PARAFRASI INFERNO CANTO X DANTE ALIGHIERI DIVINA COMMEDIA

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PARAFRASI INFERNO CANTO X DANTE ALIGHIERI DIVINA COMMEDIA INFERNO

PARAFRASI INFERNO CANTO X DANTE ALIGHIERI DIVINA COMMEDIA INFERNO

GLI EPICUREI (vv. 1 – 21) Ora sen va per un secreto calle, tra

GLI EPICUREI (vv. 1 – 21) Ora sen va per un secreto calle, tra ’l muro de la terra e li martìri, lo mio maestro, e io dopo le spalle. 3 Ora il mio maestro avanza per uno stretto sentiero, tra il muro che cinge la città e i sepolcri roventi, e io lo seguo. "O virtù somma, che per li empi giri mi volvi", cominciai, "com’a te piace, parlami, e sodisfammi a’ miei disiri. 6 "O virtù eccelsa (Virgilio), che mi conduci, come tu vuoi, attraverso i cerchi degli empi" presi a dire, "parla ed esaudisci il mio desiderio. La gente che per li sepolcri giace potrebbesi veder? già son levati tutt’i coperchi, e nessun guardia face". 9 Sarebbe possibile vedere i peccatori che giacciono dentro le tombe? tutti i coperchi, infatti, sono sollevati, e nessuno fa ad essi la guardia. "

GLI EPICUREI (vv. 1 – 21) E quelli a me: "Tutti saran serrati quando

GLI EPICUREI (vv. 1 – 21) E quelli a me: "Tutti saran serrati quando di Iosafàt qui torneranno coi corpi che là sù hanno lasciati. 12 E Virgilio: "Tutte le tombe saranno chiuse quando (nel giorno del Giudizio Universale) le anime torneranno qui dalla valle di Giosafàt insieme ai corpi che hanno lasciato in terra. Suo cimitero da questa parte hanno con Epicuro tutti suoi seguaci, che l’anima col corpo morta fanno. 15 In questa zona del cerchio hanno il loro luogo di sepoltura Epicuro e i suoi adepti, i quali credono che l’anima muoia insieme al corpo. Però a la dimanda che mi faci quinc’entro satisfatto sarà tosto, e al disio ancor che tu mi taci". 18 Perciò ben presto dentro questo stesso cerchio sarà data soddisfazione alla domanda che mi fai, e anche al desiderio che mi nascondi ". E io: "Buon duca, non tegno riposto a te mio cuor se non per dicer poco, e tu m’ hai non pur mo a ciò disposto". 21 E io: "Mia buona guida, io non ti tengo celato il mio animo se non per parlare poco, e tu stesso mi hai indotto a ciò non soltanto ora".

Farinata degli Uberti - vv. 22 -51 "O Tosco che per la città del

Farinata degli Uberti - vv. 22 -51 "O Tosco che per la città del foco vivo ten vai così parlando onesto, piacciati di restare in questo loco. 24 La tua loquela ti fa manifesto di quella nobil patrïa natio, a la qual forse fui troppo molesto". 27 "O Toscano che ancora in vita percorri la città infuocata parlando in modo così decoroso, abbi la compiacenza di fermarti qui. Il tuo modo di parlare rivela che sei nato in quella nobile terra alla quale forse arrecai troppo danno. "

Farinata degli Uberti - vv. 22 -51 Subitamente questo suono uscìo d’una de l’arche;

Farinata degli Uberti - vv. 22 -51 Subitamente questo suono uscìo d’una de l’arche; però m’accostai, temendo, un poco più al duca mio. 30 Questa voce si levò all’improvviso da uno dei sepolcri; mi avvicinai, intimorito, un po più a Virgilio. Ed el mi disse: "Volgiti! Che fai? Vedi là Farinata che s’è dritto: da la cintola in sù tutto ’l vedrai". 33 Ed egli mi disse: "Voltati: che cosa fai? Ecco là Farinata che si è levato: lo vedrai interamente dalla cintola in su ". Io avea già il mio viso nel suo fitto; ed el s’ergea col petto e con la fronte com’avesse l’inferno a gran dispitto. 36 Io avevo già fissato il mio sguardo nel suo; ed egli stava eretto con il petto e con la fronte quasi avesse l’inferno in grande disprezzo. E l’animose man del duca e pronte mi pinser tra le sepulture a lui, dicendo: "Le parole tue sien conte". 39 E le mani incoraggianti e sollecite ti Virgilio mi sospinsero fra le tombe verso quel dannato, con questa esortazione: "Le tue parole siano misurate". Com’io al piè de la sua tomba fui, guardommi un poco, e poi, quasi sdegnoso, mi dimandò: "Chi fuor li maggior tui? ". 42 Non appena fui ai piedi della sua tomba, mi osservò un poco, e poi, quasi sprezzante, mi chiese: "Chi furono i tuoi antenati ? "

Farinata degli Uberti - vv. 22 -51 Io ch’era d’ubidir disideroso, non gliel celai,

Farinata degli Uberti - vv. 22 -51 Io ch’era d’ubidir disideroso, non gliel celai, ma tutto gliel’apersi; ond’ei levò le ciglia un poco in suso; 45 Io, che desideravo obbedire, non glieli nascosi, ma tutti glieli indicai; per cui egli sollevò un poco le ciglia, poi disse: "Fieramente furo avversi a me e a miei primi e a mia parte, sì che per due fïate li dispersi". 48 poi disse: "Furono acerrimi nemici miei e dei miei avi e del mio partito, tanto che per due volte li debellai". "S’ei fur cacciati, ei tornar d’ogne parte", rispuos’io lui, "l’una e l’altra fïata; ma i vostri non appreser ben quell’arte". 51 " Se furono mandati in esilio, tornarono da ogni luogo" gli risposi "sia la prima che la seconda volta; ma i vostri non impararono bene l’arte del ritornare“.

Apparizione di Calvalcante de' Cavalcanti - vv. 52 -72 Allor surse a la vista

Apparizione di Calvalcante de' Cavalcanti - vv. 52 -72 Allor surse a la vista scoperchiata un’ombra, lungo questa, infino al mento: credo che s’era in ginocchie levata. 54 A questo punto si levò dall’apertura scoperchiata un’ombra accanto a quella di Farinata, visibile dal mento in su: penso si fosse alzata sulle ginocchia.

Apparizione di Calvalcante de' Cavalcanti - vv. 52 -72 Dintorno mi guardò, come talento

Apparizione di Calvalcante de' Cavalcanti - vv. 52 -72 Dintorno mi guardò, come talento avesse di veder s’altri era meco; e poi che ’l sospecciar fu tutto spento, 57 Guardò intorno a me, come se avesse desiderio di vedere se con me c’era qualcun altro; e dopo che ebbe finito di dubitare, piangendo disse: "Se per questo cieco carcere vai per altezza d’ingegno, mio figlio ov’è? e perché non è teco? ". 60 tra le lagrime disse: "Se il tuo alto ingegno ti consente di attraversare la buia prigione infernale, dov’è mio figlio? perché non è con te? ". E io a lui: "Da me stesso non vegno: Ed io: "Non giungo per mio merito: colui ch’attende là, per qui mi mena Virgilio, che là mi aspetta, attraverso questo forse cui Guido vostro ebbe a disdegno". 63 luogo mi conduce, se riuscirò a seguirlo, fino a colei (Beatrice, simbolo della fede) che il vostro Guido ebbe in dispregio".

Apparizione di Calvalcante de' Cavalcanti - vv. 52 -72 Le sue parole e ’l

Apparizione di Calvalcante de' Cavalcanti - vv. 52 -72 Le sue parole e ’l modo de la pena m’avean di costui già letto il nome; però fu la risposta così piena. 66 Le sue parole e la qualità del supplizio mi avevano già palesato il nome di questo peccatore; perciò la mia risposta fu tanto esauriente. Alzatosi di scatto in piedi gridò: "Come hai Di sùbito drizzato gridò: "Come? dicesti "elli ebbe"? non viv’elli ancora? detto? egli ebbe? non vive più? la dolce luce non fiere li occhi suoi lo dolce lume? ". 69 non colpisce più i suoi occhi? " Quando s’accorse d’alcuna dimora ch’io facëa dinanzi a la risposta, supin ricadde e più non parve fora. 72 Quando si avvide di un certo indugio che io facevo prima di rispondergli, cadde nuovamente indietro e non si mostrò più fuori.

Ripresa del colloquio con Farinata e sua profezia - vv. 73 -93 Ma quell’altro

Ripresa del colloquio con Farinata e sua profezia - vv. 73 -93 Ma quell’altro magnanimo, a cui posta restato m’era, non mutò aspetto, né mosse collo, né piegò sua costa; 75 e sé continüando al primo detto, "S’elli han quell’arte", disse, "male appresa, ciò mi tormenta più che questo letto. 78 Ma il magnanimo Farinata, a richiesta del quale mi ero fermato, non cambiò espressione, né mosse il collo, né chinò il suo fianco; e proseguendo il discorso di prima, disse: " Se hanno male imparato l’arte del ritornare, ciò mi procura un dolore più grande di quanto non faccia la tomba in cui sto a giacere.

Ripresa del colloquio con Farinata e sua profezia - vv. 73 -93 Ma non

Ripresa del colloquio con Farinata e sua profezia - vv. 73 -93 Ma non cinquanta volte fia raccesa Ma il volto della donna che qui la faccia de la donna che qui regge, governa non si riaccenderà che tu saprai quanto quell’arte pesa. 81 nemmeno cinquanta volte, che tu stesso apprenderai quanto sia dura l’arte di ritornare in patria.

Ripresa del colloquio con Farinata e sua profezia - vv. 73 -93 “E se

Ripresa del colloquio con Farinata e sua profezia - vv. 73 -93 “E se tu mai nel dolce mondo regge, dimmi: perché quel popolo è sì empio incontr’a’ miei in ciascuna sua legge? ". 84 E voglia il cielo che tu possa ritornare nel mondo dei vivi, dimmi (per questo augurio che ti faccio): perché il popolo fiorentino è così spietato in ogni sua legge contro quelli della mia famiglia? " Ond’io a lui: "Lo strazio e ’l grande scempio che fece l’Arbia colorata in rosso, tal orazion fa far nel nostro tempio". 87 Gli risposi: " La crudelissima strage che tinse del colore del sangue il fiume Arbia, fa prendere tali decisioni nelle nostre assemblee". Poi ch’ebbe sospirando il capo mosso, "A ciò non fu’ io sol", disse, "né certo sanza cagion con li altri sarei mosso. 90 Ma fu’ io solo, là dove sofferto fu per ciascun di tòrre via Fiorenza, colui che la difesi a viso aperto". 93 Dopo aver sospirato e scosso la testa, disse: " Non fui io solo a provocare questa strage né certamente senza un motivo mi sarei mosso insieme agli altri esuli. Ma fui io solo, là dove fu da tutti tollerato che Firenze venisse rasa al suolo, colui che la difesi apertamente

I limiti della preveggenza dei dannati - vv. 94 -120 "Deh, se riposi mai

I limiti della preveggenza dei dannati - vv. 94 -120 "Deh, se riposi mai vostra semenza", prega’ io lui, "solvetemi quel nodo che qui ha ’nviluppata mia sentenza. 96 "Deh, possa aver pace un giorno la vostra discendenza " lo pregai, "scioglietemi (in nome di questo augurio) quel dubbio che in questo cerchio ha confuso le mie idee. El par che voi veggiate, se ben odo, dinanzi quel che ’l tempo seco adduce, e nel presente tenete altro modo". 99 Sembra che voi prevediate , se intendo bene, quello che il tempo porta con sé (il futuro), ma per il presente vi trovate in una condizione diversa. " "Noi veggiam, come quei c’ ha mala luce, le cose", disse, "che ne son lontano; cotanto ancor ne splende il sommo duce. 102 " Noi vediamo " disse " come colui che ha la vista difettosa, le cose che sono da noi lontane; di tanto ancora ci illumina Dio. Quando s’appressano o son, tutto è vano nostro intelletto; e s’altri non ci apporta, nulla sapem di vostro stato umano. 105 Quando esse si avvicinano o sono presenti, la nostra mente non ci è di nessun aiuto; e se qualcun altro non ci porta notizie, non sappiamo nulla del vostro stato sulla terra.

I limiti della preveggenza dei dannati - vv. 94 -120 Però comprender puoi che

I limiti della preveggenza dei dannati - vv. 94 -120 Però comprender puoi che tutta morta fia nostra conoscenza da quel punto che del futuro fia chiusa la porta". 108 Allor, come di mia colpa compunto, dissi: "Or direte dunque a quel caduto che ’l suo nato è co’ vivi ancor congiunto; 111 e s’i’ fui, dianzi, a la risposta muto, fate i saper che ’l fei perché pensava già ne l’error che m’avete soluto". 114 E già ’l maestro mi richiamava; per ch’i’ pregai lo spirto più avaccio che mi dicesse chi con lu’ istava. 117 Dissemi: "Qui con più di mille giaccio: qua dentro è ’l secondo Federico e ’l Cardinale; e de li altri mi taccio". 120 Puoi pertanto capire come la nostra conoscenza sarà del tutto offuscata dal momento in cui (dopo il Giudizio Universale) la porta del futuro si chiuderà. " Allora, come punto dal rimorso per una colpa da me compiuta, parlai: " Ora direte dunque all’ombra che è ricaduta (nel sepolcro) che suo figlio è ancora unito ai vivi; e riferitele che, se poc’anzi tacqui invece di risponderle, lo feci perché già stavo pensando al dubbio che mi avete chiarito ". Ormai Virgilio mi stava richiamando; perciò con maggior sollecitudine pregai Farinata che mi facesse i nomi dei suoi compagni di pena. Mi disse: " In questa parte del cerchio giaccio con moltissimi altri: qui dentro ci sono Federico Il, e il Cardinale; e taccio dei rimanenti ".

Smarrimento di Dante - vv. 121 -136 Indi s’ascose; e io inver’ l’antico poeta

Smarrimento di Dante - vv. 121 -136 Indi s’ascose; e io inver’ l’antico poeta volsi i passi, ripensando a quel parlar che mi parea nemico. 123 Poi si nascose (nel sepolcro); ed io mi diressi verso Virgilio, riandando col pensiero a quella profezia che mi sembrava ostile. Elli si mosse; e poi, così andando, mi disse: "Perché se’ tu sì smarrito? ". E io li sodisfeci al suo dimando. 126 Egli s’incamminò; e poi, mentre procedevamo, mi chìese: " Perché sei così turbato? " E io risposi alla sua domanda. "La mente tua conservi quel ch’udito hai contra te", mi comandò quel saggio; "e ora attendi qui", e drizzò ’l dito: 129 “La tua memoria serbi ciò che di ostile ti è stato predetto " mi ingiunse Virgilio. "Ed ora fa attenzione a queste parole " ed alzò l’indice: "quando sarai dinanzi al dolce raggio di quella il cui bell’occhio tutto vede, da lei saprai di tua vita il vïaggio". 132 " quando ti troverai in presenza della soave luce che si sprigiona da colei (Beatrice) che vede tutte lecose, apprenderai da lei il corso della tua vita. " Appresso mosse a man sinistra il piede: lasciammo il muro e gimmo inver’ lo mezzo per un sentier ch’a una valle fiede, 135 che ’nfin là sù facea spiacer suo lezzo. Poi si diresse verso sinìstra: ci allontanammo dal muro e procedemmo, verso la parte centrale del cerchio seguendo un sentiero che terminava in un baratro il quale faceva giungere fin lassù il suo puzzo nauseabondo.