Narrazioni Competenze emozionali e competenze simboliche Schio novembre
Narrazioni Competenze emozionali e competenze simboliche Schio – novembre 2019 - madonna leggente Giorgione 1500 circa
CURA (Latino Cura ae) Interessamento premuroso per qualcosa che impegnail nostro animo e la nostra operatività: dedicarsi con cura a qualcuno, a qualche cosa, provvedere alle sue necessità, alla sua conservazione; avere cura del bestiame, dei fiori, dell’orto; non darsi cura di nulla. Impegno, zelo, diligenza: lavoro fatto con molta cura. Riguardo, attenzione. 1670 Gerrit Gerard Dou Donna che annaffia i fiori
La concezione di cura in ambito educativo diviene ‘prendersi cura’, l’anglofono to care Le cure materne sono un modello di riferimento fondativo di questa idea di cura. Gustav Klimt, Madre con bambino 1905 (Le tre età della donna)
• Per la pedagogista Luigina Mortari la cura è una pratica di emancipazione (non di protezione, come è spesso male intesa). Mortari ci invita a notare come chi riceve cura si scopre capace di prendersi cura a sua volta (dell’ambiente, dei simili, di sé). La cura è un aspetto universale della vita umana. Le pratiche di cura devono dunque evolversi in direzione di acquisizione dell’autonomia.
• Per la pedagogista Luigina Mortari la cura è una pratica di emancipazione (non di protezione, come è spesso male intesa). Mortari ci invita a notare come chi riceve cura si scopre capace di prendersi cura a sua volta (dell’ambiente, dei simili, di sé). La cura è un aspetto universale della vita umana. Le pratiche di cura devono dunque evolversi in direzione dell’autonomia.
Gino Severini, Maternità, 1916 George Dunlop Leslie Alice in Wonderland 1879 Armando Spadini – Bambini che studiano 1920 La relazione comunicativa comincia con le prime pratiche di cura per evolversi nelle forme della consapevolezza simbolica e relazionale fino alla conquista dell’autonomia
Gino Severini, Maternità, 1916 George Dunlop Leslie Alice in Wonderland 1879 Armando Spadini – Bambini che studiano 1920 La relazione comunicativa comincia con le prime pratiche di cura per evolversi nelle forme della consapevolezza simbolica e relazionale fino alla conquista dell’autonomia
Gino Severini, Maternità, 1916 George Dunlop Leslie Alice in Wonderland 1879 Armando Spadini – Bambini che studiano 1920 La relazione comunicativa comincia con le prime pratiche di cura per evolversi nelle forme della consapevolezza simbolica e relazionale fino alla conquista dell’autonomia
Ricevere il dono del racconto di storie fantastiche e affascinanti permette ai bambini di spostare la soddisfazione del principio di piacere dalla dimensione fisica a quella simbolica ed esterna al corpo, dallo spazio della natura a quello della cultura. L’albo illustrato di cui l’adulto rivela, raccontando, il contenuto, diviene così un esemplare occasione di scoperta della BELLEZZA anchefuori della dimensione fisica nella quale la cultura contemporanea la confina.
Nel caso dell’evento narrativo il fatto che l’ascoltatore trovi bello il racconto dipende solo in parte dalla qualità del racconto in sé. La capacità del narratore di rendere bellabuona la relazione narrativa è fondamentale. Solo a queste condizioni l’evento narrativo continua ad essere una PRATICA DI CURA
Un’esperienza infantile legata alla conquista della competenza simbolica è il gioco. Jean Piaget, ha individuato nel gioco simbolico una fase fondamentale dello sviluppo infantile. A partire dal secondo anno di vita (ma spesso anche un po’ prima) gli oggetti e i materiali utilizzati per giocare non sono più soltanto ciò che sono per destinazione d’uso o per definizione convenzionale, ma possono essere investiti di valori e fun zioni create dalle menti e dalle negoziazioni simboliche dei bambini giocatori. André Henri Dargelas
Un’esperienza infantile legata alla conquista della competenza simbolica è il gioco. Jean Piaget, ha individuato nel gioco simbolico una fase fondamentale dello sviluppo infantile. A partire dal secondo anno di vita (ma spesso anche un po’ prima) gli oggetti e i materiali utilizzati per giocare non sono più soltanto ciò che sono per destinazione d’uso o per definizione convenzionale, ma possono essere investiti di ruoli e funzioni create dalle menti e dalle contrattazioni simboliche dei bambini giocatori. André Henri Dargelas
Ernst H. Gombrich: «L’oggetto di queste mie meditazioni è un modestissimo cavallino di legno (…) il suo corpo a manico di scopa (…) la testa rozzamente scolpita. (…) E’ il ritratto di un cavallo? No davvero. Cosa che sostituisce un cavallo? Si, questo si» . Gombrich formula una teoria dell’arte, che è anche teoria del pensiero creativo, in cui lo “spirito del gioco” costituisce il principio generatore di un’opera d’arte che prima di tutto, ancor prima di essere opera d’arte, è un simbolo. Deve cioè essere in grado di sostituire qualcosa. Gombrich E. H. (1963), A cavallo di un manico di scopa Torino, Einaudi , 1971
Ernst H. Gombrich: «L’oggetto di queste mie meditazioni è un modestissimo cavallino di legno (…) il suo corpo a manico di scopa (…) la testa rozzamente scolpita. (…) E’ il ritratto di un cavallo? No davvero. Cosa che sostituisce un cavallo? Si, questo si» . Gombrich formula una teoria dell’arte, che è anche teoria del pensiero creativo, in cui lo “spirito del gioco” costituisce il principio generatore di un’opera d’arte che prima di tutto, ancor prima di essere opera d’arte, è un simbolo. Deve cioè essere in grado di sostituire qualcosa. Gombrich E. H. (1963), A cavallo di un manico di scopa Torino, Einaudi , 1971
La vocazione simbolica degli esseri umani è ambivalente e da origine a un perenne conflitto semiotico: il linguaggio delle parole tende a trasformarsi in lingua, con un dizionario, una grammatica, una sintassi. Anche il linguaggio delle immagini si da regole, un cànone, modelli di bellezza. Ogni sistema di segni però, se non è morto, dimostra la sua vitalità attraverso continue esperienze di trasgressione e di reinvenzione di se stesso.
La poesia, la letteratura, l’arte visuale, sono i luoghi simbolici in cui la lingua ridiventa linguaggio, ogni cànone viene tradito, ogni regola viene trasgredita e ridefinita. Mostrare l’arte come luogo dell’errore-erranza è il modo più corretto di presentarne la dimensione più autentica e originaria
Il mondo dell’istruzione scolastica, attraverso la riduzione storico-classificatoria, presenta, di solito, i prodotti artistici e i suoi autori non guardando verso l’oriente di ogni esperienza ma dirigendo lo sguardo ai momenti di consolidamento, che sono inevitabilmente quelli del declino della loro dimensione creativa. Maurizio Cattelan Charlie Don't Surf
Il modo in cui il linguaggio delle parole viene insegnato ai bambini oscilla, spesso inconsapevolmente, fra due concezioni. La prima, ispirata ai principi della denotazione, inculca nei bambini la ricerca delle parole e delle immagini giuste, nella convinzione che vada evitato l’errore, l’altra ammette trasgressioni, invenzioni di parole inesistenti e deformazioni fonetiche, costruzione di immagini surreali e non «realistiche» capaci tuttavia di caricare la comunicazione di toni personali ed emotivi.
Il modo in cui il linguaggio delle parole viene insegnato ai bambini oscilla, spesso inconsapevolmente, fra due concezioni. La prima, ispirata ai principi della denotazione, inculca nei bambini la ricerca delle parole e delle immagini giuste, nella convinzione che vada evitato l’errore, l’altra ammette trasgressioni, invenzioni di parole inesistenti e deformazioni fonetiche, costruzione di immagini surreali e non «realistiche» capaci tuttavia di caricare la comunicazione di toni personali ed emotivi. Gianni Rodari ha sempre sottolineato il valore educativo della trasgressione e dell’errore Gli errori sono necessari, utili come il pane e spesso anche belli: per esempio la torre di Pisa. La mente è una sola. La sua creatività va coltivata in tutte le direzioni.
Dal punto di vista etimologico la definizione dell’atto del vagare e quello dello sbagliare hanno radici comuni. Fino al tredicesimo secolo sono stati usati come sinonimi. D’altra parte ancor oggi il verbo errare indica sia il vagare senza meta che il cadere in errore: l’errante era ed è colui che non conosceva, o aveva perduto, “la diritta via”. Cfr. Cortellazzo M. Zolli P. , Il Nuovo Etimologico, dizionario etimologico della lingua italiana, Bologna, Zanichelli, 1979, voce Errare. Gustav Doré, Divina Commedia, 1861
Il pedagogista Piero Bertolini ha sempre sottolineato il valore euristico della trasgressione, esperienza utile a conseguire gli strumenti per “reagire con forza e convinzione al tentativo, perpetrato con sempre maggior sfrontatezza da chi possiede il potere culturale e politico, di arrestare l’uomo all’infanzia per poterlo dominare meglio. ” Bertolini P. – Il presente pedagogico – Thélème – Torino – 1999 – p. 86.
Il pedagogista Piero Bertolini ha sempre sottolineato il valore euristico della trasgressione, esperienza utile a conseguire gli strumenti per “reagire con forza e convinzione al tentativo, perpetrato con sempre maggior sfrontatezza da chi possiede il potere culturale e politico, di arrestare l’uomo all’infanzia per poterlo dominare meglio. ” Bertolini P. – Il presente pedagogico – Thélème – Torino – 1999 – p. 86. Per Bertolini il superamento del limite, è un’esperienza di discontinuità indispensabile per compiere la scoperta dell’autenticità, della soggettività, della costruzione di un’identità personale. “Solo così (…) non ci si accontenta di essere umani – espressione che ha spesso giustificato ogni forma di comportamento negativo – ma si accetta l’idea che il compito di ciascuno sia quello di diventare umani. ” Bertolini P. – Op. cit. – p. 87.
Il pedagogista Piero Bertolini ha sempre sottolineato il valore euristico della trasgressione, esperienza utile a conseguire gli strumenti per “reagire con forza e convinzione al tentativo, perpetrato con sempre maggior sfrontatezza da chi possiede il potere culturale e politico, di arrestare l’uomo all’infanzia per poterlo dominare meglio. ” Bertolini P. – Il presente pedagogico – Thélème – Torino – 1999 – p. 86. Per Bertolini il superamento del limite, è un’esperienza di discontinuità indispensabile per compiere la scoperta dell’autenticità, della soggettività, della costruzione di un’identità personale. “Solo così (…) non ci si accontenta di essere umani – espressione che ha spesso giustificato ogni forma di comportamento negativo – ma si accetta l’idea che il compito di ciascuno sia quello di diventare umani. ” Bertolini P. – Op. cit. – p. 87.
Il genitore si attende dal figlio che realizzi le sue attese e i suoi desideri. Così gli attribuisce le qualità grazie alle quali potrebbe diventare ciò che si aspetta da lui, disconferma e scoraggia le trasgressioni delle sue attese, mentre premia e rinforza i comportamenti che le confermano. Per questo, afferma lo psicoanalista Aldo Carotenuto, per costruire la loro individualità e la loro differenza di singoli, i bambini che non rimangono prigionieri, tradiscono. «… é’ necessario, allora, ‘tradire’ per non tradirsi. L’individuo cioè è consegnato all’imperativo, inscritto nella stessa dinamica della psiche, di affrancarsi, di emanciparsi da tutto ciò che lo mantiene fedele ad un’immagine di sé che non gli corrisponde, e che invece incarna il desiderio dell’altro o risponde consenziente alle richieste dell’ambiente sociale. Aldo Carotenuto, Eros e pathos. Margini dell’amore e della sofferenza (1994), Milano, Bompiani, 1987, nota introduttiva dell’autore, p. XII.
Il genitore si attende dal figlio che realizzi le sue attese e i suoi desideri. Così gli attribuisce le qualità grazie alle quali potrebbe diventare ciò che si aspetta da lui disconferma e scoraggia le trasgressioni delle sue attese, mentre premia e rinforza i comportamenti che le confermano. Per questo, afferma lo psicoanalista Aldo Carotenuto, per costruire la loro individualità e la loro differenza di singoli, i bambini che non rimangono prigionieri, tradiscono. «… é necessario, allora, ‘tradire’ per non tradirsi. L’individuo cioè è consegnato all’imperativo, inscritto nella stessa dinamica della psiche, di affrancarsi, di emanciparsi da tutto ciò che lo mantiene fedele ad un’immagine di sé che non gli corrisponde, e che invece incarna il desiderio dell’altro o risponde consenziente alle richieste dell’ambiente sociale» . Aldo Carotenuto, Eros e pathos. Margini dell’amore e della sofferenza (1994), Milano, Bompiani, 1987, nota introduttiva dell’autore, p. XII.
Mario Schifano, nel 1960, realizza questa tela come un manifesto della sua poetica Mario Schifano NO 1960
Ma la storia dell’arte della fine ‘ 800 e di tutto il ‘ 900 è caratterizzata da una serie di errori-tradimenti-erranze che caratterizzano lo spirito del secolo. Il tradimento del primato del disegno e del riferimento alla classicità (Monet, Impression soleil levant), il tradimento del senso comune (Duchamp, ruota da bicicletta), il tradimento del primato dell’occidente (Picasso, Demoiselles d’Avignon), il tradimento dell’imperativo della verosimiglianza (Fautrier, Foret)…
Il giorno ad urlapicchio Ci son dei giorni smègi e lombidiosi col cielo dago e un fònzero gongruto ci son meriggi gnàlidi e budriosi che plògidan sul mondo infragelluto, ma oggi è un giorno a zìmpagi e zirlecchi un giorno tutto gnacchi e timparlini, le nuvole buzzillano, i bernecchi ludèrchiano coi fèrnagi tra i pini; è un giorno per le vànvere, un festicchio un giorno carmidioso e prodigiero, è il giorno a cantilegi, ad urlapicchio in cui m’hai detto “t’amo per davvero”. Fosco Maraini
Metafore «chi fa metafore, letteralmente parlando mente, e tutti lo sanno. […] infatti, i tropi comportano la sostituzione di un termine letterale (quello che le convenzioni richiederebbero in quel determinato posto) con un termine figurato, che crea uno straniamento e ci obbliga un surplus di interpretazione. Eco U. , 1984, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, Torino p. 144 Il TROPO (dal greco trópos, derivato da trépō, «volgo, trasferisco» ) o traslato è l'utilizzo retorico di una deviazione e trasposizione di significato, quando l'uso di un'espressione normalmente legata ad un campo semantico viene attribuito "per estensione" ad altri oggetti o modi di essere. Il tropo indica qualsiasi figura retorica in cui un'espressione è trasferita dal significato che le si riconosce come proprio ad un altro figurato.
La possibilità della metafora visiva Il meccanismo metaforico non riguarda solamente il linguaggio verbale. Il concetto di metafora è ormai uscito dall’ambito della retorica e viene sempre più spesso utilizzato in senso generale. Possiamo, ad esempio, parlare di metafora anche nel campo del linguaggio visivo… In altri termini, non si tratta di dire che esistono anche metafore visive […] o che esistono anche – forse – metafore olfattive o musicali. Il problema è che la metafora verbale richiede spesso, per essere in qualche modo spiegata nelle sue origini, il rinvio ad esperienze visive, auditive, tattili, olfattive. Eco U. , 1984, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, Torino p. 143.
La possibilità della metafora visiva Il meccanismo metaforico non riguarda solamente il linguaggio verbale. Il concetto di metafora è ormai uscito dall’ambito della retorica e viene sempre più spesso utilizzato in senso generale. Possiamo, ad esempio, parlare di metafora anche nel campo del linguaggio visivo… In altri termini, non si tratta di dire che esistono anche metafore visive […] o che esistono anche – forse – metafore olfattive o musicali. Il problema è che la metafora verbale richiede spesso, per essere in qualche modo spiegata nelle sue origini, il rinvio ad esperienze visive, auditive, tattili, olfattive. Eco U. , 1984, Semiotica e filosofia del linguaggio, Einaudi, Torino p. 143.
Una metafora è un significante a cui giochiamo a cambiare significato. In termini psicologici e pedagogici intendiamo con questo termine ogni prodotto simbolico al quale per essere compreso non basti un procedimento di DECODIFICA (sapere qual è il suo significato convenzionale) ma occorra l’aggiunta di un processo ERMENEUTICO (interpretativo) Volo di un gabbiano, Marc e Belle Chagall, Lucio Dalla
Il pensiero analogico-metaforico è fondamentale per la creazione e arricchimento dell’ IMMAGINARIO Il termine IMMAGINARIO compare con Melanie Klein che sottolinea la precoce attività fantastica dei bambini. James Hillman parla di un "io immaginale diverso dall'io cartesiano basato sul cogito, o sull'io della volontà" (Hillman 1972 p. 211) Klein M (1958) Sullo sviluppo dell’attività psichica in Scritti, Torino, Bollati Boringhieri, 1978 Hillman J. (1972) Saggio su Pan Milano, Adelphi, 1979
Gilbert Durand, qualche anno prima, così definiva questo concetto: "La coscienza dispone di due maniere di rappresentare il mondo. Una diretta nella quale la cosa si presenta essa stessa allo spirito, come accade nella percezione o nella semplice sensazione. L'altra indiretta quando, per una ragione o per l'altra, la cosa non può presentarsi "in carne e ossa" alla sensibilità, come ad esempio nel ricordo della nostra infanzia, nell'immaginazione dei paesaggi del pianeta Marte, nella rappresentazione degli elettroni che girano intorno al nucleo dell'atomo, o di un aldilà che sta oltre la morte. In tutti questi casi di coscienza indiretta, l'oggetto assente viene ri-presentato alla coscienza da una immagine" (Durand 1964 p. 9) ; Durand G. (1964) L’immaginazione simbolica, Bari, Dedalo 1972.
L’universo delle narrazioni contiene straordinarie opportunità per il pensiero analogico-metaforico. Un racconto non è un elenco di fatti, non è una descrizione, non è un’argomentazione. È una concatenazione di eventi che svela il proprio significato nel tempo includendo anche le emozioni e le sensazioni dei protagonisti.
Uno dei più grandi sostenitori della narrazione come caratteristica fondante dell’identità umana è Gregory Bateson (qui, giovane, con la moglie Margaret Mead)
• Secondo Bateson caratteristica peculiare degli esseri umani è "pensare per storie”. • Solo le strutture della narrazione sono capaci di dare senso e ordine a ciò che degli esseri umani pensano e scoprono, ma anche alle rappresentazioni che gli individui costruiscono di se stessi.
• Secondo Bateson caratteristica peculiare degli esseri umani è "pensare per storie”. • Solo le strutture della narrazione sono capaci di dare senso e ordine a ciò che degli esseri umani pensano e scoprono, ma anche alle rappresentazioni che gli individui costruiscono di se stessi. Ma soprattutto, secondo Bateson, la narrazione è un CONGEGNO CHE CONNETTE. Connette gli ingredienti del racconto e connette le persone che lo condividono, che divengono così una COMUNITÀ
Mary Catherine Bateson, figlia di Gregory, ha pubblicato nel 1989 un libro intervista con il padre nel quale dialoga sui grandi temi del pensiero batesoniano M: Insomma, gli esseri umani pensano per storie. Ma forse tu mi stai imbrogliando sulla parola “storia”. […] Allora, che cos’è veramente una storia? E ci sono altri tipi di storie? E gli alberi, pensano per storie? O raccontano storie? G: Questa conchiglia ha una forma che si chiama spirale destrorsa […] la forma geometrica della conchiglia e tutta impregnata del racconto della sua crescita individuale oltre che della storia della sua evoluzione. Bateson G, Bateson M. C. (1987) Dove gli angeli esitano, Milano, Adelphi 1989
Jonathan Gottschall, docente di Letteratura e Evoluzione al Washington & Jefferson College di Pittsburgh, darwinista della narratologia che si muove tra psicologia, biologia, neuroscienze e letteratura, ci fa notare come l'attitudine a narrare sia una caratteristica umana universale. Quando un comportamento è presente in tutte le culture e le società, questo significa che nel raccontare storie c’é qualcosa di utile per la nostra specie, qualcosa che ne potenzia le capacità sociali.
Jonathan Gottschall, docente di Letteratura e Evoluzione al Washington & Jefferson College di Pittsburgh, darwinista della narratologia che si muove tra psicologia, biologia, neuroscienze e letteratura, ci fa notare come l'attitudine a narrare sia una caratteristica umana universale. Quando un comportamento è presente in tutte le culture e le società, questo significa che nel raccontare storie c’é qualcosa di utile per la nostra specie, qualcosa che ne potenzia le capacità sociali.
Funzioni del SAPERE NARRATIVO
Funzione metaforica. Essa consiste nella capacità di produrre associazioni similitudini, metafore, ecc. ma più in generale è tutta l’attività di pensiero, di espressione e di comunicazione il cui i linguaggi funzionano secondo le proprietà del pensiero ANALOGICO. L’aspetto metaforico della narrazione consente di affrontare indirettamente (simbolicamente), nel rapporto fra adulti e bambini, temi e problemi che sarebbe difficile, quando non impossibile, affrontare in forma diretta (abbandono, conflitti, paure, ecc. )
Kveta Pacovska, Lisbeth Zwerger, Fabian Negrin.
• Funzione inferenziale. Riguarda la dimensione logica dei processi narrativi. L’inferenza è la capacità di collegare gli ingredienti di un racconto in successione temporle e secondo il rapporto di causa-effetto. Per Andrea Smorti «Quando procede in modo narrativo, l’individuo articola sequenze temporali di concatenazione e di congiunzione sensibili al contesto. Si muove dunque in senso orizzontale, collegando gli elementi in rapporto ad un’azione, all’intenzionalità, agli scopi, agli strumenti e alle motivazioni secondo una rete che enfatizza la coerenza di una storia»
• Iela Mari il palloncino rosso Milano Babalibri
• Contratto di finzione: corrisponde alla capacità di stabilire un accordo implicito fra narratore e narratorio relativo alla sospensione delle dimensione spazio-temporale del “qui e ora” • La narrazione e il gioco simbolico condividono questa funzione
L’atto comunicativo è favorito dal fatto di essere efficaci narratori, poiché il limite fra interpretazione e oggettività del testo è assai labile. Il narratore-comunicatore drammaturgicamente dotato colora e da senso al contenuto della sua comunicazione. Beniamino Sidoti e Alessandra Zermoglio danno preziosi consigli per diventare efficaci narratori lettori, animatori e promotori della narrazione e della lettura
Cosa occorre per comunicare in modo efficace Consapevolezza di sé Gestione delle emozioni Empatia Competenza simbolica (linguistica, gestuale, visuale) Efficacia relazionale Capacità di interazione ludica Senso critico e autocritico Capacità di ascolto Creatività
Cos’è la poetica Per Roman Jakobson, studioso di linguistica e letteratura, la poetica é una delle funzioni del linguaggio; la possiamo trovare soprattutto (ma non solo) in letteratura e poesia, e riguarda gli aspetti formali e i congegni regolativi della comunicazione letteraria e artistica. Questa concezione ha influenzato largamente la cultura ufficiale e scolastica del secolo appena trascorso: tutti noi abbiamo studiato sui libri di scuola le dissertazioni degli studiosi sulle poetiche del Novecento o sulla poetica del romanticismo
Secondo il filosofo Luciano Anceschi la poetica non va intesa come l’insieme di regole e caratteristiche salienti relative alla composizione e l’analisi dei testi letterari e artistici ma è la “riflessione che i poeti e gli artisti esercitano continuamente sul loro fare delineando precetti, norme, ideali. Una concezione più dinamica e personale, quella di Anceschi, che non riguarda più i testi, le opere, ma la personalità e lo stile di chi le crea. Viene così superata la convinzione secondo la quale ciascuna epoca esprime una propria poetica, e si pensa invece ad una pluralità di poetiche, conviventi all’interno dello stesso contesto storico e culturale, capaci di rappresentare l’esigenza tipicamente contemporanea di riflettere non sulla natura dell’arte ma sulle varie strategie messe in opera da ciascun artista per realizzarle.
Secondo il filosofo Luciano Anceschi la poetica non va intesa come l’insieme di regole e caratteristiche salienti relative alla composizione e l’analisi dei testi letterari e artistici ma è la “riflessione che i poeti e gli artisti esercitano continuamente sul loro fare delineando precetti, norme, ideali. Una concezione più dinamica e personale, quella di Anceschi, che non riguarda più i testi, le opere, ma la personalità e lo stile di chi le crea. Viene così superata la convinzione secondo la quale ciascuna epoca esprime una propria poetica, e si pensa invece ad una pluralità di poetiche, conviventi all’interno dello stesso contesto storico e culturale, capaci di rappresentare l’esigenza tipicamente contemporanea di riflettere non sulla natura dell’arte ma sulle varie strategie messe in opera da ciascun artista per realizzarle.
Un progetto educativo che si ponga l’obiettivo di aiutare la strutturazione dell’identità degli alunni deve coltivare la dimensione poetica che non è solo di artisti e poeti, ma di tutti gli esseri umani. Quando adulti e bambini utilizzano il loro universo emozionale e le loro competenze linguistiche e metaforiche per formulare giudizi, compiere scelte, pensare, descrivere e descriversi stanno utilizzando, magari in maniera inconsapevole, una loro concezione poetica. Dobbiamo allora valorizzare, educare, rendere consapevole e visibile questa dimensione del pensiero e dell’identità. Sviluppare e rendere consapevole la poetica dei bambini e dei ragazzi é l’obiettivo irrinunciabile di un’educazione attenta alla dimensione estetica Adriano Cecioni ragazzi che lavorano l’alabastro 1867 particolare
Un progetto educativo che si ponga l’obiettivo di aiutare la strutturazione dell’identità degli alunni deve coltivare la dimensione poetica che non è solo di artisti e poeti, ma di tutti gli esseri umani. Quando adulti e bambini utilizzano il loro universo emozionale e le loro competenze linguistiche e metaforiche per formulare giudizi, compiere scelte, pensare, descrivere e descriversi stanno utilizzando, magari in maniera inconsapevole, una loro concezione poetica. Dobbiamo allora valorizzare, educare, rendere consapevole e visibile questa dimensione del pensiero e dell’identità. Sviluppare e rendere consapevole la poetica dei bambini e dei ragazzi é l’obiettivo irrinunciabile di un’educazione attenta alla dimensione estetica Adriano Cecioni ragazzi che lavorano l’alabastro 1867 particolare
Un progetto educativo che si ponga l’obiettivo di aiutare la strutturazione dell’identità degli alunni deve coltivare la dimensione poetica che non è solo di artisti e poeti, ma di tutti gli esseri umani. Quando adulti e bambini utilizzano il loro universo emozionale e le loro competenze linguistiche e metaforiche per formulare giudizi, compiere scelte, pensare, descrivere e descriversi stanno utilizzando, magari in maniera inconsapevole, una loro concezione poetica. Dobbiamo allora valorizzare, educare, rendere consapevole e visibile questa dimensione del pensiero e dell’identità. Sviluppare e rendere consapevole la poetica dei bambini e dei ragazzi é l’obiettivo irrinunciabile di un’educazione attenta alla dimensione estetica Adriano Cecioni ragazzi che lavorano l’alabastro 1867 particolare
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