La cura pastorale degli infermi nella Comunit Parrocchiale
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La cura pastorale degli infermi nella Comunità Parrocchiale Di P. Alfredo M. Tortorella M. I.
Perché dare attenzione ai malati? “Come CRISTO percorreva tutte le città e villaggi sanando ogni malattia e infermità … così anche la CHIESA attraverso i suoi figli si unisce a tutti gli uomini di ogni condizione, soprattutto ai poveri e ai sofferenti, prodigandosi volentieri per loro”. (Concilio Vaticano II, decreto Ad Gentes n. 12)
Come CRISTO … lo stile di Gesù verso i malati: E’ uno stile nuovo, frutto di una nuova mentalità. In Israele il matto, il lebbroso, il malato in genere era un PUNITO DA DIO per i peccati commessi e tale da allontanare. Gesù invece li accosta e li fa sentire “PERSONE” e FIGLI AMATI.
Gesù: il malato! Mt 25, 36 “Ero malato e mi avete visitato”
Ci invia ai malati! In qualunque città entriate, curate gli infermi che vi si trovano e dite loro: è vicino il Regno di Dio! (Mt 9, 35) Voi tutti siete il corpo di Cristo (1 Cor 12, 27) Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo (Gal 6, 2)
Perché la Parrocchia cura i malati? 1. Perché la Parrocchia, come sappiamo è famiglia di famiglie … quale famiglia dimentica i propri deboli? 2. Come famiglia ha una identità precisa: l’essere comunità, vivere alla luce di Cristo, camminando insieme verso la meta della santità. E’ nella comunità e attraverso essa che Cristo ci salva! 3. Per questo, l’andare presso i malati da parte della Parrocchia, è un andare diverso da una qualsiasi forma di volontariato.
La cura pastorale dei malati: • non può essere vista dal cristiano come azione facoltativa ma come mandato del Signore: Guarite gli infermi … (Mt 10, 7 - 8) • e’ un vero problema teologico, nel senso che tale cura è espressione del nostro essere cristiani la cui identità è nella CARITA’ • È un problema di EVANGELIZZAZIONE: oggi più che mai siamo richiamati ad essa evangelizzando tutta la persona compreso il suo dolore.
Chi sono i nostri malati? Tutti coloro che vivono una malattia debilitante nel corpo o nella psiche: disabili mentali, fisici, malati di tumore, malati di SLA e di altre malattie degenerative. GLI ANZIANI: sebbene non malati, per l’età e la solitudine, sono comunque protagonisti della nostra pastorale. In alcune parrocchie costituiscono il numero principale di fratelli da visitare.
Il nostro andare dai malati LA VISITA PERIODICA e’ anzitutto fatta a nome della Comunità: portiamo Gesù, non solo nell’ Eucarestia, ma anche attraverso la nostra fraternità … Questa visita permette di : 1. conoscere concretamente l’infermo 2. instaurare con lui un rapporto umano/fraterno 3. rendersi conto delle sue vere necessità 4. essergli vicino per offrirgli sollievo e aiuto
LE ATTITUDINI NECESSARIE PERCHE’ OGNI INCONTRO SIA UN BUON INCONTRO! LO SPIRITO DI OSSERVAZIONE: osservare colui che visitiamo o l’ambiente in cui si trova già ci dice molto della sua situazione L’AMABILITA’: fatta di gentilezza, pazienza, umiltà, tatto. La pazienza in particolare di fronte ai medesimi comportamenti o reazioni. LA DISCREZIONE: rispettando la sua intimità e le sue confidenze. ACCETTAZIONE di lui così come egli è, senza pretese di cambiarlo. DISPONIBILITA’ di fronte ad alcune sue esigenze.
Ciò che è da evitare: • IL PARLARE TROPPO DI SE’, OSTENDANDO TROPPO SE STESSI, E IN GENERALE IL PARLARE TROPPO: CIO’ CHE CONTA è LO “STARE” … • MOSTRARE FRETTA E INSOFFERENZA: OGNI MALATO VISITATO HA DIRITTO AL SUO TEMPO NECESSARIO ! • EVITARE DI PARLARE SOTTO VOCE CON ALTRI ALLA PRESENZA DEL MALATO! • IMPORRE IL PROPRIO STILE SPIRITUALE. OCCORRE RISPETTARE CREDENZE E USI DEL SINGOLO SENZA VOLER IMPORRE I PROPRI: ANCHE LA PREGHIERA FATTA INSIEME RISENTA ANZITUTTO DELL’ATTENZIONE ALLA DEVOZIONE DEL MALATO E NON DELLA PROPRIA! • NON FUGGIRE DAI SILENZI, MA ACCOGLIERLI. A TEMPO DEBITO, SAPER ANDARE VIA
Qualche buon consiglio per la visita: • Presentarsi e chiedere il nome dell’interlocutore • Rispettare il bisogno di privacy dell’altro • Osservare il linguaggio non verbale del suo corpo per poter capire in che stato è. • Lasciare che sia il malato a condurre il dialogo • Saper distinguere i propri bisogni da quelli del malato • Condividere la propria esperienza di sofferenza solo se è in sintonia con quella del malato e non soffermarsi troppo su di essa. • Educarsi ad accompagnare i sentimenti dell’altro senza banalizzarli né minimizzarli. • Frenare la tendenza a dare facili e immediati consigli.
• imparare a comunicare attraverso la gestualità • Non assumere toni moralistici né correre a difendere Dio, se il malato un po’ stanco lo mette sul “banco degli imputati” • Non ricorrere a frasi fatte o stereotipi (E’ la volontà di Dio; vedrai che guarirai; c’è chi sta peggio …) • Essere aperti al dialogo su temi difficili • Fare leva sulla preghiera e sui sacramenti quando il malato ne fa richiesta, valorizzandoli come risorse spirituali • Essere consapevoli che il proprio ruolo non è di risolvere i problemi della gente, ma di farsi compagni nel cammino.
ma sono solo i malati ad avere bisogno di noi? Giovanni Paolo II nella Christifideles laici 53 (1989): Anche i malati sono mandati come operai nella vigna del Signore. . Perché Dio li chiama a vivere la loro vocazione umana e cristiana e a partecipare alla crescita del regno di Dio in modalità nuove, anche più preziose. Anche loro sono evangelizzatori, poiché EVANGELIZZARE è suscitare interrogativi!
Una PREGHIERA Signore è terra sacra il dolore: che io mi tolga i sandali quando entro e non abbia a scivolare via senza incontrare un volto e un nome. Signore è una cella oscura la malattia: le sue pareti trasudano paura. E’ un urlo muto che invoca ascolto ai tanti bisogni e nascoste emozioni: chiede di non negarli o minimizzarli ma riconoscerli e accompagnarli. Insegnami o Dio l’arte del silenzio: che io freni le domande inopportune, i consigli non richiesti, le frasi fatte e non tiri sempre in ballo il tuo volere. Sia piuttosto il mio corpo a parlare: il sorriso aperto, il calore delle mani. Che io mi accontenti, o Signore, di stare al fianco di chi soffre come umile testimone di speranza, come umile compagno di viaggio. Amen!
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