PIA FONDAZIONE DI CULTO E RELIGIONE CARD G
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PIA FONDAZIONE DI CULTO E RELIGIONE CARD. G. PANICO Polo Didattico Formativo Sede Corso di Laurea in Infermiristica Docente: Sr. Antonella Guarini ANNO ACCADEMICO 2019 - 2020 1
Con il termine RESPIRAZIONE spesso ci si riferisce solo ed erroneamente all’apparato respiratorio. In realtà alla respirazione partecipa tutto l’organismo mentre l’apparato respiratorio ne costituisce una sola fase. Con tale termine quindi s’intendono: gli scambi metabolici dell’organismo e delle sostanze organiche, gli scambi di gas tra l’organismo e l’ambiente esterno. 2
CENNI DI ANATOMIA DELLE VIE RESPIRATORIE L’aria inspirata attraversa una lunga serie di condotti nel suo percorso dal naso agli alveoli: NASO RINOFARINGE OROFARINGE Servono come vie di riscaldamento, di umidificazione e di filtrazione dell’aria 3
Dopo la faringe, l’aria passa attraverso la laringe costituita essenzialmente da muscoli e cartilagini: la laringe rimane pervia durante l’inspirazione e si chiude durante la deglutizione o durante l’esecuzione di manovre che richiedono un aumento della pressione intratoracica, come la defecazione o il vomito. Alla laringe segue la trachea, tubo cilindrico di circa 1012 cm di lunghezza, formato da anelli cartilaginei tra loro tenuti insieme da legamenti ( detti anulari), questi anelli posteriormente sono incompleti. 4
A livello della 4°-5°vertebra toracica la trachea si divide nei due bronchi principali: Bronco destro Bronco sinistro I due bronchi principali si dividono a loro volta nei: Bronchi lobari n. 3 a destra n. 2 a sinistra 6
……successivamente nei: Bronchi segmentati Bronchi sottosegmentari Bronchioli Alveoli 7
Dai bronchioli respiratori si staccano i condotti che si dilatano in un grappolo di alveoli e terminano a fondo cieco ( sacchi alveolari ). Per quanto riguarda la circolazione va ricordato che i polmoni posseggono un doppio sistema alveolare: Sistema funzionale Quello polmonare che ha origine dall’arteria polmonare ed è deputato agli scambi gassosi. Sistema dei vasi bronchiali Che ha origine dalle arterie bronchiali (rami dell’aorta toracica ) deputato alla nutrizione dei polmoni stessi. 8
Ogni polmone è rivestito da una membrana sierosa la PLEURA essa è costituita da due foglietti: Viscerale interno e adeso ai polmoni Parietale esterno che tappezza la parete toracica Lo spazio pleurico presente fra la pleura viscerale e quella parietale, e la pressione al suo interno, sono importanti ai fini della ventilazione. 9
LA PLEURA
FISIOLOGIA DELLA RESPIRAZIONE I polmoni e la gabbia toracica che li contiene sono dotati di proprietà elastiche. Infatti, se noi rimuovessimo i polmoni dal torace, essi si ridurrebbero di dimensione e sarebbero pressocchè privi di aria. 11
FISIOLOGIA DELLA RESPIRAZIONE La ventilazione si realizza mediante due momenti che sono: ISPIRAZIONE ESPIRAZIONE 12
L’INSPIRAZIONE Si realizza in maniera attiva, per contrazione dei muscoli inspiratori, intercostali esterni e soprattutto del diaframma che si abbassa. Tale contrazione e tale movimento del diaframma causano un aumento del volume del torace, una conseguente riduzione della pressione intrapleurica, che diventa più negativa e quindi una espansione di volume dei polmoni con l’ingresso dell’aria. 13
L’ESPIRAZIONE In questa fase ( tranquilla ) vi è solo un rilasciamento dei muscoli respiratori, una riduzione del volume del torace con modificazione della pressione negativa intrapleurica, che diventa meno negativa e quindi una riduzione di volume dei polmoni. 14
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA LA DISPNEA Con questo termine s’intende una sensazione soggettiva di difficoltà respiratoria, descritta dal paziente come “affanno”, “ fame d’aria”, “respiro corto”, “sensazione di morte imminente”. 16
LA DISPNEA Abbiamo diversi livelli di dispnea: • Livello I: il soggetto riesce a percorrere circa 2 Km a passo normale prima di avvertire dispnea. • Livello II: il soggetto avverte dispnea dopo aver camminato in piano per circa 100 m oppure dopo aver salito una rampa di scale. • Livello III: il soggetto avverte dispnea mentre cammina o svolge le attività di vita quotidiana. • Livello IV: il soggetto avverte dispnea anche a riposo. • Ortopnea: il soggetto avverte dispnea stando sdraiato
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA IMPIEGO DEI MUSCOLI RESPIRATORI ACCESSORI Le persone sane usano i muscoli del collo e del torace superiore per favorire la respirazione profonda durante un’attività fisica intensa. I pazienti con problemi respiratori usano questi muscoli respiratori accessori per alleviare la dispnea e migliorare la respirazione. L’uso dei muscoli respiratori accessori è spesso evidenziato da una posizione inclinata in avanti.
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA AFFATICAMENT O E’ una sensazione soggettiva per la quale il paziente riferisce una diminuita resistenza fisica. In persone con problemi a carico dell’apparato respiratorio può essere indice di IPOSSIA. L’affaticamento può essere considerato un segno precoce di peggioramento di una patologia cronica. 19
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA DOLORE Il dolore toracico può essere associato ad una ampia varietà di malattie, tra cui alcune patologie respiratorie. Una bronchite acuta per es. può rendere dolorose il semplice atto respiratorio, perché il flusso di aria fresca che arriva ai nervi sensibilizzati scatena una reazione violenta.
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA DOLORE La comparsa di dolore toracico è un sintomo importante da non sottovalutare neanche dall’infermiere che deve conoscerne le caratteristiche: 21
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA • Dolore di origine cardiaca che di solito non aumenta con i movimenti respiratori, generalmente coinvolge la parte sx del torace e si irradia;
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA • Il dolore pleurico è periferico e si può irradiare alla zona scapolare; peggiora con movimenti inspiratori come tosse insistente, sbadiglio, singhiozzo. Il paziente spesso descrive il dolore pleurico come una pugnalata. 23
• Il dolore intercostale può comparire dopo un esercizio fisico, un trauma costale, un episodio di tosse prolungata. E’ spesso aggravato dai movimenti inspiratori e può essere confuso con il dolore da pleurite.
RUMORI RESPIRATORI ANORMALI I rumori respiratori auscultati attraverso un fonendoscopio possono variare in seguito ai cambiamenti avvenuti nei polmoni. Essi sono: • CREPITII, • SIBILI, • SFREGAMENTO PLEURICO.
RUMORI RESPIRATORI ANORMALI CREPITII Detti anche rantoli a piccole o grosse bolle. Rumori auscultabili durante l’inspirazione e non eliminabili dalla tosse; i rumori sono discontinui, assomigliano al rumore di una ciocca di capelli passata tra le dita, vicino all’orecchio.
RUMORI RESPIRATORI ANORMALI SIBILI Detti anche ronchi o gorgoglii. Simili al russare o ai gemiti; uditi principalmente durante l’espirazione, possono essere auscultati durante tutto il ciclo respiratorio. Possono scomparire dopo un colpo di tosse.
RUMORI RESPIRATORI ANORMALI SFREGAMENTO PLEURICO Rumori secchi, aspri, simili ai crepitii ma più superficiali e presenti sia durante l’inspirazione sia durante l’espirazione.
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA TOSSE E’ un atto espiratorio violento e a volte forzato, preceduto da una profonda inspirazione, effettuato a glottide chiusa, in cui sono attivati i muscoli espiratori accessori e l’aria viene emessa rumorosamente. La tosse generalmente è un meccanismo di protezione che consente di liberare le vie aeree da muco o sostanze estranee inalate. Tuttavia la sua persistenza può essere il segnale di un problema respiratorio. 29
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA La TOSSE viene distinta in: PRODUTTIVA SECCA CON ESPETTORATO SENZA ESPETTORATO 30
COMUNI ALTERAZIONI DELLA FUNZIONALITA’ RESPIRATORIA La presenza di espettorato è determinata dall’irritazione delle vie aeree inferiori e dalla conseguente stimolazione delle ghiandole a secernere una maggiore quantità di muco che viene quindi espulso con la tosse. Quando la tosse è produttiva l’infermiere procurerà al paziente un contenitore per la raccolta dell’espettorato, per valutarne : il colore, la consistenza, l’odore e la quantità. 31
CARATTERI DELL’ESPETTORATO Per espettorato si intende una quantità di secrezioni provenienti dalle vie respiratorie. Tali secrezioni sono prodotte dalle cellule della mucosa bronchiale e delle alte vie respiratorie emesse attraverso il meccanismo della tosse. E’ costituito prevalentemente da muco e cellule provenienti dai processi di desquamazione della mucosa, in altre situazioni sono presenti pus, sangue, batteri. 32
CARATTERI DELL’ESPETTORATO I caratteri dell’espettorato vanno dalla: quantità odore Che in situazioni fisiologiche è di circa 100 ml/die Presenti solo nei processi infiammatori e degenerativi 33
CARATTERI DELL’ESPETTORATO COLORE Varia a seconda dell’origine, della causa e della consistenza dei processi di decomposizione. Può essere: trasparente; giallo verdastro, denso e maleodorante, indica la presenza di pus; giallo grigiastro, nelle forme iniziali di TBC polmonare; ruggine, tipico delle polmoniti lobari avanzate; ematico, per la presenza di sangue la cui quantità dipende dal calibro del vaso che si è rotto. 34
CARATTERI DELL’ESPETTORATO TOSSE CON ABBONDANTE EMISSIONE DI SANGUE EMOTTISI TOSSE CON ESCREATO SCREZIATO DI SANGUE EMOFTOE 35
CARATTERI DELL’ESPETTORATO SANGUE EMESSO DALLA BOCCA MA PROVENIENTE DALLE VIE DIGERENTI EMATEMESI ESPETTORAZIONE IMPROVVISA E ABBONDANTE DI PUS VOMICA 36
CARATTERI DELL’ESPETTORATO CONSISTENZA schiumoso mucoso denso 37
CARATTERI DELL’ESPETTORATO ODORE In genere l’espettorato non ha un odore particolare; la presenza di cattivo odore indica una decomposizione batterica o cellulare del tessuto polmonare. 38
RESPIRO E SUOI CARATTERI RILEVAZIONE DEL RESPIRO La rilevazione del respiro è una procedura che consente di rilevare i caratteri della respirazione, allo scopo di valutare eventuali anomalie e alterazioni. 39
RESPIRO E SUOI CARATTERI E’ di estrema importanza osservare come respira un paziente, rilevando la frequenza degli atti respiratori, la regolarità, la profondità e lo sforzo apparentemente richiesto. A riposo gli atti respiratori sono 10 - 20 al minuto, il respiro è regolare senza sforzo e senza impegno di muscoli accessori; vi è una breve pausa al termine della espirazione, che viene abolita durante il sonno. 40
RESPIRO E SUOI CARATTERI ALTERAZIONI DEL RITMO E DELLA FREQUENZA DEL RESPIRO Le alterazioni del ritmo e della frequenza respiratoria sono espressione di danno anatomico e/o funzionale ( compresa l’ipossia ) dei centri respiratori. 41
RESPIRO E SUOI CARATTERI Il RESPIRO rappresenta uno dei parametri vitali importanti per valutare le condizioni critiche del paziente. Del respiro si deve valutare: frequenza ritmo profondità forma 42
RESPIRO E SUOI CARATTERI La FREQUENZA del respiro descrive il numero degli atti respiratori che si verificano in un minuto. Nel soggetto adulto a riposo, come già detto, la frequenza normale varia dai 10 - 20 atti al minuto; in un neonato varia dai 30 agli 80 atti al minuto; nel bambino piccolo dai 20 ai 40. 43
RESPIRO E SUOI CARATTERI Si parla di: POLIPNEA: aumento di frequenza e profondità del respiro TACHIPNEA: aumento della frequenza respiratoria EUPNEA: respiro normale APNEA: assenza di atti respiratori BRADIPNEA: diminuzione frequenza respiratoria 44
RESPIRO E SUOI CARATTERI Il RITMO del respiro descrive gli intervalli di tempo e di spazio che intercorrono tra un atto ventilatorio e un altro. In condizioni normali questo intervallo è costante. La PROFONDI TA’ del respiro descrive la quantità di aria che giunge negli alveoli e che viene successivamente eliminata. Un respiro viene definito superficiale o corto quando la quantità di aria introdotta è scarsa e non riesce a raggiungere gli alveoli e a partecipare agli scambi gassosi. 45
RESPIRO E SUOI CARATTERI Si parla di: IPERCAPNIA Aumento nel sangue della concentrazione di anidride carbonica CO 2 IPOSSIA Condizione patologica determinata da una carenza di ossigeno IPOSSIEMIA Riduzione della pressione parziale dell’ossigeno (Pa. O 2) disciolto nel sangue arterioso 46
RESPIRO E SUOI CARATTERI La FORMA del respiro: si parla di respirazione toracica o costale quando viene usata prevalentemente la cassa toracica. Questo tipo di respiro è tipico della donna e del bambino. La respirazione diaframmatica o addominale è invece tipica dell’uomo ed è caratterizzata da un uso prevalente del diaframma e della muscolatura addominale. 47
ALTERAZIONI DEL RESPIRO PERIODICO DI CHEYNE-STOKES E’ caratterizzato da periodi alternati di ipo – e iperventilazione; ad un periodo di apnea della durata di 5 – 30 secondi segue una fase durante la quale il volume corrente ( quantità di aria inspirata ed espirata in ogni ciclo respiratorio ) aumenta progressivamente fino ad un picco e successivamente decresce fino alla fase apnoica. 48
ALTERAZIONI DEL RESPIRO PERIODICO DI BIOT E’ caratterizzato da una serie di atti respiratori irregolari per frequenza ed ampiezza seguiti da un periodo di apnea. 49
ALTERAZIONI DEL RESPIRO BOCCHEGGIANTE O GASPING E’ caratteristico della grande ipossia cerebrale: consiste in rapide e irregolari inspirazioni seguite da una lunga pausa espiratoria. Caratteristico degli stadi preagonici, pazienti in schok, ecc. 50
ALTERAZIONI DEL RESPIRO DI KUSSMAUL Iperpnea caratterizzata da respiri molto profondi, rapidi, regolari, con abolizione della pausa espiratoria senza sforzo apparente. E’ il respiro presente durante l’esercizio fisico ma, a riposo, è caratteristico dell’acidosi metabolica. 51
MODALITA’ DI RILEVAZIONE DEL RESPIRO Il respiro può essere rilevato apponendo una mano sul torace o osservando l’esecuzione di quest’ultimo, oppure in modo strumentale se il paziente è monitorato. 52
IL COLORITO CUTANEO Spesso le persone con problemi respiratori presentano un colorito bluastro, a volte localizzato in particolari distretti del corpo ( letto ungueale, labbra e lobi delle orecchie ). Questa particolare condizione viene definita come: CIANOSI 53
LA CIANOSI PERIFERICA CENTRALE
DITA A «BACCHETTA DI TAMBURO» ( Ippocratismo digitale)
DITA A «BACCHETTA DI TAMBURO» ( Ippocratismo digitale) Sono un fenomeno insolito riscontrato in molti pazienti con malattie polmonari o cardiache. Per motivi tuttora ignoti, le estremità delle dita delle mani e dei piedi si arrotondano e si allargano. Si pensa che l’IPOSSIA dei tessuti protratta nel tempo induca la liberazione di una sostanza che causa la dilatazione dei vasi delle estremità delle dita. ( Copstead &Banasik, 2000)
L’EMOGASANALISI ARTERIORA Definizione E’ un prelievo di sangue arterioso che consente di valutare l’efficienza del sistema respiratorio 57
L’EMOGASANALISI ARTERIORA Finalità Permette il riconoscimento della riduzione di ossigeno o dell’aumento di anidride carbonica che si verifica nell’insufficienza respiratoria, fornisce informazioni indispensabili nei casi di patologie respiratorie di una certa gravità. 58
L’EMOGASANALISI ARTERIORA Rischi connessi alla procedura Il momento dell’emostasi nella sede in cui viene eseguito il prelievo è fondamentale per evita una complicanza di stravaso ematico. 59
L’EMOGASANALISI ARTERIORA - Procedura MATERIALE NECESSARIO Siringa 2, 5 ml ( eparinata); guanti sterili; garze sterili; soluzione disinfettante; telino non sterile; contenitore ago box. 60
L’EMOGASANALISI ARTERIORA - Test di Allen Fu nel 1929 che venne effettuata una valutazione di tipo non invasiva della pervietà del circolo arterioso della mano. A scoprire questa manovra fu Edgar Allen. In seguito questa manovra fu conosciuta con il nome di TEST DI ALLEN. 61
L’EMOGASANALISI ARTERIORA - Test di Allen Il test di Allen è una valutazione non invasiva dell' irrorazione, da parte dell' arteria ulnare o radiale, della mano interessata. Eseguire un prelievo o accesso arterioso comporta la lacerazione di un vaso arterioso, dato che è una procedura invasiva, l’eventuale danno provocato sarebbe di importanza rilevante. Per poter evitare la non irrorazione sanguina della mano e l’eventuale ischemia che infine potrà comportare una necrosi, è buona pratica verificare attraverso test non invasivi il buon funzionamento e la pervietà dell' altra arteria che porta il sangue alla mano. 62
- Test di Allen - Procedura Posizionare il braccio preso in esame verticalmente rispetto al corpo Chiedere al paziente di stringere il pugno per almeno 30 secondi Eseguire simultaneamente sia sull' arteria radiale che su quella ulnare una pressione tale da occluderle entrambe 63
- Test di Allen Procedura Far rilasciare il pugno al paziente: si noti la mano di colore biancastro (pallido) Rilasciare una delle due arterie e calcolare il tempo necessario affinché la mano riassuma il proprio colorito normale Eseguire nello stesso modo il test anche per l'altra arteria. 64
- Test di Allen Procedura Normalmente il tempo necessario affinché la mano riassuma il proprio colorito si aggira intorno ai 5/7 secondi, se ciò avviene allora l'arteria che viene rilasciata risulta pervia e ben funzionante. Se invece il tempo impiegato varia dai 7 ai 10 secondi allora tale arteria non è del tutto pervia, di conseguenza la lacerazione per prelievo o incannulazione dell'altra arteria risulta pericoloso. 65
L’EMOGASANALISI ARTERIORA - Procedura Si preferisce la posizione seduta o distesa se la procedura viene eseguita a livello dell’arteria radiale o brachiale, in posizione supina con le gambe distese se la sede prescelta è l’arteria femorale. 1. Descrivere i diversi passaggi della procedura al paziente 2. Aprire la confezione delle garze sterili 3. Versare il disinfettante sulle garze 4. Aprire la confezione della siringa eparinata 66
L’EMOGASANALISI ARTERIORA - Procedura Arteria radiale 6. Posizionare il paziente seduto o disteso 7. Posizionare un telino arrotolato sotto il polso ( si garantisce maggior visuale del punto di repere) 8. Indossare i guanti sterili 9. Disinfettare la sede di puntura per un’ area di almeno 10 cm sopra la piega del polso partendo dal centro verso l’esterno 67
L’EMOGASANALISI ARTERIORA - Procedura 10. Apprezzare il polso radiale con l’indice e il medio della mano 11. Inserire l’ago con angolazione di 45 -60° e dirigerlo lentamente verso la pulsazione tenendo la siringa in aspirazione, ( 90 ° per la femorale) 12. Fermarsi alla prima comparsa di sangue 13. Prelevare 1 ml di sangue 14. Prendere una garza asciutta sterile utilizzando la mano non impegnata 68
L’EMOGASANALISI ARTERIORA - Procedura 15. Estrarre l’ago in aspirazione 16. Premere la sede di prelievo con la garza per creare emostasi 17. Tenere la siringa in posizione verticale con l’ago rivolto verso l’alto 18. Espellere eventuali bolle d’aria ( per garantire una corretta rilevazione dei vari componenti gassosi del sangue arterioso) 69
L’EMOGASANALISI ARTERIORA - Procedura 19. Rimuovere l’ago e sostituirlo con apposito occlusore 20. Smaltire il materiale 21. Rimuovere i guanti utilizzati 22. Inviare il campione con identificazione del paziente. 70
L’OSSIGENOTERAPIA Si definisce OSSIGENOTERAPIA la erogazione di ossigeno supplementare attraverso un dispositivo dedicato. L’ossigenoterapia aumenta la Frazione inspiratoria dell’Ossigeno ( Fi. O 2) oltre il 21% ( concentrazione normale di ossigeno nell’ambiente) ed ha lo scopo di correggere l’ipossiemia e l’ipossia e di ridurre il lavoro cardio-respiratorio. 71
L’OSSIGENOTERAPIA FINALITA’ L’ossigeno viene somministrato quando la concentrazione di ossigeno nel sangue è inferiore ai valori fisiologici, per favorire una adeguata concentrazione ematica e per agevolare quindi il trasporto di ossigeno nel sangue e nei tessuti. 72
L’OSSIGENOTERAPIA INDICAZIONI L’ossigenoterapia viene utilizzata nei casi di insufficienza acuta e cronica per: Migliorare l’ossigenazione nei tessuti, Ridurre lo sforzo respiratorio nei pazienti dispnoici, Ridurre lo sforzo cardiaco nei pazienti con malattie cardiache. 73
L’OSSIGENOTERAPIA SEDI E CRITERI DI SCELTA Diversi strumenti sono disponibili per fornire ossigeno al paziente. I fattori da tenere in considerazione come criteri di scelta sono relativi allo stato di ossigenazione dei tessuti del paziente e alla comodità di somministrazione. 74
STRUMENTI PER LA SOMMINISTRAZIONE DI OSSIGENO STRUMENTO Cannula nasale ( “occhialini “) Maschera di Venturi CAPACITA’ DI O 2 CONSIDERAZIONI INFERMIERISTICHE 22 -44 % se si opera a 1 – 6 l/m La concentrazione di ossigeno somministrato varia a seconda delle caratteristiche del respiro del paziente. Il limite max del flusso di ossigeno è di 6 l/m per limitare la disidratazione della mucosa nasale. 24 – 50 % quando si opera a 3 – 8 l/m Fornisce una notevole e precisa concentrazione di ossigeno. 75
Se il paziente esige dosi esigue di ossigeno per mantenere un’adeguata ossigenazione si può utilizzare la cannula nasale ( occhialini nasali ).
SISTEMA VENTURI o MASCHERA DI VENTURI
STRUMENTI PER LA SOMMINISTRAZIONE DI OSSIGENO STRUMENTO CAPACITA’ DI O 2 CONSIDERAZIONI INFERMIERISTICHE Maschera semplice 40 – 60 % se si opera a 6 – 10 l/m E’ il sistema più comune se si opera a livello intermedio. 22 – 99 % o più se si opera a 7 – 12 l/m Somministrazione precisa di ossigeno per neonati ed infanti. L’ossigeno deve essere pre riscaldato e umidificato per prevenire perdite di calore nel bambino. Cappa d’ossigeno 78
MASCHERA SEMPLICE CAPPA DI OSSIGENO
STRUMENTI PER LA SOMMINISTRAZIONE DI OSSIGENO STRUMENTO Tenda ad ossigeno Incubatrice CAPACITA’ DI O 2 CONSIDERAZIONI INFERMIERISTICHE 21 – 30 % Principalmente usata per bambini piccoli che non sono in grado di utilizzare la maschera o la cannula. 22 – 40 % e oltre Apparecchio utilizzato per i neonati per il controllo delle condizioni ambientali. La quantità di ossigeno varia e si modifica ogni volta che il presidio viene aperto. 80
INCUBATRICE TENDA AD OSSIGENO
CONCENTRAZIONI DI OSSIGENO OTTENIBILE CON I DIVERSI PRESIDIO FLUSSO ( L/m ) Concentrazioni di O 2 in % Cannula nasale 1 - 2 3 - 4 5 -6 24 – 38 % 30 – 35 % 38 – 44 % Maschera semplice 8 -12 35 -65 % Maschera di Venturi 2 -4 4 -6 6 -8 24 % 28 % 35 % 82
FLUSSOMETRO DI OSSIGENO
SELETTORE DI FLUSSO
Tossicità da ossigenoterapia Questa tossicità si verifica quando l’ossigeno viene somministrato a elevati dosaggi per un prolungato periodo di tempo. Lo sviluppo della tossicità è spesso difficile da riconoscere, tuttavia un paziente che riceve un’elevata dose di ossigeno per lungo tempo deve essere tenuto sotto attenta osservazione per quanto riguarda i seguenti sintomi: 85
Tossicità da ossigenoterapia Aumento della difficoltà respiratoria; Nausea e vomito; Agitazione; Tosse secca; Dolore retrosternale, una sensazione di bruciore o di dolore dietro lo sterno. 86
L’AEROSOL TERAPIA DEFINIZIONE La terapia aerosolica consiste nella somministrazione di farmaci direttamente nelle vie respiratorie per il trattamento di numerose patologie che colpiscono naso, bronchi e polmoni. 87
L’AEROSOL TERAPIA L’aerosol è una sospensione di particelle solide o gocce di liquido che attraverso la bocca e il naso penetrano nelle vie respiratorie, dove vengono a contatto con laringe, faringe e trachea, per arrivare fino ai polmoni, dove si depositano nella mucosa bronchiale e sugli alveoli. L’aerosolterapia può essere prescritta per una delle seguenti ragioni: • Per idratare un espettorato denso ed evitare la formazione di tappi di muco, • Per somministrare diversi farmaci per via inalatoria.
L’AEROSOL TERAPIA Le particelle di liquido sedimentano secondo precise leggi fisiche, in funzione della loro grandezza; più sono piccole e meglio arrivano a sedimentare a livello dei bronchi e degli alveoli; le particelle più grandi invece si localizzano a livello di faringe e trachea. Il nebulizzatore ha quindi la funzione di polverizzare il farmaco in piccolissime goccioline, in modo tale che questo venga assorbito dall’intero apparato respiratorio. Va da sé che l’apparecchio che produce questa nebulizzazione deve avere la capacità di erogare particelle di diametro il più piccolo possibile. 90
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