KANT Critica della Ragion Pura dialettica trascendentale Prof

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KANT (Critica della Ragion Pura: dialettica trascendentale) Prof. Michele de Pasquale

KANT (Critica della Ragion Pura: dialettica trascendentale) Prof. Michele de Pasquale

le forme pure dell'intelletto, le categorie, trovano un'applicazione legittima soltanto sul piano fenomenico, hanno

le forme pure dell'intelletto, le categorie, trovano un'applicazione legittima soltanto sul piano fenomenico, hanno valore soltanto quando sintetizzano esperienze sensibili ma nella stessa natura umana è radicata la tendenza ad usare queste forme anche al di fuori dell'esperienza: “ Poiché è molto seducente e pieno di attrattiva servirsi di queste conoscenze intellettuali e principi puri da soli, e anche oltre i limiti dell'esperienza, la quale solamente, per altro, può fornire la materia (gli oggetti) a cui quei concetti puri dell'intelletto possono essere applicati; così l'intelletto corre il rischio di fare, con vari sofismi, un uso materiale di quelli che sono soltanto principi formali dell'intelletto puro, e di giudicare indifferentemente gli oggetti che non ci sono affatto dati, anzi probabilmente non possono esserci dati in alcun modo. ” (Kant, Critica Ragion Pura, Logica trascendentale)

il tentativo di cogliere, al di là dei fenomeni, la "cosa in sé" è

il tentativo di cogliere, al di là dei fenomeni, la "cosa in sé" è analizzato nella Dialettica trascendentale la Dialettica è intesa come una falsa logica o una "logica dell'apparenza“: la ragione operando con idee ed attraverso concatenazioni di sillogismi pretende di giungere alla totalità incondizionata, risalire alla causa ultima, a ciò che è condizione senza essere condizionato la ragione pretende di usare le categorie dell'intelletto fuori da ogni condizionamento fenomenico per tentare di raggiungere l'incondizionato, l'assoluto, la totalità

sorgono così nella ragione tre idee l'idea dell'anima considerata come sostanza spirituale semplice (il

sorgono così nella ragione tre idee l'idea dell'anima considerata come sostanza spirituale semplice (il soggetto assoluto, incondizionato) l'idea del mondo considerato come totalità in sé dalla quale emergono i contenuti particolari delle nostre rappresentazioni (la totalità dei fenomeni esterni) l'idea di Dio come totalità incondizionata( la condizione assoluta di ogni realtà) la ragione pretende di giustificare queste sue pretese razionalmente e presume di costruire tre scienze: psicologia razionale cosmologia razionale teologia razionale

nel tentativo di costituire la prima scienza, la ragione dialettica si serve di un

nel tentativo di costituire la prima scienza, la ragione dialettica si serve di un falso ragionamento: l'Io penso - che è una pura attività sintetizzatrice, che ha bisogno, per svolgere la sua funzione, dei contenuti fenomenici – viene trasformata in una sostanza; l‘Io penso, con le sue categorie può pensare tutto, ma non può pensare se stesso come sostanza, perché dovrebbe porsi contemporaneamente come fenomeno e come attività sintetizzatrice: “ Il pensiero, preso per sé, è puramente la funzione logica; quindi mera spontaneità dell'unificazione dei molteplice di una intuizione puramente possibile, e non ci mette innanzi, a nessun patto, il soggetto della coscienza come fenomeno. ” (Kant, Critica Ragion Pura, Dialettica trascendentale) quella che è una condizione logico-trascendentale della conoscenza viene così trasformata in una realtà la psicologia, pertanto, non è possibile come scienza

la ragione si imbatte in analoghe difficoltà quando cerca di costituire una cosmologia razionale:

la ragione si imbatte in analoghe difficoltà quando cerca di costituire una cosmologia razionale: “ Quando noi rivolgiamo la nostra ragione non semplicemente agli oggetti dell'esperienza, ma ci avventuriamo ad estenderla al di là dei limiti di questa, allora vengono fuori proposizioni sofistiche, che dall'esperienza non possono né sperare conferma, né temere confutazioni; ciascuna delle quali non soltanto è in se stessa senza contraddizione, ma trova perfino nella natura della ragione le condizioni della sua necessità, solo che, disgraziatamente, il contrario ha dalla parte sua ragioni altrettanto valide e necessarie di affermazione. ” (Kant, Critica Ragion Pura, Dialettica trascendentale)

la ragione si impantana nelle seguenti antinomie, o contraddizioni di tesi e di antitesi,

la ragione si impantana nelle seguenti antinomie, o contraddizioni di tesi e di antitesi, senza avere la possibilità di accreditare l'una come vera, scartando l'altra come falsa ha il mondo un inizio e un limite nel tempo e nello spazio? esiste qualcosa di assolutamente semplice, non ulteriormente divisibile, e perciò indistruttibile? è possibile la libertà, o tutto ciò che avviene è causalmente determinato? esiste una causa ultima, necessaria dei fenomeni? il mondo ha un suo inizio nel tempo ed è delimitato entro confini il mondo non ha nè confini nè inizio nello spazio, ma è infinito ogni sostanza composta consta di parti semplici nessuna cosa composta consta di parti semplici la causalità delle leggi non è non c’è alcuna libertà: tutto l’unica da cui è possibile far accade in base a leggi di derivare tutti i fenomeni: natura bisogna ammettere anche una causalità per libertà del mondo fa parte qualcosa che costituisce un essere assolutamente necessario non esiste un essere assolutamente necessario che sia la causa del mondo

l’idea di mondo come totalità esistente in sè conduce a coppie di proposizioni in

l’idea di mondo come totalità esistente in sè conduce a coppie di proposizioni in contraddizione tra loro ed egualmente dimostrabili dal punto di vista del criticismo che soluzione dare a queste antinomie? Ø riguardo alle prime due, Kant sostiene che non possiamo affermare nè la tesi nè l’antitesi, possiamo solo dire che il mondo è un insieme di fenomeni attualmente finito e potenzialmente indefinito Ø riguardo alle ultime due ritiene che tesi ed antitesi non sono in contraddizione tra loro perchè si riferiscono ad ambiti diversi e quindi ugualmente vere: le tesi sono vere nell’ambito della scienza, le antitesi nell’ambito della moralità

la ragione non approda a nessuna conclusione credibile sul piano della scienza, neppure quando

la ragione non approda a nessuna conclusione credibile sul piano della scienza, neppure quando cerca di formulare una teologia razionale Kant passa in rassegna le prove tradizionali dell'esistenza di Dio (ontologica, cosmologica e fisico-teologica) e ne mette in luce gli errori e la mancanza di rigore scientifico il concetto di Dio è frutto della trasformazione di un ideale (un modello alla cui perfezione tutte le cose esistenti vengono commisurate) in una realtà: è l’ideale della totalità assoluta ipostatizzata in un Essere supremo

la prova ontologica parte dal concetto dell'essere "realissimo", che per essere realissimo non può

la prova ontologica parte dal concetto dell'essere "realissimo", che per essere realissimo non può mancare dell'esistenza; poiché un essere realissimo può essere pensato in quanto il suo concetto non implica contraddizione, allora necessariamente deve essere considerato esistente contro questa affermazione Kant precisa che, poiché un giudizio di esistenza è sempre un giudizio sintetico, esso è possibile solo sul piano dell'esperienza; il passaggio dal pensiero all'essere rappresenta un salto ingiustificato: si può, infatti, benissimo pensare di arricchirsi, ma non per questo ci si arricchisce l’errore della prova è nel passaggio arbitrario dal piano logico a quello ontologico

la prova cosmologica sostiene che " se esiste qualcosa, deve anche esistere un essere

la prova cosmologica sostiene che " se esiste qualcosa, deve anche esistere un essere necessario" Kant obietta che questo passaggio dal contingente all'assoluto (risalire dal contingente, attraverso una serie di cause ad un essere necessario non causato) non è per niente necessario: l’errore è nell’utilizzo indebito della categoria di causalità oltre l’ambito dei fenomeni al di fuori dei quali essa non ha senso la prova fisico-teologica sostiene che l’armonia della natura richiama l’esistenza di Dio la prova è confutata perché volendo risalire dall'ordine del mondo all'esistenza di un essere ordinatore e creatore, si fa un salto dal piano dell'essere a quello del pensiero

la metafisica non è scienza: la naturale tensione dell'uomo a varcare i confini del

la metafisica non è scienza: la naturale tensione dell'uomo a varcare i confini del mondo fenomenico per tentare di cogliere il noumeno, la "cosa in sé", è destinata allo scacco sul piano scientifico “tutti i nostri ragionamenti, i quali vogliono condurci al di là del campo dell'esperienza possibile, sono fallaci e senza fondamento” (Kant, Critica Ragion Pura, Dialettica trascendentale, Appendice) le domande naturali ed inevitabili sull’immortalità dell’anima, sulla libertà, sull’esistenza di Dio non possono avere una risposta scientificamente fondata perchè la nostra conoscenza può avvenire solo nel perimetro dell’esperienza

se le idee della ragione sono inidonee a fornirci concetti della totalità spirituale (anima),

se le idee della ragione sono inidonee a fornirci concetti della totalità spirituale (anima), della totalità cosmica (il mondo) e della totalità incondizionata (Dio), cui corrispondano effettivamente delle entità reali, non per questo esse non svolgono una qualche funzione sul piano conoscitivo le idee infatti, indicando un ideale che varca il confine di ogni esperienza possibile, spingono l'intelletto a non accontentarsi mai dell'acquisito ed a puntare ad una conoscenza scientifica sempre più ampia; l'illusione della dialettica, allora “ è tuttavia inevitabilmente necessaria, se oltre agli oggetti che ci sono innanzi agli occhi, vogliamo vedere insieme anche quelli che ci stanno lontani, alle spalle, cioè se, nel nostro caso, vogliamo portare l'intelletto al di là di ogni esperienza data (parte della totale esperienza possibile), quindi, anche alla maggior estensione possibile ed estrema. ” (Kant, Critica Ragion Pura, Dialettica trascendentale, Appendice) le idee di anima, mondo e Dio svolgono soltanto una funzione regolativa, una sorta di incitamento dell'intelletto perché estenda il suo sapere: