Liberazione animale di Peter Singer Il dominio delluomo
Liberazione animale di Peter Singer
Il dominio dell’uomo Breve storia dello specismo La necessità di comprendere i motivi storico-culturali che hanno portato a questa tipologia di trattamento nei confronti degli animali e il motivo per cui non rientrano all’interno della considerazione morale. Se riusciamo a comprendere che le generazioni passate accettavano come giuste e naturali posizioni in cui oggi vediamo camuffamenti ideologici al servizio di pratiche egoistiche – e se, al contempo, non si può negare che noi continuiamo a usare gli animali per promuovere interessi per noi secondari in violazione dei loro interessi primari – può darsi che giungiamo a guardare con occhio più scettico a quelle giustificazioni delle nostre pratiche finora abbiamo considerate giuste e naturali (p. 216)
L’analisi storico-culturale si divide in tre grandi momenti: 1) Il pensiero precristiano: l’analisi dell’ebraismo e della grecità classica 2) Il pensiero cristiano dalle origini (Vangeli e San Paolo) fino alla modernità (Cartesio) 3) Il pensiero dell’Illuminismo e quello delle epoche successive Mi concentro sull’“Occidente” non perché le altre culture siano inferiori – per quanto riguarda gli atteggiamenti verso gli animali è vero il contrario – ma perché, nei due o tre secoli passati, le idee occidentali si sono diffuse fuori dell’Europa fino a forgiare oggi il modo di pensare della maggior parte delle società umane (p. 215)
Il pensiero precristiano La narrazione biblica del Vecchio Testamento: 1) Il Genesi racconta che Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza, e gli ha dato il potere su tutte le altre creature viventi – nel giardino dell’Eden, l’uomo viveva in armonia con gli altri viventi, il suo era un dispostismo benevolo 2) Dopo la caduta (causata da una donna e da un animale), Adamo ed Eva vengono vestiti di pelli animali (dunque l’uccisione diviene possibile), Abele è un pastore e compie sacrifici animali in onore di Dio
3) Il Diluvio racconta come la creazione venne quasi del tutto annientata a causa della malvagità dell’uomo: quando le piogge terminarono, Dio concede agli uomini il potere sul creato e sui viventi che lo abitano; 4) Nell’Antico Testamento, ci sono anche posizioni più compassionevoli nei confronti degli animali, per cui è possibile immaginare che la crudeltà indiscriminata fosse vietata e che siano due i paradigmi che possono essere ritrovati: a) Il paradigma del “dominio” b) il paradigma della “custodia”
Gli elementi della tradizione greca: a) La figura di Pitagora – vegetariano, nella sua scuola vi erano precetti in tal senso, secondo le testimonianze il motivo è che postulava la trasmigrazione delle anime b) Aristotele – nonostante ritenga che via sia continuità tra gli esseri umani e il resto del mondo animale (l’uomo è “animale razionale” e condivide con gli animali alcune funzioni dell’“anima”), sostiene che gli animali esistono per servire scopi umani; Aristotele ritiene inoltre che vi siano uomini che sono schiavi ‘per natura’, cioè la considerazione morale non contempla tutti gli uomini e, dunque, non contempla gli animali
Il pensiero cristiano Per comprendere la visione del mondo cristiana (che unisce tradizione ebraica e tradizione greca), occorre analizzare quale sia la sua novità rispetto al mondo romano sul quale si innesta: I romani non erano privi di sentimenti morali (…) Ciò che i giochi rivelano, con spaventosa chiarezza, è che tali sentimenti morali avevano un limite preciso (…) quando un essere non rientrava nella sfera di preoccupazione morale, tuttavia, l’inflizione di sofferenza era semplicemente divertente. Alcuni esseri umani – in particolare i criminali e i prigionieri di guerra – e tutti gli animali restavano al di fuori di tale sfera (p. 221)
I ‘progressi’ della morale cristiana Il cristianesimo portò nel mondo romano l’idea dell’unicità della specie umana, che aveva ereditato dalla tradizione ebraica (…) Gli umani, unici fra tutti gli esseri che vivono sulla terra, erano destinati a una vita dopo la morte corporea. Con questo compariva l’idea distintivamente cristiana della sacralità di ogni vita umana (…) la nuova dottrina era in molti sensi progressista, e portò a uno straordinario allargamento della limitata sfera morale dei romani (p. 221)
I limiti della morale cristiana nella considerazione morale degli animali Nel Nuovo Testamento non si trova la minima ingiunzione contro la crudeltà verso gli animali, o la minima esortazione a considerare i loro interessi (p. 221): 1) Il miracolo di Gesù e la morte di 2 mila maiali 2) L’ironia di San Paolo: “Forse che Dio si prende cura dei buoi? ” 3) Agostino, commentando l’episodio del miracolo di Gesù e dei maiali, sostiene che le regole morali valide tra gli uomini non sono valide nei confronti degli animali
4) Tommaso d’Aquino – la sua opera è un tentativo di conciliazione della filosofia aristotelica con il cristianesimo ed è a fondamento della filosofia della chiesa cristiana prima, poi, dopo la Riforma, della chiesa cattolica): a) la questione dell’uccidibilità degli animali viene risolta con l’argomento aristotelico della perfezione crescente b) la questione se sia sbagliato far soffrire gli altri animali non rientra nella considerazione morale perché i ‘peccati’ che l’uomo può compiere sono tre, contro Dio, contro se stessi, contro il prossimo c) l’unica blanda ingiunzione contro la crudeltà verso gli animali è che potrebbe portare anche alla crudeltà verso gli uomini – questa posizione fu ribadita ancora da Pio IX nel XIX° secolo, un inizio di revisione si è avuto soltanto con Giovanni Paolo II (e, sulle questioni ambientali, una certa attenzione oggi sembra averla Francesco I)
4) Francesco d’Assisi – dall’atteggiamento verso gli animali alla predica agli uccelli fino a una sorta di panismo estatico che, tramite un ‘amore universale’ lo conduce a una forma di benevolenza nei confronti della ‘creazione’; ma Francesco è sempre un uomo del suo tempo e, condividendo la ‘cosmologia’ cristiana, ritiene che ciò che esiste, esiste comunque per l’uomo 5) L’età dell’Umanesimo e del Rinascimento sottolineano la centralità dell’umano nell’universo (potenzialità e dignità) all’interno di una ‘scala’ per cui gli altri animali sono da considerarsi ‘inferiori’; ci sono comunque voci dissidenti come Giordano Bruno e Michel de Montaigne (che apprezzava molto Plutarco, l’unico pensatore dell’antichità a ritenere che la crudeltà verso gli animali fosse sbagliata in sé e non perché inducesse alla crudeltà verso altri uomini)
6) Cartesio – la sua visione degli animali nasce dall’unione del cristianesimo e della rivoluzione scientifica: tutta la realtà materiale è governata da principi meccanici (come quelli di un orologio), gli umani non sono macchine perché possiedono un’anima (partecipano di un’altra realtà nonmateriale), sono cioè coscienti e la coscienza non può sorgere dalla materia. La dottrina cristiana per cui solo gli uomini possiedono l’anima porta alla conclusione che solo gli uomini sono dotati di coscienza: gli animali sono dunque solo animali e se sembra che soffrano (si contorcono, gemono) è soltanto una reazione meccanica, come il rumore che può fare la molla di un orologio. L’epoca di Cartesio fu l’epoca in cui si diffuse la sperimentazione animale mediante vivisezione.
Una testimonianza dell’epoca sulla vivisezione a partire dalle idee cartesiane: Somministravano bastonate ai cani con perfetta indifferenza, e deridevano chi compativa queste creature come se provassero dolore. Dicevano che gli animali erano come orologi; che le grida che emettevano quando venivano percossi erano soltanto il rumore di una piccola molla che era stata toccata, e che il corpo nel complesso era privo di sensibilità. Inchiodavano poveri animali a delle tavole per le quattro zampe, per vivisezionarli e osservare la circolazione del sangue, che era un grande argomento di conversazione (p. 232)
L’Illuminismo e le epoche successive La sperimentazione sugli animali, nonostante la crudeltà, portò a una maggiore consapevolezza sulla ‘somiglianza’ fisiologica tra esseri umani e animali e questo condusse a un’epoca che può riassumersi in questi termini: noi siamo autorizzati a usare gli animali, ma dobbiamo farlo con delicatezza (p. 233) (Voltaire, Hume) L’epoca dell’Illuminismo è anche l’epoca del “buon selvaggio” (J. -J. Rousseau) e di una certa idealizzazione della Natura: l’uomo restava il padre, un po’ più benevolo, della famiglia degli animali
Anche le concezioni religiose si adeguarono a questo clima di maggiore benevolenza (Alexander Pope) Kant fu un’eccezione in questa epoca: Per quanto riguarda gli animali, noi non abbiamo nessun dovere diretto nei loro confronti. Gli animali non hanno autocoscienza e quindi non sono che dei mezzi rispetto a un fine; tale fine è l’uomo (Kant, citato in P. Singer, p. 234) L’epoca di Kant è anche quella di Jeremy Bentham, la cui importanza è stata già sottolineata, ma la cui influenza tardò a dare i suoi frutti
Nel XIX secolo ci furono le prime battaglie per riconoscere diritti legali agli animali: 1800 – primo tentativo (fallito) di una proposta di legge che vietasse i combattimenti tra cani e tori 1821 – disegno di legge (non accolto se non con ilarità) contro il maltrattamento dei cavalli, approvato l’anno successivo quando il proponente pose maggiormente l’accento su una questione di “proprietà privata” 1824 – nascita della Royal Society for the Prevention of Cruelty to Animals – prima organizzazione per il benessere animale
Una tappa fondamentale fu il 1859 quando Charles Darwin pubblicò L’origine della specie, rivoluzionando completamente l’immagine dell’uomo e la sua posizione nel mondo vivente – eppure, ben poco cambiò nella considerazione morale nei confronti degli animali, soprattutto per quanto concerne il cibarsi di carne. Molteplici le giustificazioni intellettuali addotte per il consumo di carne: 1) La “giustificazione divina”: non c’è giustificazione razionale vera e propria, ma occorre tornare alla Bibbia che dà il permesso di cibarsi di animali 2) La “giustificazione naturale”: l’attività predatoria è naturale, dunque anche l’uomo può ‘predare’
3) Lo stesso Bentham ritenne che c’erano buoni motivi per cibarsi di animali (la morte che soffrono è veloce e meno dolorosa di quella che patirebbero in natura) 4) Anche Darwin e Huxley, nonostante non credessero più nell’eccezionalismo umano, nei confronti degli animali ragionavano come ancora esistesse Mentre la concezione moderna del nostro posto nel mondo differisce enormemente da tutte le precedenti visioni che abbiamo esaminato, per quel che riguarda la questione pratica di come agire nei confronti degli altri animali ben poco è cambiato. Se gli animali non sono più del tutto al di fuori della sfera morale, si trovano ancora in un settore speciale vicino al margine esterno. Si consente che i loro interessi contino soltanto quando non confliggono con gli interessi umani (p. 242)
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