JACOPO TINTORETTO 1518 1594 Cricco Di Teodoro Itinerario

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JACOPO TINTORETTO (1518 -1594) Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore

JACOPO TINTORETTO (1518 -1594) Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017

Un talento naturale Jacopo Tintoretto, così chiamato dalla professione paterna, è, assieme al Veronese,

Un talento naturale Jacopo Tintoretto, così chiamato dalla professione paterna, è, assieme al Veronese, il protagonista del Manierismo veneto. Debitore del colore di Tiziano e del disegno di Michelangelo, Tintoretto manifesta uno straordinario talento e grande originalità nel trattamento della luce, con risultati che prefigurano la futura sensibilità barocca. Le tappe della biografia • Nasce a Venezia nel 1518. • A 15 anni è già nella bottega di Tiziano, da cui, secondo tradizione, è presto allontanat. o • Nella seconda metà del secolo è a capo di una fiorente bottega: oltre alle commissioni private, lavora per le Confraternite di San Marco e di San Rocco, di cui è pittore ufficiale. • Muore a Venezia nel 1594. Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017

Il disegno I disegni del Tintoretto rivelano che i suoi modelli non erano soggetti

Il disegno I disegni del Tintoretto rivelano che i suoi modelli non erano soggetti vivi, ma manichini che egli stesso costruiva in legno e stoffa nella sua bottega. Analogamente lo Studio dal Giuliano de’Medici di Michelangelo fa riferimento alla scultura della Sagrestia Nuova di San Lorenzo a Firenze. Nel disegno, dal tratto morbido e pastoso, tutti gli elementi anatomici appaiono enfatizzati e in parte anche deformati al fine di esaltarne la tensione e la drammaticità. Pochi tocchi di gessetto rilevano le luci, esaltando il chiaroscuro della muscolatura.

Il ritratto Per una ricca e prestigiosa committenza, composta da magistrati, nobili senatori, vecchi

Il ritratto Per una ricca e prestigiosa committenza, composta da magistrati, nobili senatori, vecchi mercanti, rinomati collezionisti, giovani gentiluomini, Tintoretto esegue stupefacenti «ritratti al naturale» . Stupisce non solo la varietà delle tipologie umane, ma soprattutto la capacità di far vivere in ciascuno le caratteristiche e l’individualità del singolo. Con poche e asciutte pennellate, Tintoretto modella i lineamenti dei volti e i particolari degli abiti, investiti da una luce che li fa risaltare con vivacità sull’intensa ombra dello sfondo.

Il miracolo dello schiavo Con il Miracolo dello schiavo, anche noto come Miracolo di

Il miracolo dello schiavo Con il Miracolo dello schiavo, anche noto come Miracolo di San Marco, Tintoretto si impone all’attenzione dei suoi contemporanei. Si tratta di un grande olio su tela (telero), dipinto nel 1548 per la Scuola Grande di San Marco, una delle sei maggiori confraternite veneziane di carità.

Il miracolo dello schiavo La scena si svolge tra un edificio colonnato e delle

Il miracolo dello schiavo La scena si svolge tra un edificio colonnato e delle rovine, mentre sullo fondo, dietro un portale, si apre un giardino. San Marco, arretrato e in ardita prospettiva dal basso, risulta visibile solo allo spettatore. Tre i personaggi principali: lo schiavo a terra, San Marco in volo e il vecchio a destra, al vertice di un immaginario triangolo che divide in due la tela. Il colore, violento e pastoso nei primi piani e tenue sullo sfondo, collabora al senso di sfondamento prospettico. La folla è percorsa da un moto violento, con pose e attitudini ispirate alla pittura di Michelangelo. Al centro c’è uno spazio vuoto investito dalla luce che, emanata dal santo, si riflette sul giacente. Vera protagonista è però la luce, ora vivace e naturale nella piazza retrostante, ora cupa e tragica sotto il pergolato, ora sfolgorante al centro.

Susanna e i vecchioni Nel 1557 Tintoretto dipinge una tela di soggetto biblico con

Susanna e i vecchioni Nel 1557 Tintoretto dipinge una tela di soggetto biblico con Susanna e i vecchioni, quasi un pretesto per raffigurare il nudo femminile. Innovativa è la composizione, tagliata prospetticamente dalla siepe obliqua dietro cui si nascondono i due vecchi. Gioca un ruolo principale la luce che: • fa risplendere le membra della donna come di luce propria, • ribalza sugli oggetti con filamenti dorati e accende i colori, • tiepida nel giardino contrasta con i toni freddi della fonte in primo piano, • risalta con pennellate veloci come tocchi d’oro sul vecchio in lontananza. Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017

I teleri per le Confraternite Dopo tre grandi teleri dipinti per la Confraternita di

I teleri per le Confraternite Dopo tre grandi teleri dipinti per la Confraternita di San Marco, nel 1564, sbaragliando concorrenti come il Veronese, vince l’appalto per decorare la sede appena costruita della Scuola Grande di San Rocco. Dal 1565 al 1587 si dedica quindi alla sua opera di maggiore impegno, realizzando oltre cinquanta teleri aventi per soggetto Storie del Vecchio e del Nuovo Testamento. L’interesse dell’artista nel suscitare con la luce le emozioni e i sentimenti di chi osserva trova inconsapevolmente, in queste grandi opere a sfondo religioso, una perfetta consonanza con la dottrina della Controriforma. Cricco Di Teodoro, Itinerario nell’arte Quarta edizione, © Zanichelli editore 2017

La Crocifissione del 1565 è un gigantesco telero che occupa un’intera parete della Sala

La Crocifissione del 1565 è un gigantesco telero che occupa un’intera parete della Sala dell’Albergo, luogo di riunione dei reggitori della Confraternita. L’opera, pullulante di personaggi colti nelle più varie attività, appare caotica, come se il dramma della morte di Cristo si propagasse intorno a lui e fino allo spazio dello spettatore.

La Crocifissione Prima di dipingere le sue opere, Tintoretto studiava il luogo in cui

La Crocifissione Prima di dipingere le sue opere, Tintoretto studiava il luogo in cui sarebbero state sistemate. A volte costruiva dei modellini in legno in cui inseriva statuine di cera che illuminava con candele e lanterne per ottenere i voluti effetti di luce e ombra. La composizione: Nella Crocifissione, la luce ritaglia le figure dal fondo scuro e impastato e guizza su di esse come un lampo, illuminando: • la brulla spianata su cui si erge la croce, fulcro del dipinto, ha la forma di un triangolo rovesciato (giallo) • a questo si sovrappone un altro triangolo ideale (rosso) che passa per le croci dei due ladroni un volto un animale un tratto di paesaggio

L’Ultima Cena è l’ultima opera a cui Tintoretto lavora nel 1594, l’anno della morte.

L’Ultima Cena è l’ultima opera a cui Tintoretto lavora nel 1594, l’anno della morte. La grande tela è destinata alla chiesa di San Giorgio Maggiore. L’artista raggiunge qui il culmine della tensione drammatica che caratterizza la sua pittura. Il tema tradizionale presenta importanti novità: rovesciando la visione consueta, Tintoretto crea una prospettiva obliqua che, lungo le linee dei tavoli, dei cassettoni del soffitto e delle piastrelle del pavimento, guida lo sguardo dello spettatore verso il fondo.

L’Ultima Cena L’intera figurazione è subordinata al dominio assoluto della luce. Nuova è l’ambientazione

L’Ultima Cena L’intera figurazione è subordinata al dominio assoluto della luce. Nuova è l’ambientazione di un’osteria popolare, rappresentata con un realismo sincero e profondo, In alto gli angeli, dipinti con filamenti d’oro, sono presenze incorporee fatte di sola luce I bagliori della luce, proveniente da una lampada a olio sul soffitto, colpiscono le figure facendole emergere dall’ombra. Alla luce rossastra e fumosa della stanza si aggiunge quella quasi fluorescente emanata dagli Apostoli. Il colore, così impastato da sembrare monocromo, accentua il senso di visione soprannaturale. Intorno a Gesù, il chiarore si fa più intenso: non è una semplice aureola, ma una fonte luminosa autonoma e fortissima.