PERCORSO I PARTITI POLITICI I partiti politici nella

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PERCORSO I PARTITI POLITICI I partiti politici nella costituzione e le loro funzioni Lo

PERCORSO I PARTITI POLITICI I partiti politici nella costituzione e le loro funzioni Lo sviluppo dei partiti L'evoluzione del sistema di partiti in Italia IL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO PSI dopo l'unificazione Italiana PSI Nel dopoguerra D’ANNUNZIO La vita Le idee politiche Il decadentismo BAYAR BILGE 5° B MERCURIO ANNO SCOLASTICO : 2003 -2004

I PARTITI POLITICI Ø I partiti nella costituzione e le loro funzioni Ø Sviluppo

I PARTITI POLITICI Ø I partiti nella costituzione e le loro funzioni Ø Sviluppo dei partiti Ø L’evoluzione del sistema dei partiti in Italia

IL PSI Ø IL PSI DOLO L’UNIFICAZIONE ITALIANA Ø IL PSI NEL DOPOGUERRA

IL PSI Ø IL PSI DOLO L’UNIFICAZIONE ITALIANA Ø IL PSI NEL DOPOGUERRA

D’ANNUNZIO Ø La vita Ø Le idee politiche Ø Il decadentismo

D’ANNUNZIO Ø La vita Ø Le idee politiche Ø Il decadentismo

I partiti nella costituzione e le loro funzioni I partiti politici sono organizzazioni che

I partiti nella costituzione e le loro funzioni I partiti politici sono organizzazioni che hanno come fine la conquista e la gestione del potere politico. Essi costituiscono il principale canale di collegamento tra la società civile e le istituzioni statali. E esprimono le idee e gli interessi di una parte della popolazione. Da una parte essi agiscono come rappresentanti di settori della società civile, dall’altra essi determinano l’orientamento politico dello stato. Essi sono organizzazioni private e volontarie, ma nello stesso tempo svolgono fondamentali funzioni pubbliche. Chiunque è libero di iscriversi a un partito, come di dimettersi da esso. Qualunque gruppo di cittadini può fondare un partito nuovo. A partire dagli interessi che ciascun partito cerca di esprimere e dalle ideologie di cui è portatore, ogni partito formula il proprio programma politico. In questo modo i partiti decidono quali esigenze, presenti nella società civile, vanno sostenute e quali vanno lasciate cadere: in altre parole fanno da filtro tra la società e lo stato, selezionano le domande politiche. I partiti svolgono funzioni pubbliche della massima importanza. a)Costituiscono il principale canale di selezione dei dirigenti politici: negli stati contemporanei è molto difficile diventare membro di un’assemblea elettiva senza l’appoggio attivo di un partito. Chi vuol fare carriera politica deve prima di tutto iscriversi a un partito o comunque ottenere la fiducia. b)I partiti ottengono la maggioranza alle elezioni formano il governo dello stato e ne designano i ministri. c)L’indirizzo politico dello stato viene così formulato dai partiti di maggioranza, attraverso un confronto con i partiti di opposizione all’interno delle assemblee elettive. Partiti Politici

La costituzione ne riconosce esplicitamente il ruolo, affermando, all’art. 49, che “tutti i cittadini

La costituzione ne riconosce esplicitamente il ruolo, affermando, all’art. 49, che “tutti i cittadini hanno il diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere in modo democratico a determinare la politica nazionale. Si possono ricavare i seguenti principi: 1)La formazione dei partiti è libera: ogni partito ha diritto di cittadinanza nello stato italiano qualunque ne sia l’ideologia. L’unico limite a tale libertà è che vieta “la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista” 2)La repubblica si fonda sul pluralismo dei partiti. L’uso del plurale nel art. 49 della costituzione implica che sarebbe inammissibile un regime a partito unico. 3)Ai partiti è riconosciuta la funzione di determinare la politica nazionale, in concorrenza tra loro. 4)I partiti devono rispettare il metodo democratico cioè la minoranza deve rispettare le decisioni della maggioranza, ma ha piena libertà di agire, con tutti i mezzi a sua disposizione, per diventare a sua volta maggioranza e assumere la guida del paese. Partiti Politici

Sviluppo dei Partiti L’evoluzione dei partiti è stata strettamente collegata, nella storia, all’evoluzione dello

Sviluppo dei Partiti L’evoluzione dei partiti è stata strettamente collegata, nella storia, all’evoluzione dello stato rappresentativo. Finché rimase in vita lo stato assoluto e il sovrano governava senza bisogno di un esplicito consenso da parte della società, i partiti non ebbero ragione di esistere. I partiti nacquero con il primo stato rappresentativo formatosi in Inghilterra un seguito alla “gloriosa rivoluzione” del 1688, che pose alla base dello stato un parlamento elettivo. All’interno del parlamento inglese si formarono due partiti: i whigs e i tories. Essi non erano ancora dei partiti nel moderno senso della parola: si trattava di raggruppamenti costituiti all’interno del parlamento che avevano scarsi contatti con il resto della società. Ritroviamo partiti di questo genere, scarsamente strutturati, nella maggior parte degli stati liberali dell’ottocento. Questi tipi di partiti vengono chiamati partiti di notabili perché si formano attorno alle figure di importanti esponenti del mondo politico, senza basi di massa. Partiti Politici

La fisionomia dei partiti si trasforma con il processo di allargamento del diritto di

La fisionomia dei partiti si trasforma con il processo di allargamento del diritto di voto che avviene nella seconda metà dell’ 800 e soprattutto nel 900 con l’avvento del suffragio universale. Questo viene svolto da partiti di tipo nuovo che vengono designati come partiti di massa. i primi partiti che adottano questa nuova dimensione organizzativa sono i partiti socialisti che si formano alla fine dell’ 800. Il loro scopo è di organizzare la classe operaia e di lottare per ottenere nuove conquiste politiche. Adottano perciò un’organizzazione capillare e di massa. la complessità e l’ampiezza di queste organizzazioni fanno sì che si crei un apparato formato dai funzionari e dai dirigenti del partito che si dedicano stabilmente e professionalmente all’attività politica. Si formano così i politici di professione. Nell’Europa continentale la forma organizzativa del partito di massa viene ripresa, nel corso del 900, da tutti gli altri partiti. L’avvento del suffragio universale costituisce una potente spinta in questa direzione. I partiti di massa vengono anche designati come partiti di integrazione sociale perché consentono a larghi strati della popolazione di organizzarsi verso una meta comune attorno a specifici simboli, culture, appartenenze, ideologie. Verso la fine del secolo si è assistito a un declino dei partiti di massa. soprattutto nei paesi di democrazia matura i partiti tendono a non presentarsi più come organizzazioni dai contorni ideologici ben definiti e ramificate tra la popolazione, ma piuttosto come centri di raccolta degli interessi più diversi che cercano di procurarsi con ogni mezzo il massimo numero di voti possibile. Si è parlato in proposito della trasformazione dei tradizionali partiti di massa in partiti pigliatutto, ossia in partiti poco ideologici, pragmatici, intenzionati a sfruttare qualsiasi occasione per ottenere il successo elettorale. Si nota inoltre una tendenza crescente alla personalizzazione della politica. La politica è fatta soprattutto dai leader e gli elettori tendono a orientare le loro scelte sulla base della personalità dei singoli candidati, e assai meno sulla base delle proposte politiche espresse dalle loro organizzazioni. Partiti Politici

L’evoluzione del sistema dei partiti in Italia Nei primi 48 anni di storia repubblicana

L’evoluzione del sistema dei partiti in Italia Nei primi 48 anni di storia repubblicana il sistema dei partiti si è presentato in Italia come un sistema multipartitico, ma dotato di notevole stabilità. La particolarità del sistema dei partiti italiano, rispetto a quello degli altri paesi europei, consisteva nel fatto che i partiti italiani non erano raggruppati in due schieramenti in competizione tra loro. Il maggior partito italiano (Democrazia cristiana) occupava infatti una posizione “di centro” nel sistema politico e ciò gli permise di mantenersi sempre al governo alleandosi con i partiti minori alla sua destra e alla sua sinistra. Il secondo partito italiano (Partito comunista italiano) rimase sempre all’opposizione. Nel primo cinquantennio di vita repubblicana non si è mai realizzata in Italia l’alternanza del governo, che invece è avvenuta in tutte le altre democrazie europee. Questa può prendere il nome: democrazia bloccata. Il sistema dei partiti in Italia è stato descritto come bipartitismo imperfetto in quanto è stato dominato da solo 2 partiti. Partiti Politici

Il sistema che aveva caratterizzato il primo cinquantennio di vita repubblicana, è stato completamente

Il sistema che aveva caratterizzato il primo cinquantennio di vita repubblicana, è stato completamente travolto nei primi anni Novanta anche per effetto delle leggi elettorali di tipo maggioritario varate nel 1993. Attualmente non sopravvive nessun dei partiti esistenti nei primi anni novanta: alcuni sono completamente scomparsi dalla scena, altri hanno cambiato nome. Si ha quindi ancora un sistema multipartitico però ora i partiti sono organizzati in due coalizioni: · Una coalizione di centro-destra · Una coalizione di centro-sinistra Il sistema dei partiti si è dunque trasformato in un sistema bipolare. I due poli sono coalizioni formate da molti partiti, con posizioni e interessi divergenti e vanno quindi spesso incontro a conflitti interni. Partiti Politici

Il PSI dopo l’unificazione Italiana I primordi del movimento operaio in Italia: Le prime

Il PSI dopo l’unificazione Italiana I primordi del movimento operaio in Italia: Le prime organizzazioni di lavorati erano state le società di mutuo soccorso e le cooperative. Con la presenza di Bakunin dal 1864 al 1867 a Napoli si da impulso alla nascita di gruppi anarchici. I partecipanti erano Carlo Cafiero, Enrico Malatesta e Andrea Costa. L’opera di propaganda di questi gruppi era di tipo terroristico, cercando di organizzare insurrezioni popolari ma senza successo. I primi partiti socialisti ed operai: Nelle elezioni del 1877 in Germania vinse il Partito socialdemocratico e contemporaneamente in Italia si rafforzarono moti rivoluzionari all’interno dei partiti minori. Nel 1879 Costa pubblicò su “la Plebe” La lettera aperta agli amici di Romagna, nella quale denunciava l’autorità del movimento anarchico, costatava la mancanza di strategia “insurrezionalista” e chiedeva l’abbandono ai seguaci di Bakunin dell’astensionismo elettorale. Nel 1881 Costa organizzò il Partito socialista rivoluzionario di Romagna che però non superò i confini regionali. Nel 1882 Costa si candidò e risultò eletto primo deputato socialista alla Camera. A queste elezioni si presentò anche il Partito operaio italiano ma senza successo perché rimase confinato nell’area regionale lombarda. Il Partito operaio italiano nel 1886 fu posto fuori legge a causa degli scioperi agricoli del 1884 -85. La crescita del movimento operaio: Il movimento dei lavoratori incominciò ad organizzarsi autonomamente in federazioni del mestiere e in Camere del lavoro e assunsero il coordinamento e la direzione dei movimenti dei singoli gruppi di lavoratori. Nel 1893 nell’Italia del Nord si costituì una Federazione nazionale. Gli obbiettivi delle lotte operaie erano la struttura del lavoro in fabbrica, il diritto d’organizzazione e di rappresentanza sui luoghi di lavoro, la tutela del lavoro minorile e femminile, le questioni del salario e dell’orario di lavoro e la difesa contro i licenziamenti arbitrari. Si passa agli scioperi regionali e poi nazionali di specifiche categorie. Il PSI

La nascita del Partito socialista: Nel 1892 a Genova nacque il Partito dei lavoratori

La nascita del Partito socialista: Nel 1892 a Genova nacque il Partito dei lavoratori italiani. I delegati delle 324 associazioni si riunirono a Genova per approvare i principi del partito: emancipazione dei lavoratori ad opera dei lavoratori stessi, socializzazione dei mezzi di lavoratori, gestione sociale della produzione, il miglioramento della condizione operaia, impegno per la conquista dei pubblici poteri (Stato e Comuni). Tre anni dopo il partito cambiò il nome in Partito socialista italiano. Filippo Turati: Uno dei promotori della formazione del nuovo partito fu Turati, che nel 1885 si legò ad Anna Kuliscioff, una rivoluzionaria russa socialista. Turati fondò a Milano la Lega socialista che doveva seguire i concetti socialisti ma adattandosi al periodo storico. Turati seguì una linea favorevole all’accettazione del confronto democratico con le altre forze politiche. Il partito difese le istituzioni parlamentari contro l’autoritarismo di Crispi. Il Partito socialista nel 1900: Nel congresso del settembre del 1900 il partito si orientò verso l’accettazione della linea riformista. Il programma del partito chiedeva il suffragio universale per ambo i sessi, una legge elettorale proporzionale, il riconoscimento dei sindacati, la neutralità dello Stato nei conflitti tra capitale e lavoro, l’abbandono della politica coloniale, il decentramento amministrativo, leggi a tutela del lavoro dei minori e delle donne, la riduzione della giornata lavorativa, la nazionalizzazione dei trasporti, l’istruzione laica e obbligatoria fino alla quinta elementare, l’autonomia universitaria, l’abolizione dei dazi doganali sul grano. Il PSI

Il PSI nel dopoguerra Il partito socialista Italiano era attestato su una intransigente opposizione

Il PSI nel dopoguerra Il partito socialista Italiano era attestato su una intransigente opposizione ai partiti “borghesi” e alle forme liberal-democratiche delle istituzioni vigenti. I dirigenti socialisti, con a capo Giacinto Menotti Serrati (18761926), fecero uso di una fraseologia sovversiva, anche se poi, nella pratica sindacale, cercarono di consolidare le posizioni raggiunte e scongiurare il precipitare della situazione nel caos. Al congresso di Bologna furono presentate tre mozioni, di Serrati, di Lazzari e di Bordiga, che in fondo erano solo variazioni di un’identità linea massimalista. Tutto il Partito dichiarò di accettare lo Stato Bolscevico come modello di socialismo realizzato, ribadì la condanna dello stato liberale come strumento di dominio delle classi dominanti, ripeté la tesi dell’inevitabilità della rivoluzione e si sottrasse ad ogni sforzo di analizzare in modo più preciso la realtà del proletariato e della borghesia. IL PSI

La Vita Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da una famiglia

La Vita Gabriele D'Annunzio nasce a Pescara il 12 marzo 1863 da una famiglia borghese benestante. Nel 1874 entra al collegio Cicognini di Prato dove rimarrà fino alla fine del liceo. Nel frattempo, nel 1879 scrisse delle opere ( A Umberto di Savoia, composta da 20 sonetti, In memoriam e Primo vere). Poco tempo dopo dell’uscita di quest’opera D’Annunzio dà la notizia della sua morte nei giornali e poi si fa scoprire. In questo modo aveva fatto la pubblicità della sua opera Nell’autunno del 1881 si trasferisce a Roma pensando che Pescara era una città molto ristretta. A Roma si scrive alla facoltà di lettere. In questa città inizia la sua attività giornalista che lo porta a contatto con la società “buona”. Nel 1883 raggiunge il suo obbiettivo di sposare una donna ricca di nome Maria. Ha dei bimbi ma nello stesso tempo ha anche delle altre relazione perciò il matrimonio dura poco. Lascia Roma nel 1888 e si trasferisce in Abruzzo, a Francavilla dove scrive un opera prosa il piacere, pubblicato nel 1889 Si trasferisce a Napoli nel 1891 e qui ha una storia d’amore con una donna dalla quale ha anche una bimba. D’Annunzio

Nel 1895 diventa autore di opere teatrali. Con questa attività entra in contatto con

Nel 1895 diventa autore di opere teatrali. Con questa attività entra in contatto con un pubblico elegante. In questi anni ha una relazione con una attrice, Eleonora Duse. Nel 1897 si presenta come deputato al parlamento per la destra (conservatori) e viene eletto : pronuncia il famoso <<discorso della siepe>> in cui esalta il lavoro individuale e la proprietà privata. La sua esperienza parlamentare non sarà felice e nel 1900, quando si parla di limitazioni di stampa, passa dallo schieramento di destra a quello di sinistra dicendo “vado verso la vita”. Nel 1903 ci fu l’opera più importante di D’Annunzio, Laudi (lodi della terra, del mare, degli eroi). Nel 1910 va in Francia per sfuggire dalle persone a cui aveva dei debiti. La sua vita molto costosa lo portava ad avere tanti debiti. Rimane in Francia per 5 anni e nel 1915 torna in Italia visto che i debiti gli vengono pagati dai gruppi nazionalisti per il fatto che D’Annunzio era a favore della guerra. Dopo il ritorno in Italia partecipa a molte manifestazioni a favore dell’intervento. Nel clima teso del dopoguerra nel 1919 fa un atto di ribellione contro al governo Italiano e occupa la città del Fiume. E lì ci fu il suo regime dal 1919 al 1920 perché nel 1920 fu costretto ad abbandonare la città. Gli ultimi anni di D’annunzio trascorrono fra i libri e numerosi amori passeggeri. Il 1 marzo 1938 muore improvvisamente per un’emorragia celebrale. D’Annunzio

Le Idee Politiche Nel 1900, al tempo del suo temporaneo accostamento alle forze politiche

Le Idee Politiche Nel 1900, al tempo del suo temporaneo accostamento alle forze politiche del socialismo, il poeta compose un Canto per la festa di Calendimaggio : vi si trova la medesima idea di una società fondata sui valori agrari, anche se vi si parla di operai e di macchine. La prospettiva indicata non consiste nella conflittualità di classe ma nel <<gesto dell’eroe verso il futuro>>, dato che <<il vestimento di ogni alta speranza è la bellezza>>. Il testo va letto come un proclama antisocialista, dato il ruolo subordinato che viene riconfermato per le classi subalterne. Nei primi del 900, le idee politiche di D’Annunzio appaiono formate in via definitiva, e non offriranno più novità di sviluppo. D’Annunzio nel corso degli anni si troverà a contatto molto stretto con i nazionalisti prima e con fascisti poi. Fece discorsi politici molto violenti in favore dell’intervento. Un azione politico molto importante di lui fu l’occupazione della città di Fiume nel 1919. D’Annunzio

Il Quadro Socio-Culturale L'ininterrotto bisogno di trovare una giustificazione nobilitante che emerge da tutta

Il Quadro Socio-Culturale L'ininterrotto bisogno di trovare una giustificazione nobilitante che emerge da tutta la biografia dannunziana; la fortissima volontà di affermazione dell'<<io>> sono caratteri che appartengono all'area del decadentismo. Esso è fenomeno soprattutto europeo e rappresenta la scelta di vivere sotto forma di un forte irrazionalismo e di rifiuto con la realtà storica. Nei decadenti non ci sono più certezze filosofiche e scientifiche e si apre la volontà di percorrere una nuova via privilegiata ch’è offerta dal subconscio, sede degli impulsi e delle voci perturbanti dell’io, degli istinti e degli emozioni. Per i decadenti l’arte è considerata una forma di conoscenza superiore alla scienza: la scienza registrando e descrivendo i fenomeni, si limita all’accertamento del visibile, mentre l’arte è contatto con l’ignoto e con il mistero. D’Annunzio