Le primavere arabe 5 anni dopo la disillusione
Le primavere arabe 5 anni dopo: la disillusione ha preso il posto della speranza di Andrea Spinelli 27. 01. 2016
Manifestazioni di protesta in Egitto contro il Presidente Mubarak. La polizia risponde con cariche, cannoni ad acqua e arresti. Il Cairo, 28 gennaio 2011. REUTERS/Yannis Behrakis
Le primavere arabe • All'inizio del 2011 un'ondata di proteste senza precedenti nel mondo arabo si è diffusa a macchia d'olio, partendo dal nord Africa, in tutto il Medio Oriente. Il fenomeno è stato chiamato Primavera Araba e i paesi più coinvolti in questa grande rivoluzione tutta interna al mondo arabo sono stati la Tunisia, dove tutto è cominciato, l'Egitto, la Libia, lo Yemen, l'Algeria, l'Iraq, il Bahrein, la Giordania e Gibuti mentre minore è stata la risposta sociale in Mauritania, Arabia Saudita, Oman, Sudan, Somalia, Marocco e Kuwai
Il movimento popolare rappresentato dai dimostranti ha mostrato al mondo … - non solo la frustrazione dei popoli, soprattutto dei giovani, arabi e mediorientali - ma anche e sopratutto la carica propositiva e la capacità organizzativa di tali popoli, che hanno sapientemente utilizzato i social media per organizzare le manifestazioni, comunicando tra loro e contagiando in brevissimo tempo tutto il mondo arabo. Dopo la Tunisia infatti è stata la volta dell'Egitto, sceso in piazza il 25 gennaio 2011 contro il dittatore Hosni Mubarak, dello Yemen il 27 gennaio, dell'Iraq il 12 febbraio, della Libia il 15, della Siria il 18 marzo. In tre mesi il mondo arabo era in rivolta contro i dittatori corrotti sotto i quali disoccupazione e povertà erano divenute una parte integrante della vita sociale della maggioranza. I prezzi in aumento, gli abusi di ogni tipo da parte delle autorità, a cominciare dalla polizia, l'assenza di libertà personali e di diritti civili hanno fatto da detonatore nella Primavera Araba.
Quali cambiamenti hanno prodotto le primavere arabe? I manifestanti in Marocco e Giordania hanno chiesto, e ottenuto, riforme economiche e politiche hanno colpito molto sia la monarchia marocchina che quella giordana, ma in Egitto e Tunisia chiedevano le dimissioni del capo dello Stato. Il tunisino Ben Alì fu costretto a fuggire dopo 23 anni di potere e dopo nemmeno un mese di proteste di piazza: il 14 gennaio 2011 l'ex presidente ha abbandonato la Tunisia per Jedda, in Arabia Saudita, dove si trova in esilio dorato. Il 12 giugno 2013 è stato condannato a 90 anni di carcere.
In Libia è andata molto peggio: i libici si sollevarono dopo decenni di regime estremamente repressivo e violento, un regime che poggiava solide basi internazionali sui pozzi di petrolio più ricchi del nord Africa. Quelle basi crollarono dopo cinque mesi di proteste, quando il 16 maggio 2011 il procuratore del Tribunale Penale Internazionale Luis Moreno Ocampo chiede ufficialmente l'incriminazione del colonnello, di suo figlio Sayf al-Islam e del capo dei servizi libici Abd Allah al-Sanussi per crimini contro l'umanità. Dopo un intervento NATO a guida francese, il 20 ottobre Gheddafi viene pestato e ammazzato da una milizia ribelle affiliata al Comitato nazionale di Transizione libico. Sembra la fine di Mussolini, il cadavere viene vilipeso ed umiliato sul cofano di un pick-up mentre tutt'attorno si sparano colpi di kalashnikov in aria per festeggiare: è l'immagine di quella che sarebbe diventata la Libia nel giro di cinque anni: un paese dilaniato e diviso dove comanda chi ha il fucile con più munizioni a disposizione.
In Egitto le cose andarono diversamente: lo stato d'emergenza era in vigore nel paese dalla morte di Sadat, avvenuta nel 1981. I manifestanti, sopratutto quelli riuniti a piazza Tahir al Cairo, erano motivati dai recenti fatti tunisini e chiedevano la rimozione dello stato d'emergenza. L'11 febbraio 2011 Mubarak fu costretto alle dimissioni, dopo che per giorni gli scontri tra esercito e manifestanti erano stati violentissimi sia al Cairo che ad Alessandria. Inizialmente sembrava che la bufera giudiziaria su di lui e sulla sua famiglia, tutti accusati di corruzione ed appropriazione indebita di beni e fondi pubblici, potesse addirittura portarlo al patibolo: l'ex-dittatore era accusato di aver ordinato omicidi mirati e di massa durante le proteste. Arrestato, poi ricoverato, portato in barella nelle gabbie dell'aula del tribunale al Cairo, il 29 novembre 2014 viene prosciolto dalle accuse di omicidio e assolto da quelle di corruzione: è stato condannato a 3 anni per sottrazione di fondi pubblici destinati ai restauri del palazzo presidenziale.
Mubarak, un ex militare, è stato di fatto graziato dalla nuova giunta militare che si è messa alla guida dell'Egitto, comandata dal generale Abd El Fattah al-Sisi. Infatti chiamati alle urne i cittadini votarono per i Fratelli Musulmani di Mohamed Morsi ma i risultati di quelle elezioni furono rovesciati dall'ennesimo golpe militare di Al –Sisi. I vertici e i dirigenti dei Fratelli Musulmani egiziani sono stati condannati a morte.
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