Profilo biochimico del liquido amniotico e allantoideo della
Profilo biochimico del liquido amniotico e allantoideo della cavalla “Biochemical Profile of Amniotic and Allantoic Fluid During Different Gestational Phases in Mares” L. F. Zanella, R. K. Takahira, C. Marini Melo e Oña, L. C. Oña Magalhães, N. C. Prestes. Journal of Equine Veterinary Science. Volume 34, Issue 3 , Pages 403 -406, March 2014
I fluidi fetali hanno funzioni vitali diverse nel sostenere sia la gravidanza sia il parto. La composizione biochimica del liquido amniotico durante la gestazione non è stata ben definita.
Uno studio ha determinato il profilo biochimico del liquido amniotico e del liquido allantoideo della cavalla durante le fasi iniziale, media e tardiva di gravidanza. Si prelevavano campioni al macello mediante allantocentesi e amniocentesi. Si analizzavano 60 campioni di fluidi fetali.
Si determinavano mediante kit commerciali le concentrazioni di fosfatasi alcalina (AP), glucosio, proteine totali (TP), urea, creatinina, Cl, Na e K.
La concentrazione di AP del liquido amniotico era maggiore di quella del liquido allantoideo durante le tre fasi di gestazione. Non si osservavano differenze tra i valori medi di glucosio dei due liquidi. Tuttavia, i valori di glucosio erano maggiori nel liquido allantoideo nell’ultimo trimestre di gravidanza. Le TP erano maggiori nel liquido amniotico che in quello allantoideo. I valori di urea variavano nelle tre fasi, tuttavia non vi erano differenze tra i due fluidi. I valori di creatinina erano maggiori nel liquido allantoideo. Le concentrazioni di NA e Cl erano maggiori nel liquido amniotico, ma Ca e K erano maggiori nel liquido allantoideo.
Profilo ematologico ed ematochimico della cavalla nel periparto “Hematologic and biochemical profiles in Standardbred mares during peripartum” J. Mariella, A. Pirrone, F. Gentilini, C. Castagnetti. Theriogenology. Volume 81, Issue 4 , Pages 526534, 1 March 2014
Uno studio ha determinato le modificazioni fisiologiche dei parametri ematologici e biochimici della cavalla tra l’ultimo mese di gestazione e la prima settimana dopo il parto; sono stati riscontrati cambiamenti significativi rispetto all’intervallo di riferimento del cavallo adulto.
Sono stati prelevati campioni ematici da 62 cavalle Standardbred gravide sane. Il gruppo di controllo era costituito da 17 cavalle non gravide e non in lattazione. Nelle cavalle gravide si effettuava un prelievo ematico ogni 3 giorni da 1 mese prima della data presunta del parto (335 giorni dopo l’ultimo accoppiamento), al parto e 7 giorni dopo il parto. Si effettuava un unico prelievo nelle cavalle non gravide del gruppo di controllo.
L’emoglobina e l’ematocrito 7 giorni dopo il parto e la conta leucocitaria al parto erano significativamente differenti da quelli del gruppo di controllo. Gli indici eritrocitari e la conta piastrinica erano nei limiti di riferimento normali, come stabilito nel gruppo di controllo. Nel profilo biochimico, GGT, creatinina, glucosio, acidi biliari, proteine totali, rapporto albumina-globuline e calcio erano significativamente differenti nei diversi momenti di campionamento.
Inoltre, le concentrazioni sieriche di creatinkinasi, aspartato aminotransferasi, creatinina, azoto ureico, glucosio, lattato, proteine totali, albumina, rapporto albumina-globuline, calcio, magnesio, sodio, cloro, potassio e bilirubina totale, diretta e indiretta erano differenti da quelle del gruppo di controllo. Non si osservavano modificazioni degne di nota di fosfatasi alcalina, trigliceridi e fibrinogeno.
Le modificazioni temporali dei parametri ematologici ed ematochimici osservate nello studio nel periodo periparto e le differenze con gli intervalli di riferimento delle cavalle non gravide e non in lattazione potrebbero essere utilizzate per valutare meglio le condizioni della cavalle nel periparto.
Profilo emostatico della cavalla a fine gravidanza e nel periparto “Hemostatic profile during late pregnancy and early postpartum period in mares” M. Bazzano, C. Giannetto, F. Fazio, S. Marafioti, E. Giudice, G. Piccione. Theriogenology. Volume 81, Issue 4 , Pages 639 -643, 1 March 2014
L’emostasi è un processo fisiologico che previene le perdite ematiche eccessive e costituisce un meccanismo protettivo durante il parto. L’emorragia periparto è una pericolosa condizione ricorrente nella cavalla.
Uno studio ha analizzato il profilo emostatico della cavalla per valutare l’esistenza di modificazioni fisiologiche durante la tarda gravidanza e il primo periodo postparto. Si monitoravano 15 cavalle gravide dalla 34° settimana di gestazione fino alla 3° settimana dopo il parto. Il gruppo di controllo era costituito da 15 cavalle non gravide. Si analizzavano campioni ematici prelevati dalla giugulare per determinare la conta piastrinica (Plt), il tempo di protrombina (PT), il tempo di tromboplastina parziale attivata (a. PTT) e il fibrinogeno (Fb).
La conta piastrinica mostrava modificazioni significative al parto (P < 0, 05) e una correlazione negativa con il postparto (r = 0, 968; P = 0, 032). Il tempo di protrombina si modificava (P < 0, 05) e mostrava una correlazione significativa (r = 0, 675; P = 0, 016) con la tarda gravidanza. La concentrazione di fibrinogeno cambiava durante il periodo di studio (P < 0, 0001).
La regressione lineare mostrava una correlazione positiva (r = 0, 9210; P < 0, 0001) tra Fb e tarda gravidanza e una correlazione negativa (r = -0, 9583; P = 0, 042) tra Fb e primo postpartum.
L’accorciamento del PT registrato nell’imminenza del parto, unitamente all’aumento di Plt e Fb al parto, potrebbero riflettere uno stato di ipercoagulabilità fisiologico che impedisce il sanguinamento eccessivo, migliorando le probabilità di sopravvivenza della cavalla. Lo studio contribuisce alle conoscenze sulla coagulazione ematica della cavalla nel periparto, fornendo informazioni specifiche sui test coagulativi abituali che possono supportare il monitoraggio del profilo emostatico della cavalla durante la tarda gravidanza e il primo periodo postparto.
Tasso di gravidanza e parto dopo TUA nella cavalla “Evaluation of pregnancy and foaling rates after reduction of twin pregnancy via transvaginal ultrasound-guided aspiration in mares” Klewitz J, Krekeler N, Ortgies F, Heberling A, Linke C, Sieme H. J Am Vet Med Assoc. 2013 Feb 15; 242 (4): 52732.
Uno studio clinico ha valutato il tasso di gravidanza e di nascita di puledri vivi dopo la riduzione delle gravidanze gemellari mediante aspirazione transvaginale ecoguidata (TUA) nella cavalla, valutando gli effetti di periodo gestazionale, localizzazione del prodotto del concepimento, volume del fluido di aspirazione e combinazione di TUA e puntura embrionale e fetale su questi risultati.
Si includevano 44 cavalle con gravidanza gemellare (25 -62 giorni di gestazione). In tutte le cavalle si effettuava la TUA, combinandola con la puntura embrionale o fetale in 13 soggetti; l’ecografia di follow-up era effettuata. Si valutavano gli effetti del periodo gestazionale e delle variabili associate alla TUA sul tasso di gravidanza e parto.
Si confermavano, 5 -7 giorni dopo la TUA: la presenza di gravidanza singola (32/44 [73%]), la persistenza di gravidanza gemellare (3/44 [7%]) o la perdita di entrambi i prodotti del concepimento (9/44 [20%]). In 2 cavalle con persistenza di gravidanza gemellare si effettuava un’altra TUA e una cavalla veniva sottoposta ad aborto indotto con prostaglandina F(2α); questi due soggetti venivano esclusi dalle successiva analisi.
Delle 24 cavalle rivalutate 3 -4 settimane dopo la TUA, 18 erano gravide con un solo prodotto del concepimento. Venti cavalle su 41 (49%) partorivano puledri singoli. Il periodo gestazionale in cui veniva effettuata la TUA non influenzava il tasso di gravidanza precoce. Il tasso di parto per le cavalle sottoposte a TUA dopo il giorno 42 (0/5) era il più basso di tutti i gruppi ed era significativamente inferiore a quello delle cavalle sottoposte a TUA tra i giorni 31 e 35 (9/14).
Tre delle 13 cavalle sottoposte a TUA e puntura embrionale o fetale partorivano puledri vivi, rispetto a 17 cavalle su 28 sottoposte alla sola TUA. Gli effetti sulle altre variabili non erano significativi. La TUA è efficace per la riduzione delle gravidanze gemellari nella cavalla, con migliori risultati ottenuti prima del 43º giorno di gestazione.
Il parto è un evento poco stressante nella cavalla “Parturition in horses is dominated by parasympathetic activity of the autonomous nervous system” Nagel C, Erber R, Ille N, von Lewinski M, Aurich J, Möstl E, Aurich C Theriogenology. Volume 82, Issue 1, 1 July 2014, Pages 160– 168
Nelle diverse specie, agenti stressanti esterni e interni prolungano il parto. Al parto, si dovrebbe evitare l'attivazione del sistema simpatico perché un aumento del tono simpatico può causare un’atonia uterina attraverso i recettori β 2.
Uno studio ha ipotizzato che, durante il parto fisiologico, le cavalle siano sottoposte a una dominanza parasimpatica e che i meccanismi di risposta allo stress non si attivino durante la nascita del puledro. Per valutare la risposta allo stress, si analizzavano la frequenza cardiaca, la sua variabilità, le catecolamine e il cortisolo in 17 cavalle durante il parto.
La frequenza cardiaca diminuiva da 2 ore prima (51 ± 1 battiti/minuto) a 2 ore dopo il parto (41 ± 2 battiti/minuto; P < 0, 05). Le variabili di variabilità della frequenza cardiaca, la deviazione standard dell'intervallo battito-battito e il valore efficace (RMS) delle successive differenze battito-battito cambiavano nel tempo, con i valori più elevati entro 15 minuti dopo il parto.
Il numero di cavalle con blocchi atrioventricolari e il numero di blocchi atrioventricolari per cavalla aumentavano nel tempo ed erano significativamente elevati da 15 minuti prima a 45 minuti dopo la nascita del puledro.
La concentrazione salivare di cortisolo aumentava fino a un massimo 30 minuti dopo il parto (25, 0 ± 3, 4 ng/m. L; P < 0, 01). La concentrazione plasmatica di epinefrina e norepinefrina mostrava fluttuazioni significative dalla rottura dell’allantocorion fino all'espulsione delle membrane fetali ma non era marcatamente elevata in nessun momento.
La cavalla partorisce in una condizione di elevato tono parasimpatico. Il rilascio di cortisolo durante e dopo il parto è molto probabilmente una componente del meccanismo endocrino di regolazione del parto, anziché una risposta allo stress associata al parto. I blocchi AV suggeriscono una forte influenza del sistema parasimatico, che in genere causa uno stato di risposo e rilassamento.
Il livello degli ormoni dello stress rimane basso nella cavalla al parto e non si osservava un picco di adrenalina in nessun momento del parto. Il parto non evocava una risposta allo stress.
Come prevedere il parto nella cavalla L'elevata incidenza dei parti equini nelle ore notturne ha necessità di un’adeguata assistenza alla fattrice per prevedere il momento del parto con elevata accuratezza.
L’esame clinico-anamnestico della fattrice , per prima cosa, ci fornisce una serie di dati importanti: • La data prevista: 340 +/- 10 gg rappresenta la durata media della gestazione. E’ importante notare che le cavalle tendono a mantenere, gravidanza dopo gravidanza, sempre lo stesso anticipo o lo stesso ritardo. • Su questo dato influisce sia il management della cavalla, nel senso che le cavalle in scuderia tendono ad anticipare leggermente rispetto a quelle che vivono all’aperto, sia il momento dell’anno in cui è avvenuta la fecondazione. Infatti se il termine scade in pieno inverno è ragionevole aspettarsi qualche giorno di ritardo sul termine previsto, all’opposto di quanto può avvenire se il termine si verifica in primavera avanzata.
• Il rilassamento dei legamenti sacroischiatici, edema della vulva e dei tessuti perivulvari, nonché la preparazione della mammella sono dati importanti, che però possono non manifestarsi fino all’ultimo momento o essere poco evidenti in certe circostanze. Le primipare per esempio possono ritardare lo sviluppo della mammella fino a pochissimi giorni prima del parto, se non addirittura a parto avvenuto. • L’inceramento dei capezzoli, che generalmente si manifesta 24 – 48 ore prima del parto, può, in certi casi, non manifestarsi affatto o perdurare per molti giorni, così come la perdita di secreto mammario.
L’analisi chimico-fisica del secreto mammario ci fornisce altri dati importanti: • Il secreto mammario cambia in aspetto, colore, consistenza e gusto all’approssimarsi del parto. Da biancastro, acquoso, trasparente e insapore, diventa via più giallastro, colloso, opaco e da salato a dolciastro. Il colore, in particolare può essere però molto soggettivo. • L’equilibrio elettrolitico del secreto mammario va incontro ad importanti variazioni all’approssimarsi della fine della gestazione. Nei 3 – 5 giorni che precedono il parto, il rapporto sodio/potassio (Na/K) si inverte, si assiste infatti ad una diminuzione dei livelli di sodio e ad un aumento dei livelli di potassio, mentre nelle 24 – 48 ore prima il calcio subisce un aumento della sua concentrazione fino ad arrivare a 200 ppm al momento del parto.
Questi parametri sono molto importanti , rappresentando un indice di maturità fetale, ma è importante sottolineare che in caso di patologia placentare o in fattrici primipare possono non essere completamente affidabili. Esistono in commercio diversi kit che permettono di valutare in particolare la concentrazione del calcio nel secreto mammario (Aquadur, Foal Watch).
Esame dei livelli sierici ormonali: • I livelli di progestinici ed estrogeni variano nel corso della gestazione. In particolare, dopo il 300° giorno, il progesterone inizia a scendere, raggiungendo valori intorno ai 20 ng/ml, mentre i livelli di estrogeni si innalzano intorno ai 750 – 500 pg/ml.
L’utilizzo di sistemi di monitoraggio da vario tipo rappresenta un aiuto fondamentale, in quanto ci consente di poter osservare, da lontano e senza disturbare la fattrice, l’andamento della gravidanza, o di poter essere avvisati quando questa è giunta al termine. Si può disporre infatti di: • Sistemi video a circuito chiuso, videocamere connesse a internet o dipendenti dal telefono cellulare, • Sistemi di allarme parto, tra cui ricordiamo quelli che si attivano quando la cavalla si sdraia ( Breeder Alert, Magic Breed) o quando inizia a sudare (The Wyke), o ancora, tra i più moderni, quelli costituiti da una piccola trasmittente da suturare alla vulva della cavalla, che si attiva nel momento in cui il passaggio del feto divarica le labbra vulvari, facendo scattare un allarme sonoro nonché una serie di chiamate telefoniche (Birth Control, Sisteck).
Parto, distocia e sopravvivenza del puledro: analisi di un migliaio di parti “Parturition, dystocia and foal survival: A retrospective study of 1047 births” Mc. Cue PM, Ferris RA. Equine Vet J. 2012 Feb; 44 Suppl 41: 22 -5
Uno studio ha valutato i fattori che influenzano la durata della gestazione, registrato la durata dello stadio II del parto, determinato la frequenza della distocia e del distacco prematuro della placenta e il rapporto tra problemi al parto e sopravvivenza del puledro.
Si esaminavano le cartelle cliniche relative a 1047 parti. La durata media della gestazione era di 341 ± 0, 3 giorni, e non era influenzata dall’età o dalla razza della cavalla.
Le gestazioni dei feti maschi erano di maggiore durata rispetto a quelle dei feti femmine. La maggioranza delle cavalle (52, 8%) partoriva di notte, tra le ore 20, 00 e le ore 2, 00, quando la struttura ospedaliera più tranquilla.
Si verificava una distocia nel 10, 1% di tutte le nascite e l’incidenza era maggiore nelle cavalle Purosangue, rispetto alle cavalle Quarter Horse. La più comune causa di distocia erano le anomalie di posizione del feto.
Un ritardo nell’espulsione del puledro di oltre 40 minuti nello stadio II del parto era associato a un aumento significativo della mortalità del puledro. Inoltre, si notava un aumento della morbilità e mortalità quando l’intervallo dalla nascita alla stazione o dalla nascita all’allattamento era prolungato.
L’identificazione precoce della distocia equina e l’intervento rapido e appropriato, sono di importanza critica per la sopravvivenza del puledro. I veterinari ippiatri dovrebbero sempre ricordare ai proprietari di cavalli il fatto che il riconoscimento precoce di un problema del parto e un intervento rapido e appropriato sono fondamentali per la sopravvivenza del puledro neonato.
Parto cesareo: sopravvivenza, complicazioni, fertilità nella cavalla e nel puledro “Survival rates of mares and foals and postoperative complications and fertility of mares after cesarean section: 95 cases (1986– 2000)” K. K. Abernathy-Young; M. Le. Blanc; R. M. Embertson; S. W. Pierce; A. J. Stromberg Journal of the American Veterinary Medical Association. October 1, 2012, Vol. 241, No. 7, Pages 927 -934
Uno studio retrospettivo ha valutato il tasso di sopravvivenza fino alle dimissioni delle cavalle e dei puledri, le complicazioni postoperatorie e la fertilità delle cavalle dopo il parto cesareo in 95 casi.
Si rivedevano le cartelle cliniche e riproduttive delle cavalla sottoposte a parto cesareo. Si registravano e valutavano il segnalamento, la tecnica chirurgica, le complicazioni, il tasso di sopravvivenza fino alle dimissioni e il tasso di gravidanza e parto. Il tasso di parto nei tre anni successivi al parto cesareo veniva confrontato con il tasso di parto cumulativo prima del taglio cesareo.
Il parto cesareo veniva effettuato in caso di distocia (n = 71) o di concomitanti malattie materne (20), oppure era elettivo (4). Il tasso complessivo di sopravvivenza fino alle dimissioni era dell’ 84% (80/95) per le cavalle e del 35% (28/80) per i puledri.
Sei cavalle su 15 che avevano subito una fetotomia parziale prima del parto cesareo non sopravvivevano. Le cavalle che avevano avuto una distocia di durata < 90 minuti avevano il minor numero di complicazioni. Il tasso di parto cumulativo prima del parto cesareo era del 77% (394/509).
Il tasso complessivo di parto per i 3 anni dopo il parto cesareo era del 52% (30/58) e del 68% (13/19) rispettivamente quando la durata della distocia era ≥ 90 minuti e < 90 minuti, ed era del 31% (9/29) per le cavalle di età ≥ 16 anni. Il tasso di parto era significativamente inferiore per le cavalle accoppiate nello stesso anno del parto cesareo rispetto a quelle accoppiate negli anni successivi.
L’accoppiamento nello stesso anno del parto cesareo, una distocia di durata ≥ 90 minuti prima del parto cesareo e l’età della cavalla ≥ 16 anni erano associati a un basso tasso di parto. La prognosi per la nascita di un puledro vivo negli anni successivi al parto cesareo era buona se la durata della distocia era < 90 minuti e se la cavalla aveva età < 16 anni al momento della chirurgia.
Endometriosi e fertilità nella cavalla “Morpho-functional studies regarding the fertility prognosis of mares suffering from equine endometrosis” Lehmann J, Ellenberger C, Hoffmann C, Bazer FW, Klug J, Allen WR, Sieme H, Schoon HA. Theriogenology. Volume 76, Issue 7 , Pages 1326 -1336, 15 October 2011.
Uno studio ha cercato di caratterizzare gli aspetti morfofunzionali dell'endometriosi nelle cavalle sterili e nelle fertili utilizzando metodi istopatologici convenzionali e immunoistochimici.
Si prelevavano biopsie endometriali durante la stagione riproduttiva fisiologica di 159 cavalle clinicamente sane in estro (età media 12 anni) e si definiva istomorfologicamente la qualità e il grado dell'endometriosi. Le cavalle venivano accoppiate e quelle che partorivano venivano inserite nel gruppo fertili e le altre nel gruppo sterili. Questi due gruppi venivano poi confrontati.
Il 64% (101/159) dei campioni uterini mostrava gradi variabili di endometriosi e veniva utilizzato per questo studio. La popolazione campionata consisteva in 51 cavalle sterili e 50 fertili affette da endometriosi.
Si valutava immunoistochimicamente l'espressione dei recettori degli ormoni steroidei (recettori di estrogeni e progesterone) e la secrezione proteica endometriale (uteroglobina [UG], uterocalina [UC], calbindina D 9 k [CAL], uteroferrina [UF]) (cavalle sterili N = 51, cavalle fertili N = 31).
In confronto con le ghiandole non affette, le ghiandole fibrosiche mostravano generalmente un'espressione proteica ciclo-asincrona e parzialmente disomogenea che si interpretava come un segno di mal differenziazione endometriale nelle aree fibrosiche.
Nelle cavalle sterili (N = 51) più della metà dei campioni bioptici (27/51) mostrava un'endometriosi di tipo distruttivo in gran parte moderata (20/27). Nelle ghiandole affette, la colorazione per UG (17/21) era diminuita.
Le cavalle fertili (N = 50) spesso mostravano un'endometriosi lieve di tipo non distruttivo (35/50). Rispetto alle cavalle sterili, le cavalle fertili mostravano statisticamente più spesso un'espressione UG ciclo-sincrona o aumentata all'interno delle ghiandole fibrosiche. Raramente si verificavano manifeste deviazioni di UG o UC. .
All'interno dei foci fibrosici, UF spesso dimostrava un'espressione ciclo-sincrona o più intensa sia nelle cavalle fertili (28/31) sia nelle cavalle sterili (41/51), rispetto alle ghiandole sane.
Le cavalle di entrambi i gruppi mostravano una colorazione ciclo-asincrona per i recettori di estrogeni e progesterone nelle cellule stromali delle aree di fibrosi perighiandolare e negli epiteli ghiandolari.
Questi aspetti indicano che le aree affette divengono indipendenti dai meccanismi di controllo uterini ed esibiscono dinamiche di differenziazione specifiche. L'indagine immunoistochimica mostrava che il quadro secretorio differiva tra cavalle sterili e fertili. Questi risultati dovrebbero essere considerati come un'utile aggiunta alla classica categorizzazione di Kenney.
Induzione dell’aborto e del parto nella cavalla
INDUZIONE DELL’ABORTO Ruolo del progesterone luteinico e di quello placentare nel mantenimento della gravidanza La fattrice è dipendente dalla secrezione di progesterone luteinico che deriva dal corpo luteo primario almeno per i primi 35 giorni di gestazione. Intorno a questa data le cellule della cintura corionica migrano nell’utero e formano le coppe endometriali. Le cellule di queste ultime secernono la gonadotropina corionica equina (e. CG) dal 35° al 120° giorno di gravidanza. Nella fattrice, la e. CG è primariamente LH-simile, ed in presenza di ondate follicolari continue induce la formazione di corpi lutei supplementari.
Studi hanno dimostrato che l’ovariectomia effettuata tra il 50° ed il 70° giorno di gestazione nel 45% delle fattrici ha comportato aborto entro 10 -15 giorni. Si è ritenuto che questa informazione sia una prova diretta della dipendenza dall’ormone luteinico per il mantenimento della gravidanza. Intorno al 70° giorno la fattrice inizia a secernere progestinici placentari, che sostituiscono gradualmente il progesterone luteinico per il mantenimento della gravidanza. La perdita o l’interruzione della gravidanza nel periodo di secrezione delle coppe endometriali non interferisce con la secrezione di e. CG, anzi la luteinizzazione dei follicoli grandi continua, (formazione di corpi lutei supplementari) e quindi le fattrici non tornano in estro.
Indicazioni per l’induzione dell’aborto Le indicazioni citate comunemente per indurre l’aborto nella fattrice comprendono: gravidanza indesiderata, gravidanza gemellare, anomalie del feto, necessità di ottenere una cavalla nutrice o compromissione materna causata dalla gravidanza. L’interruzione della gravidanza dovuta ad un accoppiamento indesiderato della fattrice viene trattata facilmente con la somministrazione di prostaglandine, per indurre una precoce luteolisi nella gestazione, nel periodo tra i 5 ed i 35 giorni, quando la cavalla è ancora dipendente dal progesterone luteinico.
Occasionalmente, nella fattrice sfugge una gravidanza gemellare, e le prostaglandine rappresentano un mezzo accessibile ed efficace per interrompere la gestazione. Si possono anche provare altre opzioni terapeutiche come lo schiacciamento della vescicola embrionale per via transrettale, l’allantocentesi, la dislocazione fetale craniocervicale per via transrettale o la puntura cardiotoracica transaddominale del feto. Queste tecniche richiedono strumentazione specialistica o preparazione tecnica.
Nuovi protocolli per l’induzione della lattazione nelle fattrici hanno diminuito la necessità di ricorrere all’aborto indotto con prostaglandine per ottenere animali in grado di allattare puledri di maggior valore. Sono state descritte delle anomalie fetali che comprendono malformazioni fetali e vescicole abnormi. Gli sviluppi embrionali anomali spesso esitano in un’interruzione spontanea della gravidanza. L’induzione dell’aborto può essere indicata per consentire alla fattrice di essere rifecondata più precocemente.
Talvolta si verifica una compromissione fisica della fattrice gravida, che di solito è correlata agli effetti di un peso eccessivo di feto, liquidi e placenta. Fra i problemi legati alla gravidanza rientrano le complicanze da gemellarità, le condizioni idropiche (idroamnios, idroal-lantoide), la miopatia addominale ventrolaterale, le coliche croniche e la zoppia. Fra queste, la miopatia addominale ventrolaterale può essere una condizione idiopatica, o può derivare da un peso eccessivo della gestazione, che comporta edema patologico ventrale caldo, compromissione muscolare, rottura muscolare e sventramento.
La presenza di sangue nella secrezione mammaria indica che è coinvolto il muscolo retto dell’addome ed è considerata patognomonica della miopatia ventroaddominale ventrale. In casi gravi di compromissione fisica come laminite, colica cronica o miopatia addominale ventrolaterale la condizione della fattrice può deteriorarsi rapidamente e si devono prendere in considerazione l’induzione dell’aborto, il parto indotto prima del termine, il parto cesareo a termine o l’eutanasia.
Protocolli per l’induzione dell’aborto Esistono pochi confronti fra le varie tecniche per indurre l’aborto. I metodi per determinare la gravidanza comprendono: prostaglandine (PGF 2α)/analoghi delle prostaglandine, infusioni intrauterine/distruzione della membrana placentare ed estrazione con dilatazione manuale. Un trattamento comune per indurre perdita della gravidanza a 5 -35 giorni di gestazione è la somministrazione di PGF 2α o uno dei suoi analoghi, come il cloprostenolo. Dai giorni 35300 di gravidanza, di solito è sufficiente per indurre aborto ripetere una-due volte/ die dei trattamenti intramuscolari con 10 mg di PGF 2α o 250 μg di cloprostenolo, per 2 -4 volte.
Le fattrici spesso manifestano entro 20 minuti dalla somministrazione delle PGF 2α o del cloprostenolo degli effetti collaterali transitori come sudorazione profusa, disagio addominale /segni clinici simili a coliche, flehmen, atassia e aumento della defecazione. Negli intervalli di tempo fra le somministrazioni di prostaglandine si possono rilevare ulteriori episodi di disagio simili a coliche, di lieve entità, prima che compaia l’aborto. Quando non si riesce ad indurre l’interruzione di gravidanza dopo tre giorni di trattamento, si può somministrare ossitocina, alla dose di 20 UI 30 minuti dopo la PGF 2α.
Utilizzando Prostaglandine E deposito (20 mg per via intracervicale) 2 ore prima dell’induzione dell’aborto, o dell’estrazione manuale si può facilitare il rammollimento della cervice. Con nessuno di questi metodi il feto può essere estratto vivo o con gli invogli intatti o rotti, e necessita di un’eutanasia; di conseguenza, a questo riguardo è importante informare il proprietario.
Anche la distruzione iatrogena degli invogli fetali, ad esempio con una pinza da biopsia, o il passaggio transcervicale di una pipetta per instillare iodio, penicillina G procaina o una soluzione salina ipertonica in utero interromperà la gravidanza, ma queste tecniche sono considerate più invasive. È stato riferito che un’infusione intra-allantoidea di polivinilpirrolidone-iodio allo 0, 5% in un litro di soluzione fisiologica ha indotto l’aborto in 6 fattrici su 6 al giorno 75 di gravidanza, più rapidamente che con una somministrazione giornaliera di PGF 2α e si è riscontrato che le fattrici presentano un’involuzione uterina normale.
Complicazioni correlate all’induzione dell’aborto L’induzione precoce dell’aborto ha pochi effetti collaterali, mentre nella gravidanza in stadio più avanzato sono complicanze possibili la ritenzione degli invogli fetali, la distocia, l’endometrite e l’endotossiemia. Si raccomanda di verificare la completezza degli invogli dopo l’espulsione del feto. Dopo 8 mesi di gravidanza, la dimensione del feto può portare ad un aumento delle probabilità di distocia, per cui è consigliabile lasciare che la fattrice porti a termine la gestazione.
Il trattamento complessivo dopo l’aborto comprende il monitoraggio della temperatura, dell’appetito e del comportamento della fattrice. Scolo vaginale, febbre, inappetenza o depressione rappresentano delle indicazioni per un’ulteriore valutazione dell’animale, compreso un esame dettagliato del tratto riproduttivo.
INDUZIONE DEL PARTO I veterinari possono essere chiamati ad indurre il parto o a raccomandarne l’induzione sulla base dell’anamnesi o delle condizioni mediche di fattrici ad alto rischio. Agli ippiatri spesso è richiesto di valutare gli animali per determinare se o quando siano candidati adatti all’induzione del parto. La necessità di indurre una fattrice e le probabilità di sopravvivenza del puledro devono essere basate su misurazioni obiettive.
Le indicazioni per l’induzione del parto sono molte e comprendono precedenti episodi di nascita di puledri depressi o di mortinatalità, distacco placentare prematuro - espulsione del feto dentro gli invogli, pregressa grave lacerazione perineale, disturbi di comportamento nei confronti dei puledri, grave miopatia addominale ventrolaterale, coliche intrattabili, grave laminite, danno pelvico, necessità di ottenere una cavalla nutrice, atonia uterina, gestazione eccessivamente prolungata, isoeritrolisi neonatale, stress fetale, placentite, ispessimento placentare.
I criteri per un’induzione sicura comprendono: > 330 giorni di gestazione, colostro nella mammella, legamento sacroischiatico rilasciato, cervice rilasciata (ideale), alterazioni delle secrezioni mammarie preparto. Queste ultime indicano un parto imminente ed implicano un aumento degli ioni calcio e magnesio. Inversione delle concentrazioni di sodio e potassio. Sono situazioni in cui la fattrice presenta delle condizioni cliniche spingono l’ippiatra ad indurre il parto prima che siano soddisfatti tutti i criteri. Nella pratica professionale, in genere si monitorano le alterazioni della concentrazione dello ione calcio nella secrezione delle ghiandole mammarie prima del parto.
Metodi di induzione Ossitocina (5 -20 UI IV o IM). Parto in 1 ora, si somministrano di solito <20 UI IV ogni 20 minuti fino alla nascita del puledro. Dosaggi più elevati sono associati a maggiori complicazioni. Prostaglandine PGF 2α, 10 mg IM. Parto in 4 ore o più, se dopo il trattamento non si ottiene il risultato desiderato non è consigliabile continuare, perché di solito significa che la madre non è pronta a partorire. L’impiego di questo ormone è associato ad un aumento del rischio di distacco placentare prematuro, ma può aiutare la fattrice ad avere il latte, se l’induzione viene effettuata prima del termine della gravidanza.
Desametazone (100 mg SID per 4 giorni). Le fattrici partoriranno 4 giorni dopo l’ultima dose, si può iniziare già a 316 giorni di gestazione, ma in questi casi il colostro è meno valido. Questo metodo si applica nei puledri maturi nei casi in cui sembra che la fattrice non sia in grado di sopravvivere fino al termine della gravidanza.
Induzione - Si libera la fattrice dalle feci e si determina la presentazione del feto. Si avvolge la coda della fattrice in un telo e si ripuliscono mammelle e perineo. Si somministra una piccola dose di ossitocina. La progressione della dilatazione della cervice viene monitorata ogni 20 minuti mediante un accurato esame della vagina pulita. È importante non confondere una cervice rigonfia nella vagina con un distacco placentare prematuro.
Tipicamente, la rottura degli invogli avviene circa 20 minuti dopo la somministrazione dell’ossitocina. Solitamente viene rilasciato un ampio volume di liquido allantoideo, che è un fluido simile all’urina. Se si vede qualcosa avanzare a fatica nella vagina a causa di un movimento della vulva senza che si siano rotti gli invogli, si deve immediatamente effettuare un esame vaginale per determinare se la membrana corionallantoidea si staccando e sta facendo procidenza nella vagina.
Dopo la rottura degli invogli, di solito in 5 -30 minuti compare l’amnios. Se entro 30 minuti non si riscontra una progressione, occorre effettuare un esame vaginale. La prima membrana che si vede normalmente uscire dalla vulva è l’amnios, che è pallido, bluastro e traslucido. Le zampe del puledro di norma sono chiaramente visibili all’interno della membrana amniotica, generalmente distaccate di circa 10 cm. Le zampe del puledro nell’amnios possono essere spinte dentro e fuori dalla vulva quando la fattrice si alza e si corica.
Quando le contrazioni continuano e la testa del puledro entra nel canale, la fattrice di norma si sdraia ed utilizza i propri muscoli addominali per aiutare a spingere fuori il puledro. Questa fase richiede meno di 5 minuti. Gli arti posteriori del puledro possono restare all’interno della vagina della madre e può rendersi necessario rimuovere la membrana amniotica dalla faccia del neonato. La fattrice deve espellere la placenta in un tempo variabile fra 30 minuti e 4 ore dalla nascita; oltre questo limite è necessario iniziare ad intervenire (somministrazione di ossitocina).
Gli interventi più comuni nel corso dell’induzione sono: manipolazioni per correggere il distacco placentare prematuro, trazione manuale e modificazione della posizione. Occasionalmente, nel corso dell’induzione è richiesto un riposizionamento del puledro. Puledri deboli possono non ruotare e restano in posizione dorsoaddominale. Occasionalmente, i puledri rimangono incastrati con la fronte e non infilano il naso nella pelvi. La presentazione posteriore dei puledri può richiedere l’assistenza.
Torsione uterina: prognosi per cavalla e puledro "The effect of uterine torsion on mare and foal survival: a retrospective study, 1985 -2005" Chaney, K. P. ; Holcombe, S. J. ; Le. Blanc, M. M. ; Hauptman, J. G. ; Embertson, R. M. ; Mueller, P. O. E. ; Beard, W. L. Equine Veterinary Journal, Volume 39, Number 1, January 2007, pp. 33 -36(4)
La prognosi di sopravvivenza nella cavalla e nel puledro a seguito di correzione della torsione uterina è migliorata negli ultimi 30 anni. Uno studio ha cercato di determinare statisticamente l’esito di tale condizione patologica nei casi osservati in quattro diverse cliniche di referenza.
La fase della gestazione in cui si verificava la torsione uterina costituiva un fattore di rischio di sopravvivenza sia per la cavalla sia per il puledro. La sopravvivenza complessiva delle cavalle era pari a 53/63 soggetti (84%); quando la torsione avveniva prima di 320 giorni di gestazione, sopravvivevano 36/37 cavalle (97%), rispetto a 17/26 (65%) cavalle sopravvissute quando la torsione avveniva dopo i 320 giorni di gestazione.
La sopravvivenza complessiva dei puledri era pari al 54% (29/54). Quando la torsione avveniva prima di 320 giorni di gestazione, sopravvivevano 21/29 puledri (72%), rispetto a 8/25 (32%) puledri sopravvissuti quando la torsione avveniva dopo i 320 giorni di gestazione.
Trenta cavalle venivano dimesse dalla clinica con feto vitale a seguito della correzione della torsione uterina e 25/30 (83%) di queste partorivano un feto vivo che sopravviveva oltre il periodo neonatale. La prognosi di sopravvivenza per la cavalla e il puledro dopo la correzione della torsione uterina è buona e migliora se la torsione si verifica prima di 320 giorni di gestazione.
Effetti dell’infusione prolungata di ossitocina in cavalle con ritenzione membrane fetali “Cortisol Release in Mares Treated With Oxytocin Because of Retained Fetal Membranes”. N. Ille, C. Nagel, J. Aurich, C. Aurich. Journal of Equine Veterinary Science. February 2016 Volume 37, Pages 46– 48
Il parto della cavalla avviene in una condizione di elevato tono parasimpatico, come indicato dall’aumentata variabilità della frequenza cardiaca (HRV) e dai blocchi atrioventricolari. Tali alterazioni possono essere indotte dall’ossitocina rilasciata al momento del parto.
Uno studio descrive la risposta cardiaca (n = 4) e del cortisolo (n = 3) delle cavalle trattate con infusione di ossitocina per la ritenzione delle membrane fetali. For treatment, mares received 80 IU oxytocin dissolved in 1 L of saline via a jugular vein catheter. Infusion speed was set between 12 and 18 m. L/min.
In 2 cavalle si verificava un marcato rilascio di cortisolo durante l’infusione di ossitocina, al contrario di una terza cavalla che veniva infusa soltanto per 6 minuti.
Il rilascio di cortisolo indotto dall’ossitocina non era accompagnato da un aumento della frequenza cardiaca o da una diminuzione di HRV e la frequenza cardiaca diminuiva durante l’infusione di ossitocina.
I dati preliminari indicano che il rilascio di cortisolo nelle cavalle trattate con ossitocina non è una risposta di stress. Il trattamento con ossitocina della ritenzione delle membrane fetali nella cavalla non induce effetti collaterali cardiovascolari.
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