INFERNO CANTO SESTO INFERNO CANTO SESTO GOLOSI Ingresso

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INFERNO CANTO SESTO

INFERNO CANTO SESTO

INFERNO CANTO SESTO GOLOSI Ingresso nel III Cerchio. Apparizione di Cerbero. Pena dei golosi.

INFERNO CANTO SESTO GOLOSI Ingresso nel III Cerchio. Apparizione di Cerbero. Pena dei golosi. Incontro con Ciacco e sua profezia sul destino politico della città di Firenze. Ciacco indica come dannati alcuni fiorentini illustri, tra cui Farinata Degli Uberti, Tegghiaio Aldobrandi, Iacopo Rusticucci e Mosca dei Lamberti. Apparizione di Pluto. È la notte di venerdì 8 aprile (o 25 marzo) del 1300.

CANTO VI Incontro coi golosi. Cerbero (1 -33) (1 -12) Al tornar de la

CANTO VI Incontro coi golosi. Cerbero (1 -33) (1 -12) Al tornar de la mente, che si chiuse dinanzi a la pietà d'i due cognati, che di trestizia tutto mi confuse, novi tormenti e novi tormentati mi veggio intorno, come ch'io mi mova e ch'io mi volga, e come che io guati. Io sono al terzo cerchio, de la piova etterna, maladetta, fredda e greve; regola e qualità mai non l'è nova. Grandine grossa, acqua tinta e neve per l'aere tenebroso si riversa; pute la terra che questo riceve. Quando mi tornarono i sensi, sopraffatti davanti all'angoscia dei due cognati (Paolo e Francesca) che mi riempì di tristezza, mi vedo intorno nuove pene e nuovi dannati, in qualunque modo mi muova, e mi guardi intorno. Sono nel III Cerchio, dove cade una pioggia eterna, maledetta, fredda e molesta; il suo ritmo e la sua qualità non mutano mai. Nell'aria oscura si riversano una grandine spessa, acqua sporca e neve; la terra che ne è bagnata manda un odore sgradevole.

(13 -24) Cerbero, fiera crudele e diversa, con tre gole caninamente latra sovra la

(13 -24) Cerbero, fiera crudele e diversa, con tre gole caninamente latra sovra la gente che quivi è sommersa. Cerbero, belva crudele e mostruosa, latra come un cane con tre teste sopra i dannati che sono sdraiati nel fango. Li occhi ha vermigli, la barba unta e atra, e 'l ventre largo, e unghiate le mani; graffia li spirti ed iscoia ed isquatra. Urlar li fa la pioggia come cani; de l'un de' lati fanno a l'altro schermo; volgonsi spesso i miseri profani. Ha gli occhi rossi, il muso sporco e unto, il ventre gonfio e le zampe con artigli; graffia, scuoia e fa a pezzi i dannati. La pioggia li fa urlare come cani; cercano di proteggersi l'un l'altro coi fianchi; i miseri peccatori si voltano spesso.

(24 -33) E ’l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e

(24 -33) E ’l duca mio distese le sue spanne, prese la terra, e con piene le pugna la gittò dentro a le bramose canne. E il mio maestro aprì le mani, prese un po' di terra e la gettò coi pugni pieni nelle fauci fameliche del mostro. Qual è quel cane ch’abbaiando agogna, Come quel cane che abbaia ed è affamato, e e si racqueta poi che ’l pasto morde, poi si placa quando addenta il boccone, poiché solo a divorarlo intende e pugna, non ha altro pensiero che divorarlo, cotai si fecer quelle facce lorde de lo demonio Cerbero, che ’ntrona l’anime sì, ch’esser vorrebber sorde. allo stesso modo si placarono le facce sozze del demonio Cerbero, che rintrona a tal punto le anime che vorrebbero essere sorde.

Incontro con Ciacco (34 -57) Noi passavam su per l’ombre che adona la greve

Incontro con Ciacco (34 -57) Noi passavam su per l’ombre che adona la greve pioggia, e ponavam le piante sovra lor vanità che par persona. Elle giacean per terra tutte quante, fuor d’una ch’a seder si levò, ratto ch’ella ci vide passarsi davante. 34 -45 Noi camminavano sulle anime che la pioggia pesante abbatte, e poggiavamo i piedi sui loro corpi inconsistenti, dall'aspetto umano. Esse erano tutte sdraiate per terra, tranne una che si mise a sedere non appena ci vide passare davanti. «O tu che se’ per questo ’nferno tratto» , Mi disse: «O tu che sei guidato attraverso mi disse, «riconoscimi, se sai: l'Inferno, riconoscimi, se ne sei in grado: tu tu fosti, prima ch’io disfatto, fatto» . nascesti prima che io morissi» . E io a lui: «L’angoscia che tu hai forse ti tira fuor de la mia mente, sì che non par ch’i’ ti vedessi mai. Gli risposi: «L'angoscia che dimostri ti rende irriconoscibile, proprio come se non ti avessi mai visto.

46 -54 Ma dimmi chi sei tu, che sei posto in un Ma dimmi

46 -54 Ma dimmi chi sei tu, che sei posto in un Ma dimmi chi tu se’ che ’n sì dolente luogo così doloroso e subisci una pena tale loco se’ messo e hai sì fatta pena, che, forse, altre sono più gravi, ma nessuna che, s’altra è maggio, nulla è sì spiacente» . è altrettanto spiacevole» . Ed elli a me: «La tua città, ch’è piena d’invidia sì che già trabocca il sacco, seco mi tenne in la vita serena. Voi cittadini mi chiamaste Ciacco: per la dannosa colpa de la gola, come tu vedi, a la pioggia mi fiacco. E lui rispose: «La tua città, che è tanto piena di invidia che ormai ha raggiunto il limite, mi ospitò nella vita terrena. Voi fiorentini mi chiamaste Ciacco: a causa della colpa della gola, come vedi, sono fiaccato dalla pioggia.

Le tre domande di Dante a Ciacco su Firenze (58 -75) Io li rispuosi:

Le tre domande di Dante a Ciacco su Firenze (58 -75) Io li rispuosi: «Ciacco, il tuo affanno mi pesa sì, ch’a lagrimar mi ’nvita; ma dimmi, se tu sai, a che verranno li cittadin de la città partita; s’alcun v’è giusto; e dimmi la cagione per che l’ha tanta discordia assalita» . E quelli a me: «Dopo lunga tencione verranno al sangue, e la parte selvaggia caccerà l’altra con molta offensione. Poi appresso convien che questa caggia infra tre soli, e che l’altra sormonti con la forza di tal che testé piaggia. Alte terrà lungo tempo le fronti, tenendo l’altra sotto gravi pesi, come che di ciò pianga o che n’aonti. Giusti son due, e non vi sono intesi; superbia, invidia e avarizia sono le tre faville c’hanno i cuori accesi» . Io risposi: «Ciacco, il tuo affanno mi angoscia al punto che mi viene da piangere; ma dimmi, se lo sai, quale sarà il destino degli abitanti della città divisa (Firenze); se qualcuno di loro è giusto; e dimmi la causa della discordia che l'ha assalita» . E quello a me: «Dopo una lunga contesa verranno allo scontro violento, e la parte del contado (i Bianchi) caccerà l'altra (i Neri) con gravi danni. Poi è destino che i Bianchi cadano prima di tre anni, e che l'altra parte prenda il sopravvento con l'aiuto di un uomo (Bonifacio VIII) che, ora, si tiene in bilico fra le due fazioni. I Neri resteranno a lungo al potere, opprimendo i Bianchi con pensanti condanne, nonostante le loro lamentele. I fiorentini giusti sono solo due (sono pochissimi) e nessuno li ascolta; superbia, invidia e avarizia sono le tre scintille che hanno acceso i cuori» .

Domanda di Dante su alcuni fiorentini illustri (76 -93) (76 - 84) Qui puose

Domanda di Dante su alcuni fiorentini illustri (76 -93) (76 - 84) Qui puose fine al lagrimabil suono. E io a lui: «Ancor vo’ che mi ’nsegni, e che di più parlar mi facci dono. Qui smise di parlare con tono lamentoso. E io gli dissi: «Voglio che tu mi spieghi altre cose e che parli ancora con me. Farinata e ’l Tegghiaio, che fuor sì degni, Iacopo Rusticucci, Arrigo e ’l Mosca e li altri ch’a ben far puoser li ’ngegni, Dimmi dove sono Farinata Degli Uberti, e il Tegghiaio, che furono così degni cittadini, Iacopo Rusticucci, Arrigo, Mosca dei Lamberti e tutti gli altri che si adoperarono con l'ingegno per far bene: fa' che io conosca il loro destino, poiché ho dimmi ove sono e fa ch’io li conosca; gran desiderio di sapere se il Cielo li addolcisce ché gran disio mi stringe di savere se ’l ciel li addolcia, o lo ’nferno li attosca» . o l'Inferno li avvelena» .

(85 -93) E quelli: «Ei son tra l’anime più nere: diverse colpe giù li

(85 -93) E quelli: «Ei son tra l’anime più nere: diverse colpe giù li grava al fondo: se tanto scendi, là i potrai vedere. Ma quando tu sarai nel dolce mondo, priegoti ch’a la mente altrui mi rechi: più non ti dico e più non ti rispondo» . E lui: «Essi sono tra le anime più malvagie: varie colpe li collocano nel fondo dell'Inferno e se scenderai fin laggiù, li potrai vedere. Ma quando sarai tornato nel dolce mondo terreno, ti prego di ricordarmi ai vivi: non ti dico altro e non ti rispondo più» . Allora Ciacco strabuzzò gli occhi, mi guardò un Li diritti occhi torse allora in biechi; poco e poi chinò la testa: ricadde insieme alle guardommi un poco, e poi chinò la testa: cadde con essa a par de li altri ciechi. altre anime dannate.

Condizione dei dannati dopo il Giudizio Universale. Pluto (94 -115) (94 -105) E ’l

Condizione dei dannati dopo il Giudizio Universale. Pluto (94 -115) (94 -105) E ’l duca disse a me: «Più non si desta di qua dal suon de l’angelica tromba, quando verrà la nimica podesta: ciascun rivederà la trista tomba, ripiglierà sua carne e sua figura, udirà quel ch’in etterno rimbomba» . Sì trapassammo per sozza mistura de l’ombre e de la pioggia, a passi lenti, toccando un poco la vita futura; per ch’io dissi: «Maestro, esti tormenti crescerann’ei dopo la gran sentenza, o fier minori, o saran sì cocenti? » . E il maestro mi disse: «Non si rialzerà più, fino al suono della tromba angelica, quando verrà la potestà nemica (Cristo giudicante): ciascuno di essi rivedrà la triste tomba, si rivestirà del proprio corpo mortale, ascolterà la sentenza finale» . Così oltrepassammo la sozza mescolanza delle anime e della pioggia, a passi lenti, parlando un poco della vita ultraterrena; allora dissi: «Maestro, queste pene aumenteranno dopo la sentenza finale, o diminuiranno, o resteranno immutate? »

(106 -115) Ed elli a me: «Ritorna a tua scienza, che vuol, quanto la

(106 -115) Ed elli a me: «Ritorna a tua scienza, che vuol, quanto la cosa è più perfetta, più senta il bene, e così la doglienza. Tutto che questa gente maladetta in vera perfezion già mai non vada, di là più che di qua essere aspetta» . Noi aggirammo a tondo quella strada, parlando più assai ch’i’ non ridico; venimmo al punto dove si digrada: quivi trovammo Pluto, il gran nemico. E lui a me: «Torna alla tua scienza (la Fisica aristotelica), secondo la quale, quanto più una creatura è perfetta, tanto più sentirà il piacere e il dolore. Benché questi dannati maledetti non saranno mai perfetti, tuttavia dopo il Giudizio raggiungeranno la completezza del loro essere» . Noi percorremmo il Cerchio in tondo, dicendo molte altre cose che non riferisco; venimmo al punto in cui si scende nel IV Cerchio e qui trovammo Pluto, il gran nemico.