L EUTANASIA Inguaribile Handicappata Anziana Morire una persona
L’ EUTANASIA
Inguaribile Handicappata Anziana Morire una persona Termine inventato nel 1500= dolce morte EUTANASIA Fare Esistono 2 forme Mediante mezzi terapeutici Proporzionato Di tipo Sproporzionato Lasciare ATTIVA OMISSIONE TERAPEUTICA PASSIVA ASTENSIONE TERAPEUTICA Astenersi dall’uso di mezzi straordinari per evitare l’accanimento terapeutico, non è eutanasia è moralmente lecita Varia da persona e, per una medesima persona, da un periodo a un altro Eccede le ordinarie possibilità del malato (ad esempio la chemio a chi non può sopportarne il peso).
Nutrire Cure terminali Fare flebo Dare antidolorifici Non è tale nel caso di Interventi per dare sollievo nella sofferenza Rinuncia a interventi medici non adeguati alla situazione del malato (far fare la chemio a chi non può sopportarla fisicamente perché è sottopeso o per altri motivi).
Un anziano giornalista, Indro Montanelli, con le sue parole smosse nuovamente le acque fra contrari e favorevoli all’eutanasia, affermando: <<Non ho paura della morte. Ho paura di morire, di soffrire. Cerco un medico che si impegni con me a farmi morire come e quando gli chiederò di morire. Ma non ne trovo>>. “Eutanasia” significava in origine morte senza atroci dolori, mentre oggi viene intesa più come intervento diretto della medicina per attenuare i dolori della malattia/agonia, con il rischio di sopprimere la vita. L’uomo, come ogni essere vivente nasce, cresce, muore. Ma non si può ridurre tutto all’aspetto materiale e biologico, perché nell’uomo questi eventi assumono anche un valore spirituale. La Chiesa considera l’eutanasia un gesto immorale, e così anche tutte le religioni che pongano l’uomo come valore supremo e al centro del cosmo.
UNA TESTIMONIANZA… Un uomo di nome Massimiliano Tresoldi ha vissuto un’esperienza davvero particolare. Dopo 10 anni di coma erroneamente detto “irreversibile”, si risveglia. Ciò è accaduto nel 2001, con la presenza al suo fianco della madre Lucrezia. Questo lungo coma, derivò da un incidente del 1991, che tranciò il suo cervelletto e gli impedì di continuare la sua carriera calcistica. Venne subito consigliato di staccare il respiratore artificiale che teneva in vita quel “vegetale”, come lo chiamavano. Ma la famiglia si rifiutò. Poi, dopo 10 lunghi anni, iniziò piano il risveglio. Aveva ascoltato tutto durante il coma, persino il passaggio dalla lira all’euro e anche il caso di Eluana Englaro, con trepidazione e sgomento. Oggi, accompagnato dalla famiglia, può abbracciare i suoi idoli della squadra della Roma, a Trigoria. E se la madre di Massimiliano avesse acconsentito a staccare la spina del respiratore artificiale? Se avesse dunque accettato l’eutanasia? Ha dimostrato di avere speranza e fede, che l’hanno accompagnata e hanno portato la fine del coma. Se ciò non fosse accaduto, oggi M. Tresoldi sarebbe morto.
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