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Percorso tematico Identità & Diversità comprendere se stessi e gli altri Destinatari allievi secondaria

Percorso tematico Identità & Diversità comprendere se stessi e gli altri Destinatari allievi secondaria di primo e secondo grado M. C. Polidoro

 Motivazioni La diversità come ricerca dell’identità è un tema ampio e complesso che

Motivazioni La diversità come ricerca dell’identità è un tema ampio e complesso che implica una selezione mirata di testi significativi idonei a comprendere le molteplici accezioni che caratterizzano la tematica nel mondo contemporaneo. La diversità è incontro con l’altro ed è conoscenza di sé attraverso l’altro, talvolta può presentarsi in maniera ambivalente connotandosi come limite e/o risorsa, come situazione imposta da realtà esistenziali e come scelta; ma, comunque essa sia, rappresenta una condizione comune a tutti gli uomini. I testi prescelti sono di diverse tipologie: dalla pubblicità al testo narrativo e poetico al testo artistico. L’intento è quello di motivare gli allievi non solo a leggere e comprendere testi di vario genere ma anche di favorire la ricerca di senso e significato e l’individuazione dei molteplici legami che caratterizzano riflessioni ed esperienze di apprendimento. Si privilegeranno prevalentemente: la comprensione dei significati, l’aspetto semantico, l’aspetto comunicativo, gli spunti di dialogo, la riflessione e la ricerca.

 Descrizione delle scelte testuali operate II percorso pone dapprima all’attenzione degli allievi un

Descrizione delle scelte testuali operate II percorso pone dapprima all’attenzione degli allievi un testo pubblicitario piuttosto attuale che introduce un tema importante quale quello dell’incontro con altre culture che ci consente di allargare lo sguardo verso civiltà e modi di vita diversi dal nostro. Una figura esemplare inoltre, come quella del Dalai Lama, ha portato di recente alla ribalta la situazione della repressione nel Tibet e dei difficili rapporti con la Cina. La lettura di questo brano ci consente porre all’attenzione degli allievi i fatti accaduti nella realtà contemporanea. Inoltre, il testo selezionato, è destinato ad un pubblico giovanile cui l’eminente figura si rivolge elargendo preziosi consigli. Non possiamo però dimenticare i problemi della diversità vissuta come condanna da chi ha immaginato, da donna di colore, per la propria figlia, nata nera, un destino di sofferenza e di sopraffazione. Si tratta di un punto di vista particolare che si può comprendere evidenziando la storia e le differenze fra razze e culture. Per ogni brano proposto viene sempre richiesta una ricerca sui termini peculiari presenti nel testo sia come occasione di confronto tra gli allievi che come opportunità di riflessione lessicale e semantica. Il brano di Pavese proposto ci consente di affrontare un tema molto caro all’autore quale quello del ritorno nei luoghi dell’infanzia ma ci permette anche di proporre un laboratorio linguistico sui termini che gli allievi ritengono offensivi visto che già nel testo sono presenti espressioni che forniscono spunti di riflessione. Una storia esemplare ci consente di affrontare il tema delle atrocità umana che gli uomini sono stati costretti a vivere in alcuni momenti della nostra storia, si tratta di triste rievocazione per chi come Primo Levi è sopravvissuto agli orrori del lager e ci permette con la sua testimonianza di riflettere e cercare spiegazioni su comportamenti umani a volte incomprensibili. Diverso in quanto sopravvissuto dunque che mostra a tutti noi la terribile esperienza della degradazione umana. Quella di un uomo come Antonio Ligabue è una storia segnata da un’esperienza di vita e dal destino ma anche dalla sua peculiare diversità che lo rende un artista geniale. In ultimo ci piace raccontare la storia di G. G. Marquez, un adolescente che si affaccia alla vita e cerca di realizzare i suoi sogni; l’autore ci mostra situazioni consuete e molto comuni nella vita degli adolescenti, che hanno spesso determinazione e volontà ma vogliono condividere la responsabilità delle proprie scelte di vita e, in questo confronto, spesso, si sentono diversi perché incompresi. Qui si tratta di un uomo che da ragazzo compie una scelta diversa, difficile ma vincente, vuole diventare scrittore. I testi prescelti intendono affrontare la tematica attraverso un punto di vista ampio che consenta di guardare alle altre culture e modi di vivere, al passato e alla barbarie delle persecuzioni, alla sofferenza che genera diversità e genialità, e, non ultimo, alla propria diversità.

Destinatari Allievi della scuola secondaria di primo grado e del biennio della scuola secondaria

Destinatari Allievi della scuola secondaria di primo grado e del biennio della scuola secondaria di secondo grado Obiettivi educativi: Favorire il confronto tra diverse culture e aspetti della realtà umana, Promuovere la ricerca della propria identità nel difficile percorso dell’adolescenza, Sollecitare la riflessione sui temi dell’identità alterità, Far conoscere linguaggi e messaggi della modernità, Far Comprendere il significato di ruoli e valori positivi, Incoraggiare la ricerca su temi di interesse degli allievi. Obiettivi Cognitivi: Stimolare curiosità, motivazione ed interazione , Favorire la comprensione, Promuovere l’integrazione di conoscenze e abilità, Consolidare processi di discriminazione, analisi, sintesi e generalizzazione, Potenziare i processi di reversibilità del pensiero Obiettivi didattici: Saper leggere ed analizzare i testi letterari e non letterari, Potenziare la riflessione sulla lingua, Stimolare l’espressione libera e sistematica, Favorire la ricerca semantica, Incoraggiare l’espressione di opinioni sui testi, Promuovere discussioni, Comprendere il valore comunicativo delle espressioni individuate nei testi. PER VERIFICARE GLI OBIETTIVI DI VOLTA IN VOLTA SI PREDISPORRA’ UNA SCHEDA DI VALUTAZIONE FINALIZZATA A RILEVARE LE ABILITA’ SU CUI SI E’ LAVORATO

Pre-requisiti Capacità di identificare i significati essenziali di un testo Capacità di esprimere le

Pre-requisiti Capacità di identificare i significati essenziali di un testo Capacità di esprimere le relazioni tra le idee Capacità di selezionare gli elementi linguistici di un testo Azioni Consapevolezza, ricerca dei legami tra i saperi, scoperta dei significati, espressione di nuove idee, espansione lessicale, grammaticale e linguistica, riflessione sulla scrittura. Ognuno trova nei testi e nelle riflessioni il suo spazio cogliendo gli stimoli forniti.

Discipline coinvolte: Italiano Con possibili raccordi (arte, educazione civica, storia e geografia, lingua straniera)

Discipline coinvolte: Italiano Con possibili raccordi (arte, educazione civica, storia e geografia, lingua straniera) Metodi e strategie: Brain storming, circle time, cooperative learning, tutoring, proyect work, scoperta guidata. Tipologia delle prove: orali, lavori di ricerca e composizione in coppia con correzione reciproca, appunti organizzati, rappresentazione grafica delle idee, relazioni, questionari, Strumenti: Testi, vocabolario, computer. Luoghi: Aula scolastica, laboratorio informatico. Tempi : 32 ore Tipologie testuali: pubblicitario, narrativo, poetico, artistico.

 TESTI Pubblicità di Richard Ghere per la Lancia. 2008. Testo pubblicitario. Diversità come

TESTI Pubblicità di Richard Ghere per la Lancia. 2008. Testo pubblicitario. Diversità come risorsa e opportunità di incontro con l’altro Tezin Ghiatzo (XIV Dalai Lama): Consigli ai giovani da: I consigli del cuore, 2001. Un diverso nel difficile mondo contemporaneo Naomi Long Madgett: Mamma sono una negra, 1923. Testo poetico Il colore della pelle diventa una maledizione Cesare Pavese: dalla Luna e i falò: Il ritorno di Anguilla, 1949. Testo narrativo Un’infanzia triste fa emergere sentimenti di malinconia e sradicamento… Primo Levi: Una giornata “normale” nel lager da: Se questo è un uomo, 1947. Passi scelti Un uomo sopravvissuto ad un destino di morte afferma la dignità della vita Antonio Ligabue: Un artista diverso. Biografia , dipinti. (1899 -1965) Un artista diverso segnato dal destino Gabriel Garcia Màrquez: Cosa fare dopo il liceo? da: Vivere per raccontarla, 2002. Narrazione biografica La difficile ricerca dell’identità per un giovane. P. S. Alcuni testi, rispetto all’indicazione iniziale fornita in merito al percorso, sono stati eliminati perché il lavoro risultava eccessivamente corposo, mentre, è stato inserito il testo di Pavese al fine di proporre un laboratorio linguistico.

Diverso da chi…. . ? Riflessione collettiva su diversità/identità, pregiudizio Brain storming, circle time

Diverso da chi…. . ? Riflessione collettiva su diversità/identità, pregiudizio Brain storming, circle time (valutazione pre conoscenze) su: significato dei termini proposti e idee Nel tempo cambiano i punti di vista Sono diversi a secondo dalla situazione in cui si osserva Le caratteristiche osservate possono essere positive o negative La nostra identità: come ci connotiamo? L’identità dei nostri compagni Le nostre caratteristiche (aspetti della nostra identità) da piccoli ed ora Le caratteristiche prendiamo in considerazione nella definizione di identità La diversità: Quale non ci disturba Quale ci piace Quale ci fa paura Quale diversità vorremmo possedere Individuazione di espressioni o Sinonimi di Differenza/Diversità Espressioni che indicano Pregiudizi Perché abbiamo dei pregiudizi?

 Ridefinizione dei significati: Ricerca dei termini proposti dagli allievi e ricerca dei sinonimi

Ridefinizione dei significati: Ricerca dei termini proposti dagli allievi e ricerca dei sinonimi Individuare le espressioni che esprimono differenza, diversità Gli allievi trascrivono i termini individuati sul quaderno di lavoro Strategie: Brain storming, tutoring, scoperta guidata. SCOPO: Orientare la motivazione, favorire l’interesse e il gusto della scoperta e partire dalle pre conoscenze degli allievi, promuovere il confronto, Definire sé e l’altro, Indicare il carattere del diverso Comprendere nella diversità aspetti positivi e negativi Orientare e ridefinire il proprio punto di vista sulla tematica della diversità

THE POWER TO BE DIFFERENT Pubblicità automobile Lancia 2008 Attività La pubblicità: scheda comprensione

THE POWER TO BE DIFFERENT Pubblicità automobile Lancia 2008 Attività La pubblicità: scheda comprensione Perché R. Ghere presenta l’automobile? Da dove parte con l’automobile, cosa significa? Perché si reca in Oriente, cosa cerca? Di quale realtà si tratta? Cosa evoca questo paesaggio? Cosa intende comunicarci? Le parole quale tipo di messaggio intendono rafforzare o orientare? Perché l’attore imprime le mani nella neve col bambino? La musica è significativa? La voce è esterna o interna? In quale lingua si parla? Perché? Ci si esprime a parole o per iscritto? E come? Cosa lascia intendere la sequenza in cui l’attore ed il bambino si guardano? Questa automobile perché è speciale? La pubblicità è prevalentemente affidata alle immagini, alle parole o al testo scritto? Quale tecnica viene utilizzata? Questo tipo di comunicazione pubblicitaria presuppone nostre conoscenze, di che tipo? A quale destinatario è rivolta la pubblicità? Ti sembra efficace? Perché? Quali caratteristiche potrebbe presentare il possibile acquirente? Vi sembra diversa dalle altre pubblicità? Perché? Cosa proponi per pubblicizzare questo tipo di auto? Hai un’idea? Spunti di riflessione e di ricerca: Cultura occidentale e cultura orientale: due mondi a confronto, la Cina, il Tibet, le Olimpiadi 2008. ATTIVITA’ La pubblicità, presentata in televisione, viene mostrata agli allievi tramite pc e vengono proposte loro le domande indicate sotto forma di discussione collettiva. E’ richiesta la partecipazione di tutti e le risposte di ognuno, scritte alla lavagna, sono utili per condividere le conoscenze, rendere comprensibile a tutti la comunicazione, valutare il carattere delle pre- conoscenze, rendere gli allievi partecipi, orientare l’attività di comprensione, stimolare la partecipazione. L’allievo meno competente avrà modo di riorganizzare le proprie conoscenze attraverso le risposte corrette fornite dai compagni. Il docente oltre che condurre e facilitare l’attività potrà riformulare le risposte in maniera più chiara. Ciò che viene condiviso viene scritto da ognuno sul quaderno. Le risposte fornite rappresentano esse stesse una verifica dell’attività proposta che, pur essendo introduttiva e di carattere orientativo, consente di individuare gli aspetti peculiari e le modalità di comunicazione dei significati nel testo pubblicitario e di introdurre il tema del diverso.

Tezin Ghiatzo XIV Dalai Lama Consigli ai giovani da I consigli del cuore, 2001

Tezin Ghiatzo XIV Dalai Lama Consigli ai giovani da I consigli del cuore, 2001 Il Buddhismo tibetano Nel VI secolo d. C. il Buddhismo, proveniente dall'India e dalla Cina, si impone anche nel Tibet dove gli della religione indigena vengono considerati precursori e custodi del Buddhismo. Quando la monarchia locale si estingue, i grandi monasteri divengono centri di potere sempre più importanti nella vita del paese. I superiori dei monasteri sono i Lama e a partire dal XVI secolo hanno per capo supremo, religioso e politico, il Dalai Lama, ritenuto la reincarnazione del Bodhisattva Avalokitesvara questi è la personificazione della compassione infinita di tutti i Buddha, protettore di coloro che sono in imminente pericolo e divinità tutelare del Tibet. Alla morte di ogni Dalai Lama il suo successore dovrà essere una sua reincarnazione e a tal fine i monaci lo individuano tra i bambini tibetani. Parallelamente si sviluppa una tradizione di Buddhismo tibetano fuori dalla rigida regola monastica, praticato e insegnato da yogin itineranti, maestri di spiritualità più semplice e popolare II Dalai Lama nei suoi numerosi viaggi in Occidente ha guidato spesso incontri di preghiera e meditazione con le comunità buddhiste, ma si è anche dedicato con grande passione, attraverso conferenze, interviste e libri, alla divulgazione del suo messaggio di amore e di pace, cercando di renderlo semplice e comprensibile a tutti.

 TESTO (Parole che non abbiamo più l'abitudine di pronunciare) Nella nostra società moderna

TESTO (Parole che non abbiamo più l'abitudine di pronunciare) Nella nostra società moderna abbiamo la tendenza a disinteressarci di quelle che io definisco le qualità umane naturali: bontà, compassione, spirito di collaborazione, capacità di perdonare. Nell'infanzia ci si lega facilmente. Si ride una volta insieme e si è subito amici. Non ci si chiede che mestiere fanno i genitori o a che razza si appartiene. L'importante è che ci sia un essere umano come noi e che nasca un rapporto. (II Dalai Lama si riferisce qui a una situazione di multietnicità come negli Stati Uniti) A mano a mano che si cresce, si attribuisce sempre meno importanza all'affetto, all'amicizia o alla collaborazione reciproca. Diventano essenziali la razza, la religione o il paese da cui si proviene. Si dimenticano le cose più importanti, e si da rilievo alle più irrisorie. Per questo a chi arriva all'età di quindici, sedici anni, chiedo di non lasciar svanire la freschezza dello spirito infantile, ma di darle sempre molto spazio. Riflettete spesso su ciò che caratterizza interiormente un essere umano, e approfittatene per acquisire una fiducia incrollabile nella vostra natura, per trovare la sicurezza dentro di voi (Questo è un concetto chiave nella riflessione del Dalai Lama) È importante rendersi conto abbastanza presto che la vita umana non è una questione semplice. Per viverla bene e non scoraggiarsi quando sorgono problemi è indispensabile acquisire una forza interiore. (Annulliamo la nostra personalità nella massificazione televisiva) Al giorno d'oggi si attribuisce grande valore all'individualismo, al diritto di ciascuno di pensare con la propria testa, senza conformarsi ai valori imposti dalla società o dalla tradizione. È una buona cosa. D'altra parte però ci si arricchisce unicamente di informazioni che provengono dall'esterno tramite i media, soprattutto la televisione. Diventano i nostri soli punti di riferimento, le nostre uniche fonti di ispirazione. Questa eccessiva dipendenza ci rende incapaci di camminare con le nostre gambe, di basarci sulle nostre qualità personali, di avere fiducia, di capire la nostra vera natura.

TESTO (Non siamo più in grado di capire il nostro reale valore) Ma la

TESTO (Non siamo più in grado di capire il nostro reale valore) Ma la fiducia in se stessi e la capacità di camminare con le proprie gambe secondo me sono essenziali per fare della nostra vita un successo. Non parlo di una stupida sicurezza, ma della coscienza del nostro potenziale interiore, della certezza di essere sempre in grado di correggerci, migliorarci, arricchirci, poiché nulla è mai perduto. I temi preferiti dei media sono i furti, i crimini, gli atti motivati dall'avidità e dall'odio. Tuttavia non si può dire che nel mondo non accada niente che non scaturisca dalle nostre qualità umane. Non c'è forse chi si prende cura dei malati, degli orfani, degli anziani, degli handicappati, senza aspirazione al profitto o chi agisce per amore degli altri? (Fa molto più audience il male che il bene, ma questo non vuoi dire che il male sia prevalente) In realtà sono in molti gli episodi di cattiveria umana, ma abbiamo preso l'abitudine di pensare che sia normale. Sono convinto che per natura, in fondo a noi stessi non proviamo piacere a uccidere, compiere violenze, mentire o commettere altri atti negativi e che tutti siamo capaci di amore e di compassione. Constatiamo fino a che punto l'affetto spontaneo svolga un ruolo cruciale nella nostra vita fin dalla nascita. Senza di esso saremmo già morti da molto tempo. (L'odio e il rancore generano in chi li prova malessere e infelicità) Osserviamo come ci sentiamo bene quando siamo circondati dall'amore degli altri, quando proviamo amore noi stessi, e come al contrario stiamo male dentro la nostra pelle quando ci invadono la collera e l'odio. I pensieri e gli atti d'amore sono palesemente proficui per la nostra salute mentale e fisica. Sono conformi alla nostra vera natura. Invece gli atti crudeli, violenti, dettati dall'odio, ci sorprendono. È per questo che sentiamo il bisogno di parlarne e che le prime pagine dei giornali ne sono piene. (L'eccessiva presenza della malvagità sui media ingenera pessimismo sulla natura umana) Il problema è che poco a poco, insidiosamente, arriviamo a pensare che la natura umana sia malvagia. Un giorno forse ci diremo che per l'uomo non c'è più alcuna speranza. Ritengo dunque essenziale dire ai giovani: riconoscete le qualità umane che sono naturalmente presenti in voi. Edificate su di esse una sicurezza incrollabile e imparate a camminare con le vostre gambe. (L'eccessiva protezione non allena alle difficoltà della vita) Talvolta penso che ci comportiamo come bambini viziati. Quando siamo molto piccoli dipendiamo completamente dai nostri genitori. Poi andiamo a scuola, ci danno un'istruzione, ci nutrono, ci vestono e tutto il peso dei nostri problemi continua a scaricarsi sugli altri. Quando infine arriva il momento in cui siamo capaci di farci carico della nostra esistenza, di portare il nostro fardello, ci immaginiamo che tutto avverrà facilmente! Tale atteggiamento è in contraddizione con la realtà. In questo mondo tutti gli esseri, senza eccezione, incontrano delle difficoltà. (da T. Ghiatzo, / consigli del cuore, Mondadori, Milano 2001)

SPIEGAZIONE Un messaggio semplice ma non banale I consigli del Dalai Lama ai giovani

SPIEGAZIONE Un messaggio semplice ma non banale I consigli del Dalai Lama ai giovani non devono essere scambiati per generiche affermazioni sulle "potenzialità" da sviluppare. I suoi consigli sono molto semplici poiché egli non vede la necessità di essere complicato, ma la semplicità delle sue riflessioni serve a farci vedere l'essenziale. A ben guardare il messaggio di amore che invia non è così facile da attuare: proprio per questo ci fa pensare che in realtà non sia affatto banale. Riflettiamo sul suo messaggio. Quali sono gli elementi essenziali? Anzitutto la vita non è una cosa semplice. Il Buddhismo ortodosso direbbe che è dolore. Accontentiamoci di dire che è complessa da gestire. Quindi nel ricco mondo occidentale i giovani, che spesso vivono nella “bambagia”, sono iperprotetti fino all'età adulta e scambiano per realtà la finzione televisiva, rischiano di piombare all'improvviso nei problemi della vita senza essere adeguatamente attrezzati. Solo l'amore porta alla vera felicità In secondo luogo, la quantità di mali, di brutture e di catastrofi che leggiamo sui giornali o vediamo in televisione ci fanno pensare che l'uomo sia strutturalmente incapace di bontà: questa sensazione ci porta in realtà a essere peggiori di quello che siamo. Il Dalai Lama, invece, ci invita a riflettere su quanto possiamo sentirci a nostro agio e felici quando siamo circondati dall'amore e quando noi diamo amore, mentre ci sentiamo a disagio e sostanzialmente infelici quando odiamo o portiamo rancore. Il Dalai Lama cerca di convincerci che non solo possiamo essere molto più "buoni" di quanto riteniamo, ma che questa è l'unica strada da percorrere per la vera felicità. ESERCIZI Comprendere, riflettere, comunicare, ricercare Sei d'accordo con la tesi del Dalai Lama secondo cui i giovani nel mondo occidentale sono troppo protetti dalle famiglie e spesso sì trovano catapultati nella vita senza preparazione? Secondo il Dalai Lama l'uomo è peggiore o migliore di quello che pensa di essere? Estrai dalle parole del Dalai Lama le riflessioni che ti sembrano più importanti. Condividi l’affermazione secondo cui solo l’amore porta alla vera felicità? Il Dalai Lama da consigli ai giovani. Ti senti personalmente coinvolto dalle sue parole? Perchè? RICERCA: Oriente ed Occidente culture e modelli di vita a confronto. Spunti per la trattazione di argomenti relativi alla storia ed alla geografia Esercizi: orali e scritti, Strategie: circle time e cooperative learning, ricerca guidata

NAOMI LONG MADGET Mamma, sono negra? Nella poesia, composta nel 1923, l'autrice esprime tutta

NAOMI LONG MADGET Mamma, sono negra? Nella poesia, composta nel 1923, l'autrice esprime tutta l'angoscia di chi è stato discriminato e non vorrebbe che lo stesso destino di emarginazione e di sofferenza toccasse anche ai figli. La somiglianza con la madre, vista in genere con tenerezza e con gioia, è qui vissuta come una maledizione. Se solo potesse non venire il giorno che 1 dovrò dirtelo, quando ti alzerai in punta di piedi a guardare curiosa allo specchio e chiederai: «Mamma, sono negra? » Se solo tu potessi non imparare la lezione crudele, vecchia di generazioni, e con essa crescere prima una ruga che s'insinua fra i tuoi occhi, poi la tua vocetta spensierata che si fa sempre più sommessa 2, e poi quell'espressione cupa che aleggia su tutto ciò che fai e dici. Se solo tu potessi non capire la sofferenza scolpita su tutti i volti simili al mio, né in quei primi tormentosi anni trovare nel tuo una somiglianza impressionante con tutti i volti oppressi di tutte le genti oppresse del mondo Se solo potesse non venire il giorno che la gente si fermerà a dirmi: «Ora che si fa grande, Bessie, è tale e quale te» . oppressi di tutte le genti oppresse del mondo 3. Se solo potesse non venire il giorno che la gente si fermerà a dirmi: «Ora che si fa grande, Bessie, è tale e quale te» . 1. che: in cui. 2. sommessa: bassa, flebile. 3. una somiglianza. . . mondo: le persone op presse di tutte le latitudini e di tutte le razze si assomigliano, poiché l'umiliazione, la vergogna e il senso di impotenza segnano il volto, dando un'espressione che è tipica di chi è asservito al volere altrui.

 LEGGERE, SCRIVERE, RICERCARE, CONFRONTARSI 1. C'è una stagione della vita, l'infanzia, in cui

LEGGERE, SCRIVERE, RICERCARE, CONFRONTARSI 1. C'è una stagione della vita, l'infanzia, in cui non si avvertono frontiere tra gli uomini. Chi è adulto sa invece che ben presto il confine del pregiudizio crea separazioni tra di loro. Quali parole del testo riflettono nello stesso tempo la scoperta della propria identità e la consapevolezza che è una condanna? Qual è il significato del termine pregiudizio? 2. La poesia si fonda sull'espressione di desideri in negativo. Prova a spiegare da quale stato d'animo dell'autrice nasce questa scelta stilistica. 3. La condizione del nero diventa nel testo simbolo di una condizione più generale. Spiega qual è, rileggendo i vv. 11 -15 L'originalità della poesia sta nell'assunzione di un duplice punto di vista: quello della figlia, ancoraignara della sofferenza che l'attende e quello della madre, che già conosce la «lezione crudele» . 4. Con quali particolari (vv. 7 -11) la scrittrice sottolinea la presa di coscienza dell'emarginazione da parte della bambina? Ti sembra che le parole scelte per descrivere le trasformazioni fisiche durante il passaggio all'età adulta indichino la speranza di un cambiamento o pessimismo? 5. Quale registro caratterizza il linguaggio? Solenne o quotidiano? Che cosa vuole comunicare l'autrice con la sua scelta stilistica? 6. Cosa significa per te il termine negro? E’ diverso da nero? Perché? 7. Hai pregiudizi verso coloro che hanno il colore della pelle diverso dal tuo? Li senti diversi? Perché? 8. Ritieni che nella società attuale nascere “diversi” rappresenti un limite o una risorsa? Perché? 9. Oltre all’essere nero quale condizione potrebbe essere percepita come diversa dalla norma nella nostra società? 10. Conosci altri termini che connotano la condizione di esclusione o di emarginazione? Sapresti spiegarne il significato? 11. La poesia è contenuta in una raccolta di testi che trattano il tema del razzismo Conosci il significato del termine? Sapresti spiegarlo? Ti sembra un atteggiamento ancora attuale? Spiegane le ragioni. 12. Ricerca, riflessione e confronto in classe sui termini: RAZZISMO, EMARGINAZIONE, PREGIUDIZIO, NEGRO 13. Spunti per la trattazione di argomenti relativi alla storia ed alla geografia ( colonizzazione, schiavitù, inferiorità e superiorità delle razze)

Cesare Pavese da La luna e i Falò: Il ritorno di Anguilla. Scritto quasi

Cesare Pavese da La luna e i Falò: Il ritorno di Anguilla. Scritto quasi di getto in due mesi, fra il settembre e il novembre del 1949, La luna e i falò rappresenta l'opera della maturità dello scrittore piemontese. Con questo romanzo, nel giugno del 1950, Pavese vinse il premio Strega. La vicenda, narrata in prima persona, è quella di Anguilla, un trovatello che, allevato in una casa di poveri contadini in cambio di un assegno dall'ospedale di Alessandria, in giovane età lascia le terre di origine per conoscere il mondo e far fortuna. Quarantenne ricco, ma malinconico, Anguilla fa ritorno dall'America ai paesi in cui ha trascorso la sua infanzia, alle colline delle Langhe, alle cascine che lo hanno visto fanciullo e ragazzo. Dimora all'albergo dell'Angelo, si intrattiene a conversare coi notabili del paese, ha raggiunto quella rispettabilità e quell'agio borghesi sognati da ragazzo, ma non è felice. Tutto il romanzo è un ripercorrere con la memoria le vicende della propria infanzia, un riscoprire luoghi, odori, sapori, abitudini, volti, nel tentativo di trovare un senso alla propria esistenza. "Fa da guida e da controcanto ad Anguilla, Nuto, un vecchio amico, che dalle colline non si è mai spostato, un falegname dedito al lavoro e ai ragionamenti filosofici, che in gioventù suonava il clarino in una banda e faceva musica nei paesi a feste e matrimoni. Nuto è convinto della profonda ingiustizia del mondo e della necessità di un riscatto. In fondo, nel libro non succede niente. Anguilla ci parla della sua famiglia adottiva, di Virgilia che gli ha fatto da madre e di Padrino, del sor Matteo, proprietario della grande fattoria della Mora, presso cui deve lavorare una volta che Padrino non può più tenerlo, e delle sue belle figlie Irene, Silvia e Santina, che il ragazzo, data la diversa estrazione sociale, si limita ad osservare da lontano. Nelle sue visite alla Gaminella, al vecchio casolare un tempo abitato dai contadini che l'avevano adottato, Anguilla stringe amicizia con un bambino di dieci anni, Cinto, nel quale il protagonista rivede se stesso. Il bambino è zoppo e rachitico, ma pieno di curiosità e di ansia di vivere. La sua è una famiglia disgraziata, poverissima. Suo padre, il Valino, è un mezzadro vessato dai padroni, che sfoga la propria rabbia e la propria amarezza in una violenza insensata, battendo il figlio, le donne di casa e il cane senza motivo. Un giorno il Valino, disperato, uccide Rosina, la sua convivente, brucia la casa e si impicca. Cinto riesce a scampare alla rabbia omicida del padre e raggiunge Nuto e Anguilla. Mosso a compassione, Anguilla decide di farsi carico dell'educazione del bambino, affidandolo perché impari un mestiere, alla tutela di Nuto. Negli ultimi capitoli del romanzo Anguilla e Nuto rievocano le vicende esistenziali delle tre belle figlie del sor Matteo. Nonostante il fascino e le possibilità economiche, tutte e tre le ragazze fanno una tragica fine: la bionda Irene, così raffinata e abile nel suonare il pianoforte, finisce con uno spiantato, dedito al gioco, che la picchia; la sensuale Silvia, rimasta incinta di un dongiovanni di provincia che non ne vuole sapere di sposarla, muore in seguito a un aborto procuratole da una levatrice, compiuto nel tentativo di sbarazzarsi di una gravidanza indesiderata. Santina, la più giovane, vivace e indipendente, viene uccisa dal mitra dei partigiani, accusata di fare la spia. Nuto stesso è testimone dell'esecuzione; il cadavere della ragazza, considerato ancora troppo bello e appetibile, viene bruciato. La nostalgia, i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza, la memoria, la solitudine, lo sradicamento, la malinconia, la Resistenza, la paternità mancata, la civiltà contadina con i propri rassicuranti riti, l'ingiustizia del mondo, l'amicizia, il rapporto con le donne sono alcuni dei temi principali affrontati da Pavese nel suo ultimo romanzo, intriso di autobiografia, carico di valenze simboliche, scritto poco tempo prima di suicidarsi. La luna e i falò è forse anzitutto il romanzo del "mito", che Pavese lega all'infanzia, alla scoperta primordiale delle cose. "Potevo spiegare a qualcuno che quel che cercavo era soltanto di vedere quello che avevo già visto? " Il personaggio di Nuto, deuteragonista e figura complementare, in ultima analisi, dello scrittore e di Anguilla, è ritagliata sulla persona reale di un amico d'infanzia, Pinolo Scaglione, che Pavese interpellerà più volte durante l'ideazione e la stesura del romanzo. Impersona l'impegno politico sociale di Pavese. È il rappresentante di quel mondo contadino vagheggiato da Anguilla, è lo storico della Resistenza locale.

"C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a

"C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire "ecco cos'ero prima di nascere". Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione. Se sono cresciuto in questo paese, devo dir grazie alla Virgilia, a Padrino, tutta gente che non c'è più, anche se loro mi hanno preso e allevato soltanto perché l'ospedale di Alessandria vi passsava la mesata. Su questa collina, m quarant'anni fa, c'erano dei dannati che per vedere uno scudo d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale, oltre ai figli che avevano già. C'era chi prendeva una bambina per averci poi la servetta e comandarla meglio; la Virgilia volle me perché di figli ne aveva già due e quando fossi un pò cresciuto speravano di aggiustarsi in una grossa cascina e lavorare tutti quanti e star bene. Padrino aveva allora il casotto di Gaminella - due stanze e una stalla , la capra e quella riva dei noccioli. Io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso saccone, Angiolina la maggiore, aveva un anno più di me; e soltanto a dieci anni, nell'inverno quando morì la Virgilia seppi per caso che non ero suo fratello. Da quell'inverno Angiolina giudiziosa dovette smettere di girare con noi per la riva e per i boschi; accudiva alla casa, faceva il pane e le robiole, andava lei a ritirare in municipio il mio scudo; io mi vantavo con Giulia di valere cinque lire, le dicevo che lei non fruttava niente e chiedevo a Padrino perché non prendevamo altri bastardi. Adesso sapevo che erano dei miserabili perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale. Prima, quando correndo a scuola, gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo per le rime. Ma ero già un ragazzo fatto e il municipio non ci pagava più lo scudo, che io ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella, non essere sbucato da sotto i noccioli o dall'orecchio della nostra capra come le ragazze. " Cesare Pavese è nato nel 1908 a Santo Stefano Belbo, piccolo centro del Piemonte meridionale, nella zona collinare delle Langhe ed è morto a Torino nel 1950. Ha esordito come poeta e traduttore di romanzi americani, per poi affermarsi come narratore. Il brano è tratto dal romanzo La luna e i falò, pubblicato nel 1950. La vicenda è raccontata in prima persona dal protagonista, Anguilla, un trovatello allevato da poveri contadini delle Langhe, il quale, dopo aver fatto fortuna in America ritorna alle colline della propria infanzia.

 - Comprensione del testo: Strategie: proyect work, circle time Anguilla è un bambino

- Comprensione del testo: Strategie: proyect work, circle time Anguilla è un bambino diverso spiegane i motivi Dopo una prima lettura, riassumi il contenuto informativo del testo in non più di 10 righe esprimendo in altre 10 righe i tuoi commenti sul testo proposto. Lettura e confronto. Laboratorio Strategie: cooperative-learning, ricerca guidata. 2. Analisi del testo: Strategie: scoperta giudata, attività laboratoriale a. "C'è una ragione. . . " Individua nel testo la ragione del ritorno del protagonista. b. I paesi e i luoghi della propria infanzia sono indicati dal protagonista con i loro nomi propri e con insistenza. Spiegane il senso e la ragione. c. Spiega il significato dell'espressione: " Non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra, né delle ossa " e chiarisci il senso della ricerca di se stesso "prima di nascere". d. la parola 'carne' ritorna nel testo tre volte. Spiega il significato di questa parola e della sua iterazione. e. Spiega come poter conciliare l'affermazione "tutte le carni sono buone e si equivalgono" con il desiderio che uno ha "di farsi terra e paese" per durare oltre l'esistenza individuale ed effimera. f. La parola 'bastardo' ricorre con insistenza nel testo. Spiegane il significato rispetto alla situazione specifica in cui il termine viene di volta in volta collocato. g. Indica il significato e l’etimologia della parola bastardo individuando sinonimi e altre espressioni che giudichi offensive Riflessioni e spunti di ricerca: società contadina, la resistenza, la guerra, l’emigrazione. Lavoro di gruppo con l’aiuto del vocabolario ricerca il significato corretto e l’origine del termine bastardo e la sua presenza nelle lingue straniere di Europa Ricerca termini proposti dagli allievi su espressioni più utilizzate e ritenute offensive confronto e riflessione sui significati Bastardo, negro Ignorante, Imbecille, Deficiente, Stupido, Incompetente, Imbelle, Contorto, Ignobile, Ingordo, Incapace, Cretino, Ebete, Fesso, Inadeguato, Vile, Codardo, Scemo, Idiota, Immorale, Sciocco.

 “Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che

“Considerate se questo è un uomo / Che lavora nel fango / Che non conosce pace / Che lotta per mezzo pane / Che muore per un sì o per un no“ Reduce da Auschwitz, nel 1947 Primo Levi pubblica “Se questo è un uomo”, il diario di prigionia che aveva iniziato a scrivere in campo di concentramento, una testimonianza sconvolgente dell’orrore dei Lager, un documento che ricostruisce l’umiliazione, l’offesa, la degradazione che annienta l’umanità prima ancora dello sterminio di massa. Come afferma l’autore nella prefazione, il libro nasce dal “bisogno di raccontare”, è in primo luogo una liberazione interiore, nata da quella “pena del ricordarsi” mirabilmente descritta nel capitolo “Die drei Leute vom Labor”. L’esperienza di chimico permette all’autore di essere scelto come operaio specializzato e di avere accesso al laboratorio; qui, nei momenti di tregua, quando riesce a sottrarsi al vento e al freddo, egli sente “il vecchio feroce struggimento di sentirsi uomo”, quando “la coscienza esce dal buio” e la scrittura è un modo di fissare quell’esperienza disumana: “Allora prendo la matita e il quaderno, e scrivo quello che non saprei dire a nessuno”. Se questo è un uomo

 Gli appunti del laboratorio bisognava distruggerli, ma subito dopo la liberazione l’autore scrisse

Gli appunti del laboratorio bisognava distruggerli, ma subito dopo la liberazione l’autore scrisse il libro perché i ricordi bruciavano ed è proprio sulla base del ricordo che si sviluppa la narrazione, fedele ricostruzione di quel mondo atroce che iniziava al di là del filo spinato del cancello del campo di concentramento, dopo la scritta Arbeit Macht Frei, il lavoro rende liberi, segno di confine tra umano e disumano. All’interno del filo spinato, in cui si svolge gran parte del racconto, è come se i prigionieri fossero già morti, perché la vita del campo ne cancella la dignità di uomini. Solo quando i tedeschi se ne andranno verrà meno la legge del lager “mangia il tuo pane e anche quello del vicino” e i più deboli sapranno cedere il pane a coloro che hanno più energie per andare a cercare coperte, una stufa, del cibo nella distruzione del campo abbandonato: “Fu quello il primo gesto umano che avvenne tra noi”. Ricordo, analisi asciutta e rigorosa della vita ad Auschwitz, che viene ricostruito nella sua topografia, nei suoi ritmi atroci, e anche monito, come annuncia la poesia “Considerate che questo è stato”, “Se questo è un uomo” è un’opera unica per la lucidità della memoria, la profondità della riflessione che aggiunge alla sofferenza personale una straordinaria qualità letteraria. Il racconto narra due inverni terribili ad Auschwitz, dal ’ 44 alla liberazione, dalla deportazione narrata nel capitolo “Il viaggio” all’arrivo nel campo in “Sul fondo”, che racconta la perdita di identità, i prigionieri tatuati con un numero. Nei capitoli successivi, la narrazione documenta i giorni e le notti, l’incubo del comando del risveglio, le morti, il freddo, la fame che portano alla progressiva “bestializzazione” dei prigionieri, nucleo del capitolo “Al di là del bene e del male” in cui emerge la legge del campo che è quella del più forte ed invita il lettore a riflettere su “quanto del comune mondo morale potesse sussistere al di qua del filo spinato”. L’epilogo drammatico, “Storia di dieci giorni”, narra la disperata fuga di alcuni deportati in seguito all’abbandono del campo da parte dei tedeschi, che avevano compiuto la propria opera di distruzione nonostante la disfatta perché, come afferma l’autore nel diario di quegli ultimi giorni, “parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non umana l’esperienza di chi è stato “cosa” agli occhi dell’uomo”. Primo Levi, Se questo è un uomo, Torino: Einaudi, 1956

 La solitudine e la forza dell’uomo L’uomo, ogni singolo uomo, è solo. Nessuno

La solitudine e la forza dell’uomo L’uomo, ogni singolo uomo, è solo. Nessuno lo può aiutare. I legami di sangue sono svaniti, le amicizie non sussistono. Dio, in un momento tale, non esiste. O è molto lontano. Questa frase riassume l’intero orrore dei campi di sterminio, di tutti i campi di sterminio della storia dell’umanità, non solo quelli nazisti. Questa frase è il momento della scelta: trovare se stessi, saggiare la base del proprio essere, oppure annegare nell’oblio. Nessuno di noi può sapere quale potrebbe essere la sua scelta, in tali condizioni: per chi non è parte in causa, è molto facile schierarsi. Non si tratta di coraggio, di orgoglio, di rabbia; nulla di tutto ciò. Si tratta di trovarsi faccia a faccia con il proprio io, nudi, sospesi nel nulla; si tratta di urlare la propria umanità, più forte, o meno, dipende da sé, di tutta la disumanità di una massa numerosa, urlante, forte della violenza. Si tratta di annichilire in un solo momento tutti coloro i quali credono di poter distruggere altro che il corpo dei propri avversari. Si tratta di rendere impotente chi crede di essere il più forte, senza sfiorarlo con un dito. Se chi sta di fronte avesse ancora un barlume di lucidità, capirebbe; del resto, se avesse ancora un barlume di lucidità, non porterebbe la parte in causa fino ad un tale bivio. Forse è egoismo: affermare il proprio io su tutto ciò che sta intorno, affermare la propria inviolabilità sino al punto di annullare l’esistenza di chi si pone come oppressore. Non mi toglierai il nome: troverò in me la forza di conservarlo, e sarai tu stesso, con il tuo odio, con il tuo disprezzo, a donarmi tale forza; tu stesso ti distruggerai per l’inutile desiderio di annullare il mio corpo. È questo ciò che un osservatore esterno riesce a pensare. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. La facoltà di negare il consenso In questo brano è rappresentata la lotta quotidiana dei deportati per rimanere umani. Una lotta combattuta contro l’intera concezione di Lager, studiata a tavolino per annientare l’animo degli uomini prigionieri. Sono descritte le fatiche e le rinunce che il campo di sterminio imponeva: la possibilità di lavarsi con la consapevolezza di sporcarsi completamente in breve tempo; molti si attaccavano anche a queste piccole cose pur di rimanere uomini, di mantenere una dignità che li differenziasse dai musulmani, gli uomini, se così si potevano chiamare, ormai stanchi di vivere e lottare che non aspettavano altro che la morte. Steinlauf mi vede e mi saluta, e senza ambagi mi domanda severamente perché non mi lavo. Perché dovrei lavarmi? starei forse meglio di quanto sto? [. . . ] Più ci penso, e più mi pare che lavarsi la faccia nelle nostre condizioni sia una faccenda insulsa, addirittura frivola: un’abitudine meccanica, o peggio, una lugubre ripetizione di un rito estinto. Morremo tutti o stiamo per morire: se mi avanzano dieci minuti fra la sveglia e il lavoro, voglio dedicarli ad altro, chiudermi in me stesso, a tirare le somme, o magari a guardare il cielo e a pensare che lo vedo forse per l’ultima volta; [. . . ] appunto perché il Lager è una gran macchina per ridurci a bestie, noi bestie non dobbiamo diventare; che anche in questo luogo si può sopravvivere, e perciò si deve voler sopravvivere, per raccontare, per portare testimonianza; e che per vivere è importante sforzarci di salvare almeno lo scheletro, l’impalcatura, la forma della civiltà. Che siamo schiavi, privi di ogni diritto, esposti a ogni offesa, votati a morte quasi certa, ma che una facoltà ci è rimasta, e dobbiamo difenderla con ogni vigore perché è l’ultima: la facoltà di negare il nostro consenso. Dobbiamo quindi, certamente, lavarci la faccia senza sapone, nell’acqua sporca, e asciugarci nella giacca. Dobbiamo dare il nero alle scarpe, non perché così prescrive il regolamento, ma per dignità e proprietà. Dobbiamo camminare dritti, senza strascicare gli zoccoli, non già in omaggio alla disciplina prussiana, ma per restare vivi, per non cominciare a morire. (Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, p. 35 – 36)

 La difficile libertà Questo passo è molto importante perché racchiude in sé la

La difficile libertà Questo passo è molto importante perché racchiude in sé la condizione morale in cui si ritrovavano i deportati, ormai ridotti allo stremo delle forze, anche a causa del rigidissimo inverno. Primo Levi sostiene che l’unica libertà ad Aushwitz era rappresentata dal suicidio, ma per convincersene avrebbe dovuto avere le forze ed il tempo necessario per attuarlo. E’ la testimonianza di un uomo che sembra aver perso definitivamente la propria dignità umana e la speranza. “ 24 gennaio. Libertà. La breccia nel filo spinato ce ne dava l’immagine concreta. A porvi mente con attenzione voleva dire non più tedeschi, non più selezioni, non lavoro, non botte, non appelli, e forse, più tardi, il ritorno. Ma ci voleva sforzo per convincersene e nessuno aveva tempo di goderne. ” (Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, p. 152) Lo sguardo d’altri La seguente frase di Levi colpisce particolarmente perché esprime il bisogno assoluto che l’uomo ha dei suoi simili, tanto che una parte dell’esistenza di ognuno appartiene a coloro che gli sono vicini. Anche in un contesto disumano come fu quello di Auschwitz questo istinto naturale non è mai venuto meno, persino nelle situazioni più dolorose e raccapriccianti. E siccome lì, nel campo di Auschwitz, quello che prima si chiamava “uomo” era diventato una “cosa”, non si può che considerare l’esperienza di ogni deportato non-umana; essa rispecchiava infatti il non essere uomo, l’aver superato ogni limite della sopportazione, l’annientamento della dignità umana, una condizione in cui la vita e la morte parevano la stessa cosa. Parte del nostro esistere ha sede nelle anime di chi ci accosta: ecco perché è non-umana l’esperienza di chi ha vissuto giorni in cui l’uomo è stato una cosa agli occhi dell’uomo. (Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi, Torino, 1976, p. 152) ESERCIZI Individua nel testo le espressioni più significative e spiega la motivazione della tua scelta Si può considerare a tuo parere un uomo come una cosa? Perché nel campo di sterminio i prigionieri è come se fossero già morti? In questa condizione di vita così estrema, quali rari gesti umani riescono a compiere i prigionieri? L’odio ed il disprezzo che vivono coloro che subiscono maltrattamenti ed umiliazioni quale atteggiamento genera? Pur nella condizione di bestialità e schiavitù cosa bisogna conservare secondo l’autore? Ritieni che si possano trattare degli esseri viventi in maniera così disumana? Conosci altre forme di disprezzo della vita altrui. Sapresti indicarle? Spunti di riflessione: la guerra, il nazismo, i campi di concentramento, la questione degli Ebrei.

Diverso nell’arte e nella vita Antonio Ligabue Nato nel 1899, fin dalla più tenera

Diverso nell’arte e nella vita Antonio Ligabue Nato nel 1899, fin dalla più tenera età Ligabue ha avuto un'esistenza difficile. Figlio naturale di un'italiana emigrata, ha sempre ignorato il nome del padre. Nel 1900 viene affidato ad una coppia di svizzeri tedeschi; non verrà legittimata la sua adozione, ma il bambino si legherà moltissimo alla matrigna, con un insolito rapporto di amore e odio. Nel 1913, dopo aver superato solo la terza elementare, entra in un collegio per ragazzi handicappati, dove si distingue subito per l'abilità nel disegno e la cattiva condotta. Nel 1917 è curato per qualche mese in una clinica psichiatrica e qualche anno dopo è espulso dalla Svizzera su denuncia della madre adottiva e ritorna in Italia dove vive come vagabondo, continuando però a disegnare e a creare piccole sculture con l'argilla. Viene poi scoperto (1927 28) ed aiutato da Mazzacurati, pittore e scultore. Nel 1937 viene internato in un manicomio in "stato depressivo", da cui esce per l'interessamento dello scultore Mozzali. Durante la guerra fa da interprete alle truppe tedesche ma, per aver percosso con una bottiglia un soldato tedesco, nel '45 viene nuovamente internato. Nel '48 viene dimesso; i critici e i galleristi cominciano ad occuparsi di lui. Iniziano anni durante i quali lentamente la fortuna sembra volgere a suo favore. La sua fama si allarga, la sua attività pittorica subisce un netto miglioramento. Vince premi, vende quadri, trova amici che lo ospitano, si girano film e documentari su di lui. Ligabue rimane però lo stesso, anche se viene identificando nelle automobili, dopo la passione per le motociclette, il segno di un raggiunto prestigio sociale, con forme maniacali (vorrà un autista, che si tolga il cappello, aprendogli la portiera della macchina per salire). Nel 1962 viene colpito da paresi, continua comunque a dipingere, ma nel 1965 muore.

 • • Ma a riscattare tanta sofferta alienazione e un passato da reietto

• • Ma a riscattare tanta sofferta alienazione e un passato da reietto vagabondo approdato nel luogo di origine del padre il paese emiliano di Gualtieri c'era, sorprendente quanto ogni aspetto del suo essere, una genialità artistica capace di trasformare gli incubi in incantate visioni colorate, gli ordinati filari di pioppi in giungle popolate da belve feroci. Tigri con le fauci spalancate, leoni nell'atto di aggredire una gazzella, leopardi assaliti da serpenti, cani in ferma e galli in lotta: predatori e prede, selvatici e domestici, sentiva gli animali come compagni, li comprendeva e li amava più degli uomini: e ad essi più che agli uomini, voleva assomigliare. Anche quando cominciò ad essere accarezzato dalla fama, Antonio Ligabue, il "buon selvaggio" della pittura italiana, continuava ad essere un personaggio inquietante, diverso, strano; per quella sua miseria solitaria, consumata rintanandosi tra gli alberi, le nebbie e le calure della Bassa Padana; per quell'infanzia irrequieta e malaticcia vissuta in Svizzera con una madre adottiva; per la sua parlata mezza tedesca, le ossessioni . maniacali, i ripetuti soggiorni in manicomio Il Re della foresta Cortesia Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma Le opere figurative di Ligabue, dense e squillanti, traboccano di nostalgia, di una violenza ancestrale, di paura e di eccitazione, di dettagli ugualmente minuziosi nelle scene di vita campestre come in quelle di esotiche foreste, attinti, nel primo caso, dalla profondità di un'incredibile memoria visiva, nel secondo da una immaginazione ancora più prodigiosa Antonio Ligabue. L'arte difficile di un pittore senza regola Milano si prepara a un grande appuntamento artistico per l'estate 2008: dal 20 giugno al 26 ottobre Palazzo Reale, palcoscenico per i più grandi nomi dell'arte moderna e contemporanea, ospita una grande mostra antologica dal titolo "ANTONIO LIGABUE. L'arte difficile di un pittore senza regola" a ventotto anni dall'ultima personale milanese dell'artista che lo vide protagonista a Palazzo dell'Arengario nel 1980. La rassegna, promossa dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Milano in collaborazione con Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma, ha tutte le premesse per essere l'avvenimento culturale che animerà l'estate milanese. Aquila con colombo Cortesia Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma Leopardo con serpente Cortesia Centro Studi & Archivio Antonio Ligabue di Parma Oltre 250 opere esposte tra cui 213 oli, disegni e sculture, costituiscono una selezione ragionata con l'obiettivo di documentare in modo straordinario un percorso tra vita e arte a dir poco affascinante. Attraverso i capolavori presentati a Palazzo Reale vengono messi in luce aspetti innovativi della controversa biografia del grande artista e la loro rilevanza sulla sua produzione artistica e sulla poetica sottesa alle opere: un'indagine avvincente che si basa sull'attento studio dei suoi autoritratti (oltre 30 quelli esposti in mostra).

 • «Quando era disperato e senza una donna saliva sulla moto e sfidava

• «Quando era disperato e senza una donna saliva sulla moto e sfidava la nebbia dei viottoli di campagna [. . . ] perché la testata scoppiettante e calda della Guzzi era l'unica consolazione contro il gelo dell'inverno e l'ostilità imperscrutabile del mondo» . È l'immagine che Edmondo Berselli ci ha lasciato di Antonio Ligabue (1899 1965) ed è la stessa evocata subito a Palazzo Reale dove, all'ingresso della mostra, quella Guzzi appare come un patetico e sgangherato simbolo di fuga dalle sbarre dietro cui la malattia mentale, l'emarginazione e la diffidenza recludevano quel pittore autodidatta brutto, sporco e selvatico. • Dopo la mostra del 1980, Ligabue torna ancora a Palazzo Reale con una retrospettiva di 250 opere fra quadri, sculture, incisioni e film, anche se non potrebbe esserci città più lontana dalla sua vicenda che Milano. La storia dolorosissima di Ligabue inizia nel 1899 a Zurigo. È il figlio di due immigrati italiani che lo lasciano a una famiglia svizzera già tarato dall'avitaminosi, causa del futuro rachitismo e del gozzo che tanta paura susciterà nelle donne, creature per lui inavvicinabili, temute e desiderate, a cominciare dalla madre adottiva che, morbosamente attaccata a lui, ma non sapendo più come impedirgli le fughe da casa, lo denuncia alle autorità. • Obbligato a lasciare la Svizzera e tradotto a Gualtieri, paese natale del padre, Ligabue si ritrova sradicato: non capisce l'italiano, non ha un lavoro, dorme nei capanni del Po e per non morire si nutre di gatti. Con l'argilla che trova lungo il fiume modella animali da offrire ai contadini in cambio di cibo fra un ricovero e l'altro in manicomio. L'incontro con lo scultore Marino Mazzacurati, che gli offrirà colori e pennelli, gli cambierà la vita, come poi l'amicizia con Cesare Zavattini che vedrà in lui l'autenticità contadina sacrificata alla modernità. La parte più affascinante della mostra raccoglie i quadri dedicati alle belve: qui l'immaginazione di Ligabue si scatena in lotte fra tigri, aquile, serpenti con una visionarietà simile a quella che permetteva a Salgari di evocare altre tigri, quelle di Mompracem, stando anch'egli fermo sulle rive del Po. Di Francesca Bonazzoli ESERCIZI Che cosa vuol dire handicappato. Perché veniva giudicato tale. Cosa evoca l’espressione artistica di Ligabue? La sua arte è espressione del suo disagio esistenziale? Perché? La sua vita ha influenzato la sua produzione artistica? Perché? Cosa ti colpisce di più di Ligabue come artista e come uomo? Nei suoi dipinti cosa ti sembra interessante? Quali sono i temi prevalenti? Quali i colori prevalenti? Quali le atmosfere che riesce a rappresentare? Da un’esistenza ai margini del sociale emerge una personalità artistica insolita, cosa ne pensi? L’espressione dell’autore è alquanto ingenua ed autentica, priva di suggestioni ed elaborazioni artistico pittoriche, qual è stato a tuo parere il motivo del suo successo artistico. Ritieni che la sua follia abbia influenzato la sua arte? La sua biografia evidenzia una condizione particolarmente difficile. Normalità e follia: quali le connotazioni che caratterizzano queste due maniere di essere? Ricerca su forme ed espressioni della diversità: Handicap ed arte, Arte e follia. Artisti incompresi. Geni sregolati. Uomini fuori dal loro tempo.

 • Gabriel Garcìa Màrquez • • • Che cosa fare dopo il liceo?

• Gabriel Garcìa Màrquez • • • Che cosa fare dopo il liceo? Genere: narrazione biografica Autore: Gabriel Garcia Màrquez, scrittore colombiano (Aracataca, 1928) Anno e opera: 2002, da Vivere per raccontarla Perché lo leggiamo: perché presenta il difficile momento in cui si cerca la propria vocazione anche di fronte ai genitori • • Cent’anni di solitudine È considerato il capolavoro di Garcia Màrquez (1967). Al centro del libro sono la famiglia Buendia e la città di Macondo, un luogo immaginario della Colombia, raccontate nello snodarsi di vicende favolose nell'arco di circa cento anni. Si parte dalla fondazione della città a opera del capostipite José Arcadie e della moglie Ursula, alla sua grande fortuna, dovuta al successo di ricche piantagioni di banane create dai nordamericani, fino alla sua decadenza e rovina. La parabola ascendente e poi discendente della famiglia e della città sono ritmate da trentadue guerre civili, promosse e tutte perdute dal colonnello Aureliano, padre di diciassette figli illegittimi. I vari figli Buendia vengono seguiti nella buona e nella cattiva sorte fino alla morte. Le invenzioni fantastiche di Màrquez sono tantissime, ma il libro nel suo insieme, con la storia dei Buendia e di Macondo, può anche essere letto come una metafora della condizione di alienazione e degrado di tutta l'America meridionale. Per mettere a fuoco: In questa autobiografia Màrquez, chiamato da tutti amichevolmente Gabo, ci racconta un periodo fondamentale della sua vita, gli anni dell'infanzia e della giovinezza, quelli in cui si forma l'immaginario che darà vita a un capolavoro come Cent'anni di solitudine e in cui Gabo compie i primi passi nel mondo della creazione artistica. L'autore stesso l'ha così descritta: «II mio non è un libro di memo rie in senso cronologico, un racconto che inizia dalla mia nascita biologica per arrivare al giorno della mia nascita vera, quando ho deciso di diventare scrittore. Potrebbero chiamarsi "memorie" se non fosse che i miei PER CONTRARRE IL PERCORSO PARTE DEL TESTO SU CUI SONO STATI COSTRUITI GLI ESERCIZI E’ STATA OMESSA. SI TRATTA DI PASSI SCELTI INDIVIDUABILI NEL VOLUME ANTOLOGICO SEGNALIBRO. Attività • • Completa lo schema inserendo gli elementi mancanti. personaggi: ……………………………… Guida alla lettura • La vita disordinata preoccupa i genitori • Questo brano riporta i tipici scontri tra un figlio quasi adulto e i genitori. C'è il consueto gioco dei ruoli: padre e madre sono timorosi (la madre è però più complice e amica) e lo spingono a costruire un solido futuro, il ragazzo vive alla giornata, spinto dalle tante sollecitudini dell'età. • Scene presentate in modo realistico (con personaggi in azione che dialogano) si alternano a resoconti sintetici di discorsi e comportamenti. • Emergono le tante inclinazioni del ragazzo (disegnatore, musicista. . . ), ma anche le incertezze, soprattutto dei genitori, che poi, alla fine, decidono di aiutarlo a essere come lui desidera. Il racconto è fatto a distanza di molto tempo, quando ormai i giochi sono stati fatti e, come sappiamo, tutto è andato a finire nel migliore dei modi. • luoghi: ………………… ………… • tempo della storia: ……………………………… • eventi: ………………… …………… • Gabo, diciottenne, era andato via da casa per più di una settimana, avendo invece preannunciato un viaggio di soli tre giorni • • Lo scrittore mette in evidenza come le valutazioni cambino con il tempo: quando era ragazzo vedeva le situazioni in modo diverso da come le vede ora che è adulto.

 ESERCIZI Comprendere Inventa quattro domande a cui è possibile rispondere dopo aver letto

ESERCIZI Comprendere Inventa quattro domande a cui è possibile rispondere dopo aver letto questo brano. Tre domande dovranno essere tali da avere già la risposta individuabile nel brano letto; la quarta puoi formularla autonomamente sulla base delle tue conoscenze ed esperienze personali. Le risposte verranno discusse in classe collettivamente. ………………………………… ………………………………… Analizza Il brano racconta ciò che è avvenuto a casa Màrquez in un tempo non determinato (forse diversi mesi). C'è un'alternanza di "scene" con dialoghi e ambientazione e di "riassunti" in cui si presentano in modo sintetico diversi eventi. Indicane alcuni a margine del testo L'amaca è al centro di una bella descrizione in cui le vengono attribuite quattro "funzioni" principali. Quali? Che tipo di elementi vengono messi in rilievo? Momenti della giornata? Azioni? ESERCIZI Raccogli le frasi pronunciate da Gabo e dai suoi genitori durante le loro ripetute discussioni. Poi metti una crocetta accanto a quelle che hai sentito pronunciare a casa tua o in altre case. Frasi di Gabo Frasi dei genitori ne ho fin sopra capelli. . . tuo papà e io vorremmo sapere cos'è che ti capita Dopo la lettura Immaginati tra cinquant'anni oppure mettiti "nei panni" di un anziano di oggi e scrivi un tuo breve commento al sottotitolo che Màrquez ha dato a questa sua autobiografia: La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla. Secondo te, questa frase ha significato solo per uno scrittore? Che cosa pensi del detto: «Unusquisque faber fortunae suae» (ognuno è artefice della sua fortuna)? Discuti il problema con i tuoi compagni. Con i tuoi compagni svolgi un’ inchiesta tra genitori e amici adulti per raccogliere dati sul percorso che li ha portati alla loro situazione lavorativa. Prima preparate insieme un elenco di domande con cui condurre le interviste. Alcuni esempi: • a. A che età ha/hai capito con chiarezza il lavoro che avrebbe/avresti voluto fare "da grande"? • b. Ha/hai incontrato difficoltà a capirlo? e. Ha/hai incontrato ostacoli in famiglia? • d. Le sue/tue attitudini e inclinazioni coincidevano? In libreria, in biblioteca o su Internet fai una ricerca sul significato del "pensare positivo", componente molto importante, secondo alcune teorie psicologiche, del benessere e del successo nella vita.

SCHEDA VALUTAZIONE ALLIEVO DESCRIZIONE Abilita’ Ascolta le spiegazioni Legge i testi Comprende le richieste

SCHEDA VALUTAZIONE ALLIEVO DESCRIZIONE Abilita’ Ascolta le spiegazioni Legge i testi Comprende le richieste Comprende i materiali di studio Riconosce i termini-chiave dei testi studiati Collega gli elementi significativi Conosce le regole fondamentali della coerenza e della coesione Si esprime in maniera appropriata Sa organizzare il materiale di lavoro Sa rielaborare i testi di studio Scarso Mediocre Sufficiente --Buono Distinto Ottimo

Sa parafrasare e riscrivere Riconosce gli scopi delle tipologie testuali studiate Sa utilizzare le

Sa parafrasare e riscrivere Riconosce gli scopi delle tipologie testuali studiate Sa utilizzare le tematiche in altri contesti Sa scrivere semplici testi argomentativi Interviene in maniera pertinente Esegue le consegne Prende appunti durante la lezione Rispetta le regole del lavoro MATERIALI USATI Siti internet su A. Ligabue, C. Pavese, G. G. Màrquez. TESTI: . T. Serafini, D. Barbieri. , A. Toffoli, P. Polidori, Segnalibro, Ed. Bompiani, Milano, 2008. C. Riccardi, T. Giorgi, Futura, Ed. B. Mondadori, Milano, 2006. Segni, Sogni Realtà, Ed. Petrini, Novara, 2006, 1° Prova esami di Stato 2001.