Levoluzione antropologico sociale della Famiglia La famiglia non

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L’evoluzione antropologico- sociale della Famiglia La famiglia non è mai stata una realtà immobile

L’evoluzione antropologico- sociale della Famiglia La famiglia non è mai stata una realtà immobile e monolitica, ha conosciuto varie trasformazioni con tensioni molto forti, perché risponde al contesto sociale e culturale del quale fa parte. Se guardiamo la famiglia dal punto di vista antropologico-sociale nel mondo occidentale, dobbiamo chiederci di quale famiglia vogliamo parlare, perché si possono individuare, schematicamente, almeno cinque modelli diversi di famiglia:

La famiglia patriarcale • La famiglia patriarcale: un universo chiuso, predominato dalla figura del

La famiglia patriarcale • La famiglia patriarcale: un universo chiuso, predominato dalla figura del padre, verso cui si nutre una certa soggezione; i legami familiari, pur essendo forti, non si basano sul calore naturale del cuore, ma sull’ubbidienza; si usano le maniere forti per educare ai modelli prestabiliti; nel nostro contesto sociale questo modello è quasi totalmente scomparso.

La famiglia nucleare o “affettiva”: • La famiglia nucleare o “affettiva”: le relazioni sono

La famiglia nucleare o “affettiva”: • La famiglia nucleare o “affettiva”: le relazioni sono intime e dolci; c’è un rafforzamento dei vincoli affettivi tra i membri al suo interno e c’è un indebolimento dei vincoli sociali. L’individuo ci guadagna: l’affetto tra gli sposi è maggiore, i rapporti tra padre e figli sono più intimi e distesi, l’autorità si fa sentire meno. Anche la donna in questo tipo di famiglia, può esprimersi con più libertà e creatività.

La famiglia “negoziale • La famiglia “negoziale”: concepita attorno all’individuo; ciascuno ha il suo

La famiglia “negoziale • La famiglia “negoziale”: concepita attorno all’individuo; ciascuno ha il suo spazio e la sua libertà. La pratica educativa privilegia la negoziazione e diventa democrazia, è spogliata del senso comunitario attorno a dei valori; si allargano gli spazi di autonomia individuale all’interno della stessa famiglia.

Quale famiglia? • La famiglia spezzata: separazioni e divorzi destrutturano la compagine familiare “classica”

Quale famiglia? • La famiglia spezzata: separazioni e divorzi destrutturano la compagine familiare “classica” e danno luogo a ricomposizioni a volte anche intricate. • Le non famiglie: le coppie di fatto e le monocomponenti dove si vive l’individualismo libertario; si rivendicano gli stessi diritti della famiglia riconosciuta dalla costituzione, ma si fa fatica ad assumerne i doveri.

Una famiglia privatizzata • Alla luce di queste schematiche indicazioni si può dedurre che

Una famiglia privatizzata • Alla luce di queste schematiche indicazioni si può dedurre che il quadro complessivo dei vissuti matrimoniali e delle dinamiche familiari è decisamente in evoluzione, porta in sé diverse fragilità ed ogni esemplificazione si rivela inadeguata, anche se alcune costanti è possibile individuarle. • Nei diversi modelli di famiglia, appena accennati, si tende a rivendicare una progressiva privatizzazione della identità e dei comportamenti familiari; per cui, tutto - sentimenti, aspirazioni, gusti, preferenze, aspettative - viene visto come un fatto privato, individuale e soggettivo, slegato da vincoli sociali e morali. • Si è passati dall’autorità paterna che attua un controllo soffocante ad un vuoto educativo che permette una libertà incondizionata, dove ognuno si sente autorizzato a poter fare tutto quello che gli piace.

Alla ricerca della famiglia • Possiamo sinteticamente dire che la specificità della crisi attuale

Alla ricerca della famiglia • Possiamo sinteticamente dire che la specificità della crisi attuale riguarda la grave e generalizzata difficoltà di dar vita e mantenere vive nel tempo relazioni familiari stabili che siano generative. • Oggi è messa in dubbio non solo la capacità di stabilire legami solidi e duraturi tra coniugi e tra genitori e figli, ma addirittura la capacità e persino la possibilità di riuscire a trasmettere il patrimonio affettivo e morale da una generazione all’altra. • Bisogna, altresì, tenere presente che le diverse visioni dell’istituto familiare esprimono logiche culturali diverse, che sono alla base del travaglio sociale di oggi; • esemplifico, a grandi linee, alcuni passaggi che esprimono le tendenze culturali verso cui, in modo consapevole o inconsapevole si sta camminando.

Si sta passando da una cultura totalizzante a una cultura del soggetto e del

Si sta passando da una cultura totalizzante a una cultura del soggetto e del frammento. • In passato fare appello alla Tradizione era fonte di garanzia; oggi, fare appello alla Tradizione significa richiamare in vita qualcosa di morto, di superato, qualcosa che va contro il progresso. • Oggi stiamo camminando verso la cultura del soggetto: la persona, cioè, vuole dare autonomamente le risposte ai propri quesiti, cercarle lei stessa, non accetta di essere inglobata in una risposta da altri o data per sempre. La persona vuole essere creatrice del suo futuro a partire dalla sua realtà. • Questo pone anche un aspetto molto problematico: si vive nella provvisorietà, si ha paura del definitivo e dell’irreversibile; parlare del “per sempre” e dell’impegno indissolubile incute sgomento. • La persona vuole esprimersi liberamente e poter cambiare opinione e scelte se non è più convinta di quello che ha detto e fatto. Domina il criterio della reversibilità in tutti i campi, da quello politico, a quello lavorativo, ma anche a quello affettivo e sessuale. Questa idea di reversibilità serpeggia in tutti i ceti sociali e in tutte le appartenenze religiose. • Dietro un divorzio o un tradimento la dimensione da prendere in considerazione non è solo quella morale, ma anche quella culturale, con cui bisogna profeticamente confrontarsi.

Si sta passando dalla cultura del dovere e della legge alla cultura del piacere

Si sta passando dalla cultura del dovere e della legge alla cultura del piacere e del desiderio. • Nella cultura del dovere al centro non vi era la persona ma il dovere, la persona era un’occasione o uno strumento per applicare la legge o il dovere; c’era la mortificazione dei propri desideri e delle proprie potenzialità, perché non si era coinvolti nel rapporto interpersonale; i rapporti basati sul dovere erano ripetitivi, dalle leggi nasce la ripetitività. • La cultura del soggetto mette in primo piano la dignità, la irripetibilità e l’unicità della persona, elementi tipici dell’antropologia cristiana. Ma nello stesso tempo pone in dialettica il rapporto tra persone e coppia. • Oggi, dal punto di vista antropologico, ma anche dalla prospettiva evangelica si sta riscoprendo lo spessore del piacere e la positività del desiderio. Vivere con piacere sembra un’etica non lontana dal vangelo. • Gesù è venuto perché l’uomo possa vivere felice non solo nell’aldilà, ma anche nell’aldiquà. Vivere la vita non per il piacere, ma con piacere dona alla persona la voglia di un rapporto più libero e meno passivo. • Il trarre gusto da quello che si fa e, quindi, farlo con piacere crea nella persona equilibrio, serenità, ma anche lo stimolo per continuare nel proprio impegno e nel proprio compito. • Il problema nasce quando non trovo più il piacere di portare avanti gli impegni assunti, quando non è più un piacere essere fedeli e responsabili alla scelta coniugale compiuta.

Si sta passando dalla cultura dell’unità alla cultura della differenza o dell’alterità. • Il

Si sta passando dalla cultura dell’unità alla cultura della differenza o dell’alterità. • Il valore della differenza accentua il valore dell’originalità di ciascuno, il valore dell’alterità annuncia che la persona non può essere soffocata neanche in nome dell’amore, e che il progetto di ciascuno va rispettato e promosso. • Quindi c’è un passaggio anche nel campo dell’amore e del matrimonio: dall’amore inteso come fusione, all’amore inteso come relazione e come rispetto dell’alterità dell’altro. • La cultura dell’alterità pone in grande risalto il valore della libertà; l’anelito alla libertà è da sempre presente nell’uomo; dal bisogno di libertà nasce il desiderio di autonomia. Ma qui bisogna dire che solo nella libertà e nell’autonomia è possibile scambiarsi l’amore. • Dentro questo passaggio va collocata anche la nuova e consapevole identità della donna, che rivendica parità di peso nelle scelte, che non accetta di avere un ruolo solo domestico, che cerca spazi professionali molto più coinvolgenti e totalizzanti di un tempo. • Tutto questo ovviamente va armonizzato con il ruolo e il senso della maternità.

La legislazione • Queste diverse logiche culturali hanno prodotto una nuova legislazione, promuovendo una

La legislazione • Queste diverse logiche culturali hanno prodotto una nuova legislazione, promuovendo una concezione del matrimonio e della famiglia, in qualche modo diversa da quella cristiana, all’insegna dell’individualismo libertario, definito dal presidente della CEI “patologia del post-moderno”. • Esemplifico con quanto è avvenuto nella legislazione italiana: nel 1969 la corte costituzionale depenalizza l’adulterio; nel 1970, in seguito a un referendum popolare, è ammesso l’istituto del divorzio. Caduti i pilastri della fedeltà e dell’indissolubilità, nel 1975, con la riforma del “diritto di famiglia”, il matrimonio diviene di fatto un contratto per il conseguimento di interessi privati; nel 1994 una risoluzione del parlamento europeo sui diritti degli omosessuali sollecita i Parlamenti nazionali ad accogliere nel proprio ordinamento il riconoscimento delle coppie omosessuali. • Nella legislazione indicata non sono più garantiti e difesi tutti gli elementi che strutturano il sacramento del matrimonio: la fedeltà, l’indissolubilità, la comunione di vita, la complementarietà dei sessi; • l’idea di vita coniugale che viene legiferata è altra rispetto all’idea di vita coniugale che sottostà al sacramento del matrimonio, nonostante il Concordato e il riconoscimento civile di quanto viene celebrato in Chiesa.