LA COMUNICAZIONE NON VERBALE La comunicazione non verbale
LA COMUNICAZIONE NON VERBALE La comunicazione non verbale (CNV) è un linguaggio del tutto particolare che presenta problemi che «è importante risolvere» , problemi «fondamentali» della comunicazione e del comportamento sociale. Nonostante la comunicazione verbale sia quella privilegiata nella comunicazione interpersonale una quantità incredibile di scambi comunicativi si attua in forma non verbale.
Gli impieghi più comuni della CNV sono: • sostenere e rafforzare la comunicazione verbale; • supplire l’assenza momentanea o duratura della comunicazione verbale; • manifestare emozioni non altrimenti esprimibili attraverso l’uso delle parole; • offrire indicazioni particolarmente interessanti e suggestive sulla propria persona, nel corso di uno scambio comunicativo verbale; • esprimere, senza possibilità di equivoci, particolari significati legati a cerimoniali, a rituali; • gestire con forza persuasione una comunicazione verbale fatta da una persona verso molte altre. La funzione della CNV quindi è quella di consolidare, rafforzare, sostenere, incentivare le funzioni di informazione, direzione ed espressione. Coloro che comunicano verbalmente e accompagnano la comunicazione verbale con la CNV in alcuni casi hanno la consapevolezza che stanno utilizzando linguaggi non verbali in quanto la CNV è conscia, in altri casi è invece inconscia e in altri ancora può avere gradi intermedi di consapevolezza.
Un esempio che può esserci utile per illustrare una situazione abbastanza ricorrente nella vita scolastica è quello di un professore di matematica che decide di interrogare tutta la classe in tre ore. Il professore chiama tre ragazzi alla lavagna i quali lentamente si alzano e si presentano all’interrogazione. Il resto della classe si abbandona ad atti di comunicazione non verbale tra i quali: lasciarsi andare sulla sedia, alzare gli occhi al cielo, sorridere in modo compiaciuto, . . Il professore interpreta i vari gesti degli alunni i quali a loro volta interpretano quelli del professore: gli uni e gli altri non hanno potuto fare a meno di comunicare attraverso linguaggi non verbali.
ESPRESSIONI DEL VOLTO E MIMICA FACCIALE Il volto è la parte più espressiva del corpo umano e la fonte più importante di segnali non verbali. Leggere nel volto delle persone significa: Raccogliere una straordinaria quantità di informazioni; Rilevare le emozioni che si provano e la loro evoluzione, nel contesto di una comunicazione; Puntualizzare gli atteggiamenti assunti da una persona nei rapporti interpersonali; Valutare in quali termini la comunicazione verbale venga sostenuta, accompagnata, rafforzata, condivisa.
Quando comunichiamo, quando parliamo con qualcuno, inviamoriceviamo una serie ininterrotta di segnali. La struttura generale del volto è costituita dai lineamenti: essi ci dicono qualcosa di una persona, ma non tutto. Il volto umano è un sistema molto complesso di CNV; per l’espressione di emozioni, le parti più significative sono: bocca e sopracciglia ma anche la maggiore o minore dilatazione delle narici o il colorito della pelle. Una corretta decodificazione delle emozioni più rilevanti è stata studiata e provata nel 1969 da due studiosi della CNV: Thayer e Schiff, i quali hanno presentato una serie di volti schematici, in cui a variare erano la piega della bocca e la posizione delle sopracciglia.
GESTUALITA’ E MOVIMENTI DEL CORPO Talvolta vi è l’identificazione o sovrapposizione di gestualità e posture del corpo. In realtà la gestualità riguarda alcune parti del corpo come braccia, mani, testa mentre le posture si riferiscono alla posizione generale del corpo nello spazio. Sono, perciò, due cose distinte: la gestualità è controllabile e volontaria mentre la postura è inconsapevole e involontaria. L’etologia, scienza che studia il comportamento degli animali, ha dimostrato che forme di gestualità appaiono anche nelle scimmie antropomorfe, con l’evoluzione hanno imparato ad utilizzare gli arti anteriori non solo per la locomozione ma anche per delle forme di gestualità. L’essere umano ha una CNV gestuale infinitamente più complessa e articolata che crea un sistema di segni convenzionali, variabili da cultura.
JOHN BULWER Nel 1644 J. Bulwer ha creato un’illustrazione in cui tenta di elaborare un’interpretazione della CNV, dei gesti più in uso nella sua epoca e nella sua cultura. Alcuni di questi gesti appaiono di difficile interpretazione e anche strane alle nostre esperienze abituali di gestualità, solo alcuni, grazie anche alla didascalia, riescono a dirci qualcosa.
ANDREA DE JORIO Nel 1832 A. De Jorio crea una rassegna dei simboli gestuali più ricorrenti e significativi nella cultura napoletana dell’epoca. Alcuni di essi sono arrivati ai nostri giorni pressoché intatti e sono diventati di dominio pubblico. Di più difficile comprensione risultano, però, altri gesti che stentiamo a capire e a saper riconoscere con significato proprio.
D. EFRON D. Efron, ha studiato le differenze culturali relative ai gesti uniti al discorso in due comunità di immigranti: gli ebrei orientali e gli italiani meridionali. Osservando le figure si capisce che la gestualità degli ebrei è più difficile per gli italiani perché risulta strana. Gli ebrei usano prendere per la giacca la persona con cui stanno parlando, si tratta di una gestualità abituale, comune e priva di negatività. Per noi italiani ciò può essere visto come rimprovero o ammonimento. Queste illustrazioni se venissero decontestualizzate sarebbero incomprensibili e senza un codice deontologico per la comunicazione; I codici utilizzati in una data epoca possono cadere totalmente in disuso visto l’evolversi della società; Alcuni gesti hanno significato condiviso e, come chiariscono P. Ekman e W. V. Friesen, hanno traduzione verbale diretta; Vi sono gesti somiglianti un po’ in tutte le culture, come salutare, mangiare, dormire, identificati in un linguaggio universale.
La gestualità ha natura prevalentemente convenzionale. Tuttavia essa esplica funzioni precise e differenziate. Secondo Argyle le segnalazioni effettuate mediante gesti e movimenti del corpo possono essere riassunte : • • • Gesti che illustrano/accompagnano la comunicazione, perciò sono connesse al fluire di un discorso Gesti e movimenti che esprimono emozioni Gesti e movimenti che esprimono personalità Gesti e movimenti rituali e partecipati, secondo un codice comune Gesti e movimenti che sono segni convenzionali propriamente detti (linguaggio universale dei gesti indicanti le funzioni del corpo).
Per comprendere l importanza della classificazione possiamo inserirla nel contesto comunicativo attraverso le parole; infatti quando conversiamo utilizziamo un doppio canale: canale vocale uditivo e canale visivo. Il primo ci consente di parlare e/o ricevere messaggi (ascoltando quello che diciamo ed elaborando ciò che stiamo dicendo) Il secondo ci consente di acquisire una notevole quantità di informazioni, attraverso: • Gesti che rinviano il feedback ( rientrano in questo ambito i cenni del capo o i movimenti delle mani). • Gesti illustrativi veri e propri. I più ricorrenti sono: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Gesti indicatori Gesti che esprimono relazione spaziale Gesti che descrivono il movimento Gesti che indicano tempo e ritmo Cinetogrammi (atti a indicare moti particolari) Pittogrammi (per disegnare una figura immaginaria) Ideogrammi (per indicare una direzione, un orientamento del pensiero)
Per ciò che riguarda le emozioni, la fonte principale di LNV è rappresentata dalle espressioni del volto e dunque le posture possono solo esprimere la particolare intensità dell’ emozione
Diventa più complesso il discorso, se riferito al rapporto tra postura e personalità. A volte siamo portati ad avere una data impressione sulla personalità di alcune persone, mediante le posture che assumono, ma rischiamo di esprimere valutazioni non vere. Ecco due esempi di clamorosi errori di valutazione: vediamo una postura con il tronco leggermente abbassato e un atteggiamento dimesso o quieto, per di più con il capo basso, siamo portati a ritenere che si tratti di un uomo con una personalità debole. Ma se ci trovassimo in presenza di un religioso le cui regole impone l’umiltà, potremmo dire la stessa cosa della sua personalità?
La gestualità dobbiamo sempre ricondurla alla cultura di chi ne fa uso e ciò ci fa comprendere che non tutti i popoli gesticolano allo stesso modo e con la stessa intensità e frequenza Per concludere, riportiamo una tabella, costituita da una breve rassegna di gesti abbastanza ricorrenti nelle culture occidentali. Gesto Significato Cenno del capo Accordo sbadiglio noia indicare Indicare la direzione Alzare le spalle disinteresse Agitare la mano arrivederci Dare pacche sulla schiena incoraggiamento Stringere la mano Saluti
LA POSTURA La postura viene definita come tutto il corpo che funziona da sistema di segnalazione non verbale, i segnali che inviamo sono in gran parte inconsapevoli. Come riesce a descrivere tratti significativi della nostra personalità Come lo mostriamo nei nostri atteggiamenti interpersonali È il nostro corpo Come lo utilizziamo Come lo collochiamo nello spazio Come lo pieghiamo alla forza dei nostri sentimenti
L’analisi delle posture umane si riferisce a tre fondamentali posizioni che il corpo umano può assumere : -La stazione eretta -La posizione distesa -La situazione intermedia Sarbin e Hardyck ci fanno capire i nessi intercorrenti tra posture e atteggiamenti interpersonali
Mehrabian ha definito nel 1972 le principali dimensioni della postura Utilizzato da persone simpatiche e quasi sempre da donne Immediatezza Presenta i seguenti tratti ricorrenti: • Inclinazione in avanti • Contatto • Prossimità • Sguardo • Orientazione diretta Usato in presenza di persone di ceto sociale più basso, Rilassamento più verso le donne, tendenzialmente Presenta in seguenti tratti: verso una • Posizioni asimmetriche persona del sesso opposto che delle braccia verso una • Inclinazione laterale • Posizioni asimmetriche persona dello stesso sesso. delle gambe • Rilassamento della mano inclinazione all’indietro
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