PUNTO DI PARTENZA DELLA FENOMENOLOGIA HUSSERLIANA La fenomenologia

  • Slides: 10
Download presentation
PUNTO DI PARTENZA DELLA FENOMENOLOGIA HUSSERLIANA La fenomenologia non è né una scuola né

PUNTO DI PARTENZA DELLA FENOMENOLOGIA HUSSERLIANA La fenomenologia non è né una scuola né una dottrina sistematica, ma essenzialmente un metodo e uno stile di pensiero. A parere di Husserl, che ne è il fondatore e la personalità più rappresentativa, il progetto fenomenologico intende mettere in discussione il modello su cui si fonda la civiltà occidentale, che tendenzialmente accorda il primato alla ragione calcolante ed alla matematica ed esclude la dimensione soggettiva della conoscenza, prescindendo da qualsiasi «Scienza al deisoggetto fatti» riferimento Husserl sostiene la necessità di intraprendere un nuovo percorso: non rifiuta la razionalità, ma perviene ad un progetto di indagine che vuole comprendere il processo conoscitivo in tutta la sua complessità, cogliendone il significato e il valore umano La fenomenologia vuole studiare il modo «primigenio» di presentarsi dei fenomeni alla coscienza e l'origine del loro senso a partire dalla relazione con il soggetto «Scienza di conoscenze autentiche»

METODO FENOMENOLOGICO La fenomenologia si occupa di elaborare un metodo in grado di consentire

METODO FENOMENOLOGICO La fenomenologia si occupa di elaborare un metodo in grado di consentire di osservare i fenomeni così come si danno inizialmente alla coscienza, al di sotto delle costruzioni concettuali che li soffocano. Esso consiste innanzitutto nell’ epoché, epoché ossia la «sospensione del giudizio» . giudizio Il termine risale alla filosofia scettica, nella quale aveva una valenza etica a causa dell'impossibilità di arrivare al giudizio (inteso nel senso kantiano di «conoscenza» ), e in quanto era l'unico atteggiamento possibile per arrivare all’imperturbabilità. Con Husserl assume una valenza differente, in quanto per lui non è impossibilità ma metodo, metodo e soprattutto assolve ad un fine diverso: è infatti volta a realizzare l'atteggiamento della contemplazione disinteressata, disinteressata ossia svincolata da ogni interesse naturale o psicologico verso l’esistenza delle cose del mondo o del mondo stesso nella sua totalità, e dunque di chiarificare, chiarificare eliminare il superfluo per lasciare gli elementi fondamentali.

Quando si sospende il giudizio, si mette tra parentesi tutto ciò che si conosce

Quando si sospende il giudizio, si mette tra parentesi tutto ciò che si conosce per non avere precomprensioni teoriche e scientifiche: in questo modo si arriva ad una conoscenza autentica, dimostrabile, e si può entrare in relazione con l'altro. Nell’epoché c’è dunque la possibilità di intersoggettività Ciascuno possiede la propria prospettiva e l’intersoggettività si viene a creare perché, attraverso l’epoché, ci si rende conto che la propria è solo una prospettiva di manifestazione del fenomeno che potrebbe non coincidere con quella altrui. Dunque la propria prospettiva può cambiare nel momento in cui ci si trova davanti un'altra prospettiva. Per lo psicologo questo è fondamentale: bisogna mettersi nella condizione del giudizio disinteressato per incontrare l’altro, predisporsi in una dimensione di apertura verso il cliente, in modo tale da far trovare al cliente le connessioni concettuali tra il suo dire e le sue esperienze. Inoltre lo psicologo non deve mai commettere l’errore di contrapporre una sua «verità assoluta e nella norma» a quella distorta che può avere il cliente. Infine, sospendendo il suo giudizio, lo psicologo si pone nella situazione di far riflettere il cliente sui suoi stessi contenuti, non imponendogli i propri.

FENOMENO Quindi dopo aver applicato l’epochè, ciò che rimane di veramente certo e incontrovertibile

FENOMENO Quindi dopo aver applicato l’epochè, ciò che rimane di veramente certo e incontrovertibile della realtà è il fenomeno, fenomeno ovvero l'innegabile manifestazione del mondo entro la coscienza dell'uomo Se per Kant il fenomeno è il mondo per come appare ai nostri sensi e non come è indipendente dalla nostra esperienza di esso, per Husserl il fenomeno è manifestazione immediata dell'essere alla coscienza, senza costruzioni concettuali. Tale sedimento originario e non eludibile delle manifestazioni delle cose è chiamato da Husserl residuo fenomenologico, fenomenologico ovvero ciò che non si può negare e che resta a fondamento certo della scienza fenomenologica. La coscienza è dunque il risultato ultimo e indubitabile, non ulteriormente riducibile ad altro. Non si tratta però della coscienza empirica dei singoli individui: anche questa, infatti, è sottoponibile ad una riduzione che la liberi dai suoi caratteri meramente empirici. Il residuo fenomenologico è la coscienza pura, pura che non necessita di altre condizioni antecedenti per esistere. Tutto è neutralizzabile e riducibile a riduzione, ad eccezione di questa, che però non è una sostanza, ma è la funzione originaria e universale della coscienza. Tutto ciò che concorre alla sedibilità di questa sedia, concorre a manifestarne il «noumeno» . Se per Platone le cose sono solo manifestazione delle idee collocate nell’iperuranio, per Husserl le idee risiedono nelle cose stesse.

 «Erlebnis» , esperienze interne o percezioni della mente, «puro guardare e afferrare» ,

«Erlebnis» , esperienze interne o percezioni della mente, «puro guardare e afferrare» , che in quanto tale costituisce un dato assoluto, di cui non è possibile dubitare, e che costituisce una via d’accesso alla conoscenza delle ‘essenze’ Strettamente correlato al concetto di epoché è il concetto di coscienza, coscienza che non è unità assoluta, ma si parla di «regione coscienza» . coscienza Con questa espressione si intende relazione dei vissuti, vissuti che diventerà la base della conoscenza. COSCIENZA INTENZIONALITA’ GARANTISCE LA RELAZIONE IOMONDO INTERSOGGETTIVITA’

INTENZIONALITA’ Intenzionare è l’atto che implica attenzione volontaria e consapevole nei confronti di pensieri

INTENZIONALITA’ Intenzionare è l’atto che implica attenzione volontaria e consapevole nei confronti di pensieri e percezioni con il fine di approfondirli ed interiorizzarli. Intenzionare significa proprio rivolgersi verso, verso e dunque in questo modo si evidenzia il fatto che la relazione tra soggetto e oggetto è inscindibile, ed il fato che la coscienza non sia mai vuota, ma sempre coscienza di qualcosa. L’io non ha un'immagine incontaminata della realtà, ma questa si costituisce nel rapporto col mondo, il quale fa sì che il fenomeno non sia più fenomeno empirico, ma un atto di coscienza L’atto di coscienza è quindi l’incontro tra io e l'oggetto L’intenzionalità è fondamentale, e deve essere colta nella descrizione degli atti, che sono immanenti L’incontro tra soggetto ed oggetto, dunque l’atto di coscienza, nella coscienza, è sempre attuale, non è prima, né dopo, ma viene presentificato, presentificato e la presentificazione è nell’attualità dell’immanenza. Se la coscienza è formata da tanti vissuti, questi rimangono sempre immanenti al suo interno, e dunque ciascun vissuto diventa presente conoscitivo.

INTERSOGGETTIVIT A’ Nella coscienza tutti gli atti sono immanenti e attuali. L’io è già

INTERSOGGETTIVIT A’ Nella coscienza tutti gli atti sono immanenti e attuali. L’io è già intersoggettivo, intersoggettivo in quanto tutti i vissuti al suo interno sono collegati tra loro L'Intersoggettività è insita dentro di noi, e tutti i vissuti, siano anche essi immaginati, vengono riportati sullo stesso livello di atto di coscienza. Così come una regione è composta da tante città in relazione tra loro anche quando una assume maggiore rilevanza rispetto alle altre, così i vissuti nella coscienza sono tutti collegati tra loro.

La coscienza può essere intesa come una lastra sulla quale si fissa ciò che

La coscienza può essere intesa come una lastra sulla quale si fissa ciò che viviamo in un continuo fluire di iscrizioni che appaiono nella loro struttura essenziale, e gli atti vissuti rimangono sempre collegati agli atti umani concreti. Per Husserl la coscienza è proprio la lastra che permette l'attraversamento e la relazione tra il vissuto ed il mondo GARANTISCE LO SCAMBIO IO-MONDO

LA FENOMENOLOGIA COME SCIENZA «EIDETICA» Dal greco εἰδητικός, der. di εἴδησις «conoscenza» , dalla

LA FENOMENOLOGIA COME SCIENZA «EIDETICA» Dal greco εἰδητικός, der. di εἴδησις «conoscenza» , dalla radice εἰδ- del verbo ὁράω, La «vedere» fenomenologia sposta dunque lo sguardo dal mondo come dato oggettivo, a sé stante, al mondo come fenomeno per la coscienza. Più precisamente, Husserl definisce la fenomenologia come una scienza descrittiva dell’essenza, una scienza «eidetica» , «eidetica» che coglie le strutture essenziali dell'esperienza. Oltre all'epoché fenomenologica, l'altro metodo indicato da Husserl percepire il fenomeno nella sua immediatezza e autenticità è la riduzione eidetica, eidetica che consiste nel ridurre l'idea di un fenomeno alla sua essenza fenomenica prima e originale Per arrivare all’oggetto eidetico Husserl ammette un processo di variazione: variazione attraverso una libera ed arbitraria variazione dell'immaginazione, che può essere effettuata senza limiti, si coglie ciò che persiste necessariamente nonostante tutte le deformazioni possibili operate su una oggettività scelta a titolo di esempio. Tale procedimento dà come risultato l'intuizione dell'eidos, coglie la struttura necessaria ed insopprimibile di una oggettività nelle infinite possibili variazioni prodotte dall'immaginazione su di essa.

Il concetto di «ritornare alle cose stesse» , stesse alla base della fenomenologia Husserliana,

Il concetto di «ritornare alle cose stesse» , stesse alla base della fenomenologia Husserliana, è fondamentale nell'ambito della psicologia. Prendendo ad esempio un trauma subito da un cliente, è necessario per lo psicologo arrivare a comprenderne l'essenza, la sua struttura, in modo tale da avere chiare anche quali possibilità si hanno per superarlo. Se lo psicologo lavora sulla struttura d’essere del trauma, da al cliente la possibilità di guardarla egli stesso. E’ molto importante tuttavia che lo psicologo non cerchi di cancellare il trauma, e nemmeno di ripercorrerlo in modo sterile, in quanto la cancellazione del trauma sarebbe una falsa cancellazione, essendo il trauma diventato un atto di coscienza: il trauma, una volta compresa la sua essenza, va assorbito e non eliminato. Una volta eliminato il superfluo, rimangono gli elementi che devono essere messi in connessione per risalire alle connessioni concettuali tra le esperienze ed il dire del cliente: in definitiva si deve agire, come afferma Husserl stesso, lungo le due vie parallele e complementari: VIA DELL’ARCHEOLOGO DELL’ESPLORATORE Lungo questa via si procede alla ricerca Su questa strada cammina del nuovo, in virtù del raggiungimento maggiormente lo psicologo con il di una nuova sfera d’essere, ossia per cliente, ed implica portare avanti lo trovare una nuova prospettiva, per fare scavo interiore per comprendere conoscenza della relazione tra come il cliente ha incontrato il esperienze e giudizio del cliente, in mondo; questo lavoro di scavo va modo tale che l'essere del punto di fatto anche a livello terminologico. partenza non sia uguale all’essere della