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PIA FONDAZIONE DI CULTO E RELIGIONE CARD. G. PANICO Polo Didattico Formativo Sede Corso

PIA FONDAZIONE DI CULTO E RELIGIONE CARD. G. PANICO Polo Didattico Formativo Sede Corso di Laurea in Infermieristica Sr. Antonella Guarini ANNO ACCADEMICO 2019 -2020

Il sonno e il riposo sono bisogni necessari e indispensabili per la vita. Il

Il sonno e il riposo sono bisogni necessari e indispensabili per la vita. Il sonno può essere definito come: “una condizione fisiologica che ha una periodicità necessaria e indipendente dalle condizioni esterne, caratterizzata da una interruzione dei rapporti senso motori che legano l’uomo all’ambiente in cui vive”. 2

La prolungata privazione di sonno induce gravi alterazioni sia di tipo biologico sia psichico

La prolungata privazione di sonno induce gravi alterazioni sia di tipo biologico sia psichico e può portare a disturbi quali: Aumento di irritabilità Disturbi emotivi Allucinazioni Inappetenza Tremori muscolari Disturbi alla memoria 3

Il giacere a letto per lunghi periodi, oltre al problema clinico di base che

Il giacere a letto per lunghi periodi, oltre al problema clinico di base che ha determinato il ricovero, può essere causa di danni fisici a carico di diversi apparati concorrendo così all’insorgenza della cosiddetta: 4

L’abitudine al dormire però non dipende da leggi naturali ma dall’interazione di fattori diversi

L’abitudine al dormire però non dipende da leggi naturali ma dall’interazione di fattori diversi quali: Abitudini individuali Esigenze dettate dal lavoro Ritmi biologici dell’organismo Esigenze dell’organismo 5

L’uomo è portatore di diversi ritmi biologici che possiamo definire come “variazioni ritmiche periodiche,

L’uomo è portatore di diversi ritmi biologici che possiamo definire come “variazioni ritmiche periodiche, prevedibili e riproducibili”, proprie degli esseri viventi, ( BIORITMI) 6

BIORITMI CIRCADIANI Sono la ricorrenza di certe funzioni biologiche si realizza circa ogni 24

BIORITMI CIRCADIANI Sono la ricorrenza di certe funzioni biologiche si realizza circa ogni 24 ore in modo indipendente da influenze ambientali quali luce e/o buio. Questi ritmi circadiani influenzano diverse funzioni e attività dell’organismo ( temperatura corporea, secrezioni ormonali), e nel caso del ciclo sonno-veglia può accadere che una persona costretta a stare sveglia quando i suoi ritmi circadiani sono bassi, offra prestazioni inferiori alle capacità. 7

Di contro, quando ci si addormenta in periodi non idonei rispetto ai propri ritmi

Di contro, quando ci si addormenta in periodi non idonei rispetto ai propri ritmi circadiani, si va incontro alla DESINCRONIZZAZIONE DEL PROPRIO SCHEMA DI SONNO, con la conseguenza di un sonno poco riposante o addirittura di una difficoltà ad addormentarsi. 8

Dal punto di vista fisiologico, l’uomo necessita di un numero di ore di sonno

Dal punto di vista fisiologico, l’uomo necessita di un numero di ore di sonno inversamente proporzionale all’età: • 14 -19 ore per il neonato; • 12 – 14 fino a quattro anni; • 8 – 13 ore fino all’età dell’adolescenza; • 6 – 8 ore nell’età adulta; • 4 – 6 ore nell’età anziana. 9

Il sonno è un comportamento dell’intero organismo, diretto da centri cerebrali specializzati, che conosce

Il sonno è un comportamento dell’intero organismo, diretto da centri cerebrali specializzati, che conosce un progressivo deterioramento con l’età. Poiché questa usura non è in relazione con lesioni di organi specifici, essa rappresenta un indice piuttosto fedele dei processi globali d’invecchiamento che si verificano in età senile. La prevalenza dei disturbi del sonno accusati dalle persone anziane ( insonnia, disturbi del ritmo circadiano, apnea e mioclono notturno) è più elevata rispetto a quella riscontrata nei soggetti più giovani. 10

Il sonno profondo tende a diminuire con l’avanzare dell’età e ciò può essere associato

Il sonno profondo tende a diminuire con l’avanzare dell’età e ciò può essere associato ad un abbassamento della soglia del risveglio. Ne deriverà un sonno più sensibile a disturbi sia di tipo ambientale sia di origine fisico – psicologica. Il sonno quindi risulta più frammentato a causa dei frequenti risvegli. Come conseguenza di queste modificazioni fisiologiche l’anziano dovrebbe ridurre e adeguare le proprie aspettative rispetto alla quantità e alla qualità del sonno, che non potranno più essere quelle dell’età giovanile. 11

Il riposo a letto è uno dei rimedi che il malato spesso desidera e

Il riposo a letto è uno dei rimedi che il malato spesso desidera e che il medico prescrive in relazione al manifestarsi di una malattia o in presenza di una lesione invalidante; a volte esso è inevitabile e costituisce uno dei cardini della terapia. Sovente però si protrae oltre il necessario: • per la convinzione che il riposo favorisca un miglioramento delle condizioni generali; • per l’impegno gravoso che comporta la mobilizzazione di pazienti in cui è presente una condizione di dipendenza. 12

L’allettamento comunque comporta a tutte le età una serie di alterazioni anatomo – funzionali

L’allettamento comunque comporta a tutte le età una serie di alterazioni anatomo – funzionali che nel loro complesso costituiscono quella condizione chiamata: 13

QUANDO SI MANIFESTA ? Tale Sindrome si manifesta dopo 2 o 3 settimane di

QUANDO SI MANIFESTA ? Tale Sindrome si manifesta dopo 2 o 3 settimane di permanenza a letto; ma in una persona anziana interviene in modo precoce ( 5 – 7 giorni ) ed evolve più rapidamente. 14

Il risultato è che la persona ricoverata presenta oltre ai sintomi della malattia primitiva

Il risultato è che la persona ricoverata presenta oltre ai sintomi della malattia primitiva anche quelli derivanti dalla Sindrome da immobilizzazione. E’ ormai opinione comune e riconosciuta che il riposo assoluto e protratto è responsabile di eventi morbosi che possono compromettere l’evoluzione favorevole della malattia di base e possono divenire, al di là dell’esito della malattia primitiva, causa di gravi complicanze irreversibili, se non addirittura di morte. 15

QUALI SONO LE CONSEGUENZE? 1. ALTERATA ELIMINAZIONE URINARIA Come conseguenza dell’immobilità si possono verificare

QUALI SONO LE CONSEGUENZE? 1. ALTERATA ELIMINAZIONE URINARIA Come conseguenza dell’immobilità si possono verificare fenomeni sia di incontinenza funzionale sia di ritenzione urinaria. Inoltre l’immobilità favorisce il processo di demineralizzazione ossea conseguente aumento del calcio circolante e quindi della CALCIURIA. 16

L’elevata concentrazione di calcio nelle urine e l’alcalinizzazione delle stesse porta alla formazione di

L’elevata concentrazione di calcio nelle urine e l’alcalinizzazione delle stesse porta alla formazione di calcoli vescicali. L’immobilità ha molteplici effetti sull’eliminazione urinaria, infatti il decubito supino contribuisce anche alla stasi urinaria, perché il flusso declive dell’urina viene normalmente facilitato dalla gravità. Inoltre nella posizione supina può risultare difficile svuotare completamente la vescica. 17

COME RISOLVERE QUESTO PROBLEMA ? Prevenire complicanze a carico del sistema urinario OBIETTIVI Mantenere

COME RISOLVERE QUESTO PROBLEMA ? Prevenire complicanze a carico del sistema urinario OBIETTIVI Mantenere una normale eliminazione urinaria 18

Dopo aver determinato gli obiettivi da raggiungere, l’infermiere imposterà il piano di cura iniziando

Dopo aver determinato gli obiettivi da raggiungere, l’infermiere imposterà il piano di cura iniziando ad analizzare il normale modello di eliminazione urinaria del paziente, rilevando: Eventuali cambiamenti rispetto allo schema abituale Frequenza, orari e quantità delle emissioni Continenza o incontinenza 19

Dopo questa fase di raccolta dati, l’infermiere accerterà la presenza di fattori che possono

Dopo questa fase di raccolta dati, l’infermiere accerterà la presenza di fattori che possono aumentare il rischio di complicanze urinarie quali: • la disidratazione, • l’incontinenza, • catetere a permanenza, • assunzione di farmaci che influiscono sulla funzione renale o sullo stato di vigilanza, • diabete, • disfunzioni vescicali di origine neurologica, • ecc. 20

QUALI MISURE ADOTTARE PER PROMUOVERE LA NORMALE ELIMINAZIONE? • fare in modo che il

QUALI MISURE ADOTTARE PER PROMUOVERE LA NORMALE ELIMINAZIONE? • fare in modo che il soggetto possa stare in posizione fisiologica ( eretta o seduta ) per urinare, • esortare ad un’adeguata assunzione di liquidi tenendo conto delle condizioni del paziente, • stimolare il paziente a mantenere la massima attività fisica compatibilmente con le sue condizioni, 21

 • garantire la privacy durante i tentativi di minzione, • usare accorgimenti che

• garantire la privacy durante i tentativi di minzione, • usare accorgimenti che favoriscono il completo svuotamento vescicale, • ricorrere al cateterismo vescicale solo se necessario, per prevenire distensione e stasi. 22

QUALI LE CONSEGUENZE? ( 2. RISCHIO DI SINDROME DA DISUSO IPOTROFIA, ATROFIA MUSCOLARE, RIGIDITA’

QUALI LE CONSEGUENZE? ( 2. RISCHIO DI SINDROME DA DISUSO IPOTROFIA, ATROFIA MUSCOLARE, RIGIDITA’ ARTICOLARE ) E’ la condizione in cui l’individuo rischia il deterioramento degli apparati conseguente inattività muscolo-scheletrica. La normale funzionalità di ossa, articolazioni e muscoli dipende dall’attività fisica, che mantiene e aumenta la forza muscolare, conserva un tono muscolare equilibrato e promuove una normale mineralizzazione delle ossa. 23

Quando un muscolo è immobilizzato può perdere il 10 -15 % della sua forza

Quando un muscolo è immobilizzato può perdere il 10 -15 % della sua forza entro una settimana e si può atrofizzare fino a metà della sua massa un un mese. L’atrofia da disuso provoca l’accorciamento delle fibre muscolari, riduce la mobilità articolare e il deposito osteoblastico della matrice ossea, mentre continua in modo normale la distruzione osteoclastica: ciò provoca una deplezione del calcio e degli altri minerali essenziali per la stabilità dell’osso. 24

OBIETTIVI Mantenere la massima integrità e funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico 25

OBIETTIVI Mantenere la massima integrità e funzionalità dell’apparato muscolo-scheletrico 25

COME PROCEDERE? 1. Accertare la presenza di fattori che aumentano il rischio di importanti

COME PROCEDERE? 1. Accertare la presenza di fattori che aumentano il rischio di importanti complicazioni a carico dei muscoli, delle ossa e delle articolazioni: eventuali condizioni preesistenti che possono ridurre la mobilità, un diminuito livello di coscienza, lesione o intervento chirurgico a livello spinale, ustione grave o trauma. 26

1. Mettere in atto, per quanto consentito dalle condizioni del paziente, misure utili a

1. Mettere in atto, per quanto consentito dalle condizioni del paziente, misure utili a preservare la funzione e la forza motoria. Ad es. : • movimenti completi di tutte le articolazioni, per stirare le fibre muscolari circostanti e mantenere il coordinamento delle funzioni delle strutture articolari, • posizionamento attento che mantenga l’allineamento corporeo, usando supporti come palmari, plantari e imbottiture tra le cosce, ecc. alternare l’estensione e la flessione degli arti durante la rotazione, cambiare la posizione del paziente ogni 2 ore. 27

QUALI LE CONSEGUENZE? 1. RISCHIO DI COMPLICANZE TROMBOEMBOLICHE L’immobilità contribuisce alla stasi venosa per:

QUALI LE CONSEGUENZE? 1. RISCHIO DI COMPLICANZE TROMBOEMBOLICHE L’immobilità contribuisce alla stasi venosa per: • mancanza della pompa muscolo scheletrica, • per riduzione della gittata cardiaca, • per lassità valvolare venosa, • per effetto della posizione. 28

La stasi venosa favorisce la comparsa di flebiti ( infiammazione delle vene ) e

La stasi venosa favorisce la comparsa di flebiti ( infiammazione delle vene ) e tromboflebiti ( infiammazione di una vena associata alla formazione di un trombo ) agli arti inferiori. La tromboflebite può interessare le vene superficiali o quelle profonde. La tromboflebite superficiale, sebbene non pericolosa, può provocare notevole disagio ( dolore, febbre ), mentre la tromboflebite profonda può determinare un’embolia polmonare che può essere fatale per il paziente già debilitato. 29

COME SI MANIFESTA ? Inizialmente si manifesta con la comparsa di un eritema che

COME SI MANIFESTA ? Inizialmente si manifesta con la comparsa di un eritema che segue il decorso del vaso, gonfiore, rammollimento dei tessuti; se lo stato infiammatorio/irritativo permane, si manifestano indurimento della vena e dolore. Spesso sono presenti febbre e una situazione di malessere generale. 30

OBIETTIVO L’obiettivo principale è quello di prevenire o individuare e trattare immediatamente le complicanze

OBIETTIVO L’obiettivo principale è quello di prevenire o individuare e trattare immediatamente le complicanze tromboemboliche. Il raggiungimento di tale obiettivo può essere ottenuto con la realizzazione degli interventi infermieristici, quali: accertare la presenza di fattori che aumentano il rischio di Tromboembolia, ( traumi, anamnesi di trombosi profonde, storia di varici uso di farmaci che interferiscono con la coagulazione…); 31

OBIETTIVO mettere in atto tutte quelle misure utili a promuovere il ritorno venoso e

OBIETTIVO mettere in atto tutte quelle misure utili a promuovere il ritorno venoso e a diminuire il ristagno ( evitare di posizionare un cuscino sotto gli arti perché provoca una pressione e causa ostacoli alla circolazione; invitare il paziente a muovere, anche se a letto, gli arti inferiori; se prescritto, procedere con bendaggio elastico dalla caviglia a metà coscia). 32

OBIETTIVO mobilizzare il paziente il più precocemente possibile; se prescritto dal medico, somministrare terapia

OBIETTIVO mobilizzare il paziente il più precocemente possibile; se prescritto dal medico, somministrare terapia con anticoagulanti, monitorando gli effetti collaterali. 33

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