Michele Vacchiano High Quality Large Format Photography Courses
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Michele Vacchiano High Quality & Large Format Photography Courses – Workshops – Photographic Tours Presenta…
LA FOTOGRAFIA IN GRANDE FORMATO Ovvero: come complicarsi la vita ma fotografare… alla grande.
Che cos’è il grande formato? Roba da dinosauri?
Che cos’è il grande formato? Un modo alieno di fotografare?
Che cos’è il grande formato? Una faccenda per addetti ai lavori?
Niente di tutto questo!
Il grande formato è… • Il sistema fotografico che consente la più ampia creatività… • Il controllo completo dell’immagine… • Un negativo di grandi dimensioni e di conseguenza ingrandimenti spettacolari… • Una versatilità operativa totale.
Le macchine
Le macchine di grande formato sono molto diverse da quelle a cui il fotoamatore è abituato, e anche dalle reflex di medio formato usate dai professionisti.
Le macchine Le fotocamere di grande formato si dividono in due categorie:
Le macchine Le fotocamere di grande formato si dividono in due categorie: 1. Apparecchi da studio a banco ottico…
Le macchine Le fotocamere di grande formato si dividono in due categorie: 2. Apparecchi portatili, detti anche “folding” (pieghevoli). In inglese, field cameras o flatbed cameras. Sono realizzati in legno o in metallo.
Le macchine I primi devono il loro nome alla rotaia, o banco, lungo la quale scorrono le due standarte: quella anteriore alla quale si applica l’obiettivo e quella posteriore dove si applica il dorso portapellicola.
Le macchine I secondi si presentano come una valigetta che una volta aperta assume l’aspetto di un banco ottico in miniatura. Le due standarte scorrono lungo rotaie ricavate nel frontalino apribile (flatbed).
Le macchine In entrambi i tipi di apparecchio fin qui descritti la visione dell’immagine avviene direttamente sul vetro smerigliato, grande quanto il negativo stesso. Per questo essi vengono anche definiti “a visione diretta” (view cameras).
Le macchine Ma ciò che davvero distingue gli apparecchi di grande formato dalle fotocamere tradizionali è la possibilità di muovere in tutte le direzioni la piastra portaottica e il dorso portapellicola. Per questo gli apparecchi di grande formato sono anche detti “a corpi mobili”.
I movimenti
I movimenti dei corpi rendono possibile il totale controllo della prospettiva, della nitidezza, delle proporzioni dell’immagine, della forma e della disposizione degli oggetti nello spazio.
Si osservi l’immagine qui sotto: fotografando una facciata con una macchina a corpi fissi e inclinando l’apparecchio verso l’alto, si otterrebbe una stampa come quella raffigurata a destra.
Con una macchina a corpi mobili, invece, il fenomeno delle verticali convergenti può essere evitato utilizzando il decentramento verticale del corpo anteriore. Come si vede, le due standarte vengono posizionate in modo da risultare parallele alla facciata, poi, mentre la standarta posteriore rimane ferma, quella anteriore viene decentrata verso l’alto.
Non si tratta di una correzione a posteriori, come avverrebbe con i software di postproduzione, che correggono la convergenza delle verticali introducendo però deformazioni prospettiche e deterioramento dei pixel… L’uso del decentramento non corregge le verticali convergenti: semplicemente impedisce che si formino!
Analogamente, il basculaggio in avanti del corpo anteriore (eventualmente unito al basculaggio all’indietro del corpo posteriore) contribuisce ad incrementare la nitidezza del campo inquadrato, dal primo piano allo sfondo, grazie all’applicazione della “regola di Scheimpflug”.
La regola di Scheimpflug recita che quando il piano del soggetto, il piano dell’ottica e il piano focale (quello su cui giace la pellicola) si incontrano generando un’unica retta, tutto il campo inquadrato risulta a fuoco, indipendentemente dal diaframma utilizzato.
La retta generata dall’incontro dei tre piani è chiamata “retta di Scheimpflug” (in questo disegno raffigurata in sezione, e quindi come un punto).
La regola di Scheimpflug trova la sua più interessante applicazione nella tabletop photography e nello still-life…
. . . ma anche nel paesaggio, quando si vogliano mantenere nitidi tutti i piani dell’immagine.
Ciò che una fotocamera a corpi fissi non riuscirebbe a riprendere senza creare una vasta area di sfocatura, a causa della breve distanza di ripresa…
…diventa nitido grazie al grande formato!
Decentramenti e basculaggi consentono al fotografo di intervenire sui principali parametri dell’immagine, avendo come unici limiti la propria creatività e fantasia.
Che cosa c’è dentro?
Che cosa c’è dentro? Non lasciatevi ingannare dal suo aspetto “ottocentesco”, dai legni pregiati, dagli ottoni luccicanti, dai pellami raffinati che lo fanno assomigliare ad un costoso soprammobile.
Che cosa c’è dentro? Dentro un moderno apparecchio di grande formato c’è un impressionante livello di tecnologia. E’ una tecnologia poco appariscente, fatta di accuratezza meccanica, precisione micrometrica, cura nella scelta dei materiali…
Che cosa c’è dentro? …dove la fisica ottica e l’ingegneria meccanica concorrono alla realizzazione di un sofisticato e versatile strumento di precisione…
Che cosa c’è dentro? …dove l’utilizzo di leghe aerospaziali riduce i pesi e rende più fluidi e sicuri i movimenti…
Che cosa c’è dentro? …dove l’impiego di dorsi digitali dedicati consente una qualità di acquisizione difficile da immaginare per l’utilizzatore non professionista…
Che cosa c’è dentro? …e dove, infine, ogni particolare è studiato per durare a lungo e per funzionare ininterrottamente, secondo una filosofia di affidabilità e robustezza costruttiva sconosciuta al mondo delle fotocamere amatoriali.
Che cosa c’è dentro? Su un manuale d’uso delle fotocamere Sinar si legge: “Il punto forte del nostro servizio riparazioni è che non sono necessarie riparazioni”. Non so se mi spiego…
Gli obiettivi
Gli obiettivi “C’è qualcosa di magico nell’immagine formata da un obiettivo. Qualunque fotografo serio ha soggezione di questo evento miracoloso, che si avvicina alla perfezione. ” (Ansel Adams)
Gli obiettivi Ogni obiettivo per il grande formato è montato su un otturatore che contiene in sé tutte le funzioni necessarie al suo utilizzo: oltre all’otturatore propriamente detto vi troviamo il diaframma, il pulsante di scatto, il sincro-flash, talvolta l’autoscatto.
Gli obiettivi L’intercambiabilità e la compatibilità tra marche e modelli diversi sono totali: ogni obiettivo può essere montato su qualunque macchina semplicemente assicurandolo alla piastra portaottica.
Gli obiettivi Ovviamente i movimenti non sarebbero possibili se l’obiettivo coprisse un’area di poco superiore all’area del fotogramma, come avviene nelle macchine a corpi fissi di piccolo e medio formato (A).
Gli obiettivi Per questo gli obiettivi di grande formato sono caratterizzati da un “cerchio di copertura” il cui diametro eccede, talvolta di molto, la diagonale del negativo (B).
Gli obiettivi Il costo di un obiettivo di grande formato non è determinato tanto dalla qualità ottica - che rimane in ogni caso elevatissima quanto dall’ampiezza del cerchio di copertura.
Gli obiettivi Quanto più questo è ampio, tanto maggiore sarà la possibilità di movimenti.
Gli obiettivi Il disegno raffigura lo spostamento dell’area del negativo all’interno del cerchio di copertura in caso di decentramento verso l’alto (A) e verso il basso (B).
Le pellicole
Le pellicole Gli apparecchi a corpi mobili accettano pellicole piane, o lastre, di diversi formati, dal 9 x 12 cm al 20 x 25 cm o superiori. Il formato 4 x 5 pollici (10 x 12 cm circa) si rivela ideale per la fotografia sul campo. Le pellicole piane vengono inserite in “châssis” rigidi come quello raffigurato qui a fianco.
Le pellicole Gli châssis devono essere caricati e scaricati in camera oscura, oppure - quando si lavora all’aperto - utilizzando una camera oscura portatile (changing bag).
Le pellicole I dorsi a caricamento rapido permettono di utilizzare pellicole piane precaricate in buste di cartoncino ed evitano i rischi derivanti dalla manipolazione delle lastre (soprattutto polvere e peluzzi). Purtroppo la scelta è limitata a pochi tipi di emulsione.
Le pellicole Ogni apparecchio progettato per un determinato formato accetta anche tutti i formati inferiori, compresi i caricatori per pellicola in rullo tipo 120 che consentono la realizzazione di fotogrammi di medio formato (dal 4, 5 x 6 al 6 x 12 cm).
L’esposizione
L’esposizione Le macchine di grande formato non dispongono di esposimetro TTL come le reflex 35 mm. Per determinare l’esposizione ci si serve di un esposimetro separato.
L’esposizione Alla lettura in luce riflessa di tipo spot (necessaria per misurare separatamente le diverse zone dell’inquadratura) si affianca quando possibile - una misurazione della luce incidente. Determinare l’esposizione corretta ai fini dell’applicazione del sistema zonale richiede tempo, ma anche conoscenze che non possono essere improvvisate.
X IV VII VI IX I III V II © Michele Vacchiano
L’esposizione Nessun esposimetro, per quanto sofisticato, potrà mai sostituire la sensibilità e l’esperienza del fotografo, e non soltanto nelle situazioni di luce “difficili” che spesso rendono inaffidabili le reflex superautomatiche.
L’esposizione Gli obiettivi hanno una luminosità che può apparire limitata al principiante: l’apertura relativa massima si aggira, nella maggior parte dei casi, tra f/5, 6 e f/8.
L’esposizione Per contro possono chiudersi a valori molto ridotti: l’apertura di lavoro si aggira intorno a f/22, ma si può arrivare normalmente a f/64 e talvolta a f/90, soprattutto quando la profondità di campo diventa un parametro critico.
L’esposizione Lavorando con diaframmi così chiusi, è facile capire come l’esposizione possa durare parecchi secondi, ulteriormente aumentati dalla necessità di compensare il difetto di reciprocità.
L’esposizione Questo rende indispensabili: • Lo scatto flessibile; • Il cavalletto o treppiede
L’esposizione Quanto detto fin qui evidenzia il limite fondamentale della fotografia in grande formato: l’impossibilità di fotografare soggetti in rapido movimento, a meno che non si trovino tanto vicini da poter essere illuminati con il flash…
L’esposizione Quanto detto fin qui evidenzia il limite fondamentale della fotografia in grande formato: l’impossibilità di fotografare soggetti in rapido movimento, a meno che non si trovino tanto vicini da poter essere illuminati con il flash… …ma il grande formato non è nato per questo!
L’esposizione I suoi principali campi di applicazione sono infatti l’architettura, il paesaggio, la fotografia pubblicitaria, lo still-life… Insomma tutti quei generi fotografici che possono avvantaggiarsi delle possibilità creative che solo un apparecchio a corpi mobili consente.
Sul campo
Sul campo Che cosa serve davvero per fotografare all’aperto col grande formato?
Sul campo Innanzitutto la macchina. La scelta migliore è una folding in legno 4 x 5 pollici, piccola e leggera ma solida.
Sul campo E’ ovviamente possibile adoperare anche all’aperto un apparecchio a banco ottico, ma è bene farlo soltanto quando non si debbano percorrere lunghi tratti a piedi e si possa restare nei pressi dell’auto.
Sul campo Gli obiettivi andranno scelti in base alle proprie esigenze di ripresa. Un buon corredo dovrebbe comprendere almeno una focale grandangolare, un obiettivo standard tra i 150 e i 210 mm e un obiettivo fra i 300 e i 400 mm, eventualmente a schema tele.
Sul campo Lo schema a teleobiettivo caratterizzato da un tiraggio complessivo inferiore alla lunghezza focale nominale consente l’uso di lunghe focali anche con macchine portatili caratterizzate da una ridotta capacità di allungamento del soffietto.
Sul campo Lo scatto flessibile è indispensabile per evitare di imprimere vibrazioni all’obiettivo durante l’esposizione, che può durare parecchi secondi.
Sul campo Dovremo inoltre procurarci: Un esposimetro esterno…
Sul campo Dovremo inoltre procurarci: Un panno nero per osservare il vetro smerigliato quando la luce ambientale è forte…
Sul campo …e poi un contenitore per trasportare il tutto. In commercio si trovano zaini che possono contenere con facilità una attrezzatura di grande formato.
Sul campo Senza dimenticare infine gli châssis già caricati a casa, oppure - se si vuole lavorare più comodi - un dorso per pellicola in rullo 6 x 9…
Sul campo …che garantisce una qualità non troppo diversa dal classico 4 x 5” a fronte di una maggiore rapidità operativa e - non ultimo - di un costo significativamente inferiore.
Sul campo Ovviamente non bisogna dimenticare il cavalletto, senza il quale la fotografia in grande formato non si può fare.
Il grande formato e il digitale L’uso di dorsi digitali sulle fotocamere di grande formato ha preceduto di molto le compatte e le reflex digitali usate ormai dalla maggioranza dei dilettanti. Ai dorsi a scansione, straordinariamente performanti ma lenti, adatti quindi a riprendere soggetti immobili in studio (food, still-life, pubblicità)…
Il grande formato e il digitale …si sono da non molti anni affiancati i dorsi ad acquisizione, in pratica gli stessi che si usano sulle reflex di medio formato. Ovviamente le piccole dimensioni del sensore (molto inferiori a quelle di una pellicola piana) pongono qualche problema all’utilizzo su macchine tradizionali.
Il grande formato e il digitale Innanzitutto gli obiettivi devono avere una lunghezza focale adeguata al formato: un 150 mm, “normale” sul 4 x 5”, si comporterebbe come un medio tele sul formato digitale. Quindi sono necessarie focali proporzionalmente più corte…
Il grande formato e il digitale …che rendono di fatto inutili le dimensioni degli apparecchi tradizionali: non sono più necessari soffietti molto lunghi né movimenti molto ampi. Le ridotte dimensioni dell’area sensibile richiedono che tutto l’apparecchio si riduca in proporzione. Per questo i costruttori propongono banchi ottici “in miniatura” adatti all’uso con i dorsi e gli obiettivi digitali.
Il grande formato e il digitale Gli obiettivi, dal canto loro, devono garantire un potere risolvente più elevato, dal momento che il file digitale dovrà essere sottoposto a un fattore di ingrandimento superiore a quello di una lastra per ottenere le stesse dimensioni di stampa.
Il grande formato e il digitale In conclusione, possiamo dire che - pur essendo teoricamente possibile applicare un dorso digitale di medio formato a un apparecchio a banco ottico tradizionale questa operazione può rivelarsi scomoda (di fatto l’apparecchio sarebbe sovradimensionato rispetto alla superficie di acquisizione) e limitante dal punto di vista operativo (impossibilità di usare grandangoli).
Il grande formato e il digitale Questo non vuol dire che il grande formato su pellicola abbia concluso il suo ciclo vitale! La pellicola vivrà ancora a lungo e per determinate applicazioni rimane insuperata. Il digitale e l’analogico sono due sistemi diversi e complementari, non necessariamente alternativi, e i loro campi di applicazione si sovrappongono solo in parte (come del resto avviene per il cinema e la televisione).
Il grande formato e il digitale Dato lo scarso numero di scatti che normalmente si eseguono in grande formato durante una giornata di lavoro, lavorare su pellicola e poi digitalizzare le immagini mediante uno scanner di buona qualità non si rivela più lungo o faticoso che elaborare i file RAW generati da un dorso o da una reflex digitali. Con una qualità - tra l’altro - decisamente elevata.
E adesso. . .
Siamo pronti! Adesso bisogna dimenticare tutto ciò che si credeva di avere appreso sulla fotografia, per entrare in un nuovo e strano mondo…
Siamo pronti! …il mondo di Ansel Adams e degli altri grandi maestri: Edward Weston, Tina Modotti, Vittorio Sella, Weegee, Dorothea Lange…
Siamo pronti! Un mondo dove la percentuale di errori possibili è di gran lunga più elevata di quanto un fotoamatore possa immaginare…
Siamo pronti! …dove la sequenza delle operazioni da svolgere richiede attenzione ed esperienza (il tempo minimo per scattare una fotografia non è mai inferiore ai dieci minuti)…
Siamo pronti! …dove l’osservazione di un’immagine capovolta e con i lati invertiti consente un livello di concentrazione mai conosciuto prima, un approccio alla fotografia che io non esito a definire meditativo…
Siamo pronti! …che ci regala la possibilità di lavorare con geometrica precisione su un insieme quasi astratto di linee e toni, senza lasciarci distrarre da quelle suggestioni extrafotografiche spingono il dilettante a scattare una fotografia che al momento dell’inquadratura può magari apparire interessante, ma che una volta stampata su carta si rivelerà impietosamente banale.
Siamo pronti! Adesso siamo pronti a sperimentare una nuova dimensione, dove la totale ed incondizionata libertà creativa ci consentirà di strutturare un’immagine che potremo considerare nella sua più genuina accezione di opera d’arte.
Benvenuti nel regno dell’avventura! www. michelevacchiano. com info@michelevacchiano. com
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