Psicologia clinica e mondo postmoderno Il contributo della
Psicologia clinica e mondo postmoderno Il contributo della psicoterapia psicoanalitica Nota provvisoria a titolo di esercitazione didattica a cura di Annibale Bertola
1. Ogni conoscenza è il prodotto di una attività di ricerca • Non esiste nell’attività umana una ricerca che sia completamente disinteressata; • il bisogno che dà origine alla ricerca può scaturire dal soggetto, come conseguenza di un suo stato interno, o come conseguenza della sua relazione nel mondo “oggettuale”.
2. Ricerca e bisogno • La ricerca scaturisce quindi quando si avverte un bisogno • Il bisogno può essere determinato in maniera ben definibile (e comunicabile) o può essere invece una esigenza indistinta • (questo può essere il caso della produzione artistica, oppure della ricerca cosiddetta pura, dove coincide l’esplorazione con l’esercizio funzionale…) oppure • del bisogno che non riesce a farsi domanda
3. Ogni attività di ricerca scaturisce da una situazione problematica • La ricerca scaturisce dalla percezione di un ostacolo al dispiegamento libero della propria attività • In altri termini la ricerca nasce quando il soggetto incontra una – esperienza frustrante
3. 1. La frustrazione odierna • L’insieme delle contraddizioni che fanno il mondo postmoderno • Il potenziamento tecnologico e l’aumento delle possibilità ; • Il senso soggettivo di frammentazione e confusione • “il carattere irrazionale della razionalità moderna” (Marcuse)
4. In altri termini. . . • L'esperienza frustrante consiste nella constatazione - da parte del soggetto - di trovarsi in una crisi decisionale
5. Origine della ricerca. . . • La situazione problematica origina la ricerca in psicologia clinica; • il problema è avvertito come esigenza; • questa nel momento in cui diventa intersoggettiva si configura in • domanda
6. La situazione problematica. . . • COMPRENDE AMBIENTE • L’ORGANISMO (ESSENDO VIENE DEFINITO E CONSAPEVOLE) SOGGETTO • IL SISTEMA CHE ESSI COMPONGONO VARIA QUANTO A ESTENSIONE SPAZIALE E TEMPORALE.
7. LA SITUAZIONE PROBLEMATICA CONTROLLA LA RICERCA • DA UN LATO FORNENDO I DATI DEL PROBLEMA • • DALL’ALTRO SVILUPPANDO LE POSSIBILI IPOTESI DI SOLUZIONE, FORNENDO QUINDI • IL MATERIALE CONCETTUALE
Il ruolo della psicoterapia • Il superamento della funzione ortopedica • Verso una “vera” riparazione, ovvero sia restaurare la relazione oltre che l’oggetto • Una implicazione fondamentale nell’analisi della domanda: restituire il senso della sofferenza soggettiva • Psicoterapia come “azione sociale” umanizzante (superamento della posizione individualistica)
Il setting: la riscoperta del “Themenos” • Una possibile via: la funzione psicoterapeutica
Alla ricerca di una definizione: ovvero fra autoreferenza e empiria • Riflettendo sul setting evitiamo quelli che a mio parere sono i due estremi che talvolta viziano una riflessione utile su questo argomento: • da un lato la prescrizione tautologica e referenziale di “regole”, codificate dalla tradizione, dalla prassi applicativa del modello stesso e dalla deduzione talora meccanica della teoria della tecnica interna a un paradigma colto nella sua consolidata codifica; • dall’altro dal buon senso dello psicologo, dalla sua inventiva, dalla sua capacità creativa che se sono talora elementi da valorizzare predispongono spesso a distorsioni, o perfino arbitri. Da qui il florilegio degli errori in genere e delle violazioni di setting su cui poi si consuma grande parte della didattica dello psicologo clinico e dello psicoterapeuta.
Operatività e formazione • Se pure sono chiarissimi i principi a cui lo psicologo/psicoterapeuta “deve” ispirarsi molte volte ci si sperde nei meandri di una casistica spicciola; questa forse proprio perché parcellizzata poco insegna poco a chi non sa o non vuole evadere della contingenza di ogni singolo atto clinico. • E’ un difetto formativo che invita alla riflessione su questa terra di mezzo dove collocare i principi di teoria della tecnica. Questi, in accordo con ogni paradigma scientifico debbono potersi tradurre in procedure ostensibili, falsificabili, verificabili nella loro validità grazie alla applicazione sia nel “fare psicoterapia” che del “formare alla psicoterapia”.
Un esempio di teoria della tecnica interna a un modello “forte” • Una manifestazione della prima alternativa la si trova, generalmente, in riferimento a una “teoria della tecnica forte”. Ne è un esempio la prassi del trattamento psicoanalitico secondo il modulo statunitense descritto da Johannes Cremerius ne il “Il mestiere dell’analista” allorché tratta le condizioni che hanno caratterizzato la nascita della riflessione di Kohut, rielaborazione della metodologia applicativa della psicoanalisi che ha poi portato alla costruzione della cosiddetta “Psicologia Psicoanalitica del Sé”.
Un modello applicativo “debole”, anzi debolissimo • La seconda è espressa dal pregiudizio per cui la teoria della tecnica in psicoterapia (e in psicologia clinica) non possa risiedere in altro che nella prassi dell’atto clinico in quanto tale e quindi sfugga a ogni teoria che pretenda di fondarne la tecnica.
Intervento e contesto • La riflessione sul setting è particolarmente laboriosa allorché ci si interroghi su un modello operativo “debole” come quello della psicoterapia psicoanalitica che conta fra le sue radici la embricazione fra psicoanalisi (modello di teoria della tecnica “forte”) e momenti operativi della psicologia clinica (l’assessement, l’analisi della domanda, l’elaborazione del meccanismo di delega che origina lo stesso intervento clinico, ad esempio) di collocazione più problematica dal punto di vista della teoria della tecnica. Collocazione ancora più difficile se si tiene conto dei vari contesti esperienziali in cui la psicoterapia – e la psicoterapia psicoanalitica – possono essere la risposta giusta alla richiesta di intervento: si pensi ai SERT, agli ambulatori ospedalieri, alle istituzioni penitenziarie, ai servizi di consulenza attivi presso i servizi di salute mentale delle Forze Armate: tutti ambiti che costituiscono una forte sfida alla rigidità dei principi metodologici “forti” derivati da un paradigma “forte”.
Un setting se non “ineccepibile” almeno ragionevolmente buono • - In ambito scientifico, dove le esperienze personali devono comporsi in paradigmi concetti e costrutti (Hempel) • - In ambito didattico, dove le competenze e le capacità necessarie all’esercizio della professione devono comporsi in programmi formativi, criteri di selezione e/o di ammissione alle scuole e requisiti di appartenenza alle associazioni professionali
Una rappresentazione mentale rappresenta uno stato di cose se rappresenta anche i confini dello stato stesso (Wittgenstein) • Una via di comprensione del setting è quella che prevede la sua “de-finizione”, ovvero la illustrazione del suo significato attraverso la elucidazione dei suoi confini. • Questo implica l’esplorazione della potenzialità e dei limiti della psicologia
I confini del setting • In questo caso in ogni definizione del concetto di setting è necessario soffermarsi sui confini del concetto stesso allo scopo di determinarlo, ovvero di assumerlo come concetto operativo utile allo stesso costrutto teorico di “psicoterapia” o più in generale di intervento psicologico clinico.
Violazione come superamento dei confini istituiti • Il setting è un sistema complesso che comprende aspetti materiali, procedurali; • Si istituisce nel corso di un processo che prevede la fase istituente e uno stato di “setting istituito”; • Gli elementi dei sistema hanno dei confini stabiliti proceduralmente e il sistema stesso ha dei confini, il cui superamento costituisce “violazione”.
Violazione e trasgressione • Se la violazione è il superamento dei confini che da parte del terapeuta non viene riconosciuto come tale, e quindi non corrisponde a una scelta strategica quando il superamento è riconosciuto e corrisponde a una logica intenzionale del terapeuta parlerei più propriamente di trasgressione. • In questo senso cito Masud Kahn, che nel suo ultimo libro, intitolato appunto “trasgressioni” riconosce che spesso al’origine di un atto conoscitivo c’è appunto la deviazione da quella che senza la correzione critica che può portare a una “trasgressione” sembrava una corretta ortoprassi.
L’equazione personale del terapeuta • Di solito nei modelli formativi derivati dalla psicoanalisi si attribuisce alla terapia personale e alla supervisione il ruolo e il luogo di spazio privilegiato utile alla prevenzione delle trasgressioni indebite, che secondo l’ottica che qui propongo diventerebbero quindi vere e proprie “violazioni”. Ribadisco questo principio generale, ma in base al principio che lo psicologo debba conoscere le ragioni della deviazione o dal superamento dei confini concordati con il paziente focalizzerei nelle sue motivazioni personali e nelle implicazioni che esse presentano nella pratica della psicoterapia psicoanalitica.
Le motivazioni del terapeuta • Esse sono l’affiliation, il power e l, ’achievement, fattori motivazionali che a causa della evoluzione della società contemporanea (opportunamente definita “postmoderna”) si declinano in maniera differenziata. Sembra infatti che l’ affiliation conservi ancora il carattere di fattore motivazionale sufficientemente “puro” mentre il “power” e “l’achievement” tendono a ravvicinarsi. Le implicazioni operative di questo cambiamento nella struttura motivazionale tendono da un lato a esporre il terapeuta a una sorta di accanimento terapeutico, attraverso cui la sua competenza si esprime non più nei termini costruttivi di un “ragionevole”outcome positivo dell’intervento ma in quelli spuri della ricerca del prestigio e dell’accumulo della sua “potenza”, intesa sociologicamente come schema di relazione secondo cui l’altro dipenda dalle mie scelte.
L’”affiliation” ha un ruolo speciale? • Il fallimento di questo piano motivazionale, sempre possibile all’interno di una professione come quella psicoterapeutica, per definizione influenzata dalla contingenza di ogni singolo intervento, implica il ritorno dei comportamenti ispirati dall’affiliation, che proprio perché di secondo ordine sono più facilmente incontrollabili.
L’aspetto relazionale delle motivazioni non elaborate • Le possibili risposte del paziente: • La risposta evasiva • La risposta aggressiva • La risposta seduttiva
Lo spazio del terapeuta fra competenza e contesto sociale • Sono condizioni necessarie (ma sufficienti? ) dell’”azione sociale” del terapeuta • La costruzione della competenza, anche in senso psicologico-clinico • La considerazione del contesto sociale (in particolare le sfide della società postmoderna) • La necessità dell’aggiornamento
Specificità del ruolo del terapeuta • Il terapeuta “osservatore transazionale” o pragmatico; • Il supervisore “osservatore realista”; • La comunità professionale “osservatrice teorica”
Violazioni sessuali e violazioni non sessuali • Da questo punto di vista fra le deviazioni sessuali e quelle non-sessuali non si segnala più una rimarcabile differenza. Per natura le prime sembrano più gravi, proprio perché si riferiscono a un terreno che suscita maggiori curiosità, ovvero a un campo in cui delle trasgressioni si coglie solo l’aspetto parziale della violazione. Occorre ricordare infatti che proprio in quanto la relazione fra clinico e paziente non è simmetrica – se non nell’orizzonte finale conclusivo dell’intervento – le violazioni che riportano all’esercizio del potere e/o del “risultato” (magari puramente sintomatico), pur esulando dalla materia puramente sessuale ma che non corrispondono a un reale progresso complessivo della relazione clinica sono altrettanto discutibili.
Terapeuti a rischio • Alcune condizioni sono particolarmente a rischio. • Il terapeuta anziano, sbilanciato nel senso dell’achievement; • Il didatta, che a questa condizione somma la difficoltà di dover necessariamente utilizzare il“materiale clinico” ; • Forse il più pericoloso il tipo che definiremo il “terapeuta supponente”, tipica di alcuni contesti organizzativo/istituzionali. • Infine, quello che si potrebbe definire “il ricercatore ad ogni costo”, portato a oggettivare l’utente.
Qualche possibile rimedio • • La terapia personale; La supervisione; Il confronto con i colleghi; …. lo studio…. e la riflessione teorica
Rimedi “nuovi” • • evitare di liquidare sommariamente e/ o moralisticamente il problema riconoscere e esplicitare quali aspetti della nostra motivazione alla professione espongono alla ricerca di gratificazione indebite (il rischio del "contagio psichico", secondo la felice espressione di Jung; ) • dal punto di vista metodologico nel momento della progettazione dell’intervento clinico comprendere e " se possibile “anticipare" le implicazioni regressive inevitabili dell' alleanza terapeutica • • Il confronto con altri modelli (esempio: usare o no il registratore? ) Il confronto con altre aree di competenza: le neuroscienze e il mondo che legifera le professioni (vedi la 56/89) . La considerazione sociologica del mondo postmoderno e la costruzione di nuovi modelli di “azione sociale” • L’appartenenza a associazioni e istituzioni di collegamento (CNSP, FIAP: ad esempio il varo del Codice Deontologico e il rapporto con gli Ordini)
Un possibile disturbo dipendente di personalità • Inviato in terapia su input della moglie, è un trentacinquenne agente di PS. • La coppia attraversa un momento di crisi, dopo un innamoramento di lui per una collega e una lancinante indecisione tra le due donne. • Dopo alcune rivendicazioni in parte fondate in parte eccessive verso le famiglie di origine crea condizioni per un forte distacco nei loro confronti; questo crea ulteriori tensioni nella coppia. • Nella fase matura della terapia avvia alcune attività che aveva sempre desiderato (nel campo dell’educazione sportiva) che lo gratificano; in questo ambito chiede al terapeuta “come mi vede? ”
Sedicenne “caratteropatico” • Casualmente lo psicologo ha informazioni esterne al racconto del soggetto; • Si tratta di un figliolo unico di una famiglia di separati, la madre ha precedenti psichiatrici. • La famiglia con cui coabita (padre/nonna) presentano un forte stile di adattamento paranoideo. • Sono presenti gravi disturbi del sonno e una apparente fobia sociale sempre più ingravescente.
Sempre adolescente • Tecnico del settore telefonico, trentatrenne. • Con la moglie sceglie di non avere figli; di fronte a un cambiamento di posizione della moglie reagisce con piccole fughe da casa, caratterizzate dalla idealizzazione degli “amici”, delle serate al pub, delle scampagnate in comitiva; • La moglie lo inganna sui ritmi fecondi e rimane incinta; • Il rapporto precipita. Si separa e va in consulenza psicologica per sentirsi confortato del fatto di “non sentirsi pronto” e di essere stato ingannato.
Scissione dello schema corporeo • Guarito da una leucemia, ufficiale dell’esercito trentunenne viene sollecitato a una consulenza psicologica dai genitori della sua ex ragazza, che lo ha abbandonato nel momento della terapia; • Ben presto elabora una sua personale domanda all’intervento psicologico, allo scopo di rassicurarsi circa la propria guarigione anche psicologica e soprattutto di elaborare una domanda affettiva autonoma.
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