La famiglia Di Lisa Berti Sofia Fabbrini Martina
… La famiglia … Di Lisa Berti, Sofia Fabbrini, Martina Ardeti
Collegiata S. Maria Annunziata 21 -07 -1990 … coniugi Berti
Chiesa di S. Silvestro 02 -071994 … coniugi Fabbrini …
Chiesa di S. Vito, 14 -07 -1991 … coniugi Ardeti …
26 -04 -1994 nasce Lisa Berti
18 -10 -1994 nasce Sofia Fabbrini
31 -03 -1994 nasce Martina Ardeti
Giovanni Pascoli
Vita: Giovanni Pascoli nacque a San Mauro di Bologna nel 1855. L’uccisione del padre, avvenuta nel 1867 per mano ignota, fu l’inizio di una serie di disgrazie e lutti familiari che lasciarono un segno profondo nella sua personalità e in tutte le sue opere. Pur con molte difficoltà, proseguì gli studi fino alla laurea in Lettere all’Università di Bologna (1882). In quel tempo aderì al movimento socialista e venne anche condannato ad alcuni mesi di carcere per aver partecipato a manifestazioni antigovernative. Questo episodio rimase però marginale nella sua vita successiva che fu tutta dedicata agli studi e all’insegnamento, dapprima nei licei e poi nell’università, finchè nel 1905 fu chiamato a succedere a Carducci nella cattedra di Letteratura a Bologna. In questa città visse il resto della sua vita, rifugiandosi, appena gli impegni glielo consentivano, a Castelvecchio di Barga in provincia di Lucca, in una casa che amava particolarmente e dove vivevano le sorelle minori, Ida e Maria. Morì a Bologna nel 1912.
X AGOSTO San LORENZO , io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla arde e cade, perché si gran pianto nel concavo cielo sfavilla. Ritornava una rondine al tetto : l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono ; e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. Ora là, nella casa romita, lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita le bambole al cielo lontano. E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
Giosuè Carducci
Vita: Giosuè Carducci nasce a Valdicastello nel 1835. Dopo l'infanzia trascorsa in Maremma, si iscrive alla Normale di Pisa dove consegue la laurea in lettere a soli vent'anni. Nel 1860 gli viene assegnata la cattedra di letteratura italiana all' Università di Bologna, che ricoprirà fino al 1904. Nel 1871 conosce Carolina Cristofori Piva, che lui ribattezza Lidia e che sarà la Musa ispiratrice di moltissime sue liriche. Tra 1869 e 1879 compone i "Giambi ed Epodi", ricchi di impegno politico e vis polemica: repubblicano dopo l' Aspromonte, Carducci si avvicina sempre più alla monarchia. Nel 1877 escono le prime "Odi barbare", in cui tenta di riprodurre, con risultati alterni, nel metro dei poeti moderni, ritmi e metri greci e latini; ad esse seguiranno le "Nuove odi barbare" (1882) e le "Terze odi barbare" (1889), oltre alle "Rime nuove" (1887). Nel 1881 muore Lidia, e Carducci inizia un' intensa attività pubblicistica, collaborando a riviste prestigiose; è ormai diventato il rappresentante della cultura ufficiale, e nel 1890 è creato senatore. Nel 1898 pubblica la sua ultima raccolta, "Rime e ritmi"; due anni dopo aver lasciato l'insegnamento, è il primo italiano a ricevere il premio Nobel. Si spegne a Bologna nel 1907.
PIANTO ANTICO L'albero a cui tendevi la pargoletta mano, il verde melograno da' bei vermigli fior, 5 nel muto orto solingo rinverdì tutto or ora, e giugno lo ristora di luce e di calor. Tu fior de la mia pianta 10 percossa e inaridita, tu de l'inutil vita estremo unico fior, sei ne la terra fredda, sei ne la terra negra 15 né il sol più ti rallegra né ti risveglia amor.
Giuseppe Ungaretti
Vita: Giuseppe Ungaretti nacque ad Alessandria nel 1888 e qui trascorse la sua giovinezza. Nel 1912 si trasferì a Parigi, dove completò la propria formazione culturale e venne a contatto con importanti personalità antiche e letterarie di quel tempo. Tornato in Italia, prese parte, come volontario, alla Prima guerra mondiale. Alla fine della guerra si stabilì a Roma. Nel 1936 ricevette l’incarico di insegnare Letteratura italiana all’Università di San Paolo in Brasile. Rientrato in Italia nel 1942, continuò il suo insegnamento all’Università di Roma. Morì a Milano nel 1970.
A MIA MADRE E il cuore quando d'un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d'ombra per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano. In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all'eterno, come già ti vedeva quando eri ancora in vita. Alzerai tremante le vecchie braccia, come quando spirasti dicendo: Mio Dio, eccomi. E solo quando m'avrà perdonato, ti verrà desiderio di guardarmi. Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro.
Umberto Saba
Vita: Umberto Saba nacque a Trieste nel 1883 da madre ebrea e padre “ariano” che abbandonò la famiglia ancor prima che il piccolo Umberto nascesse. Proprio per questo motivo il poeta, in seguito, orgoglioso della propria origine, cambio il suo vero cognome, Poli, con quello di Saba, che in ebraico significa “pane”. La sua adolescenza fu inquieta e priva di mete precise: abbandonò gli studi classici e anche quelli tecnici e svolse molti lavori diversi. Nel 1918, divenuto proprietario di una piccola libreria antiquaria nella sua città natale, potè godere di una vita abbastanza agiata e dedicarsi completamente alla poesia. Trascorse quasi tutta la vita a Trieste, tranne nel periodo della Seconda guerra mondiale. Infatti, per sfuggire alle persecuzioni razziali, dovette lasciare Trieste per Parigi, Roma, Firenze e Milano. Trascorse gli ultimi anni pubblicando libri in versi e in prosa e iniziando un romanzo, “Ernesto”, mai portato a termine. Morì, dopo una lunga malattia, a Gorizia nel 1957.
Ritratto della mia bambina La mia bambina con la palla in mano, con gli occhi grandi colore del cielo, e dell'estiva vesticciola: "Babbo - mi disse - voglio uscire oggi con te". Ed io pensavo: Di tante parvenze che s'ammirano al mondo, io ben so a quali posso la mia bambina assomigliare. Certo alla schiuma, alla marina schiuma che sull'onde biancheggia, a quella scia ch'esce azzurra dai tetti e il vento sperde; anche alle nubi, insensibili nubi che si fanno e disfanno in chiaro cielo; e ad altre cose leggere e vaganti.
La Famiglia … Qual è il luogo privilegiato in cui si costruisce capitale sociale? La famiglia, naturalmente. Come ha scritto Pier Paolo Donati, è la prima realtà che offre «alla persona umana le opportunità necessarie per sperimentare e realizzare relazioni sociali affidabili, cioè con un alto potenziale di durata perché basate sulla fiducia e sulla reciprocità» (“Famiglia e capitale sociale nella società italiana”, San Paolo 2003, p. 100). Oggi la famiglia è fragile Ma esattamente come la persona non vive se non in relazione (con gli altri, con Dio, col mondo), così succede per la famiglia. Tanto che le cosiddette “virtù private” che in essa si dovrebbero coltivare (ascolto, apertura agli altri, accoglienza, gratuità), sono in realtà virtù sociali. Certo, oggi la famiglia è fragile. Il numero dei matrimoni cala, aumenta quello delle convivenze e delle separazioni, la capacità di educare appare sempre più rarefatta. E più la famiglia è fragile, più si chiude in se stessa, innescando un circolo vizioso, perché la chiusura porta ad ulteriore fragilità. Esempi? Potrebbe farne in quantità chi lavora nelle scuole, nelle parrocchie o comunque a contatto con i ragazzi. Alcune arrivano anche sui giornali. Un paio di anni fa, ad esempio, i giudici di Milano hanno disposto il sequestro dei beni dei genitori di cinque minorenni che avevano violentato una bambina di 11 anni. Quei genitori non solo non avevano vigilato sui figli, ma li avevano difesi, negando la gravità dei fatti. Sempre più spesso si incappa in casi di genitori che difendono l’indifendibile pur di “proteggere” i figli e trovano sempre il modo di dare la colpa ai compagni cattivi, agli insegnanti incapaci, alla Chiesa, ai carabinieri, alla società, agli immigrati, al primo che passa per strada”.
La famiglia: luogo di solidarietà sempre più “ristrette” D’altra parte, che la famiglia sia luogo di solidarietà sempre più “ristrette” è evidente anche in altri ambiti. Non so se qualcuno abbia mai contato il numero di cantanti, attori, uomini di spettacolo, scrittori che portano cognomi già noti. È in famiglia che si costruiscono molte carriere politiche. È in famiglia che si costruiscono, spesso, le carriere universitarie: pochi hanno dimenticato lo scandalo scoppiato nel 2005 (ma altri episodi analoghi sono emersi negli anni successivi) quando si scoprì che nell’Università di Bari c’era una famiglia che, tra genitori, figli e cugini aveva ben nove membri in cattedra o vicini a conquistarla. Ed è sempre in famiglia, del resto, che si costruisce anche la ricchezza della nazione: il nostro resta –nel bene e nel male- un paese la cui economia è fondata sul sistema delle piccole aziende, spesso “di famiglia.
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