Renata Pagano RENATA PAGANO laureata in lettere e
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Renata Pagano RENATA PAGANO, laureata in lettere e filosofia presso l’Università di Napoli. E’ docente d’italiano e storia all’Istituto Tecnico Industriale Statale di Pozzuoli. Operatrice nel campo dell’arte moderna, comincia a farsi conoscere negli anni sessanta, attraverso mostre personali e collettive, tra cui La Biennale Internazionale celebrazioni colombiane Roma-New York al Museo Mistique di Malta ; “Miti e leggende dei campi Flegrei” al Museo civico di Lucera (Foggia) ; Healthy mind in a healthy body. Olimpic Ideals 2004 – Cultural Center Municipalità of Stavroupoli (Grecia); etc. Ha partecipato agli incontri internazionali di pittura e scultura diretti da Joe Tilson ad Anacapri. Partecipa attivamente alle vicende artistiche partenopee e di recente ha aderito al Movimento Artistico Esasperatismo Logos & Bidone. Sue opere figurano in Musei italiani e stranieri (Museo di Patrasso – Grecia, Museo Vaticano – Roma, Museo di Lucera – Foggia, etc. ) Il suo laboratorio è a Napoli in Via Sibilla 1/M Telefono : 3490872342 E-Mail : renatapagano@libero. it
… Renata Pagano è giunta a questo alto e credo irripetibile esito della sua ricerca passando al vaglio di una severa verifica gli strumenti espressivi che l’avevano condotta a costruire le metafore flegree ma, come sempre accade quando l’artista è tale e ritrova la coerenza proprio attraverso le più ardite trasgressioni della sperimentazione, le sue immagini attuali s’avvertono in lineare consonanza con quelle di alcuni anni fa mi parve giusto sottolineare il valore di apertura verso una più personale e matura definizione linguistica e formale dell’opera della pittrice. Oggi Renata Pagano è fra le più convincenti interpreti delle tendenze dell’arte delle ultime generazioni a crearsi spazi di libertà rispetto ai codici dell’imagerie divulgata, ma tenendo conto di nuove intensità del segno e della luce. … la sua materia-luce rivela l’irrealtà che è propria dell’arte quando propone o ‘immagina’ una dimensione di poesia che è, insieme, possibile e impossibile ma certamente concreta quanto può essere concreto il bisogno dell’uomo di costruire e vivere le proprie mitologie del passato e del presente. … Renata Pagano è appunto un’artista visionaria. Il suo merito sta nel fatto che per esserlo può fare a meno di simboli che non siano quelli propri della pittura, la luce, il segno, il colore: le “Voci del silenzio”dell’arte. Franco Solmi
Miti e leggende dei Campi Flegrei “Metafore Flegree”
Archeologia magica 120 x 120, olio su tela, anni 80
Martiri cristiani nell’Anfiteatro Flavio 120 x 120, olio e vernici, anni 80
Cosmogonia 70 x 100, olio e vernici, anni 80
Mito di Tifeo 120 x 120, olio su tela, anni 80
Uccelli neri del Lago d’Averno 120 x 120, olio su tela, anni 80
tele “spazi di libertà”
Paesaggio 70 x 100, china su tela, anni 90
Senza titolo 70 x 100, china su tela, anni 90
Dolore 100 x 100, china su tela, anni 90
Uccelli neri 70 x 100, china su tela, anni 90
Voli 70 x 100, china su tela, anni 90
Olio e tempera, acrilico e acquarello, segatura e filo di cotone sono a sua disposizione in un gioco vario di imprevedibili soluzioni, essendo comunque presente, ad ogni nuovo colpo di sonda, la tensione per l’impianto complessivo, per una spazialità multipla, per la costruzione del ritmo rispetto alla forma e al volume. Mentre, infatti, si vedono galleggiare sullo schermo del quadro, meticolosamente definito, dei frammenti dell’andamento ora obliquo ora verticale ed orizzontale, subito dopo si è sorpresi da pennellate ampie e corpose che spaziano dall’azzurro al viola, dal giallo al rosso, dal verde all’arancione. Gioiosa e riflessiva, materia e astratta, questa pittura non obbedisce neppure di un’unghia alle parole d’ordine vigenti nel mondo artistico contemporaneo, orgogliosa come appare di percorrere quell’esaltante straordinario sentiero che dall’astrazione porta a una più limpida visione del segno come immagine mentale e del colore come fonte di risonanze magiche. C’è a questo punto da fare un riferimento più circostanziato al carattere flegreo del tessuto segninocromatico come si presenta in queste opere. Un carattere flegreo a sé stante, originale, individuabile come assoluta interiorizzazione di alcune atmosfere luminose, di alcuni tratti arcaici e magmatici di luoghi leggendari come la Solfatara di Pozzuoli e il lago d’Averno. Sia che affondi lo sguardo nelle crepe minacciose di un suolo in perenne moto, sia che si ponga all’ascolto delle voci ctonie di neri uccelli svolazzanti sull’immota, quasi pietrificata superficie dell’Averno, Renata Pagano c’impone con categorica e imperturbabile lucidità l’intimo senso, l’elementare verità del dipingere, del fare pittura come linguaggio fatto di strappi e di parziali suture, di addensamenti e di sottrazioni. Di pause e di vuoti. Michele Sovente
“spazialità multipla” Polistirolo. . . Segatura… Plexiglas… Gesso…
Fiori atomici 80 x 100, segatura su tela, 2007
Senza titolo 120 x 120, segatura su tela, 2007
Il mio pianeta 120 x 120, segatura su tela, 2007
Senza titolo 120 x 120, segatura su tela, 2007
Senza titolo 50 x 50, segatura su tela, 2007
La mano nera della camorra 50 x 50, gesso e segatura su tela, 2007
Deposizione 80 x 100, plexiglas su tela, 2007
Preghiera 50 x 70, plexiglas su tela, 2007
Per caso dimensioni reali, polistirolo e vernice, 2008
Senza titolo 40 x 40, segatura su tela, 2008
Prigioniera dimensioni reali, polistirolo e vernice, 2008
Tsunami 90 x 90, tempera su segatura e metallo, 2007
Scugnizzo napoletano 70 x 100, china su tela , 2006
La Pagano ha visto uno “spazio costruito attraverso una razionale analisi delle forme ricomposte”, spazio e razionalità che portano verso un’ascesa mentale dell’occasione figurativa il cui equilibrio si posa sulla trama delle dimensioni spaziali e plastiche. Questi delitti di un moderno diluvio, quasi menti innaturali, non sono né statici né inerti, anzi ci appaiono come animati da una forte carica di sopravvivenza espressi nei termini di una visione “trascendentale”. Questa conquista della Pagano va definita nel senso classico di catarsi, perché nell’avventura e nel tormento dell’artista, nell’angoscia di esistere, lo spirito di dissolvere per dar vita alla realtà, nuova e diversa, della creazione dell’arte, per animare l’illusione che rasserena, libera e compensa. Basta osservare le sue ultime composizioni, con grandiose e precise armonie coloristiche, e rapporti tra forme e contenuto, nell’unità esatta invenzione del tono, il misterioso incanto della poetica surrealista. Di qui il senso di rivelazione attribuito alla meccanica onirica come fenomenologia dell’inconscio e riconoscibile soltanto nella provvisorietà o nell’occasionalità del “Transfert”. Ma qui la Pagano ci impone di offrirci una guida a una razionalità “a priori” senza processo, a una forma che non possa mutare coi sentimenti e le creazioni. La Pagano si può dire, non appartiene a nessuno di quegli “ismi” o meglio a quegli “intellettualismi” dalle contingenze polemiche di fantasie stagionali. La storia di ieri è tutta da rifare e da “proporzionare” in rapporto ai valori autentici che in il tempo rivela e alle “fame” che invecchiano male. Merito della Pagano è di sentirsi tanto anarchica e ribelle da negarsi al sentimento: crede alla razionalità pura, alle ipotesi scientifiche e considera in tal modo, nel suo contesto l’arte indirettamente ispirata al genio di “Einstein”. Vittorio Piscopo
I VOLTI “carica di sopravvivenza”
Memoria d’immagine 30 x 40, olio e vernici su tela, anni 70
Memoria d’immagine 30 x 40, olio e vernici su tela, anni 70
Memoria d’immagine 30 x 40, olio e vernici su tela, anni 70
Memoria d’immagine 30 x 40, olio e vernici su tela, anni 70
Memoria d’immagine 30 x 40, olio e vernici su tela, anni 70
Memoria d’immagine 30 x 40, olio e vernici su tela, anni 70
Io, pure, urlo, esasperata. Sull’urlo s’innestano una serie di variazioni: l’urlo può essere inteso come elemento di estrema partecipazione vitale, attraverso il quale si liberano sentimenti vari: ribellione, rabbia, odio, qualche volta felicità; ma più sovente dolore e sofferenza. È l’urlo nero di Eva cacciata dal Paradiso terrestre, l’urlo più moderno di Munch che attraversa il nostro secolo per l’orrore che c’è stato e c’è nella guerra: è l’urlo della donna che vede il proprio figlio morto in un attentato o quello dell’eroina cecena fattasi saltare con una bomba in nome della libertà; c’è l’urlo della sofferenza che viene dalla violenza sul corpo delle donne e quello di profondo dolore fisico di Papa Giovanni Paolo II. È un urlo nero che vuole attraversare la tela e giungere a noi esseri viventi che dobbiamo reagire per abbattere i muri della vergogna, le prigioni invisibili e l’abbandono del fratello. Quest’urlo nero però potrà terminare nella “luce”, intesa come calore umano, amore, fraternità o visione dell’aldilà perché “il buio termina nella luce”. Renata Pagano
L’urlo “Io, pure, urlo”
Io urlo 100 x 100, stampa, vernici su tela, 2007
Violenza 100 x 100, stampa, tempera su tela, 2007
Madonna algerina 100 x 100, stampa e vernici su tela, 2007
Santo subito 100 x 100, stampa e vernici su tela, 2007
Lapidazione 120 x 120, gesso, segatura, tempera su tela, 2007
Sacrificio ceceno 100 x 100, stampa e vernici su tela, 2007
“il buio termina nella luce”
Senza titolo 70 x 100, china su tela , anni 80
Senza titolo 70 x 100, china su tela , anni 80
Senza titolo 70 x 100, china su tela , anni 80
Senza titolo 70 x 100, china su tela , anni 80
Senza titolo 70 x 100, china su tela , anni 80
Renata Pagano Grafica: I&M 008
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