Le politiche attive del lavoro Si basano sul
Le politiche attive del lavoro Si basano sul principio della necessità di garantire un rapporto diretto tra il sistema di sicurezza sociale e l’occupazione. Sotto l’etichetta «politiche attive del lavoro» si devono ricomprendere non solo i programmi di riqualificazione e formazione, di intermediazione del lavoro e di sostegno all’imprenditorialità, ma anche le misure di conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro e i programmi di promozione della partecipazione femminile al mercato del lavoro
Gli incentivi al lavoro Sono prestazioni sociali finalizzate a garantire la tutela e l’esistenza di persone che esercitano un’attività lavorativa generalmente a basso reddito. Gli strumenti maggiormente utilizzati nell’ambito di questo tipo di interventi sono l’utilizzo delle imposte sul reddito e i programmi di credito fiscale. Queste politiche sono state attuate mediante l’erogazione di sussidi di tipo finanziario al lavoro invece che alla disoccupazione.
Le politiche di workfare Con questo termine si fa riferimento all’introduzione di criteri di tipo occupazionale per coloro che fanno richiesta di un sussidio o un aiuto pubblico. Le politiche di worfare costituiscono una variante particolare delle politiche attive del lavoro con le quali condividono le finalità generali, ma risultano molto più pervasive per quanto attiene alle modalità pratiche di attuazione. La logica delle politiche di worfare si basa sul principio secondo il quale la scelta di cercare e mantenere un posto di lavoro è l’esito di un calcolo costi benefici. Le politiche di workfare introducono elementi di sanzionamento (ad esempio la riduzione o l’eliminazione di sussidi economici) per gli individui che si rifiutano di partecipare a programmi di lavoro e formazione finalizzati a favorire il loro transito da una situazione di disoccupazione a una di occupazione o migliore occupabilità
Lo sviluppo di un’economia mista di servizi E’ necessario favorire lo sviluppo di nuove unità d’offerta diverse da quelle tradizionali di Stato e famiglia. E’ importante coinvolgere l’iniziativa privata , sia for profit che nonprofit, nel settore della protezione sociale. «Privatizzare» il sistema di Welfare significa attuare modifiche comportino un affidamento di alcune funzioni a soggetti privati. Il coinvolgimento di soggetti privati non elimina sempre e completamente l’intervento pubblico, ma spesso lo affianca. Le principali strategie seguite per il raggiungere l’obiettivo dello sviluppo di un’economia mista del Welfare sono state: a) Le politiche di affidamento di servizi a soggetti privati b) le politiche di mercatizzazione c) Le politiche di incentivazione della domanda privata
Le politiche di affidamento dei servizi a soggetti privati Questa strategia mira a trasferire la produzione di beni e servizi di Welfare al settore privato con l’obiettivo di incrementare l’efficacia e la qualità dell’offerta, ma lasciando inalterate o quasi le modalità di finanziamento pubblico della spesa. Lo Stato continua a rivestire un ruolo centrale, con il ruolo di programmatore e con l’onere del finanziamento. Questa strategia viene anche denominata «privatizzazione funzionale» perché separa il finanziamento dei servizi di Welfare dalla loro erogazione e trasferisce al privato l’erogazione. Viene anche denominata «privatizzazione parziale» perchè modifica il mix di strumenti utilizzati. I principali vantaggi di questa strategia d’intervento derivano da un aumento dell’efficienza del sistema e della qualità delle prestazioni offerte.
Le politiche di mercatizzazione Questa seconda strategia è finalizzata allo sviluppo di un’economia mista del Welfare mediante l’attuazione di programmi di riforme espressamente orientate alla competizione. Tra queste, un posto di rilievo è occupato dalle riforme dei quasi-mercati. Si tratta di un sistema di «mercati» sviluppati in settori in cui lo Stato svolgeva precedentemente un ruolo di monopolista. Sul lato dell’offerta questi mercati non sempre mirano alla massimizzazione del profitto e non sempre sono di proprietà di privati. Sul lato della domanda, il potere d’acquisto degli utenti non è spesso espresso in termini monetari. L’acquisto dei servizi non è finanziato dai consumatori come nei mercati puri, ma è centralizzato in una singola agenzia statale o può assumere la forma di un voucher e di un budget assegnato ad ogni utente e destinato all’acquisto di uno specifico servizio. Non c’è passaggio di denaro fra l’utilizzatore finale e il produttore del servizio. La diffusione dei quasi-mercati indica la volontà di procedere verso un rinnovamento profondo delle modalità di erogazione dei servizi di Welfare , in direzione di una maggiore competizione e di un più elevato potere di scelta da parte dei cittadini.
Le politiche di incentivazione della domanda privata Risponde a una serie di obiettivi. Mira ad attivare anche le risorse dei cittadini per contribuire al finanziamento dei servizi. Si propone di favorire lo sviluppo di un mercato di servizi di Welfare capace di generare occupazione e posti di lavoro aggiuntivi rispetto a quelli esistenti e sostenere comportamenti di acquisto di servizi che possono promuovere lo sviluppo di nuove culture del Welfare, meno dipendenti dall’intervento pubblico e più autonome e propositive nell’orientare l’offerta dei servizi.
Le politiche di incentivazione della domanda privata La domanda privata è stata promossa attraverso due tipologie di scelte politiche. La prima è consistita nel non ampliare l’entità dei trasferimenti e l’offerta gratuita di beni e servizi. Questo tipo di intervento viene definito tecnicamente Demand Driver Privatization. La seconda scelta consiste nella riduzione intenzionale dei livelli di copertura di particolari prestazioni in modo da costringere i beneficiari a integrare le stesse con l’acquisto di prestazioni sul mercato. Entrambe queste scelte hanno determinato un aumento della domanda privata di assicurazioni e servizi sociali.
I campi di intervento delle politiche sociali
I campi di intervento delle politiche sociali Praticamente in tutti i paesi europei la percentuale più consistente di spesa sociale è destinata a finanziare trasferimenti previdenziali (anzianità e reversibilità). La spesa sanitaria rappresenta la seconda categoria di spesa , con un peso variabile tra il 10% dei paesi di fascia alta e il 5% dei paesi di fascia bassa. I sussidi di disoccupazione costituiscono in realtà soltanto una quota marginale delle risorse destinate a finanziare le politiche sociali Una percentuale superiore di spesa è invece quella rappresentata dai programmi per la famiglia e l’assistenza. Quando si parla di politiche sociali si possono distinguere quattro principali ambiti di intervento: a) Le politiche previdenziali b) Le politiche sanitarie c) Le politiche del lavoro d) Le politiche socio-assistenziali
Le politiche previdenziali mirano a fornire un reddito alle persone che non sono più in grado di percepire un reddito dal lavoro a causa dell’età. Esse hanno diversi obiettivi: 1) Garantire un reddito per la vecchiaia 2) Evitare i rischi di povertà 3) Incidere sulle scelte di risparmio individuali Una prima fondamentale funzione delle politiche previdenziali è quella regolativa. Gli obiettivi della funzione regolativa sono quelli di stabilire le regole in base alle quali i sistemi previdenziali sono chiamati a funzionare. I principali ambiti della regolazione riguardano la scelta dei sistemi pensionistici, il tipo di copertura, i sistemi di calcolo delle prestazioni e i criteri di accesso alle prestazioni.
I sistemi pensionistici Vi sono tre principali tipologie di sistemi previdenziali. Il primo tipo di sistema è quello pubblico che prevede un trattamento pensionistico di base, il secondo è quello misto e il terzo è quello privato supplementare di tipo individuale.
La previdenza pubblica Con il concetto di previdenza pubblica si intende un regime pensionistico pubblico ed obbligatorio che garantisca a tutti una pensione di base. Le pensioni di vecchiaia sono gestite e garantite dallo Stato attraverso il metodo cosiddetto a ripartizione. La spesa viene finanziata con la contribuzione dei lavoratori attivi oppure attraverso la fiscalità generale. In un sistema pubblico, il pagamento dei contributi previdenziali è obbligatorio per legge. Il contributo dei lavoratori attivi servono per finanziare le prestazioni alle persone in pensione. Il principio di base di un sistema previdenziale pubblico è la solidarietà intergenerazionale.
Le politiche previdenziali
La previdenza privata integrativa La previdenza mista si basa su piani pensionistici di previdenza integrativa, gestiti dallo Stato e da società attraverso la costituzione di fondi pensione occupazionali o collettivi e finalizzati a garantire un trattamento pensionistico che, insieme alla pensione base, si avvicini all’ultima retribuzione. Gli schemi di previdenza integrativa sono basati essenzialmente su un sistema a capitalizzazione e possono prendere forma nei seguenti modi: a) Creazione di partecipazione in fondi pensione non gestiti da datori di lavoro b) Sottoscrizione di una polizza vita di gruppo da parte di un impresa c) Accantonamento mediante riserve di bilancio.
La previdenza privata Consiste nella sottoscrizione di polizze vita individuali da parte dei lavoratori con compagnie di assicurazione. Il risparmio della previdenza privata è completamente volontario e lasciato alla libera scelta/possibilità degli individui. I diversi sistemi previdenziali sono anche definiti pilastri. Il cosiddetto primo pilastro corrisponde ai sistemi previdenziali obbligatori funzionanti a ripartizione di natura pubblica e con obiettivi formalmente redistributivi. Il secondo pilastro è quello della previdenza integrativa. Il terzo pilastro è rappresentato da forme di risparmio che possono assumere la forma di una polizza di assicurazione con la finalità di accrescere ulteriormente la rendita del pensionato. Nei principali paesi occidentali il sistema più diffuso è quello basato sulla ripartizione tra primo, secondo e terzo pilastro. In generale il sistema pubblico copre in tutti i paesi la grande parte della spesa.
Il tipo di copertura Si possono avere due principali tipologie di copertura previdenziale: occupazionale e universalistica. La copertura occupazionale prevede che gli schemi previdenziali siano limitati ai lavoratori occupati. La copertura universalistica prevede l’estensione del diritto alla pensione per tutti i cittadini indipendentemente dallo stato occupazionale. La maggior parte degli schemi esistenti hanno attualmente una natura mista.
I sistemi di calcolo delle prestazioni I due principali sistemi di calcolo delle prestazioni previdenziali sono il retributivo e il contributivo. Il sistema retributivo assume come base di calcolo l’ultima retribuzione percepita dal lavoratore o la media delle retribuzioni o dei redditi riferiti a un periodo più o meno lungo della carriera lavorativa , rivalutati in modo da rapportarli al valore delle retribuzioni dell’ultimo periodo precedente la pensione. Il sistema contributivo assume come base di calcolo i contributi versati dal lavoratore. Il suo valore cresce in funzione del soggetto che chiede la pensione.
I requisiti di accesso Esistono due principali principi per stabilire i requisiti di accesso alle pensioni: 1) Il principio universalistico; 2) Il principio selettivo. In base al tipo di requisiti che vengono individuati come criteri di selezione per i beneficiari delle pensioni si possono avere diverse tipologie di assegni previdenziali: 1) La pensione di invalidità 2) La pensione di vecchiaia 3) La pensione di anzianità 4) La pensione ai superstiti 5) L’integrazione al minimo
Le modalità di funzionamento Si possono avere due principali modalità di funzionamento dei sistemi previdenziali: 1) A ripartizione 2) A capitalizzazione I regimi a ripartizione sono in massima parte pubblici e sono finanziati dai contributi dei lavoratori in attività e dai datori di lavoro e mediante trasferimenti a carico del bilancio pubblico. In un sistema a ripartizione, i contributi dei lavoratori sono trasferiti in via continuativa ai pensionati. I regimi a capitalizzazione sono in prevalenza privati e volontari e si basano su investimenti dei cosiddetti fondi pensione. I regimi a capitalizzazione si fondano su un rapporto diretto tra contributi e prestazioni e consentono ai lavoratori di distinguere tra i contributi erogati a fini pensionistici e i contributi erogati per finanziare la fiscalità generale. Il passaggio alla capitalizzazione interrompe il legame intergenerazionale. I regimi a capitalizzazione si possono distinguere in : A) regimi a prestazioni definite; B) Regimi a contribuzione definita
Le politiche del lavoro
Le politiche del lavoro consistono nell’erogazione di prestazioni e trasferimenti finalizzati a interferire con i meccanismi distorsivi del mercato. Esse possono avere diversi obiettivi: 1) Intervenire sull’offerta di lavoro 2) Incidere sulla domanda di lavoro 3) Combattere la disoccupazione 4) Incidere sulla scelta dei datori di lavoro 5) Imporre condizioni sui contratti di lavoro I principali campi di intervento sono: a) La contrattazione b) La regolamentazione del mercato del lavoro c) I sussidi di disoccupazione d) Le politiche attive del lavoro
La contrattazione E’ il meccanismo di determinazione dei salari più diffuso nei paesi occidentali e in particolare in quelli europei. La maggior parte delle condizioni di impiego è regolata attraverso accordi di contrattazione collettiva tra i rappresentanti dei datori di lavoro e dei lavoratori che si basano su principi giurisprudenziali di diritto del lavoro e delle relazioni industriali. Compito di questi accordi è quello di integrare o proporre miglioramenti delle condizioni minime di tutela all’impiego stabilite per legge. I principali modelli di contrattazione sono tre: 1) centralizzato; 2)settoriale; 3) decentrato. In Italia coesistono due modelli di contrattazione: centralizzato e locale.
La regolamentazione del mercato Lo scopo della regolamentazione dei mercati del lavoro è quello di rendere il lavoro più «sicuro» dal punto di vista della salute fisica e della sicurezza economica, per rendere più stabili i rapporti di lavoro. I principali strumenti utilizzati per regolamentare i mercati del lavoro sono: 1) La regolamentazione dell’orario del lavoro 2) La regolamentazione dei contratti di lavoro part-time o a tempo limitato 3) La legislazione a protezione dell’impiego 4)La determinazione dei salari minimi.
I sussidi di disoccupazione svolgono due funzioni: 1) Stabilizzazione economica e sociale nelle fasi di congiuntura economica 2) Possibilità offerta ai lavoratori disoccupati di cercare una nuova occupazione senza essere costretti ad accettare un posto di lavoro che non corrisponde alle proprie professionalità e competenze per motivi di necessità economica immediata. Nei paesi europei l’assicurazione contro la disoccupazione è obbligatoria. Il campo di applicazione dei sussidi di disoccupazione comprende generalmente tutti i lavoratori subordinati entro i limiti dell’età pensionabile. Vi sono due principali forme di sussidio di disoccupazione: a) Un sussidio può essere fornito per un periodo più o meno lungo e indipendentemente dal reddito precedentemente percepito; b) Un sussidio che in genere è a tempo determinato e legato al reddito da lavoro svolto in precedenza. Per avere accesso ai sussidi di disoccupazione sono previsti dei criteri di esigibilità.
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