 anni a Firenze in una cas molto grande. I nonni materni e la zia materna vivono a Bari e sono molto presenti nella vita dei nipoti (li vedono nelle festività, in estate stanno tre mesi da loro, vengono organizzati we in Puglia o a Firenze). Lui è un padre periferico, la madre, seppur lavori, si occupa quasi del tutto dei figli. La ragazzina, quella di 12 anni, ha un rapporto abbastanza conflittuale con il padre che lo definisce un “orso vecchio”. La mamma di 46 ani di ammala gravemente di tumore e in 9 mesi muore.

LA TEORIA DELLA MENTE

LA TEORIA DELLA MENTE

Fine anni ‘ 80 vacilla la metafora il bambino come scienziato L’interesse si concentra

Fine anni ‘ 80 vacilla la metafora il bambino come scienziato L’interesse si concentra soprattutto su come il bambino costruisce la propria conoscenza psicologica, come arriva a comprendere se stesso e gli altri a capire le motivazioni, i desideri, le intenzioni e le credenze. Questa nuova tendenza attribuisce al bambino un Teoria della mente

L’espressione Theory of Mind (To. M, d’ora in poi) si riferisce a un’abilita psicologica

L’espressione Theory of Mind (To. M, d’ora in poi) si riferisce a un’abilita psicologica fondamentale per la vita sociale: la capacita di capire e prevedere il comportamento sulla base della comprensione degli stati mentali (intenzioni, emozioni, desideri, credenze) propri e altrui.

Questa etichetta e la sua definizione risale al 1978 con il lavoro pioneristico di

Questa etichetta e la sua definizione risale al 1978 con il lavoro pioneristico di Premack e Woodruff, impegnati a studiare la comprensione intenzionale del comportamento negli scimpanze. Di li a pochi anni, grazie a un articolo-commento del filosofo della mente Dennett [1978] al lavoro sopracitato e al concetto da lui proposto di intentional stance – consapevolezza che le azioni e i pensieri non siano casuali, ma diretti verso qualcuno o qualcosa, e quindi spiegabili in base a intenzioni, desideri, credenze – l’interesse per lo studio di questa abilita approdo alla psicologia dello sviluppo, fino a quel momento ancora fortemente influenzata dalla teoria piagetiana.

Questa teoria attribuisce al bambino una Teoria della mente, cioe una teoria di come

Questa teoria attribuisce al bambino una Teoria della mente, cioe una teoria di come funzionano gli esseri umani. Il punto di partenza della teoria della mente sono : 1) Emozioni e stati fisiologici 2) Percezioni e sensazioni Le emozioni e gli stati fisiologici generano desideri. Le esperienze percettive generano le credenze. Entrambi: desideri e credenze causano le azioni e le reazioni emotive congruenti con i risultati di tali azioni. Siamo felici o tristi quando i risultati soddisfano o meno i nostri desideri, confermano o disconfermano le nostre credenze.

DIFFERENZA TRA DESIDERIO E CREDENZA: “Lui vuole una mela” : Desiderio “Lui pensa che

DIFFERENZA TRA DESIDERIO E CREDENZA: “Lui vuole una mela” : Desiderio “Lui pensa che questa sia una mela” : Credenza

PSICOLOGIA DEL DESIDERIO (2 ANNI) Esempio di dialogo: Giulia : “Mamma. Voglio il gelato”

PSICOLOGIA DEL DESIDERIO (2 ANNI) Esempio di dialogo: Giulia : “Mamma. Voglio il gelato” Mamma: “No, prima devi finire di mangiare quello che hai nel piatto” Giulia: “Ma io lo voglio, adesso vado a prenderlo” Interpreta le azioni sulla base dei desideri

PSICOLOGIA DEL DESIDERIO/CREDENZA (3 ANNI) Esempio di dialogo: Mamma: “Andrea, hai fatto male a

PSICOLOGIA DEL DESIDERIO/CREDENZA (3 ANNI) Esempio di dialogo: Mamma: “Andrea, hai fatto male a Luca! Perche l’hai fatto? ” Andrea : “Perche Luca e cattivo, voleva rompere il mio trenino” Mamma: “Pensi che Luca l’abbia fatto apposta? ” Andrea: “Si , penso che Luca e cattivo” Sono in grado di prevedere che le azioni di una persona saranno guidate non solo dai desideri ma dalle credenze e che tali credenze possono essere vere o false.

Inizialmente vengono prese in considerazione solo le credenze vere cioe basate su un dato

Inizialmente vengono prese in considerazione solo le credenze vere cioe basate su un dato di realta.

FALSA CREDENZA (Wimmer e Perner 1983) Il bambino deve essere capace di attribuire ad

FALSA CREDENZA (Wimmer e Perner 1983) Il bambino deve essere capace di attribuire ad un altro soggetto una falsa credenza.

LA TEORIA DELLA MENTE

LA TEORIA DELLA MENTE

Per risolvere questo genere di prove il bambino deve MOMENTANEAMENTE SOSPENDERE LA PROPRIA CONOSCENZA

Per risolvere questo genere di prove il bambino deve MOMENTANEAMENTE SOSPENDERE LA PROPRIA CONOSCENZA DELLA REALTA , ASSUMERE LA PROSPETTIVA DELL’ALTRO E RAPPRESENTARSI IL CONTENUTO DELLA SUA MENTE, cioe una credenza falsa rispetto alla realta , cosi da prevedere correttamente come l’altro si comportera sulla base della propria falsa credenza.

A tre anni la risposta piu frequente e che Sally cerchera la biglia nel

A tre anni la risposta piu frequente e che Sally cerchera la biglia nel posto dove si trova, perche e incapace di rappresentare le credenze altrui quando sono diverse dalla realta di fatto. A quattro anni il bambino indichera il cesto.

FALSA CREDENZA DI II ORDINE A 6 -7 anni: Il bambino accede ad un

FALSA CREDENZA DI II ORDINE A 6 -7 anni: Il bambino accede ad un pensiero ricorsivo piu complesso: metarappresentazione “Io penso che tu pensi che X pensi Y” Perner, Wimmer (1985): costruiscono un compito che permette di valutare questo pensiero

COMPITO DI JOHN E MARY Al bambino si racconta la storia di J. e

COMPITO DI JOHN E MARY Al bambino si racconta la storia di J. e M. che giocano insieme nel parco. Li vedono un carretto dei gelati. Mentre M. va a casa a prendere il denaro per comprare il gelato J. vede il carretto spostarsi verso la chiesa. Anche M. , pero , viene a conoscenza, all’insaputa di J. che il gelataio si e spostato!

A questo punto si chiede al bambino: “Dove pensa John che Mary sia andata

A questo punto si chiede al bambino: “Dove pensa John che Mary sia andata a comprare il gelato? ” Per rispondere in modo corretto il bambino deve tenere in considerazione che John non sa che Mary e a conoscenza del fatto che il carrettino si e spostato Deve avere a disposizione un pensiero ricorsivo di tipo triadico. La prova viene superata intorno ai 6 -7 anni

PRECURSORI DELLA TEORIA DELLA MENTE GIOCO SIMBOLICO Hanno in comune la capacita di rappresentare

PRECURSORI DELLA TEORIA DELLA MENTE GIOCO SIMBOLICO Hanno in comune la capacita di rappresentare una realta diversa da quella percepita. Nel gioco del far finta che, un oggetto viene usato per rappresentarne uno diverso.

INTENZIONE COMUNICATIVA DICHIARATIVA Compare alla fine del primo anno e consiste nel richiamare l’attenzione

INTENZIONE COMUNICATIVA DICHIARATIVA Compare alla fine del primo anno e consiste nel richiamare l’attenzione di un adulto su di un oggetto per condividere con lui l’interesse per l’oggetto.

VALUTARE L’INTELLIGENZA In psicologia il termine intelligenza indica la CAPACITA DI ACQUISIRE CONOSCENZE DA

VALUTARE L’INTELLIGENZA In psicologia il termine intelligenza indica la CAPACITA DI ACQUISIRE CONOSCENZE DA POTER UTILIZZARE in situazioni nuove adeguando, o modificando, le strategie individuali alle caratteristiche dei problemi, ai risultati ottenuti ed agli scopi perseguiti.

NELL’INTELLIGENZA CI SONO TRE CAPACITA ’ GENERALI: 1) Capacita di risolvere i problemi, che

NELL’INTELLIGENZA CI SONO TRE CAPACITA ’ GENERALI: 1) Capacita di risolvere i problemi, che presuppone un atteggiamento mentale flessibile in grado di cogliere i vari aspetti di un problema, di collegare idee diverse e di ragionare in modo logico; 2) Capacita verbale, ovvero l’abilita di parlare in modo chiaro, ordinato, facendo uso di un ampio vocabolario; 3) Intelligenza pratica, in grado di far comprendere gli aspetti essenziali e peculiari delle situazioni, indicare il modo per raggiungere gli scopi e fronteggiare compiti nuovi.

PETER FONAGY La proposta di Peter Fonagy nasce dallo sforzo di comprendere l’origine di

PETER FONAGY La proposta di Peter Fonagy nasce dallo sforzo di comprendere l’origine di gravi disturbi di personalita dell’adulto, come il Disturbo Borderline di Personalita , accostando tra loro ambiti teorici differenti, quali la teoria dell’attaccamento di Bowlby [1969; 1973; 1980], alcune concezioni psicoanalitiche relative alla funzione materna nello sviluppo del se del bambino [Bion 1967; Winniccott 1965], e gli studi sulla To. M [Fonagy e Target 2001; Fonagy 2002].

A questo autore si deve l’utilizzo – prevalentemente in ambito clinico – di altre

A questo autore si deve l’utilizzo – prevalentemente in ambito clinico – di altre due etichette per designare la capacita di comprendere gli stati mentali propri e altrui: funzione riflessiva del Se [Fonagy e Target 2001] e mentalizzazione [Fonagy 1989; Fonagy et al. 2005; Migdley e Vrouva 2014], quest’ultima ormai cosi ampiamente impiegata da essere divenuta sinonimo di, To. M. L’autore assegna un’importanza fondamentale alla responsivita materna, che fin dalle prime interazioni diadiche bambinocaregiver apre la strada alla costruzione della comprensione mentalistica da parte del piccolo.

Fonagy riprende sia il concetto di re verie materna di Bion [1967], intesa come

Fonagy riprende sia il concetto di re verie materna di Bion [1967], intesa come capacita di «contenere» le emozioni positive e negative del bambino e di restituirle a esso trasformate ed elaborate, sia la nozione di madre «sufficientemente buona» di Winnicott [1965], che fornisce un contenimento e soddisfa i bisogni emotivi del bambino.

In quest’ottica, Fonagy definisce la capacita di contenimento materna come una competenza di tipo

In quest’ottica, Fonagy definisce la capacita di contenimento materna come una competenza di tipo metacognitivo, che rende la madre in grado di concepire il proprio figlio come soggetto mentale, e di restituirgli, attraverso le interazioni, tale immagine di se come soggetto dotato di una mente. La sistematica mancanza di tale capacita da parte del caregiver, unitamente a situazioni di disagio e rischio evolutivo, condurrebbe al fallimento nello sviluppo nel bambino della capacita di mentalizzazione.

Con funzione riflessiva del Se [Fonagy et al. 1991] o mentalizzazione [Fonagy 1989] si

Con funzione riflessiva del Se [Fonagy et al. 1991] o mentalizzazione [Fonagy 1989] si intende quindi la capacita intersoggettiva di comprensione di se e degli altri, che si sostanzia nella relazione primaria tra il piccolo e il caregiver: «mantenere il cuore nella mente e la mente nel cuore» e «vedere se stessi dall’esterno e gli altri dall’interno» sono espressioni che colgono questa compresenza del cognitivo e dell’affettivo in ottica intersoggettiva [Allen et al. 2010; Marchetti et al. 2013]. In sintesi, il termine mentalizzazione include sia la componente piu squisitamente cognitiva, colta gia dal costrutto di To. M, sia la componente emotivo-affettiva, che invece tale costrutto non contempla.

IL FUTURO DELLA TOM Verso la fine degli anni Novanta del secolo scorso e

IL FUTURO DELLA TOM Verso la fine degli anni Novanta del secolo scorso e l’inizio degli anni Duemila l’interesse per il percorso evolutivo della To. M si e aperto a una prospettiva del ciclo di vita [Freeman 2000; Khun 2000], che considera lo sviluppo come un processo complesso, multicomponenziale e multifattoriale. Tale percorso non si conclude con il raggiungimento della prima eta adulta, ma e soggetto a continue trasformazioni anche nell’eta adulta successiva e nell’eta anziana [Lecce et al. 2010].

Pionieristico di questa apertura della ricerca sulla To. M in ottica life -span fu

Pionieristico di questa apertura della ricerca sulla To. M in ottica life -span fu il lavoro di Happe e colleghi [1998]: utilizzando le Strange Stories [Happe 1994], un compito complesso di To. M che valuta la capacita di comprendere e ragionare su storie contenuti sociali (per es. la bugia bianca, il bluff, l’inganno, ecc. ) in un gruppo di ventenni e in un gruppo di settantenni, gli autori evidenziarono come non solo la To. M fosse preservata nell’eta anziana, ma addirittura fosse migliore rispetto ai giovani.

Tuttavia, tale risultato non fu replicato dalle ricerche immediatamente successive [German e Hehman 2006;

Tuttavia, tale risultato non fu replicato dalle ricerche immediatamente successive [German e Hehman 2006; Maylor et al. 2002; Sullivan e Ruffman 2004], che individuarono un peggioramento nelle prestazioni delle persone anziane ai compiti classici (come il compito di falsa credenza) e complessi (come le Strange Stories) in ragione dell’avanzare dell’eta.

Questa discordanza tra i risultati di varie ricerche fu imputata al livello socioculturale elevato

Questa discordanza tra i risultati di varie ricerche fu imputata al livello socioculturale elevato del campione scelto da Happe e colleghi [1998], quindi non pienamente rappresentativo della popolazione anziana media. Tale assenza di uniformita tra le evidenze delle prime ricerche sulla To. M nell’invecchiamento fisiologico si inseri all’interno di un filone di studi sempre piu corposo sui cambiamenti della To. M in prospettiva del ciclo di vita, andando a costituire una delle nuove frontiere della ricerca nella psicologia dello sviluppo.