Italo Svevo e la Coscienza di Zeno La

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Italo Svevo e la Coscienza di Zeno

Italo Svevo e la Coscienza di Zeno

La vita Nasce a Trieste nel 1861 da agiata famiglia ebrea Trieste → cultura

La vita Nasce a Trieste nel 1861 da agiata famiglia ebrea Trieste → cultura mitteleuropea Ettore Schmitz → pseudonimo Italo Svevo Svolge gli studi commerciali prima a Trieste, poi in Baviera, concludendoli a Trieste. Si interessa di letteratura e musica ma i problemi finanziari del padre lo inducono ad impiegarsi in banca Nel 1892 pubblica, a sue spese, Una vita e muore il padre; incontra Livia Veneziani, figlia di un grande industriale, che sposerà quattro anni dopo Sempre a sue spese, nel 1898 esce a puntate sull’Indipendente, Senilità Entra a far parte dell’industria Veneziani e seguono 25 anni di silenzio letterario Conosce J. Joyce e nel 1919 -1922 scrive La coscienza di Zeno che invierà all’amico a Parigi Joyce fa conoscere il romanzo alla critica francese che lo accoglie abbastanza favorevolmente e anche Montale, su L’esame, rivista letteraria importante, scrive un saggio riconoscendo le capacità di Svevo Nel 1928 muore in seguito ad un incidente d’auto.

Il caso Svevo L’apertura di Svevo alle diverse correnti europee e la sua originalità

Il caso Svevo L’apertura di Svevo alle diverse correnti europee e la sua originalità è stata determinata dal clima fervido e inquieto della sua città natale, crocevia di più culture e di fisionomia mitteleuropea. Apre lo stile e le tematiche ai modelli europei del primo Novecento (Proust, Joyce, Kafka) e risente dell’influenza delle correnti filosofiche e culturali del tempo (Schopenhauer, Freud, Darwin) Sul piano letterario gli autori che ebbero più peso per Svevo furono i grandi romanzieri francesi dell’ 800: Stendhal, Balzac, ma soprattutto Flaubert da cui ha preso la maniera impietosa di rappresentare la miseria della coscienza piccolo borghese. Raccontando la crisi della piccola borghesia, ma anche della solitudine dell’individuo, fu una delle voci più alte di quel periodo che viene indicato come età della crisi e che portò l’uomo alla consapevolezza che non bastava la sola razionalità a spiegare la realtà. Nei suoi romanzi Svevo racconta l’impossibilità per l’uomo moderno di inserirsi nella società, e spiega come questo mancato inserimento derivi da motivazioni e disagi non solo psicologici ma anche sociali ed economici, come già Marx aveva denunciato.

Sul piano letterario Da Darwin Svevo riprende la propensione ad avvalersi di tecniche scientifiche

Sul piano letterario Da Darwin Svevo riprende la propensione ad avvalersi di tecniche scientifiche di conoscenza e il rifiuto di qualsiasi ottica metafisica e la tendenza a considerare il destino dell’umanità nella sua evoluzione complessiva La psicanalisi Svevo non apprezzò la psicanalisi come terapia che pretendeva di portare alla salute il malato di nevrosi, ma come strumento conoscitivo capace indagare in profondità la realtà psichica e di conseguenza come strumento narrativo. Ebbe un rapporto problematico con le teorie freudiane: è convinzione di Svevo che: la nevrosi sia segno di non rassegnazione ai meccanismi alienanti della società; l’ammalato è colui che non si integra passivamente nei meccanismi sociali

La coscienza di Zeno Il romanzo fu pubblicato nel 1923, a venticinque anni di

La coscienza di Zeno Il romanzo fu pubblicato nel 1923, a venticinque anni di distanza dall’ultimo romanzo Senilità PERCHÉ QUESTO LUNGO SILENZIO? Le motivazioni sono pratiche e psicologiche: 1. Svevo non è un intellettuale professionista 2. Abbandona l’impiego in banca per lavorare nell’ industria del suocero 3. Ma la causa principale è da attribuirsi all’ insuccesso dei primi due romanzi e alla totale indifferenza della critica nazionale Perché questo insuccesso? • Svevo realizza un romanzo d’avanguardia che si discosta dal modello ottocentesco sviluppando una critica nei confronti della classe borghese. Propone nei suoi romanzi argomenti e scelte formali lontani dalla tradizione italiana La Coscienza di Zeno è l’autobiografia, seppur fittizia, dello stesso protagonista, Zeno Cosini, il quale, spinto dal suo psicanalista, si mette a scrivere la storia della sua vita e il corso della sua nevrosi. Già nel titolo appare evidente che Svevo vuole sottolineare, con il personaggio di Zeno, la pluralità e l’ambiguità dell’Io. Il termine coscienza può avere, infatti, due significati ambivalenti e il vero punto di vista dell’autore non viene mai alla luce.

Opera aperta Svevo utilizza la tecnica dell’ io narrante, cioè del protagonista narratore. Così

Opera aperta Svevo utilizza la tecnica dell’ io narrante, cioè del protagonista narratore. Così facendo crea volutamente una sorta di equivoca ambiguità tra autore e voce narrante. E’ proprio per questo motivo che possiamo parlare di “opera aperta”: il lettore deve completare il romanzo con il suo apporto personale, interpretando i fatti e le parole, decifrando i numerosi simboli cosparsi nel romanzo Zeno protagonista e narratore: essendo colpito da nevrosi (malattia che comporta l’allontanamento dalla coscienza degli eventi più traumatizzanti, che vengono perciò sepolti nell’inconscio e dal quale riemergono mascherati nel linguaggio simbolico dei sintomi di tale malattia) non è un narratore attendibile dei fatti che sono in relazione con la sua nevrosi. Se sono inattendibili l’esposizione dei fatti e la loro interpretazione proposte da Zeno, e se l’autore non interviene in prima persona a proporre una versione plausibile degli eventi narrati, al lettore non resta che avanzare delle ipotesi interpretative, è invitato a collaborare alla costruzione del senso.

La storia in breve Zeno è un ricco triestino che manifesta nel rapporto con

La storia in breve Zeno è un ricco triestino che manifesta nel rapporto con se stesso e con gli altri la sua nevrosi. L’incapacità di liberarsi dal vizio del fumo e il continuo fallimento del proposito di fumare l’ultima sigaretta, lo spingono a sottoporsi ad una cura psicoanalitica. Il dottor S. gli affida, come terapia, il compito di ripercorrere e scrivere il proprio passato. La ricostruzione della sua vita avviene però per salti, in maniera non organica e non del tutto sincera, senza mai arrivare ad un punto risolutivo. Zeno ad un tratto interrompe la terapia e la scrittura dei suoi ricordi per l’insofferenza nata nei confronti dello psicanalista e del tipo di cura da questi adottato. Il dottor S. per vendetta pubblicherà il diario di Zeno.

Struttura dell’opera Si compone di 7 capitoli preceduti da una Prefazione: 1. Preambolo 2.

Struttura dell’opera Si compone di 7 capitoli preceduti da una Prefazione: 1. Preambolo 2. Il fumo 3. La morte di mio padre 4. La storia del mio matrimonio 5. La moglie e l’amante 6. Storia di un’associazione commerciale 7. Psico-analisi Il tempo Nella Coscienza di Zeno il tempo della narrazione è diverso da quello in cui si sono susseguiti gli avvenimenti, in quanto i ricordi del protagonista sono raggruppati per temi e non per ordine cronologico. Inoltre il fatto che Zeno ricordi gli eventi che narra a distanza di tempo, li pone sotto l’effetto delle correzioni a posteriori, dell’analisi spesso auto-giustificatoria di Zeno narratore. Racconto narrato in prima persona Largo uso del monologo interiore (il protagonista analizza se stesso). Struttura aperta: le vicende seguono un percorso tematico (differenza con il romanzo ottocentesco). Ambiguità dei contenuti: ciò che è detto non corrisponde necessariamente a verità Complessità del rapporto fra sanità e malattia. L’ ”inetto”

Chi è l’inetto? E’ colui che avverte il senso della sconfitta, l’amarezza del fallimento

Chi è l’inetto? E’ colui che avverte il senso della sconfitta, l’amarezza del fallimento e percepisce tutta l’ambiguità dei suoi rapporti con la società che è oppressiva, alienante, corrotta, priva di ideali, incapace di dare un valore e un significato alla vita dell’uomo. I personaggi sveviani sono vinti da uno status psicologico che li rende incapaci di vivere. Sentono il disagio nel rapporto con gli uomini e con la società. Non oppongono valori ideali o alternative, se non la passività, l’estraneità, l’inganno a se stessi e agli altri. In particolare Zeno Cosini

La malattia di Zeno La sua inettitudine è un segno positivo di non rassegnazione

La malattia di Zeno La sua inettitudine è un segno positivo di non rassegnazione e di non adattamento ai meccanismi e ai valori alienanti della civiltà contemporanea. Svevo capovolge il rapporto tra sanità e malattia La malattia di Zeno è incapacità di adeguarsi alla “sanità” e alla “normalità” del mondo borghese. Ma in realtà… La “sanità” del mondo borghese… è la vera “malattia”. La malattia è una condizione esistenziale che tende a relativizzare il rapporto dell’uomo con la realtà e al tempo stesso a vanificare ogni certezza. Ci sono i sani naturalmente, ma c’è anche chi non si adatta a questa salubrità Alla fine del romanzo Zeno è completamente sano perché definitivamente integrato in un contesto completamente malato. Nel capitolo conclusivo Zeno, in seguito alla guerra, racconta di sentirsi pienamente guarito grazie ai successi commerciali raggiunti e alla constatazione che la malattia è condizione di ogni uomo.

La funzione del primo capitolo Perché questa premessa? Lo scopo è porre il lettore

La funzione del primo capitolo Perché questa premessa? Lo scopo è porre il lettore in uno stato di sospetto, attraverso una voce autorevole, lo psicanalista, a diffidare della voce narrante e a mantenere una posizione critica riguardo a tutto ciò che affermerà. Mentre nell’arte tradizionale è fondamentale che il lettore non sia incredulo verso quanto raccontato e riconosca come verità la storia per immedesimarsi in essa, anche quando si tratta di narrazioni di fantascienza, per Svevo, ed altri rappresentanti dell’arte moderna, il lettore deve mantenere uno stato di sospetto e vigilanza, diffidando delle vicende narrate. Si fa appello quindi alla partecipazione interpretativa da parte del lettore che è chiamato a discernere la verità dalla menzogna, il lettore deve dipanare la matassa di un racconto che si rivela un groviglio di verità e bugie e distinguere quando il personaggio sta mentendo o sta dicendo la verità, per arrivare ad una possibile verità al di là di quella fornita dal protagonista-narratore. Ciò perché “La coscienza di Zeno” non è un romanzo basato sulla rappresentazione oggettiva e precisa di una realtà sociale come nei romanzi naturalisti, né il resoconto autentico e semplice di una vicenda biografica, ma è la narrazione di una coscienza in cui convivono sia le verità quanto le falsità, tanto l’ammissione quanto l’inganno, tanto la confessione delle proprie debolezze quanto la necessità di alibi per ottenere l’assoluzione. Svevo afferma l’esistenza di un nuovo tipo di verità, in contrapposizione alla verità basata sull’autorevolezza del punto di vista (ipse dixit), basata su una cooperazione tra il lettore e l’opera.

Capitolo III: Il fumo Fin da ragazzino il protagonista è dedito al vizio del

Capitolo III: Il fumo Fin da ragazzino il protagonista è dedito al vizio del fumo, dal quale cerca inutilmente di liberarsi con diversi tentativi, testimoniati dalle pagine di diari e dai libri su cui vengono scritte le date seguite dalla sigla u. s. (ultima sigaretta). Infine, per liberarsi dal fumo il protagonista si fa ricoverare in una clinica, da cui fugge, corrompendo con una bottiglia di cognac l’infermiera che lo sorveglia. L’episodio del fumo permette a Zeno di riflettere sulla propria mancanza di forza di volontà e sull'incapacità di perseguire un fine con forza e decisione (inettitudine). Tale debolezza è attribuibile al senso di vuoto che egli sente nella sua vita, e all’assenza nella sua infanzia di una figura paterna che fornisse regole e norme comportamentali. Le vicende sono raccontate dal protagonista con ironia: Zeno Cosini usa questa sua capacità per colmare il vuoto che c'è tra come vorrebbe essere e com'è in realtà.

Analisi del testo Il comportamento ambiguo di Zeno nei riguardi del fumo è una

Analisi del testo Il comportamento ambiguo di Zeno nei riguardi del fumo è una spia, più in generale, della sua ambivalenza psicologica come personaggio. Il perpetuarsi del vizio traduce infatti la tortuosa e imbelle volontà di Zeno e la sua sostanziale inettitudine. La malattia di cui parla non è semplicemente il vizio del fumo in quanto tale, ma piuttosto l'inefficacia dei suoi continui tentativi di smettere La sigaretta diventa nello stesso tempo un sintomo, causa e alibi della malattia. Fumare rappresenta infatti anche la liberazione dalla figura paterna e l'infrazione ai suoi comandi: il rapporto di amore e odio con il genitore è un motivo cruciale del romanzo. Zeno, con l'alibi dell'ultima sigaretta, si garantisce non solo la soddisfazione di un desiderio, ma anche il piacere supplementare derivante dall'infrazione di un divieto.

Capitolo VII: Il funerale mancato Zeno Cosini, ha assistito con il suo quotidiano lavoro,

Capitolo VII: Il funerale mancato Zeno Cosini, ha assistito con il suo quotidiano lavoro, ma senza mettere a disposizione i suoi capitali, il cognato Guido, che ha aperto un’impresa commerciale. Guido ha cominciato a giocare in borsa di nascosto e a perdere molti soldi, al punto di decidere di inscenare un finto suicidio persuadere sua moglie a dargli altri soldi da giocare. A causa di un ritardo nei soccorsi, però, Guido muore davvero e Zeno si trova nella posizione di voler rimediare al disastro economico provocato dal cognato. Lo fa giocando in borsa come il cognato, assistito dallo stesso agente di borsa, l’ambiguo Nilini. Il successo arride a Zeno che recupera gran parte della perdita. Peccato, però, che preso com’è dal gioco, si dimentica di intervenire al funerale di Guido con gravi conseguenze sui suoi rapporti familiari…

Analisi del testo Il lavoro come realizzazione di sé: Zeno rielabora il lutto per

Analisi del testo Il lavoro come realizzazione di sé: Zeno rielabora il lutto per la morte del cognato prendendo il suo posto nelle speculazioni di Borsa che lo hanno portato alla rovina. Desiderava farlo da tempo, la Borsa è una vera fonte di felicità per Zeno che non solo si scopre bravo, ma riesce anche a recuperare in gran parte i soldi persi dal cognato defunto. Zeno, credendosi malato e sentendosi sempre in competizione con Guido, non aveva mai preso in considerazione l’idea di lavorare. Eppure il lavoro è la sua salvezza. Zeno, dice di aver voluto giocare in borsa per onorare la memoria dell’amico e aiutarlo dopo la morte ma in realtà questo non è credibile: Zeno lavora per sé, per dimostrare qualcosa a sé e qualcosa di sé agli altri. In queste azioni non c’è posto per Guido, come testimonia il fatto che Zeno riesce persino a perdere il suo funerale. Il ritardo al funerale diventa l’alibi per andarsene, per sfuggire a una situazione che lo vedrebbe ancora una volta in posizione di personaggio secondario rispetto al protagonista Guido. Durante la sua passeggiata Zeno si libera volentieri delle costrizioni sociali e familiari che torneranno ad opprimerlo una volta tornato a casa. La suocera nel colloquio finale con Zeno incarna, in termini freudiani, il suo super-io che disapprova la libera manifestazione delle pulsioni più autentiche dell’animo di Zeno, le quali lo hanno portato ad assentarsi dal funerale per andare a passeggio. Zeno è consapevole di ciò e cerca in ogni modo di sfuggire alle sue responsabilità mettendo in campo mille scuse (le stesse che racconta a se stesso, al suo io) e una menzogna.