La descrizione del documento audiovisivo storia e problematiche
La descrizione del documento audiovisivo: storia e problematiche. Alcuni modelli Letizia Cortini - Fondazione Archivio Audiovisivo del movimento operaio e democratico 1
La catalogazione dei documenti audiovisivi è una delle attività principali nel trattamento delle immagini in movimento. Per trattamento dei documenti filmici si intendono le attività di identificazione, descrizione, archiviazione, conservazione, restauro, valorizzazione, gestione di tali materiali. 2
Un buon sistema di catalogazione dei documenti audiovisivi dovrebbe essere in grado non solo di descriverli, ma anche di documentare, correlare, rendere esplicite tutte le operazioni relative al loro trattamento e al loro possibile uso e riuso. Dovrebbe inoltre essere in grado di documento all’interno del processo proviene. contestualizzare il produttivo da cui 3
In passato, nella maggioranza dei casi, la catalogazione degli audiovisivi, nelle cineteche come negli enti di produzione audiovisiva, era effettuata su schedine cartacee ed era limitata alla registrazione di dati essenziali, quale il titolo e la data e soprattutto dei dati tecnici o di gestione e di magazzino. L’ingresso delle immagini in movimento nelle biblioteche e negli ultimi decenni anche negli archivi di stato ha determinato l’attenzione di discipline quali la biblioteconomia e l’archivistica ai problemi di descrizione di questa tipologia particolare di documenti. 4
Due problematiche sono emerse di recente nel dibattito sul trattamento descrittivo dei documenti filmici: 1. La questione della descrizione del contenuto di un documento audiovisivo. 2. La questione della relazione, del vincolo di un documento audiovisivo con il suo contesto produttivo, ovvero con altre tipologie documentarie. Queste due questioni riguardano in particolare gli archivi audiovisivi che riusano i propri materiali e che producono nuovi documenti filmici. La catalogazione e il trattamento dei documenti, all’interno di archivi che producono e detengono tutti o quasi i diritti sui materiali conservati, sono soprattutto in funzione delle esigenze dei registi, degli operatori del settore, dei filmaker. 5
Fino alle nuove regole di Catalogazione Fiaf, del 2016, su modello delle FRBR, le regole precedenti della Fiaf erano una estensione delle ISBD (nbm) e non risolvevano il problema della descrizione semantica del documento filmico e quello del legame del documento audiovisivo con altri documenti (sia filmici che cartacei) appartenenti allo stesso processo produttivo. In particolare: Non suggerivano strumenti e criteri per la descrizione e la ricerca del contenuto di un film (solo degli esempi riportati nel campo Note) Non ponevano adeguata attenzione alla descrizione di pezzi e tipologie di film differenti (girati, tagli, riprese amatoriali) Uso eccessivo del campo Note (per le responsabilità secondarie, per tutte le informazioni tratte da fonti secondarie, per la descrizione del contenuto, …): sorta di scheda nella scheda. Regole elaborate da standard pensati per la descrizione di un libro, di un documento non legato ad altri documenti. Regole elaborate prima dell’avvento dei nuovi sistemi informativi elettronici, dotati di motori di ricerca IR. 6
Lo studio più attento ai criteri di descrizione del contenuto di un film anche da parte di enti che operano in campo audiovisivo è recente in Italia (Fondazione Aamod, Istituto Luce, Rai Teche tra i primi). Mentre esiste una certa uniformità e condivisione per quanto riguarda i criteri di descrizione “anagrafica” e fisica di un documento audiovisivo, sussistono delle difficoltà soprattutto in merito alla individuazione di criteri oggettivi di descrizione dei contenuti dei film 7
Catalogazione del contenuto: contenuto linguaggio che descrive un altro linguaggio, quello filmico, che è diverso da quello verbale. Linguaggio che decodifica e traduce un altro linguaggio. E’ necessario esplicitare le regole di questa traduzione, tenendo sempre conto delle esigenze degli eventuali ricercatori, al fine di rendere la catalogazione omogenea, anche se effettuata da persone diverse. Come rileva Gabriele D’Autilia (La catalogazione dei documenti audiovisivi nell’era di Internet), il documentalista è il primo ad effettuare una “critica delle nuove fonti”. Questo è possibile, aggiungiamo noi, sia decodificando il linguaggio del film che si sta catalogando (identificando il film, decodificando il messaggio e l’intenzione comunicativa e rappresentativa delle immagini, stabilendo quindi la sua autenticità, provenienza e integrità), sia codificandolo in un nuovo linguaggio e rilevando il contesto storico (non archivistico) in cui si colloca quel film (l’ambiente storico, sociologico, antropologico, culturale in cui nasce). 8
I contenuti di un film (fiction o non; finito o non; inquadratura o sequenza) si possono dividere in primari e secondari. Contenuto primario è quello che in genere il catalogatore rileva: tema centrale del documento, il suo “testo narrativo”, quello che si svolge in primo piano. In tal senso la catalogazione più esaustiva è quella che descrive il contenuto sia in un abstract, che per sequenza, inquadratura per inquadratura: sorta di sceneggiatura desunta. Richiede conoscenza del linguaggio e delle tecnologie audiovisive. Da essa possono emergere anche informazioni relative all’evoluzione del linguaggio audiovisivo (A. Giannarelli; G. Landucci). Contenuto secondario: secondario quello che si svolge sullo sfondo, ovvero i dati ambientali, di costume, relativi al paesaggio, all’architettura, agli spazi, all’arredo. I due tipi di contenuto si manifestano su piani visivi differenti. A questi si aggiunge il piano sonoro (la catalogazione del contenuto può prevedere anche la rilevazione e trascrizione dei sonori). La descrizione (inq. per inq. o sequenza per sequenza) avviene sia relativamente a quello che si vede e che accade, nello spazio e nel tempo, sia relativamente a come è rappresentato, ovvero alle modalità del linguaggio filmico. 9
ELEMENTI DI BASE DEL LINGUAGGIO FILMICO (A. Giannarelli) INQUADRATURA: unità minima del linguaggio filmico (immagine mobile o fissa, corrispondente allo spazio delimitato dall’obiettivo della macchina da presa o dalla videocamera). Registrazione senza interruzioni interne. Nella fase del montaggio è delimitata da un taglio iniziale e uno finale. SEQUENZA: numero nn di inquadrature collegate tra loro in base a un rapporto spazio/temporale. Una sequenza senza interruzione, in un’unica inquadratura, con macchina in movimento e con variazione dei piani e dei campi di ripresa, è definita PIANO SEQUENZA. PIANI: come la figura umana è inquadrata dall’obiettivo: PART. , P. P. P. , M. F. , P. A. , F. I. Solitamente si indica DAL BASSO o DALL’ALTO. CAMPI: lo spazio inquadrato di un ambiente sia interno che esterno: CAMPO LUNGO O LUNGHISSIMO (per esterni); TOTALE (per interni); CAMPO MEDIO. 10
MOVIMENTI DI MACCHINA PAN. (la camera ruota intorno al suo asse); CARR. (movimento della camera su un carrello con ruote), anche CAMERA CAR (camera posta su un veicolo). ZOOM: obiettivo a fuoco variabile per effetti di avvicinamento o allontanamento GRU: movimento camera in senso verticale tramite dispositivo meccanico (gru mobile) MODALITA’ DI MONTAGGIO STACCO O TAGLIO: unisce la fine e l’inizio di due inquadrature FONDU’ IN CHIUSURA E APERTURA: oscuramento progressivo parte finale di inq. e schiarimento progressivo della parte iniziale della successiva DISSOLVENZA INCROCIATA: scompare progressivamente parte finale di inq. e compare la parte iniziale della successiva, con effetto di sovrapposizione per una loro parte. 11
Metodologia Prima di iniziare la catalogazione delle inquadrature o delle sequenze è meglio procedere con una visione integrale e senza interruzione del film: consapevolezza delle informazioni contenute nel film, dei tempi narrativi, del messaggio, del tema principale. E’ possibile così innanzitutto scrivere l’abstract. Criticità Alto costo della catalogazione dei contenuti di un documento filmico. Secondo indicazioni Fiaf: 50 minuti per descrivere 10 minuti di immagini in movimento; per l’Ina 4 ore di tempo per descrivere 1 ora di film. Dipende dalla analiticità della descrizione. 12
Dall’analisi dell’esperienza, tuttora in corso, presso l’Istituto Luce e l’Aamod, l’adozione del linguaggio libero, ma con le indicazioni prima specificate, per la catalogazione analitica delle immagini in movimento (inquadrature o sequenze) e per la redazione di abstract, è la soluzione più opportuna. Al tempo stesso risulta particolarmente utile la costruzione, tramite un linguaggio controllato, controllato di un authority file (ovvero di uno strumento di ricerca costituito da liste di termini, descrittori/parole chiave, controllati e normalizzati, in relazione tra loro, che vanno a identificare temi, avvenimenti, concetti, enti, società, luoghi, persone). Grazie ai sistemi di information retrieval e alle possibilità di effettuare ricerche full text su tutti i campi di una scheda, l’incrocio dei due linguaggi può rispondere bene ed esaustivamente alle domande provenienti da un’utenza diversificata (più o meno specialistica, studiosi di cinema, filmaker, storici, studenti, giornalisti, cinefili, curiosi, altro). 13
Con l’avvento dei database relazionali multimediali dotati di sistemi di IR (Information Retrieval) è diventato possibile: valorizzare e rendere accessibile alla consultazione, in tempi rapidissimi, qualunque documento audiovisivo, o parte di esso, catalogato (anche nel contenuto). Avere la possibilità di una catalogazione sempre aperta e aggiornabile. 14
Come trattare un documento filmico? Come opera individuale, prodotto finito, alla stregua di un libro da gestire, per la conservazione, secondo criteri biblioteconomici? O considerarla, come dovrebbe essere in molti casi, come un documento d’archivio legato, vincolato ad altri documenti, ovvero da trattare nell’ambito di un processo produttivo, all’interno di un contesto? 15
2 problemi: frattura tra archivi con poche o minori risorse e archivi con maggiori possibilità in grado di investire in operazioni di recupero, catalogazione informatizzata, digitalizzazione dei propri patrimoni rischio di tralasciare, o di non tenere nel debito conto, la documentazione (il non film o extra film) legata ai documenti audiovisivi e ai loro processi produttivi, alla storia dell’ente, a meno che non si tratti di documenti “spendibili” dal punto di vista quanto meno del ritorno di immagine per la struttura di conservazione (locandine, manifesti, disegni, sceneggiature). Negli archivi audiovisivi finora c’è stato poco interesse per un tipo di ordinamento “archivistico”, storico, che evidenziasse il vincolo tra i documenti, valorizzandoli insieme al loro contesto storico-produttivo (descrizione multilivello: regole ISAD G). Il contesto di un documento audiovisivo è costituito essenzialmente dalle FASI DEL SUO PROCESSO PRODUTTIVO e dalla storia di chi ha avviato, partecipato, realizzato quel processo e diffuso il film (società di produzione privata, ente pubblico, committenti vari, società di distribuzione, autori, attori, altri responsabili, esercenti) ovvero i SOGGETTI PRODUTTORI. 16
Fasi principali individuate nel processo produttivo (A. Giannarelli) Progettazione: creativa; produttiva; definizione delle risorse (ideazione, ricerche, appunti, elaborazione del soggetto e sceneggiatura, o della scaletta di ripresa, trattamento. Piani di lavoro, elenchi fabbisogni tecnici e umani, preventivi, piani finanziari. Individuazione dei finanziamenti e delle coproduzioni, con relativa corrispondenza) preparazione della realizzazione (individuazione collaborazioni tecniche, scelta di attori e interpreti e provini, studi per scenografie e costumi, scelta set, definizione attrezzature tecniche, acquisizione supporti di registrazione) raccolta dei materiali o fase delle riprese (produzione di girati, giornalieri, individuazione di brani di repertorio in archivi e altri doc. ) montaggio (scalette di montaggio, catalogazione del materiale) edizione (schemi grafici di missaggio, fogli missaggio, stesura e/o ristesura di dialoghi, commenti parlati, ecc. , partiture musicali, liste titoli di testa e coda, sottotitoli, didascalie, effetti speciali, videografica) diffusione (copie e duplicati, versioni lunghe e corte, trailers, brochure, depliant, schede per la promozione, corrispondenza con enti, festival, visti censura) 17
Criticità Esperienze di descrizione dei contenuti filmici: frammentarie, ovvero realizzate singolarmente dalle diverse strutture solo su materiali di non fiction, con poco scambio e senza elaborazione di criteri di omogeneità condivisi. In ogni caso soddisfacenti perché rispondenti ai bisogni dei singoli istituti. Esperienze di recupero e descrizione di materiali extrafilmici (escluse le fotografie), legati ai film: poche e frammentarie (Museo nazionale del cinema di Torino, Cineteca di Bologna, Aamod) e anche queste condotte singolarmente, senza criteri condivisi e spesso senza l’ausilio di discipline quali l’archivistica, oltre la biblioteconomia (oppure mescolando entrambe). MANCANZA DI UNA PIU’ APPROFONDITA ELABORAZIONE TEORICA E DI UN CONFRONTO CON LE ISTITUZIONI E LE ASSOCIAZIONI (Iccu, Iccd, Anai, Aib e, a livello internazionale, Ica, Unesco, Fiaf). Di recente costituzione del gruppo nazionale ANAI. 18
CATALOGAZIONE AUDIOVISIVI PRESSO L’AAMOD Riguarda materiali soprattutto di non fiction. Tipologie: Tipologie Film finiti (documentari, videointerviste, videotestimonianze, film a base di materiali d’archivio totali o parziali, videoantologie, cinegiornali, fiction) Film non finiti (documentazione di eventi di attualità, materiali di lavoro vari, spezzoni d’archivio di provenienza varia) 19
ARCHITETTURA del PRECEDENTE SISTEMA CATALOGAZIONE AAMOD Le schede di catalogazione dei documenti audiovisivi erano suddivise in Anagrafica, di Magazzino, Cartacea, di Gestione. SCHEDA FILM Ad ogni titolo sono associate diverse schede di descrizione collegate tra loro, in modo orizzontale, che descrivevano tutti i documenti e le movimentazioni relative a quel titolo (i diversi supporti su cui era registrato, la documentazione cartacea che lo riguardava, oltre ai dati relativi alla sua gestione). Possiamo dire che per ogni titolo si apriva un “fascicolo” contenente tutta la documentazione che lo riguardava, ben ordinata e “sottofascicolata”, per usare un linguaggio archivivistico. Architettura orizzontale. 20
Una volta compilata l’Anagrafica, Anagrafica con i dati generali di identificazione del documento, si possono compilare i dati relativi ai diversi supporti presenti in archivio su cui è registrato quel titolo, inserendo la/le scheda/e di Magazzino 21
Dall’Anagrafica si poteva accedere anche alla documentazione cartacea correlata a quel titolo. La scheda relativa al Cartaceo risultava inadeguata al fine di una descrizione archivistica del documento ed era iniziata la rielaborazione del suo tracciato descrittivo all’interno della revisione dell’architettura del sistema informativo. E’ seguito un dibattito, all’interno dell’archivio, sull’utilità dell’adozione di un programma che tenesse conto di criteri più archivistici di inventariazione, ossia di una struttura multilivello: Fondo, Serie, Sottoserie, Unità archivistica, Unità documentaria. E’ STATO QUINDI ADOTTATO IL NUOVO SISTEMA SU PIATTAFORMA XDAMS CHE UTILIZZA STANDARD DI DESCRIZIONE ARCHIVISTICI, E XML COME MODELLO DI RAPPRESENTAZIONE E TRATTAMENTO DEI DATI. 22
Precedentemente esisteva una scheda unica Anagrafica, Anagrafica al cui interno si trovavano le indicazioni della Serie e del Fondo a cui eventualmente il documento apparteneva (ma non esistevano una scheda Serie e una Scheda Fondo). Inoltre era previsto il campo “finito/non finito” che ci diceva se il documento descritto fosse per esempio un film concluso, montato, pronto per la diffusione oppure un girato, non montato. Ed era previsto il campo “fiction/non fiction”. Questi campi sono stati mantenuti nel nuovo sistema. Circa il documento non finito, a meno che non venga registrato nel titolo o nel campo delle note, non si può tuttora sapere se si tratta di un “materiale di lavoro”, ovvero non risulta se quel documento sia legato ad altri (che hanno o possono avere titoli differenti), depositati in archivio o prodotti al fine di realizzare un nuovo progetto produttivo. 23
Si sta studiando la proposta di Ansano Giannarelli, di strutturare il sistema di descrizione/catalogazione di un film, tenendo conto delle fasi del processo produttivo e dei diversi materiali (soprattutto cartacei) che vengono prodotti durante queste fasi, trattandosi di documenti legati tra loro. 24
La catalogazione degli audiovisivi presso l’Istituto Luce Riguarda i materiali di non fiction Tipologie: Tipologie Cinegiornali (numerose testate) Documentari Repertorio (materiali non finiti: tagli e scarti, girati di servizi di cinegiornali o di documentari) 25
ARCHITETTURA SISTEMA DI CATALOGAZIONE LUCE Schede differenti a seconda della tipologia (diversamente dall’Aamod) Cinegiornali: Scheda Testata e schede di servizio. Sezioni: Anagrafica e di contenuto (quella di magazzino non è stata attivata) Documentari: Scheda complessiva unica con diverse pagine organizzate in sezioni (anagrafica e di contenuto). Campi leggermente diversi rispetto a quelli relativi ai cinegiornali (campi specifici dedicati agli autori, al cast e campo per date). Repertorio: Scheda complessiva divisa in sezioni (anagrafica e di contenuto). Alcuni campi sono specifici (p. es. Riferimento, Rimandi). Per i cinegiornali è prevista una descrizione multilivello 26
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