IL VALORE DELLA RELAZIONE NELLA SOFFERENZA E NELLA
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IL VALORE DELLA RELAZIONE NELLA SOFFERENZA E NELLA MALATTIA Dott. ssa Laura Morini 03 Dicembre 2016
La relazione d’aiuto E’ il rapporto asimmetrico tra il volontario che offre aiuto e il paziente o il familiare che lo riceve
La relazione d’aiuto Assolve ad una funzione di sostegno Facilita l’adattamento della persona alla situazione problematica
Il Contesto della relazione d’aiuto Contesto la cornice dentro la quale agiamo e che dà significato ai nostri comportamenti Il Luogo Il Tempo I Ruoli Le Regole Le Emozioni di entrambi
La “giusta distanza” nella relazione d’aiuto ll compito più difficile di chi aiuta è quello di riuscire ad instaurare una relazione a livello profondo con l’altro, senza farsi coinvolgere troppo a livello personale (emotivo), condividere empaticamente le emozioni dell’altro senza venirne travolti
La “giusta distanza” nella relazione d’aiuto E’ necessaria una “giusta distanza” tra chi aiuta e il destinatario dell’aiuto, un equilibrio tra il distacco emotivo (difesa dalla paura di contagio emotivo) e l’eccessivo coinvolgimento (difesa dall’ansia di separazione). In tal modo è possibile comprendere restando lucidi, conservando quindi la possibilità di aiutare
La “giusta distanza” nella relazione d’aiuto Questa distanza è uno spazio ansiogeno, pieno di tensione, dove chi riceve aiuto tende ad accorciare le distanze Se il volontario accetta, la relazione si trasforma in altro (dipendenza, amicizia…)
La “giusta distanza” nella relazione d’aiuto Nella relazione d’aiuto è la persona che aiuta che deve prendersi la responsabilità di imporre una distanza, che non sia separazione, ma spazio abitabile, abitabile dove possano succedere delle cose
TROPPO VICINA PZ IO
TROPPO LONTANA PZ IO
LA GIUSTA DISTANZA PZ IO
PZ IO FORZA (per non farsi trascinare) LUCIDITA’ (per sapere dove aggrapparsi) DISTANZA (per mantenere una propria IDENTITA’) SERENITA’ (per rimanere ancorati al terreno)
FISICA IO PZ FUGA PSICHICA
La “giusta distanza” nella relazione d’aiuto Ci sono elementi che agevolano (non dare il numero di telefono) e ostacolano (caratteristiche simili a noi, parlare di sé) la giusta distanza
Strumenti della relazione d’aiuto Attrezzatura mentale Competenza comunicativa Enfasi sull’ascolto Empatia Abilità relazionali (Attenzione totale, Accettazione positiva incondizionata, Autenticità, Discrezione)
Evitare di: Giudicare Interpretare Rassicurare Porre eccessive domande Consigliare Iper-proteggere, sostituirsi alla persona malata Sentirsi onnipotenti
Evitare di: non usare una comunicazione, verbale o silenziosa, che riflette uno schema rigido di norme morali secondo il quale è giusto o sbagliato essere in un certo modo. Questo tipo di atteggiamento induce nella persona aiutata un sentimento di inferiorità e di sfiducia in sé stessa Giudicare:
Evitare di: Interpretare: quando chi aiuta crede di sapere perché la persona sta dicendo alcune cose o ha deciso di agire in un certo modo non può ascoltare veramente quello che l’altro sta dicendo. La conseguenza, per chi è aiutato, è la sensazione di non essere stato compreso e quindi la perdita di fiducia nell’interlocutore
Evitare di: Rassicurare: il continuo tentativo di sdrammatizzare la situazione, rassicurando la persona che tutto si risolverà può risultare fastidioso per chi sta esprimendo un disagio in quanto il disagio stesso viene minimizzato, negato o comunque non compreso nella sua entità
Evitare di: Porre eccessive domande: questa modalità relazionale viene spesso percepita come intrusiva e pone l’altro sulla difensiva impedendogli di esprimere liberamente ciò che per lui è davvero importante
Evitare di: Consigliare: quando l’ascoltatore elargisce consigli e soluzioni preconfezionate al problema di chi è aiutato induce quest’ultimo ad atteggiamenti di dipendenza oppure di opposizione nel caso in cui le soluzioni proposte non fossero ritenute soddisfacenti
Evitare di: Iperproteggere, sostituirsi alla persona malata: la persona malata dovrebbe sempre essere ritenuta protagonista attiva della sua realtà. Sostituirsi a lei per proteggerla significa toglierle la possibilità di autodeterminarsi, con la conseguenza di rendere l’altro incapace. Un volontario competente è anche quello che sa quando è il momento di andarsene, di lasciare che la persona si sperimenti da sola, e vive questo come un successo
Evitare di: Sentirsi onnipotenti: la situazione di alcune patologie (oncologiche, degenerative…) è così complessa che non c’è nulla che possiamo dire, talvolta nulla che possiamo fare, è già tanto quando li facciamo distrarre per qualche minuto. In alcuni casi, quando la persona dimostra di non volere entrare in contatto bisogna rispettare il suo dolore e non invadere. Solo rispettando l’altro lo aiutiamo davvero
Strumenti della relazione d’aiuto Attrezzatura mentale Competenza comunicativa Enfasi sull’ascolto Empatia Abilità relazionali
Che significa ascoltare? raccogliere informazione avere un atteggiamento empatico avere una considerazione positiva dell’altro dimostrare attenzione a chi parla in modo da incoraggiarlo a continuare la conversazione
Che significa ascoltare? intervenire con osservazioni limitate, limitate portando solo un pò più avanti l’idea del nostro interlocutore (funzione di “specchio”) prestare attenzione tanto al livello verbale quanto a quello non verbale della comunicazione
Livelli di ascolto Durante la giornata tutti noi ascoltiamo a livelli diversi di efficacia, a seconda delle situazioni e delle persone con cui ci relazioniamo. Le difficoltà di ascolto efficace si manifestano in particolare in situazioni di conflitto, ansia, paura o irritazione, quando si viene criticati o rimproverati, quando si sta parlando con persone emotive
Livelli di ascolto Livello 1 Ascolto empatico Livello 2 Sentire senza ascoltare veramente Livello 3 Ascoltare a tratti
Livelli di ascolto Con i pazienti e i familiari, con le persone che vogliamo aiutare e sostenere, con chi è in uno stato emotivo ansioso o alterato, è bene utilizzare sempre l’ascolto “ 1”
Udire Ascoltare E’ percepire ogni rumore e suono, senza prestare attenzione alla fonte che lo ha generato E’ raccogliere informazioni dagli altri o dal mondo che ci circonda, senza giudicare, dimostrando attenzione a chi ci parla
Cosa impedisce l’ascolto empatico (barriere e filtri) Supremazia culturale della parola Le nostre aspettative Le nostre convinzioni e i nostri pregiudizi I nostri 5 sensi, in particolare l’olfatto e il gusto Le esperienze passate Le forti emozioni Simulare l’attenzione Barriere fisiche: fisiche 1) la stanchezza 2) il fattore time-lag (divario temporale) Barriere semantiche Distrazioni esterne La scarsa consapevolezza dei segnali non verbali
Suggerimenti per realizzare un ascolto empatico Create un’atmosfera positiva Non giudicate Non criticate Scegliete il momento e l’opportunità di porre delle domande Astenetevi dal dare consigli Comportatevi come uno specchio Non interrompete, trattenete le vostre obiezioni Parafrasate
Suggerimenti per realizzare un ascolto empatico Non No usate frasi che possono sminuire Mantenete una mente aperta e curiosa Fate “l’avvocato dell’angelo’’ Aumentate la consapevolezza dei vostri meccanismi di difesa Leggete il linguaggio del corpo dell’interlocutore Cercate sempre un’area di interesse in comune con l’Altro
Suggerimenti per realizzare un ascolto empatico Non lasciatevi distrarre da eventi interni o esterni Mostrare attenzione e interesse attraverso segni di assenso, inviti a dire di più e segnali non verbali Se non siete d’accordo, non smettete di ascoltarlo Attenti ai segnali non verbali che inviate, possono inibire chi parla o possono essere interpretati come una critica
Enfasi sull’ascolto “Dio ci ha dato due orecchie ma una sola bocca. Alcuni dicono che è perché voleva che passassimo il doppio del tempo ad ascoltare invece che a parlare. Altri sostengono che è perché sapeva che ascoltare è due volte più difficile che parlare. ” Anonimo
GRAZIE A TUTTI PER L’ATTENZIONE
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