LA RELAZIONE GENITORI FIGLI PALERMO 26 novembre 2016
LA RELAZIONE GENITORI - FIGLI PALERMO 26 novembre 2016 Prof Carluccio Bonesso
I PARTE: CHE COS’È LA RELAZIONE? • La relazione è il rapporto fra due variabili. • Ma non esiste la relazione separata dall’azione. • Non vi è azione senza relazione e la relazione precede sempre l’azione. • È più corretto parlare di interazione: cioè inter-agire, agire fra!
Modello ecologico di flusso AMBIENTE B M I B (emozioni: interazione semplice) S INPUT UOMO E (motivazione: comp. finalizzato) G N N T I E S T E R N O ed I N T E R N O
• L’ambiente esterno, il nostro corpo e le nostra memoria ci mandano in continuazione degli input, messaggi che sollecitando i nostri bisogni, generano le emozioni. • I nostri bisogni, sia primari, affettivi o spirituali, dal canto loro non cessano di richiedere la loro soddisfazione, generando le motivazioni.
• Emozioni e motivazioni sono il ponte fra noi, gli altri e il mondo. • Questo ponte, che in entrata genera le emozione e in uscita motivazione, ci tiene in relazione costante. • Dalla relazione non si esce, c’è sempre un motivo o un bisogno o un input che tiene aperto il ponte della relazione.
Le due relazioni • Esistono due tipi di relazione fondamentale: la relazione ecologica che si ha con l’ambiente e la relazione umana che si ha con i simili. • Questa non è una distinzione convenzionale, ma biologica, perché diversamente sentita. • La relazione ecologica si basa sui sensi; • nella relazione umana intervengono in più i neuroni specchio e i neuroni specchio-eco.
Neuroni specchio • Quando si entra in relazione con un altro essere umano accade che ogni suo gesto, espressione, azione attivi nel nostro cervello gli stessi neuroni che l’altro impiega per farlo. • Lo stesso accade per le parole, le quali attivano i neuroni specchio-eco. • Per effetto del rispecchiamento si entra in consonanza oppure in dissonanza secondo la valutazione emotiva che interviene.
I neuroni specchio si attivano selettivamente sia quando si compie un’azione finalizzata ad uno scopo, sia quando si osserva la stessa azione compiuta da altri.
Fin dall’inizio ogni bambino è portato naturalmente ad imitare ciò che vede. L’educazione avviene soprattutto per imitazione. L’esempio è la fonte principale di ogni apprendimento.
• L’altro non ci è mai indifferente, perché la biologia ce lo impedisce. • Perciò o si è “per e con l’altro” o “contro l’altro”. • Non è consentito ignorare, perché i neuroni specchio non sono disattivabili, neanche in assenza sensoriale, perché sopperisce la memoria. • Ignorare è un dire “Tu non esisti”: • una specie di omicidio simbolico! • Si può ignorare un albero, ma l’Altro mai.
Gli altri Per gli altri si intendono tutte le persone non appartenenti. Qui i neuroni specchio possono fare brutti scherzi, perché possono vedere nella gestualità, nelle parole, nel costume non consueti dell’altro lo sconosciuto e il diverso, innescando i meccanismi ostili dell’esser contro, perché l’altro diventa minaccia e pericolo.
Noialtri • La relazione genitori-figli rientra nell’ambito delle relazioni strette di appartenenza. • Problema: appartenenza o proprietà? • La proprietà è oggettuale, mentre l’appartenenza si ha con i soggetti! • I figli non sono proprietà, sono nostri dentro una relazione di appartenenza, sono l’altra variabile del rapporto noialtrico: il TU.
Questo avviene fra due soggetti: uno adulto sempre significativo sia nel bene che nel male, e l’altro che cresce o imita (neuroni specchio). attraverso la cura corporale, l’educazione affettiva, e la trasmissione dei valori umani e spirituali.
imitazione • La stragrande maggioranza degli apprendimenti avviene ovviamente per imitazione: i neuroni specchio sono sempre accesi! Il fare, l’umore, i gesti, le affermazioni, gli atteggiamenti del genitore sono il principale libro di testo del bambino. Il genitore è sempre maestro, ed è sempre “copiabile”!
La presenza • Si sente parlare spesso di presenza di qualità! • Molti dicono che stanno con i loro figli poco, ma con tanta qualità. Illusione! • Nella relazione con i figli la qualità richiede anche la quantità, come il cibo. Date una scatoletta al dì di caviale costosissimo ad un uomo per un mese e morirà di fame! • Un figlio ha bisogno di tanta presenza per imitare il modello complesso dell’adulto.
• Presenza complessa vuol dire: • essere sotto lo sguardo, fare insieme, gioco, esperienze, emozioni, ascolto e dialogo. • Il figlio deve poter consonare con le sequenze comportamentali, le poesie emotive e le sinfonie spirituali al quale il genitore si ispira, • altrimenti cercherà altrove dove far vibrare i suoi neuroni specchio.
Cura • Il termine cura rimanda al guarire e in un senso più ampio al prendersi cura. • La cura sta nel cuore della relazione. • Illumina la presenza e l’apre all’altro. • Un’esistenza senza cura è fondamentalmente assenza, un non esserci, un non appartenere! • L’appartenenza genitoriale ha nel cuore la cura!
• La cura è premura, cioè un precedere il bisogno. • È devozione, cioè percepire l’altro come soggetto che mi riempie di senso … • “Come è bello il passo dell’amato …” S. c Nella cura vi è sempre un guadagno di senso e di essere, che nasce dalla responsività, cioè dalla capacità di rispondere al bisogno dell’altro.
• Vi è nella cura una auto-eco-realizzazione. • Ci si sente dentro un processo di autorealizzazione: padri e madri realizzati. • Da qui nasce quella sollecitudine che attenua il tempo, la fatica e dona quella serena pienezza. • La cura è la dimensione della concretezza dell’amore • e i figli lo sanno, perché non vedono la cura, ma sentono l’amore che questa trasporta!
• • La cura è disponibilità ricettiva, non selettiva. Sono i bisogni dell’altro che mi sollecitano, non quello che mi piacerebbe fare. Perciò è un sentire intelligente, che legge dentro, secondo un pensare emotivo denso, che nasce dall’ascolto, non dalla selezione.
• Nella cura vince il principio del dialogo, • cioè il sostenere il desiderio dell’altro ad essere pienamente e a crescere. • Perciò la cura dev’essere empatica, • un mettersi in relazione stando in disparte, • avendo riguardo. • “È opportuno che Lui cresca e che io …” GB
• • • Il prendersi cura è una presenza piena dell’assenza di sé, un saper attendere sicuri, senza aspettative, un essere massimamente presenti all’assenza di sé. Il genitore troppo presente al successo, agli impegni, a sé, è inevitabilmente assente: non cura, ma trascura.
La fatica della comunicazione • Parlando di educazione e di comunicazione genitori-figli, è importante ricordare che i modelli fondamentali sono 2: a V e a T. • Quello a V funziona così MADRE … … … PADRE FIGLIO
Nel modello a V il singolo genitore agisce per conto proprio nei riguardi del figlio, senza coordinarsi con l’altro. Il modello può funzionare nelle situazioni di quiete, ma quando la situazione comporta decisione e tensione tutto può diventare ambiguo e poco educativo.
• Il modello a V indica una relazione di coppia debole che si satura nella relazione col figlio. • Più che una relazione figliale si tratta di relazione amicale. • La relazione genitore-figlio è di cura e di educazione, mentre quella amicale è complice e solidale. • Le due relazioni sono profondamente diverse.
• • • Il genitore tiene fermi i valori, l’amico li condivide. Il genitore fa crescere, l’amico cresce insieme. Un genitore amico va incontro inevitabilmente ad un ruolo ambiguo, dove perde autorevolezza e può ingenerare la convinzione di approvare le mancanze del figlio.
• Il modello a T si ha fra i genitori che hanno una forte interazione fra loro; si amano e sono fra loro solidali. • Il modello T vede un NOI genitoriale coeso in relazione con un TU che cresce. MADRE PADRE FIGLIO
• Il modello T ci parla di una coppia che si ama, che interagisce, che dialoga e che è unita. • Il figlio non interagisce con i due genitori, ma con un Noi e con la loro relazione. • I Due sono percepiti come Uno, non scindibili! • Il figlio apprende, si rispecchia, entra in consonanza non con lui o lei, ma con il ponte della loro relazione.
Se la loro relazione è dissonante, conflittuale, assente, trascurata, allora i figli saranno nevrotici, insicuri, trascurati. • I figli assomigliano al Noi genitoriale, • al clima, al gioco, alla compiacenza, alla pazienza, alla complicità, alla lode, all’incoraggiamento, al dono, al dialogo che vivono e vedono nella coppia.
La vita è pur sempre una scommessa, la buona educazione è la promessa per poterla vincere!
FINE I PARTE
Seconda parte: figli adolescenti • L’adolescenza è un periodo caratterizzato da profondi mutamenti fisici, intellettuali, emotivi e sociali.
• La metafora più confacente è quella del parto. • L’adolescenza in tutte le culture è da sempre il passaggio dalla condizione di dipendenza a quella dell’autonomia: • l’uscita dal grembo della famiglia per andare verso la costruzione di una propria condizione individuale autosufficiente e/o familiare.
• È una fase di transizione tra lo stato infantile e quello adulto, che nella società occidentale viene spostato sempre più in avanti, rinviando l’ingresso del giovane nel mondo adulto.
• Le modificazioni fisiche ed ormonali attivano le dinamiche affettive che vanno in direzione dell’altro sesso. • Accade che gli oggetti d’amore tipici dell’infanzia, come il padre e la madre vengano sostituiti da altri, esterni all’ambito della famiglia, del mondo dell’amicizia e/o in direzione della coppia.
Questo passaggio viene vissuto spesso drammaticamente dai protagonisti. Dai genitori come perdita d’amore e fiducia dei figli nei loro riguardi, dai figli conflittualmente e con inconsci sensi di colpa nei riguardi dei genitori. • Nei sogni degli adolescenti ritorna continuamente la rabbia ed il senso di colpa.
Il censimento delle emozioni provate dai ragazzi verso i genitori dà un quadro apparentemente ambiguo. Nei primi posti dell’appartenenza sono sempre le figure parentali, come anche però nella rabbia.
Gli adolescenti mantengono come riferimento, porto sicuro la famiglia, ma la ricerca di autonomia genera spesso ostilità.
• Non smettono di amare la famiglia, ma vogliono assumere una loro distinta identità, che nelle incertezze della formazione viene difesa. Smettere lo stile del bambino per formarne uno proprio non è impresa così serena e facile, si tratta di costruire nell’interazione col gruppo di appartenenza qualcosa di nuovo, che può essere ben diverso dalla famiglia!
• I cambiamenti fisici possono essere vissuti con molta preoccupazione, perché l’adolescente non sempre si riconosce nel nuovo aspetto, specialmente quando non corrisponde ai canoni attesi. Nel qual caso potrebbero esser messi in crisi le acquisizioni precedenti come la fiducia in sé e nei propri mezzi o nei riguardi del mondo.
Molti preadolescenti hanno difficoltà ad accettare un corpo che si trasforma troppo rapidamente, con manifestazioni di disorientamento, stupore e sofferenza per dover accettare un corpo nel quale si sentono estranei. • Sono più i ragazzi in questo periodo a faticare ad accettare i cambiamenti, ma anche le ragazze sperimentano un forte imbarazzo.
• Questi cambiamenti destano preoccupazione ed un senso di incertezza rispetto all’esito finale del processo e ciò implica una ricostruzione dell’Io corporeo con complicanze ansiose. Frequenti sono i tentativi di controllo eccessivo per mantenere l’integrità minacciata con l’esercizio fisico eccessivo, il controllo esasperato di quello che si mangia, l’ossessione per la pulizia e per l’aspetto estetico.
• Il problema estetico può essere fonte di profonde ansietà, • soprattutto per le ragazze ossessionate dal mito imperante della bellezza. Non è facile per loro accettare un fisico che non risponda ai canoni ideali prestabiliti! L’idea di bellezza è spesso acritica e vissuta con tormento, impotenza ed imposizione.
• Molti somatizzano l’ansietà, • altri si rivolgono ad un impegno sociale e politico, altri ricorrono a vari meccanismi di difesa; • più frequentemente il gruppo, l’amicizia e l’amore aiutano a risolvere i problemi: fanno sentire il corpo amato e accettato, favorendo la riconciliazione con esso.
I coetanei • Il gruppo di coetanei acquista sempre maggior forza e spesso, all’interno della compagnia, si presentano comportamenti devianti come risultato anche di imitazione e di conformismo dei componenti. • Alcuni sono evidenti violazioni alla legge e si manifestano con violenza indirizzata verso oggetti o le persone.
Altri, come l’uso e l’abuso di alcol, il fumo e le droghe, sono assunti principalmente in funzione del raggiungimento di un certo sollievo da una situazione di disagio, sebbene rappresentino un palliativo di breve durata.
Bisogni Bisogno d’identità • Gran parte delle domande che l’adolescente pone a se stesso, conseguono alla fatica del crescere e al bisogno di comprensione. • Egli cerca una risposta al “chi sono? ”, “come sono? ”, “come voglio essere? ” e “in quale ruolo di adulto m’immagino? ”
• Il gruppo al quale il giovane si appoggia, funziona come strumento che facilita il passaggio dalla dimensione protetta della famiglia, in cui i ruoli e le regole sono ben definite, • al mondo adulto in cui è necessario scegliere. • Attenzione, perché passaggio non vuol dire distacco, ma ricerca di autonomia!
• • Bisogno d’indipendenza Il relativo allentamento dei legami famigliari, la tendenza a vivere molte esperienze all’interno del gruppo, l’insofferenza per regole e divieti, sono l’espressione di una forte spinta all’indipendenza come terreno in cui poter effettuare delle scelte in modo autonomo.
• Il bisogno d’indipendenza si coniuga spesso con una certa dose d’onnipotenza tipica del pensiero adolescenziale. Sembra che mai nulla di grave possa loro accadere e che il fatto di pensare una cosa significhi la sua realizzazione, con una sottovalutazione del rischio o addirittura una sfida nei confronti di comportamenti a rischio come modo per affermare sé stessi.
• • Bisogno spirituali Nel bambino è importante il fare per il fare, nel ragazzo il risultato del fare, nell’adolescente, invece, il perché fare. Egli è alla continua ricerca di un senso e di un significato da attribuire a tutto ciò che fa, di un collegamento tra l’agire ed il pensiero che riguarda sia se stesso che il mondo circostante.
SENSO. Gli adolescenti non accettano le cose che ritengono prive di senso. SIGNIFICATO. Gli adolescenti non accettano le cose che ritengono prive di valore. FINALITÀ. Gli adolescenti non accettano le cose che ritengono prive di una autentica finalità. Odiano l’inutilità!
Bellezza • • • Cosa vuol dire bellezza? Unicità Irripetibilità Si è belli perché unici, assolutamente unici, quindi chance. Si è belli perché irripetibili: non ci sarà mai nessuno che ci assomigli. Ognuno di noi è bellezza.
• Ciascuno di noi è frutto d’un atto d’amore assoluto, unico ed eternamente non uguagliabile. • Tutto ciò che abbiamo, e che è assolutamente inalienabile, è noi stessi. • Se non sappiamo amare noi stessi non sapremo farci amare neanche dagli altri.
Il messaggio che passa nel nostro parlare coi figli sia sempre: TU SEI BELLEZZA!
Educare alla responsabilità • Libertà e responsabilità sono le due facce di una stessa medaglia: una non esiste senza l’altra. • Es. si ha la libertà di vivere in una casa finché si assume la responsabilità di pagare l’affitto! • L’indipendenza senza responsabilità riduce l’autostima, genera noia e nel tempo depressione.
• La responsabilità e la libertà prevedono dei limiti, chiamati leggi! Senza leggi scompare anche la libertà. • In famiglia la responsabilità di stabilire le regole o i limiti è dei genitori, • i quali devono far sì che gli adolescenti vivano responsabilmente all’interno delle regole. • Non va dimenticato che l’adolescente ama esser coinvolto nella formazione delle regole.
• Contrariamente a quanto si pensa, gli adolescenti sanno quando i genitori hanno ragione, anche se sono severi e sanno anche sono ragionevoli e pazienti nei loro confronti nella maggior parte dei casi. • La causa di ribellione non è contro l’autorità genitoriale, ma se mai nell’uso arbitrario del potere, senza spiegazione delle regole o senza il loro coinvolgimento nella formazione delle regole.
Criteri • La prima cosa che un adolescente si chiede è se una regola è giusta. • L’affermazione: “Fallo perché te lo dico io!” con gli adolescenti non funziona più, perché si sentono trattati da bambini. • L’atteggiamento dittatoriale è il miglior modo per essere disobbediti o scontrarsi con la loro ribellione.
Regole • Quando si va a stabilire delle regole occorre ricordare che il compito dell’adulto non è di far valere la propria opinione, ma di insegnare ai figli ad essere responsabili, mentre diventano progressivamente indipendenti.
Il principio è: Se puoi assumerti una responsabilità, puoi avere la libertà. Se non puoi accettare la responsabilità, allora non sei pronto per la libertà.
• Le regole devono avere soprattutto una funzione educativa, fatte per il loro bene, e non per controllarli. • Le regole devono possibilmente essere stabilite insieme, perché è nel far le regole che si capisce il senso delle regole. • Le regole si fanno rispettare. I genitori che si arrendono per timore di perdere l’affetto del figlio, lo fanno sentire abbandonato.
• Il numero delle regole deve essere il più possibile limitato: chi vive in un mondo sano e in modo responsabile sa dir di No a ciò che è distruttivo e Sì a ciò che è costruttivo. • Le regole devono esser il più possibile semplici e chiare, di modo che l’adolescente sappia con chiarezza quando le trasgredisce. • Le regole devono essere eque, perché non vi sia ribellione.
• Le regole senza sanzioni sono semplicemente incomprensibili e generano confusione. • In natura nulla è senza conseguenze e le conseguenze generano esperienza e abitudine alla responsabilità. • Le sanzioni devono essere determinate sempre al momento della formazione delle regole, altrimenti diventano punizioni arbitrarie.
• Quando una regola viene infranta, l’adolescente deve sapere a cosa va incontro, e deve sapere che la sanzione fa parte della sua scelta di trasgredire e non della decisione dell’adulto di punirlo. • Le sanzioni non vanno comminate con rabbia, mai, ma se possibile con empatia … Non con il te l’avevo detto! ma con il mi dispiace, ma le regole sono regole e vanno rispettate!
• Nell’esigenza di far rispettare la sanzione, non cessa il nostro voler loro bene, anzi nel nostro rispetto per regole e sanzioni date con coerenza, l’adolescente scopre l’importanza e la costanza della legge. • Le sanzioni comminate umoralmente senza coerenza scatenano l’ira del giovane e costano all’adulto la perdita di autorevolezza.
In famiglia • San Paolo soleva ripetere: “Chi non vuol lavorare, non deve neanche mangiare”. • È bene che tutti collaborino alla conduzione famigliare, poiché solo le persone capaci di servizio vengono stimate, mentre gli egoisti magari fan soldi, ma non godono di stima. • È necessario che gli adolescenti, essendo parte di una famiglia, abbiano vere responsabilità, che facilitino la vita degli altri famigliari.
• Il grado di libertà concessa dovrebbe essere commisurato al grado di responsabilità attiva esercitata all’interno della famiglia. • Niente responsabilità, niente libertà! • Il prezzo della libertà è la collaborazione, la quale avvia a quella condizione adulta tipica delle persone responsabili ed affidabili. • Naturalmente ciò va oltre il dovere scolastico!
DENARO • • Regole chiare … Innanzitutto il denaro è limitato. Per chi intende fare opera educativa: 1) Stabilire una somma e ciò che copre, perché si compra secondo il denaro posseduto. • 2) Gli acquisti si sospendono a denaro finito perché si deve imparare a valutare e a gestire secondo i mezzi posseduti.
• Fornire denaro solo su richiesta è pratica che si usa con i più piccoli. • L’adolescente non può imparare a gestire il denaro finché non ha denaro da gestire. • È importante che genitori e figli concordino realisticamente la somma insieme, il tempo in cui deve bastare e gli ambiti di responsabilità cui l’adolescente deve far fronte con quella somma.
Esperienze sessuali • Una indicazione minima, che non sostituisce il compito dell’educazione sessuale, ma riveste un ambito di contrattualità e conflitto. • Esperienze sessuali troppo precoci, che addirittura anticipino l’età delle grandi amicizie, invischiano la ragazza in un confuso romanticismo privo della presa di coscienza del rapporto, • ed il ragazzo in una sessualità di soddisfazione oggettuale.
• Questo vuol dire sprofondare la ragazza in una sessualità emotiva • ed il ragazzo in una sessualità di bisogno, • stravolgendo la funzione fondamentale della sessualità, che prima di tutto è motivazione, • mentre l’aspetto emotivo ha la funzione di sostenere la motivazione. • AMORE non è essere amati, ma AMARE!
• Occorre aver chiaro che: attrazione, innamoramento e amore sono diversi fra loro. • L’attrazione è un’emozione, • l’innamoramento è la passione (si subisce) • e l’amore (si decide) è il risultato di ciò che ha prodotto la passione: l’atteggiamento duraturo, la motivazione ad amare. • Amore è scelta, non essere scelti.
• Senza avere la pretesa di controllare l’adolescente, l’adulto tenga fermo il concetto che ogni cosa ha un suo tempo. • La migliore educazione in campo sessuale discende dalla coerenza del parlare e dell’agire dell’adulto. • Come in ogni altro ambito la testimonianza e l’esempio sono il miglior sistema educativo.
I Figli I vostri figli non sono i vostri figli. Sono i figli e le figlie della brama che la Vita ha di sé. Essi non provengono da voi, ma per tramite vostro, E benché stiano con voi non vi appartengono.
Potete dar loro il vostro amore ma non i vostri pensieri, Perché essi hanno i propri pensieri. Potete alloggiare i loro corpi ma non le loro anime, Perché le loro anime abitano nella casa del domani, Che voi non potete visitare, neppure in sogno.
Potete sforzarvi d'essere simili a loro, ma non cercate di renderli simili a voi. Perché la vita non procede a ritroso e non perde tempo con ieri. Voi siete gli archi dai quali i vostri figli sono lanciati come frecce viventi.
L'Arciere vede il bersaglio sul sentiero dell'infinito, e con la Sua forza vi tende affinché le Sue frecce vadano rapide e lontane. Fatevi tendere con gioia dalla mano dell'Arciere; Perché se Egli ama la freccia che vola, ama ugualmente l'arco che sta saldo. (Khalil Gibran)
A R R I V E D E R C I
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