La presente presentazione per immagini Bisanzio nella visione
La presente presentazione per immagini « Bisanzio nella visione dell’Occidente» , nasce grazie a molteplici iniziative dalla quali ho attinto , integrandole con le mie conoscenze personali, al fine di realizzare al meglio tale lavoro. Doverosi ringraziamenti vanno infatti alla professoressa Orsola Amore, docente di Storia Medievale presso il dipartimento di Storia , Culture e Religioni del l’università «Sapienza» , che mi ha stimolato nel redigere questa ricerca , Dello stesso dipartimento sono anche i professori Umberto Longo e Raffaele Romanelli che hanno organizzato ed animato il convegno, dal titolo «Bisanzio in Occidente, un caso di orientalismo? » tenuto dal professor Marco Di Branco, in forza anch’egli al già citato dipartimento. Tale seminario è stato per me la principale fonte di informazioni e spunti e non ultiumo riflessioni sul tema trattato. Federico Maiozzi
BISANZIO NELLA VISIONE DELL ‘ OCCIDENTE A cura di Federico Maiozzi
“ Bizantino” �Il termine “bizantino” è quasi un artificio occidentale, diffuso dallo storico francese Du Cange nel Secolo XVII. �Nei documenti ufficiali dell’Impero Romano d’Oriente il termine non appare quasi mai. �Quelli che noi definiamo Bizantini chiamavano se stessi “ Romani”, dichiarandosi discendenti diretti della Roma dei Cesari. �La capitale imperiale era indicata col nome di Costantinopoli o Nea Rome, mai Bisanzio.
La Mistificazione �Da ben prima di Du Cange i Romani d’Oriente venivano chiamati in altri modi seppur non sistematicamente. �Carlo Magno, per porsi come unico successore degli Imperatori romani, indicava i Romani d’Oriente col termine spregiativo di “ Greci” all’epoca sinonimo di corrotti.
Una Legittima Rivendicazione �L’Imperatore insediato a Costantinopoli aveva ogni diritto di definirsi “ romano”. �La motivazione è giurisprudenziale. �Fino alla caduta definitiva nel 1453, se si esclude la parentesi latina del XIII secolo, nessun evento drammatico o tantomeno un cambio ufficiale di nome avevano sancito la fine della parte orientale dell’Impero Romano.
La Visione Del Nemico �Arabi prima ed Ottomani poi, nemici storici di Costantinopoli, chiamavano i Bizantini “ Rum” �Era lo stesso termine che usavano per indicare la Roma Classica �Non è da escludersi un intento derisorio per la pochezza dello Stato romano a loro contemporaneo se confrontato con quello antico �Era di enorme prestigio sconfiggere ripetutamente i leggendari Rum ed il loro antico Impero, le cui rovine erano in ogni dove.
Gli Ottomani eludono le difese marittime bizantine ed assaltano le mura. Jean Chartier, L'assedio di Costantinopoli, 1470 circa.
Il Mito Negativo �Per motivi tanto numerosi quanto diversi l’Impero bizantino godrà di pessima fama in Europa Occidentale fino a tempi recentissimi. �Le tradizioni culturali che in massima parte contribuiscono a crearne il mito negativo furono due. �Cattolica �Illuministica
Tradizione Cattolica �Per realizzare il progetto egemonico di Roma sulle altre sedi vescovili, da ben prima dello Scisma del 1054, Costantinopoli, e di riflesso il suo potente vescovo, era considerata culla di ogni vizio �Con lo Scisma la rivalità si mutò in vera inimicizia sanata solo sulla carta col Concilio di Basilea-Ferrara. Firenze nel terminato nel 1445. �Il conflitto lo si combatteva anche sul campo culturale, influenzando il pensiero di generazioni e generazioni di intellettuali da ambo le parti
Tradizione Illuministica �L’Illuminismo non fu meno critico �Il britannico Gibbon vide nell’Impero Romano d’Oriente uno Stato con ben definite caratteristiche. �Era in perenne arretramento territoriale. �La religione insinuatasi nella burocrazia civile aveva corrotto sia uomini che meccanismi di governo. �Aveva un monarca cesaro-papista che aveva ogni interesse a mantenere nell’ignoranza i sudditi.
Realtà e Stereotipi �Ogni critica fin qui riportata ha un certo fondamento storico. �Le realtà politiche contemporanee a Bisanzio avevano però difetti ancora maggiori. Basti pensare che nel Medioevo e nell’Età Moderna anche le pur avanzatissime Francia e Inghilterra avevano Re. Sacerdoti. Qualcosa di simile resta ancor oggi con la Città del Vaticano.
Fascinazione e Repulsione �Dopo il Concilio di Basilea-Ferrara-Firenze e soprattutto dopo la caduta di Costantinopoli, in Europa Occidentale affluì un gran numero di intellettuali Bizantini. �Le conoscenze da loro portate arricchirono enormemente il patrimonio culturale europeo ponendo le basi per il Rinascimento, e permisero uno studio più scientifico della realtà Bizantina. �L’odio per quel mondo non scomparve ma si fuse con una sorta di fascino perverso per una realtà nuova, contraddittoria e per questo ancora più bella.
Costantinopoli Nel Settecento �A partire dal Sei-Settecento, sempre più gentiluomini europei si recavano a Costantinopoli, ormai Stambul, per curiosità culturali �L’impressione comune a tutti, era che la città fosse oggettivamente splendida, al livello dei racconti sentiti o letti in Patria, ma la sporcizia era ovunque, alcune parti erano squallide e mal costruite e della popolazione romana non restava più nulla, essendo quella turca l’etnia dominante.
Patrick Leigh Fermor, l’ultimo grande intellettuale europeo che, sulla tradizione secolare dei viaggiatoriletterati del XVIII secolo, considerava il viaggio a Costantinopoli un’esperienza mistica necessaria alla formazione spirituale dell’individuo. Il suo viaggio lo intraprese arrivando a Costantinopoli a piedi da Londra nel 1935.
Said e l’Orientalismo. Parte I �La visione in gran parte distorta della società Romana d’Oriente provò a spiegarla lo storico letterario Said negli anni Settanta del Novecento, rielaborando il concetto di “orientalismo”.
Said e l’Orientalismo. Parte II �Come punto di partenza poneva il fatto che l’immagine stereotipata degli Europei occidentali hanno degli Orientali, e quindi anche di Bisanzio, è dovuto dal rapporto di dominanza coloniale che l’Occidente ha con l’Oriente �Con tale presupposto, l’immagine che gli Occidentali avranno dell’Oriente sarà sempre quella di un mondo pittoresco ma inferiore da educare a valori europei.
Said e l’Orientalismo. Parte III �A questo punto è lecito porsi la domanda se esista davvero l? oriente o sia un’invenzione culturale euroamericana. �La risposta è che esiste, perché ha una storia di pensiero e di cultura ben definita dai suoi abitanti. Per lo stesso motivo esiste anche l’Occidente. �I due mondi si rispecchiano sia nelle glorie che nelle miserie, senza rendersi conto del fenomeno.
Said e l’Orientalismo. Parte IV �L’Orientalismo, in particolare, è il modo occidentale di guardare l’Oriente. �E’ dato dall’esteriorità , per gli orientalisti non esiste l’Oriente se non come conferma di quello che dicono e pensano. Esso è per loro un luogo inferiore, incapace di rappresentarsi, compito per il quale sono necessari gli Occidentali. �Con tale visione, l’Occidente non potrà mai conoscere l’Oriente.
Critiche a Said �L’analisi di Said sulle incomprensioni sulle famiglie di popoli diverse è di fondo giusta, la pretesa occidentale di superiorità sul resto del mondo ha strascichi ancor oggi. �Eppure come gli Occidentali a volte tendevano a ridurre tutto in un “noi-buoni”, “voi-selvaggi”, anche Said sembra fare lo stesso errore ma a parti invertite.
Bisanzio nella Federazione Russa �La Russia ha legami storici antichissimi con Bisanzio. �La Moscovia, embrione della futura Russia, era un alleato storico dell’Impero Bizantino, anche se non potè far nulla per salvarlo dalla caduta se non definire Mosca la “Terza Roma” e raccoglierne l’eredità ideale. �L’eredità bizantina oggi si manifesta nell’uso dell’alfabeto cirillico, derivato da quello greco di Bisanzio, e nella religione ortodossa, tornata ad affermarsi dopo l’ateismo di Stato sovietico.
La Federazione Russia attuale. Pur avendo perso, dopo la caduta dell’Unione Sovietica, 5, 5 milioni di chilometri quadrati di territori, più dell’Unione Europea, rimane il più grande stato al mondo, con una estensione di 17 milioni di chilometri quadrati.
Stemma ufficiale della Federazione Russa. L’aquila d’oro, il campo rosso, i simboli religiosi presenti nelle corone e nello scudo pettorale sono tutti da ricollegarsi all’influenza bizantina.
Bisanzio nell’UE e nella NATO. Parte I � Malgrado l’enorme credito culturale che l’Impero Romano d’Oriente ha con l’Europa, non gli si presta ancora particolare attenzione. � Nell’ambito UE si cercano radici comuni continentali in ambiti quali la classicità greco-romana, il cristianesimo, l’ebraismo o l’illuminismo. Non è sbagliato farlo ma è strano che il Parlamento Europeo non abbia preso neppure in considerazione l’Impero di Costantinopoli. � In questa situazione troviamo la forte eccezione della Grecia, Paese che pur tra molte difficoltà è a pieno diritto parte delle due più grandi strutture sovranazionali del mondo: UE e NATO.
La Grecia nella sua conformazione politica attuale.
Bisanzio nell’UE e nella NATO. Parte II � Oltre che nei costumi culturali e religiosi, le analogie tra Stato greco contemporaneo e Bisanzio sono fortissime anche nella gestione della politica estera. � Come Bisanzio nell’XI-XII secolo, anche la Grecia non ha la pretesa ridicola di porsi come Grande Potenza, ma come forza di riferimento balcanica si. � Durante l’Ottocento e parte del Novecento le guerre contro Turchia e Bulgaria in primis hanno permesso alla Grecia di estendere notevolmente il suo territorio, dotarsi di Forze Armate ben organizzate e di mantenere intatta la sovranità nazionale, pur essendo stata impegnata in una guerra fredda contro la Turchia fino ai primi anni Duemila.
Un aereo d’attacco al suolo A- 7 Corsair in forza alla Elleniki Polemiki Aeroporia, l’attuale aviazione greca. Malgrado siano oggi superati, tali apparecchi hanno costituito e continuano a costituire la spina dorsale non solo dell’aeronautica ma di tutte le Forze greche, in quanto unico mezzo con il quale la Grecia possa colpire in massa e con precisione postazioni nemiche di qualsiasi genere.
Bisanzio nell’UE e nella NATO. Parte III �Il patriottismo greco ha forti basi, quindi, nell’eredità bizantina, che loro chiamano romana, riscontrabili anche nella diplomazia, oltre che negli scontri militari aperti. �La Grecia non riconosce, ad esempio, la Macedonia, chiamata Stato di Skopije, ed avanza richieste su tale Paese che vanno dalla pretesa di cambio formale di nome, alla richiesta di annessione
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