MATERIE PRIME IMPIEGATE NELLA ALIMENTAZIONE AVICOLA LORO ORIGINE
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MATERIE PRIME IMPIEGATE NELLA ALIMENTAZIONE AVICOLA LORO ORIGINE E PROBLEMATICHE QUALITATIVE CONNESSE Bruno Tempesta 1
Definizione di “Materia Prima” Materia prima o mangime semplice: I diversi prodotti di origine vegetale od animale, allo stato naturale, freschi o conservati, nonché i derivati della loro trasformazione industriale, come pure le sostanze organiche ed inorganiche, comprendenti o no additivi, destinati come tali all’alimentazione degli animali per via orale, o ad essere impiegati come materie prime per la preparazione di mangimi composti o come supporto degli integratori. n Bruno Tempesta 2
Riassunto Presentazione n n n n Categorie principali di materie prime Origine geografica delle stesse Breve singola descrizione delle tecniche produttive (storia ed attualità) Breve descrizione delle tecniche di conservazione Breve singola descrizione delle tecniche di trasformazione Contratti tipo di acquisto (parametri considerati) Problematiche qualitative Bruno Tempesta 3
Categorie di materie prime n n n Cereali, loro prodotti e sottoprodotti Semi oleosi, frutti oleosi, loro prodotti e sottoprodotti Semi di leguminose, loro prodotti e sottoprodotti Tuberi e radici, loro prodotti e sottoprodotti Altri semi e frutti, loro prodotti e sottoprodotti Foraggi, compresi i foraggi grossolani Bruno Tempesta 4
Categorie di materie prime n n n Altri vegetali, loro prodotti e sottoprodotti Prodotti lattiero caseari Prodotti di animali terrestri Pesci, altri animali marini, loro prodotti e sottoprodotti Minerali Vari Bruno Tempesta 5
Riferimenti normativi materie prime n n A livello europeo le direttive 96/24/CE, 98/67/CE e 98/87/CE relative alla circolazione di materie prime per mangimi recepite in ambito nazionale dal: DECRETO LEGISLATIVO 17 agosto 1999, n. 360 (pubblicato sulla GU n. 246 del 19/10/1999) Bruno Tempesta 6
Materie prime per alimentazione Animale ed avicola in particolare n La ricerca e l’utilizzo delle possibili materie prime si è sviluppato di concerto con l’evolversi delle conoscenze in campo di alimentazione specialmente a seguito di studi scientifici sui fabbisogni nutrizionali degli animali allevati. Bruno Tempesta 7
Materie prime per alimentazione Animale ed avicola in particolare Lo sviluppo si può suddividere in due filoni: Ricerca di materie prime ideali per soddisfare i fabbisogni. Possibile impiego di sottoprodotti della alimentazione umana nella alimentazione degli animali. n Bruno Tempesta 8
Suddivisione delle materie organiche in alimentazione (macro categorie) “richieste nutrizionali” n n Proteine Carboidrati Grassi Sostanze minerali Bruno Tempesta 9
Suddivisione delle materie organiche in alimentazione n n Proteine (nutrizione azotata) importanti il tipo e la qualità delle stesse. Carboidrati: per l’avicolo sono importanti solo le fonti di amido in quanto gli avicoli non hanno la capacità di digerire la cellulosa (e quindi principalmente i cerali). Grassi utilizzati per la loro concentrazione in energia. Minerali per il loro apporto in macro e oligoelementi. Bruno Tempesta 10
Suddivisione delle materie organiche in alimentazione n Ad esclusione dei lipidi che chiaramente sono solamente apportatori di sostanze grasse, le altre materie prime contengono contemporaneamente, in misura diversa come percentuale, sostanze diverse, e quindi vanno valutate nel loro complessivo valore nutrizionale (il mais ha principalmente un contenuto in amido ma anche un contenuto in proteine e lipidi) Bruno Tempesta 11
Categorie di materie prime n n n Cereali, loro prodotti e sottoprodotti Semi oleosi, frutti oleosi, loro prodotti e sottoprodotti Semi di leguminose, loro prodotti e sottoprodotti Tuberi e radici, loro prodotti e sottoprodotti Altri semi e frutti, loro prodotti e sottoprodotti Foraggi, compresi i foraggi grossolani Bruno Tempesta 12
Categorie di materie prime n n n Altri vegetali, loro prodotti e sottoprodotti Prodotti lattiero caseari Prodotti di animali terrestri Pesci, altri animali marini, loro prodotti e sottoprodotti Minerali Vari Bruno Tempesta 13
Categorie di materie prime n n In avicoltura, l’apparato digestivo degli animali e la ricerca di risultati tecnici sempre più spinti (assieme a genetiche sempre più esigenti) ha creato la necessità di disporre di materie prime contenenti forti concentrazioni di nutrienti per soddisfare i fabbisogni. Le materie prime impiegate sono generalmente in un numero limitato e sempre meno si fa ricorso a sottoprodotti. Bruno Tempesta 14
Cereali, loro sottoprodotti e sottoprodotti n n n I grani interi di qualunque cereale, compreso il grano saraceno, indipendentemente dalla forma di presentazione, da cui non sia stato asportato altro che il tegumento o la pula Da sempre gli avicoli sono conosciuti per essere dei granivori ed i cereali hanno costituito la base dello sviluppo della loro alimentazione. Principalmente sono apportatori di amidi ma anche, in misura non trascurabile, di proteine e grassi. Bruno Tempesta 15
Cereali, loro sottoprodotti e sottoprodotti I principali cereali che conosciamo tutti sono: MAIS GRANO TENERO GRANO DURO SORGO ORZO AVENA n Bruno Tempesta 16
MAIS n n Cereale principe per la alimentazione avicola In genere in Italia siamo autosufficienti e pure dicasi in Europa La maggior parte del prodotto utilizzato è di produzione nazionale Produzione stagionale: si semina in primavera e si raccoglie a settembre. Bruno Tempesta 17
MAIS – PRINCIPALE ZONA DI PRODUZIONE Bruno Tempesta 18
PROBLEMATICHE LEGATE ALLA QUALITA’ DEL MAIS n n n Proviene da una enorme varietà di ambienti di coltivazione (terreni, climi, sistemi di irrigazione diversi). E’ influenzato dalla stagionalità. Si deve conservare per quasi un anno. Bruno Tempesta 19
Ambienti di coltivazione n Si va dai terreni sabbiosi e senza possibilità di irrigazione di certe zone del nord (alto veneto, friuli, ecc) dove la qualità è influenzata dalla stagionalità (piogge) o da eventi dannosi (grandine) a terreni profondi ed irrigabili dove la qualità è più costante a terreni molto freddi dove il mais matura molto tardi. Bruno Tempesta 20
Ambienti di coltivazione n Durante il ciclo di coltura la qualità è influenzata dai fattori climatici a cui va incontro soprattutto per quanto riguarda la possibilità di sviluppo di muffe per cui una stagione piovosa può portare allo sviluppo di problematiche qualitative legate alla presenza di micotossine sul prodotto. Bruno Tempesta 21
Ambienti di coltivazione n Questa possibile inquinamento da micotossine non risulta quasi mai essere omogeneo sul territorio nazionale a causa delle variabili pedoclimatiche da zona ed in certi casi vi sono riscontrate zone senza problematiche mentre altre zone sono risultate estremamente colpite nella stessa annata di produzione. Bruno Tempesta 22
Micotossine n n In genere comunque la maggiore pericolosità si ha quando vi sono precipitazioni durante la fase di raccolta (da settembre ai primi di novembre) Le aziende mangimistiche sono molto attente nel controllo del possibile contenuto in micotossine all’inizio della campagna del mais (mesi di settembre- dicembre). Bruno Tempesta 23
Micotossine n n Il problema principale risulta essere che le micotossine possibili sono numerose e la ricerca di tutte su ogni singola camionata di mais risulterebbe troppo onerosa. In genere si procede mediante una serie di controlli statistici per individuare il possibile grado di pericolosità per zona di provenienza del mais stesso. Bruno Tempesta 24
Micotossine n Un mio consiglio personale è di effettuare un controllo organolettico molto intenso sul mais in entrata rifiutando la merce che presenta chicchi alterati, ammuffiti, odori particolari od una presenza di chicchi frantumati alta (superiore al 2/3%) perché, anche se non è sempre così, nella maggior parte dei casi più il mais è brutto e più c’è il pericolo di presenza di micotossine. Bruno Tempesta 25
Qualità del mais durante la conservazione n n n Il mais per essere conservato viene stoccato in magazzini orizzontali (capannoni) o silos verticali. Il grado di conservabilità del mais dipende principalmente dai seguenti fattori: umidità del prodotto, temperatura, e durata del periodo di conservazione. Durante la fase di conservazione per effetto di gradienti termici vi è una migrazione di umidità all’interno della massa con formazione di nuclei di sviluppo di muffe e quindi, potenzialmente, di micotossine. Bruno Tempesta 26
Qualità del mais durante la conservazione n n Il problema principale durante la fase della conservazione è il possibile sviluppo fungino all’interno di un magazzino. Il pericolo risulta essere complicato dal fatto che, in un magazzino contenente migliaia di tonnellate di mais, ci possono essere delle zone delimitate in cui c’è stato lo sviluppo fungino mentre la qualità della massa risulta soddisfacente. Durante la fase di riconsegna del prodotto se gli operatori si accorgono di qualche zona di ammuffimento, provvedono a mascherare il problema diluendo il prodotto con altro mais. Bruno Tempesta 27
Qualità del mais durante la conservazione n n I raccoglitori di mais hanno tutto l’interesse a mascherare il problema per cui è necessaria una attenta vigilanza da parte del personale addetto al ricevimento delle materie prime in entrata. Sarebbe buona cosa da parte dei raccoglitori di mais un impiego di un prodotto antifungino (miscele di acidi organici) durante la fase di conservazione ma, siccome questo è un costo, nessuno in pratica l’impiega. Bruno Tempesta 28
Mais – norme contrattuali n n Il mais a livello nazionale è regolato dal contratto nazionale 103 Su questo contratto si parla genericamente di merce sana, leale e mercantile, riferito al condizionamento. Nel contratto non c’è nessun riferimento a contaminazione fungina e o da microorganismi vari. Da tempo si sta cercando di modificare i contratti almeno per introdurre dei riferimenti alla qualità microbiologica del prodotto dato che poi all’industria mangimistica si fanno carico tutte le problematiche. Bruno Tempesta 29
Mais - qualità n Finora si è parlato di possibili sviluppi fungini con produzione di micotossine sia durante la fase di produzione sul campo sia durante la fase di conservazione (almeno bisognerebbe stabilire dei valori max in CMT, muffe e lieviti ed un valore max in Ergosterolo che è un indicatore della attività fungina. Quanti ppm? 3? 6? 10? ) Bruno Tempesta 30
Mais - qualità n Gli attori che intervengono nel settore della produzione, commercio ed utilizzo del mais sono diversi e molto spesso gli interessi risultano essere contrastanti per cui le discussioni sulla qualità del mais risultano essere lunghe e portano a poco. Bruno Tempesta 31
Mais - qualità Il mio suggerimento sarebbe che agli aggettivo si sostituiscano i numeri per quanto riguarda: Contaminazione in microorganismi Umidità del prodotto Chicchi spezzati Chicchi alterati o impurità relative ai chicchi Impurità varie o nulle Contenuto in Ergosterolo n Bruno Tempesta 32
Mais - qualità n n Ai numeri devono essere conseguentemente associate delle classi qualitative di mais a cui devono corrispondere dei prezzi di mercato diversi Il mais di diverse classi ha un diverso valore nutrizionale per gli animali Bruno Tempesta 33
GRANO tenero n Cereale utilizzato in avicoltura in associazione od in competizione di prezzo con il mais dal quale differisce per le caratteristiche nutrizionali soprattutto legate al tipo di amido ed alla assenza di xantofille per cui viene utilizzato in particolare per la produzione di broiler a cute bianca (in associazione con il sorgo). Bruno Tempesta 34
GRANO tenero n n L’industria mangimistica, per il grano risulta essere in competizione con l’alimentazione umana per cui agli animali si destina in genere ciò che non risulta essere utilizzabile per la panificazione Il ciclo di produzione si svolge con semina in autunno e raccolta a fine giugno. Bruno Tempesta 35
GRANO tenero n n n Le zone di produzione del grano inizialmente erano in ambito nazionale Da alcuni anni si sono rese disponibili anche grosse quantità di produzione CEE ( Francia, Inghilterra, ecc) e conseguentemente le problematiche qualitative (anche in virtù delle percentuali di inclusione) si sono accentuate. I problemi possono derivare anche dal fatto che a volte si rendono disponibili delle eccedenze di grano alimentare che qualche volta sono state conservate per più di qualche anno. Bruno Tempesta 36
GRANO tenero n n In passato l’impiego era limitato ad un periodo ristretto (luglio-settembre) in cui il mais era a fine periodo di conservazione e quindi a prezzi più alti fino al nuovo raccolto del mais. In passato l’impiego del grano era limitato anche dal tipo di amido di questo cereale (livello in NSPS) ma attualmente esistono degli enzimi specifici che migliorano la digeribilità del grano stesso. Bruno Tempesta 37
Grano tenero - qualità n n Valgono i ragionamenti fatti per il mais sulla contaminazione fungina e micossine soprattutto per il grano stoccato a lungo A queste problematiche si deve associare la variabilità in qualità nutrizionale legata al diverso peso specifico (peso ettolitrico) Bruno Tempesta 38
Grano tenero - attualità n n L’Europa si allarga Il cereale che si può coltivare dappertutto è il grano All’interno dell’Europa esiste la libera circolazione delle merci Di conseguenza sul mercato si trovano grani di provenienza e di qualità diversa e, a mio giudizio, serve un approfondimento sulle qualità nutrizionali e microbiologiche di questo prodotto. Bruno Tempesta 39
sorgo n n n Cereale alternativo soprattutto per la produzione di polli a cute bianca (non contiene xantofille) La zona di produzione è nel centro e sud Italia soprattutto in zone dove, a causa della non possibilità di irrigare, il mais non si può produrre Ha lo stesso ciclo stagionale del mais con raccolta a settembre e conservazione fino a aprile – giugno. Bruno Tempesta 40
Sorgo – zona di produzione Bruno Tempesta 41
Sorgo – qualità n Problematiche similari al mais con maggiore accentuazione in caso di autunni piovosi perché la pianta del sorgo ha la spiga più vicino al terreno e quindi in posto più umido. Bruno Tempesta 42
Sottoprodotti dei cereali n n n Sottoprodotti della lavorazione dei cereali per alimentazione umana Enorme variabilità qualitativa tra fornitore e fornitore Importanza fondamentale la conservazione di questi prodotti perché con la macinazione le spore fungine sono state disseminate in tutto il prodotto (il cereale ha il tegumento esterno che protegge) Bruno Tempesta 43
Sottoprodotti dei cereali Si tratta di : FARINETTE VARIE FARINACCI VARI CRUSCHELLI VARI CRUSCHE VARIE n Bruno Tempesta 44
Sottoprodotti di cereali n n n In genere risultano dai processi di macinazione del grano tenero e duro per alimentazione umana. Per potere macinare meglio i cereali, questi vengono bagnati prima della macinazione stessa. Acqua libera = sviluppo fungino Bruno Tempesta 45
Sottoprodotti dei cereali n n Vengono considerati dai produttori per umana dei sottoprodotti e come tali considerati Per i mangimisti sono delle materie prime che potrebbero essere economicamente vantaggiose ma che sono viste con tremendo sospetto per le potenziali problematiche connesse Bruno Tempesta 46
Sottoprodotti dei cereali n In genere se ne limita l’inclusione sia per il valore nutrizionale non elevatissimo sia per limitare i potenziali pericoli Bruno Tempesta 47
Semi oleosi, frutti oleosi, loro prodotti e sottoprodotti n Si tratta di semi e frutti che, come caratteristica principale hanno l’elevato contenuto in lipidi che vengono estratti in genere per alimentazione umana Bruno Tempesta 48
I principali semi e frutti oleosi risultano essere n n n n Soia Colza o canola Girasole Oliva Palma Cocco ecc Bruno Tempesta 49
Come sono trattati questi semi o frutti oleosi ? Dal seme o frutto intero od in parte, a mezzo di solventi o per pressione vengono estratti i lipidi contenuti per cui si ottengono due prodotti: OLIO FARINA DI ESTRAZIONE n Bruno Tempesta 50
Soia – principale seme oleoso Zone di produzione principali sono due: STATI UNITI D’AMERICA n Bruno Tempesta 51
Soia – principale seme oleoso Zone di produzione principali sono due: SUD AMERICA (BRASILE ED ARGENTINA) n Bruno Tempesta 52
SOIA - PRODUZIONE n n n In USA si raccoglie a settembre (emisfero settentrionale) In Brasile ed Argentina si raccoglie a marzo (emisfero meridionale) Usa e Sud America sono due continenti con variabili pedoclimatiche importanti e conseguentemente qualità estremamente variabili. Bruno Tempesta 53
Soia - trasformazione n Quello che risulta ancora più sconvolgente è il fatto che la soia tal quale viene lavorata in tantissimi stabilimenti (oleifici) per i quali il prodotto principalmente risulta essere l’olio di soia e la farina di estrazione di soia risulta essere un sottoprodotto Bruno Tempesta 54
Soia - trasformazione n PER NOI LA FARINA DI ESTRAZIONE DI SOIA RISULTA ESSERE L’APPORTATORE DI PROTEINE FONDAMENTALE PARTICOLARMENTE ADESSO CHE NON SI POSSONO PIU’ IMPIEGARE LE PROTEINE ANIMALI Bruno Tempesta 55
SOIA – QUALITA’ n n Solo un brevissimo accenno ai problemi di qualità della soia legati a: Livello proteico Solubilità della proteina Conseguentemente livelli variabili di aminoacidi Bruno Tempesta 56
SOIA – QUALITA’ n n Le farine di estrazione di soia sono importate da aziende di “trade” che si assumono l’incarico di acquistare nelle zone di produzione (due continenti) e vendere ai mangimisti italiani. Le soie si vendono per il contenuto min in proteina ed il contenuto max di fibra Bruno Tempesta 57
Soia contratti n I panelli e le farine di estrazione di semi e frutti oleosi sono regolate da contratti tipo tra cui, a titolo di esemplificazione il contratto n° 136 dei contratti italiani interassociativi. Bruno Tempesta 58
SOIA – QUALITA’ n Ma il punto scabroso della Soia risultano essere gli OGM Bruno Tempesta 59
SOIA – QUALITA’ n n La soia per migliorare la sua capacità di resistenza ad un erbicida è stata geneticamente modificata con l’impianto di un gene di resistenza a quello specifico erbicida. Questo gene si determina attraverso una analisi specifica per la ricerca dei marcatori sulla farina di estrazione. Bruno Tempesta 60
OGM - analisi n n A tutt’oggi non esiste nessun metodo in grado di determinare se un animale è stato alimentato con soia geneticamente modificata o con soia Ogm – free. L’analisi si può fare solo sul mangime. Bruno Tempesta 61
Produzione soia e OGM n n n Soia Usa è geneticamente modificata Soia Argentina è geneticamente modificata Soia Brasiliana è in parte geneticamente modificata ed in parte OGM free Bruno Tempesta 62
Produzione soia e OGM n n n In Europa c’è solo una produzione marginale di soia in grado di soddisfare una percentuale irrisoria dei fabbisogni di fonti proteiche Non voglio entrare in considerazioni etiche o tecniche perché il tempo è limitato La maggioranza degli animali allevati nel mondo sono alimentati con soia geneticamente modificata. Bruno Tempesta 63
Produzione soia e OGM n n n In Italia ogni Ton di soia non OGM (sotto 1% di OGM) costa 7/8 dollari in più rispetto ad una soia proteica di pari qualità. Se si parla di OGM sulle proteine della soia, allora si dovrebbe parlare alla stessa maniera di OGM anche per l’olio di soia che si utilizza sia per l’alimentazione umana che animale. Tecnicamente (nutrizionalmente) NON esiste nessuna differenza di risultati tra la soia ogm free e l’altra. Bruno Tempesta 64
Prodotti derivati da animali terrestri I sottoprodotti delle carni prodotte per alimentazione umana (le parti non edibili) venivano trattate per produrre: FARINE DI CARNE GRASSI ANIMALI n Bruno Tempesta 65
Prodotti derivati da animali terrestri FARINE DI CARNE: sono di fatto consentite solo quelle derivanti dai prodotti ex basso rischi per la alimentazione degli animali da compagnia GRASSI ANIMALI: per il momento sono consentiti ma si stà instaurando la tendenza a sostituire i grassi animali con grassi vegetali. Bruno Tempesta 66
Quali sono i sostituti dei grassi animali disponibili sul mercato n n n I Grassi animali possono essere sostituiti con degli oli vegetali Sorge il problema dello smaltimento (meglio dire utilizzo) dei grassi animali e delle farine di carne ma questo è un problema economico – politico – sociale Bisogna vedere la disponibilità di fonti lipidiche alternative e soprattutto la loro disponibilità. Bruno Tempesta 67
DEFINIZIONE DEI TERMINI GRASSO OD OLIO = MISCELE DI TRIGLICERIDE = UNA MOLECOLA DI GLICEROLO LEGATA A TRE MOLECOLE DI ACIDI GRASSI DIGLICERIDE = UNA MOLECOLA DI GLICEROLO LEGATA A DUE MOLECOLE DI ACIDI GRASSI MONOGLICERIDE = UNA MOLECOLA DI GLICEROLO LEGATA AD UNA SOLA MOLECOLA DI ACIDO GRASSO Bruno Tempesta 68
PRINCIPALI ACIDI GRASSI C 16/0 ACIDO PALMITICO SATURO C 18/0 ACIDO STEARICO SATURO C 16/1 AC PALMITOLEICO MONOINSATURO C 18/1 ACIDO OLEICO MONOINSATURO C 18/2 ACIDO LINOLEICO POLIINSATURO C 18/3 ACIDO LINOLENICO POLIINSATURO Bruno Tempesta 69
COMPOSIZIONE IN ACIDI GRASSI DEI GRASSI ANIMALI USATI IN ZOOTECNIA Bruno Tempesta 70
COMPOSIZIONE IN ACIDI GRASSI DEI GRASSI VEGETALI USATI IN ZOOTECNIA Bruno Tempesta 71
Grassi di deposito con polli alimentati con grassi animali Bruno Tempesta 72
Grassi di deposito di polli alimentati con olio di soia Bruno Tempesta 73
Con la sostituzione dei grassi animali con gli oli vegetali cosa si è prodotto? n n Un problema di smaltimento dei prodotti della macellazione Una necessità di aumentare le fonti lipidiche vegetali (che, considerazione non trascurabile sono molto più costosi dei grassi animali) Si ottengono dei risultati zootecnici peggiorativi rispetto ai grassi animali Si ottengono dei prodotti che sono peggiori rispetto a quelli precedenti (grassi più liquidi e minore conservabilità della carne) Bruno Tempesta 74
Con la sostituzione dei grassi animali con gli oli vegetali cosa si è prodotto? ……………. . bel progresso Bruno Tempesta 75
grazie Bruno Tempesta 76
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