IL RISORGIMENTO NELLA STORIOGRAFIA ITALIANA PERCH RISORGIMENTO Il

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IL RISORGIMENTO NELLA STORIOGRAFIA ITALIANA

IL RISORGIMENTO NELLA STORIOGRAFIA ITALIANA

PERCHÈ “RISORGIMENTO” ? Il termine Risorgimento indica il carattere di rinascita e di riscatto

PERCHÈ “RISORGIMENTO” ? Il termine Risorgimento indica il carattere di rinascita e di riscatto dell’Italia da una condizione di sudditanza e decadenza sociale e civile. Fu il fatto fondante della nostra storia contemporanea e la soluzione del problema nazionale il quale si configurò negli anni centrali del XIX secolo. Il Risorgimento è stato oggetto di un intenso dibattito storiografico.

Giorgio Candeloro, Risorgimento, in Enciclopedia Feltrinelli, Storia, Feltrinelli, Milano , 1971 Secondo Candeloro :

Giorgio Candeloro, Risorgimento, in Enciclopedia Feltrinelli, Storia, Feltrinelli, Milano , 1971 Secondo Candeloro : “ Risorgimento indica il processo storico che portò alla formazione in Italia dello stato un unitario, indipendente e costituzionale. ” “Il termine ha un’evidente origine ideologica, poiché nacque dall’idea che la nazione italiana dovesse << risorgere>> dallo stato di servitù e decadenza in cui si trovava per riconquistare La libertà politica Prosperità economica Funzione di civiltà e di progresso degna delle sue grandi tradizioni Questa visione ebbe la sua espressione tipica : §Nell’idea mazziniana dell’iniziativa italiana per una rivoluzione democratica europea §Nel mito della “terza Roma” o “Roma del popolo” §Nella concezione giobertiana del primato degli italiani e della rigenerazione da operarsi con l’aiuto del papato e del cattolicesimo riformati e conciliati con il pensiero moderno

Questa idea, che fu certamente assai utile politicamente, si basa su un’interpretazione errata della

Questa idea, che fu certamente assai utile politicamente, si basa su un’interpretazione errata della storia dell’Italia del medioevo. Il Risorgimento dunque, rientra nel generale movimento europeo per l’emancipazione della nazionalità, nato dal contraccolpo della rivoluzione francese, alimentato dal romanticismo e strettamente legato ai movimenti liberali e democratici, l’espressione politica delle rivoluzioni borghesi nell’Europa continentale Lo stato nazionale unitario nato nel 1860 ebbe una fisionomia tipicamente moderna, poiché non somigliò per le istituzioni, per i limiti territoriali e per la collocazione internazionale ad alcuna formazione politica esistita in Italia durante l’Antichità e il Medioevo Lo stesso può dirsi per lo sviluppo capitalistico dapprima agrario- mercantile e poi industriale, che maturò in Italia dopo l’unità. Il legame con lo sviluppo generale dell’Europa è quindi essenziale per la comprensione del Risorgimento non meno del legame di questo con la precedente storia italiana

L’IDEA DEL RISORGIMENTO DAL 1860 AL 1914 AUTORI CLERICOREAZIONARI L’unificazione era il risultato di

L’IDEA DEL RISORGIMENTO DAL 1860 AL 1914 AUTORI CLERICOREAZIONARI L’unificazione era il risultato di una sopraffazione compiuta da una minoranza rivoluzionaria contro la volontà della maggioranza degli italiani METODO POSITIVISTICO Negli ultimi decenni si stimolò la ricerca documentaria, scevra da passioni politiche VISIONE EDULCORATA E CONCORDISTA NEI PRIMI ANNI POST UNITARI FURONO VARIE LE POLEMICHE Le forze politiche italiane avevano agito in modo convergente all’interno del processo che si era concluso con la nascita dello stato unitario, monarchico, liberale PROBLEMATICHE DI ORDINE ECONOMICO E SOCIALE A cui ci si dedicò sotto lo stimolo delle trasformazioni che allora interessavano il paese. Si indicò nelle mutazioni settecentesche l’origine prima della ripresa che poi era maturata nel Risorgimento

Due opere fecero eccezione per l’ampiezza delle problematiche Oriani Nel saggio “La lotta politica

Due opere fecero eccezione per l’ampiezza delle problematiche Oriani Nel saggio “La lotta politica in Italia” sostiene che il Risorgimento si risolse con una “conquista regia”, nata dal compromesso tra la monarchia sabauda e il movimento democratico. Da questo compromesso nacque lo stato unitario , incapace di realizzare un’ autentica democrazia. Anzillotti Ripensa l’esperienza del Risorgimento, collocandola in una ricostruzione della storia italiana del XVIII-XIX secolo. Secondo Anzillotti bisognava non limitarsi allo studio di vicende militari e moti patriottici , ma focalizzarsi su una storia che comprendesse la storia dell’economia, delle classi sociali, delle idee politiche, degli ordinamenti amministrativi.

La storiografia sul risorgimento in età fascista In questo periodo la storiografia si mosse

La storiografia sul risorgimento in età fascista In questo periodo la storiografia si mosse in tre direzioni mettendo in evidenza il fatto che il Risorgimento non era stato solamente l’unificazione nazionale ma anche la creazione di ordinamenti liberali. Storici importanti si distinsero: Volpe Rota Gobetti

GIOACCHINO VOLPE Sentì la necessità di chiarire il contesto internazionale all’interno del quale si

GIOACCHINO VOLPE Sentì la necessità di chiarire il contesto internazionale all’interno del quale si era svolto il Risorgimento. Altri storici intenti a mostrare la fisionomia tutta nazionale e autoctona del Risorgimento, individuarono l’origine della politica di unificazione nell’espansionismo sabaudo del ‘ 700, di questo periodo furono sminuiti gli interventi della cultura illuminista. ETTORE ROTA Si proponeva di mostrare che i germi preparatori delle grandi gesta unitarie erano stati tratti dalle viscere stesse della nazione

PIERO GOBETTI La crisi degli ordinamenti liberali portò gli avversari del fascismo ad interrogarsi

PIERO GOBETTI La crisi degli ordinamenti liberali portò gli avversari del fascismo ad interrogarsi sul significato della vicenda risorgimentale e sulla consistenza dei suoi risultati. Pietro Gobetti si accostò al Risorgimento, mosso dagli interessi politici del presente e si rifece alle impostazioni di Oriani, rifiutando la componente nazionalista e cercando ciò che il Risorgimento non era riuscito a fare. Il contributo storiografico più importante di Gobetti fu la riscoperta delle radici settecentesche del Piemonte moderno ed era finalizzato a ricercare figure di intellettuali, come quelle di Radicati e Alfieri

Gobetti vedeva il Risorgimento come il tentativo compiuto dagli italiani per diventare moderni, che

Gobetti vedeva il Risorgimento come il tentativo compiuto dagli italiani per diventare moderni, che si concluse come “un accomodante compromesso moderato”senza produrre una rivoluzione di libertà e senza modificare la tempra morale di un popolo che era abituato a sottomettersi ai potenti. Secondo il giovane scrittore torinese, due figure si salvarono poiché si ponevano il problema della preparazione economica e civile del Risorgimento nazionale CATTANEO Antiromantico e realista CAVOUR Riuscì a vedere i problemi italiani con gli occhi del vero uomo di stato e cercò di trasformare il Piemonte in uno stato laico e liberale

Piero Gobetti, Risorgimento senza eroi, Einaudi, Torino, 1976 La nuova classe borghese attuò con

Piero Gobetti, Risorgimento senza eroi, Einaudi, Torino, 1976 La nuova classe borghese attuò con Cavour la politica antifeudale del liberismo economico Piero Gobetti in questa opera crea una sorta di schema della storia dell’ Ottocento. Gli italiani non potevano pensare ad una riforma religiosa in quanto volendo essere laici, si adattarono a professare un rispetto teorico alla Chiesa; quindi il Risorgimento resta cattolico con complici gli stessi eretici Le plebi continuarono a vivere intorno ai conventi e agli istituti di beneficenza La Chiesa aveva fatto causa comune con gli assolutismi Le monarchie, sorprese dai primi movimenti del secolo, cedettero il loro posto di avanguardia e seguirono l’equilibrio generale Un equilibrio provvisorio fu dato da Cavour, lo spirito provvidenziale del Risorgimento

LA NUOVA CLASSE BORGHESE Gobetti si chiede: “ come potrebbe questa classe proclamare una

LA NUOVA CLASSE BORGHESE Gobetti si chiede: “ come potrebbe questa classe proclamare una politica anticlericale fuorché nello stato pontificio? ” Solamente le minoranze politiche sentono più forte il dovere della fedeltà allo stato e credono nelle nuove esigenze economiche Non può bandire apertamente le idee di libertà e di democrazia ; essa conserva un sufraggio ristretto, esercita una generica propaganda patriottica essa si troverebbe isolata e la sua vittoria sarà subordinata alla possibilità di trascinare con le sue astuzie diplomatiche le altri classi sulla sua vita.

Storiografia liberale Non scrisse una storiografia sul Risorgimento ma due opere dedicate alla storia

Storiografia liberale Non scrisse una storiografia sul Risorgimento ma due opere dedicate alla storia d’Italia dopo il 1870 e alla storia europea del XIX secolo dalle quali ricaviamo il suo giudizio sull’argomento. Il Risorgimento era stato, per lui, il momento italiano della più generale avanzata del liberalismo europeo, definendolo nella sua “Storia d’Italia” (1928) come espressione genuina della civiltà liberale.

LUIGI SALVATORELLI Considera il risorgimento una trasformazione ideale-politico-sociale. Per Salvatorelli il Risorgimento fu il

LUIGI SALVATORELLI Considera il risorgimento una trasformazione ideale-politico-sociale. Per Salvatorelli il Risorgimento fu il ricongiungimento dell’Italia all’Europa “dopo l’isolamento controriformistico del ‘ 600”. La collocazione nel ‘ 700 delle premesse del Risorgimento si giustificava col fatto che si era avviato, in quel periodo, un moto di riforme europeo. Egli studiò l’esperienza illuministica italiana e ne riconobbe l’influenza sugli uomini del Risorgimento. • Di essa restarono: il rifiuto del dispotismo e del «fratismo» , cioè di una cultura derivata da un “metodo di educazione clericale, fondato da credenze imposte dal di fuori, accettate senza critica personale” • In Italia mancarono: la partecipazione del popolo e lo sbocco di una Costituzione. Inoltre sostenne che il Risorgimento si era compiuto grazie all’azione e al pensiero di tre movimenti politici: q il mazzinianesimo; q. Il liberalismo moderato; q. Il liberalismo radicale e federalistico

Norberto Bobbio, Una filosofia militante. Studi su Carlo Cattaneo, Einaudi, Torino, 1971 Moderato rispetto

Norberto Bobbio, Una filosofia militante. Studi su Carlo Cattaneo, Einaudi, Torino, 1971 Moderato rispetto la via da seguire per raggiungere il fine della liberazione dell’Italia, moderato non fu rispetto alle idee Era favorevole all’adesione del Lombardo-Veneto insieme con l’Austria all’unione Doganale tedesca e da ciò derivava la richiesta dell’ unificazione dei pesi e delle misure Scrittore antirivoluzionario e riformatore, è dominato dall’idea del progresso continuo e condanna in filosofia l’astrattismo logico degli illuministi 1 La figura di Carlo Cattaneo Il programma moderato prendeva le mosse dalle teorie libero-scambiste e Cattaneo fu, in economia, fervide assertore del liberismo. Alla vigilia delle Cinque giornate era contrario ad ogni tentativo insurrezionale e riteneva che si dovesse accettare le riforme proposte da Vienna, allargandole in una progressiva libertà Prima del ‘ 48 le sue vedute collimano in gran parte col programma dei moderati: a essi lo avvicinavano aspirazioni per il conseguimento di quelle riforme sociali ed economiche egli riteneva necessarie allo sviluppo della nazione

L’abito scientifico e positivo lo conducono a detestare ogni azione istintiva e la spregiudicatezza

L’abito scientifico e positivo lo conducono a detestare ogni azione istintiva e la spregiudicatezza teoretica acquistata nella ricerca del vero gli danno quell’indipendenza d’idee e quella scioltezza che gli consentono di essere un radicale È radicale in quanto accetta e promulga integralmente l’idea liberale: è convinto che il progresso della scienza e quello della libertà siano intimamente legati. Il motto assunto al simbolo della sua lotta fu ‘’libertà e verità’’. Chi è ancora avviluppato nei lacci di una metafisica ontologica non può essere liberale, ma è disposto a considerare la libertà come un espediente, che si può dare o togliere. Grazie alla sua mentalità illuministica si oppone al provvidenzialismo storico e all’oscurantismo delle chiese con il rischiaramento delle scienze. Il suo liberalismo fu sempre trattenuto nell’ambito rigido della scienza applicata al benessere e al miglioramento dei popoli. La libertà era intesa come liberazione graduale, la molla del progresso. Perciò con essa non si può venire a patti ma bisogna accogliere tutte le sue richieste

La libertà viene prima dell’indipendenza, essendo che la libertà non può non generare l’indipendenza

La libertà viene prima dell’indipendenza, essendo che la libertà non può non generare l’indipendenza mentre questa senza libertà significa cambiare padrone. In economia questo liberalismo si traduce: ünell’affermazione del libero scambio ü nel ripudio di ogni forma di protezionismo statale ü nella difesa della proprietà privata. Spesso ritorna sul pensiero che la proprietà privata è un fondamento della pubblica felicità e quando gli accade di imbattersi in qualche teoria dei primi socialisti, la sua polemica è intransigente. In materia religiosa il suo laicismo richiede la tolleranza di tutte le fedi e difende il matrimonio civile Nel pensiero di Cattaneo il federalismo fu quasi un punto d’incontro di tutte le sue esperienze culturali. ØNon mancano riferimenti all’argomento principale ovvero la storia dell’Italia divisa in vari stati per tradizioni, costumi e leggi diversi e non riducibili ad unità se non a scapito delle loro caratteristiche. ØMa il fondamento è schiettamente ideologico: lo stato unitario in quanto tale non può che essere autoritario, e quindi dispotico perché l’unità è soffocatrice delle autonomie. Il principio federalistico trascende i confini italiani e diventa una soluzione universale del problema della convivenza civile. ØInoltre è visto come fondamento unificatore di tutti i popoli europei. ØNell’elogio della libera agricoltura, dei liberi traffici e della libera scienza, considera il patto federale fra le nazioni come il naturale sbocco di una politica internazionale.

ADOLFO OMODEO Condivise l’interpretazione data da Croce, collocando le premesse del Risorgimento: § Nell’Illuminismo

ADOLFO OMODEO Condivise l’interpretazione data da Croce, collocando le premesse del Risorgimento: § Nell’Illuminismo settecentesco § Nella Rivoluzione francese § Nella cultura francese dell’età della Restaurazione. Grande risalto diede alla figura di Mazzini Fu d’accordo con De Sanctis e Salvemini che avevano sottolineato la funzione educatrice svolta da questo ai fini della rinascita nazionale Chiarì la natura della religiosità mazziniana e polemizzò con chi accusava le dottrine di Mazzini e i movimenti delle nazionalità del primo ‘ 800 di essere stati la prima origine dei nazionalismi scatenatisi nella guerra mondiale

Per Omodeo il mito neoguelfo fu solo un espediente senza spessore politico, fu“il cavallo

Per Omodeo il mito neoguelfo fu solo un espediente senza spessore politico, fu“il cavallo di Troia che compromise il regime della Restaurazione in Italia” In Gioberti vi fu “ un’esuberanza fantastica di progetti, di escogitazioni”( Difesa del Risorgimento), ma mancò la tenacia che può derivare solo da profondi convincimenti. Della stessa religione ebbe una concezione utilitaristica, per cui essa poteva essere piegata a usi diversi. Mito neoguelfo Forma italiana del movimento culturale europeo del Cattolicesimo liberale. La denominazione fu coniata dai suoi avversari ma accettata dai cattolici liberali. Condotta da un nuovo papa l’Italia si sarebbe ricostituita a Stato nazionale e avrebbe ripreso la sua missione di civiltà nel mondo. Enciclopedia Treccani Pronunziò giudizi severi su Gioberti

Omodeo ridimensionò l’immagine agiografica di Carlo Alberto, sostenendo che tutta la sua opera rientrava

Omodeo ridimensionò l’immagine agiografica di Carlo Alberto, sostenendo che tutta la sua opera rientrava nei quadri della politica della Restaurazione, tanto che per fare del Piemonte un moderno stato liberale bisognò discostarsi da essa Ma fu a Cavour che si dedicò particolarmente accentuando: • La profonda fede nella libertà per ricreare un popolo • La dura battaglia sostenuta contro la Corona e i reazionari piemontesi per difendere le prerogative del parlamentarismo • Gli sforzi per dare al Piemonte gli ordinamenti liberali che furono il fulcro dell’Italia Unita

In complesso Omodeo: 1. Distrusse le leggende ripetute dalla storiografia corrente, come quella secondo

In complesso Omodeo: 1. Distrusse le leggende ripetute dalla storiografia corrente, come quella secondo cui Vittorio Emanuele si sarebbe opposto a fronte alta alle richieste austriache di abbandonare lo Statuto e il Tricolore, durante l’’armistizio 2. Riaffermò la serietà del Risorgimento, che fondò su basi di libertà politica, consone all’Europa, la nuova Italia.

Adolfo Omodeo, Difesa del Risorgimento, Einaudi, Torino, 1951 Chi legge le opere di Giuseppe

Adolfo Omodeo, Difesa del Risorgimento, Einaudi, Torino, 1951 Chi legge le opere di Giuseppe Mazzini difficilmente si sottrae al fascino dell’uomo e all’ardore dei suoi affetti La storia umana appariva guidata non dalla mente e dal volere dell’uomo, non dal caso, ma da una provvidenza che supera gli accorgimenti politici e che drizza a ignote mete la nave dell’umanità Queste sono appunto le credenze fondamentali di Mazzini Chi ha esperienza della storia capisce che siamo di fronte a una di quelle personalità in cui pensiero ed azione sono inevitabilmente intrecciate Per Mazzini Gli scrittori reazionari, di fronte alla Rivoluzione, avevano proclamato che la catastrofe del vecchio mondo era il segno apocalittico: - o del nascere di una nuova religione - o del rinnovarsi del Cristianesimo

In questa temperie di romanticismo politicoreligioso maturò il pensiero di Mazzini, specialmente quando, indiziato

In questa temperie di romanticismo politicoreligioso maturò il pensiero di Mazzini, specialmente quando, indiziato di propaganda carbonara, fu inviato in esilio nel 1831 Il suo entusiasmo non fu un febbre giovanile, ma la visione con cui egli arrivava a concepire la risurrezione della propria patria E vi rimase tenacemente fedele anche nel mutarsi del clima storico Operare nel mondo significava per Mazzini collaborare all’azione che Dio svolgeva, riconoscere e accettare la missione che uomini e popoli ricevevano, far centro della vita il dovere, senza calcoli di utilità La democrazia, al contrario dell’ideologia rivoluzionaria francese, non è esercizio dispotico ed arbitrario di sovranità, o di tirannide, da parte del popolo, è piuttosto la redenzione del popolo dalle mitologie materialistiche e deve risvegliarli e porli sulla via di Dio, la via del progresso

La democrazia francese si vantava d’aver l’iniziativa della grande Rivoluzione Mazzini di questo primato

La democrazia francese si vantava d’aver l’iniziativa della grande Rivoluzione Mazzini di questo primato francese diffidava Avevano impedito all’Italia di costituirsi Ricordava che scuotendo i troni dei tiranni avevano assoggettato a nuova tirannide i popoli Sosteneva che Era venuta l’ora dell’ iniziativa italiana, che non era egemonia ma esempio Iniziativa che doveva creare una terza civiltà, non più con l’imperio delle armi o col dominio teocratico, ma con l’ associazione di liberi popoli, che dovevano procedere concordi verso la mèta fissata da Dio Per Mazzini bisognava che un nucleo d’italiani desse garanzia per tutta la nazione, impedisse che l’Italia frammentata in piccoli stati, sfuggendo dall’Austria, gravitasse poi, come un complesso di asteroidi, intorno alla Francia

La Giovine Italia che entrò in campo ebbe appena le parvenze di una setta:

La Giovine Italia che entrò in campo ebbe appena le parvenze di una setta: quel minimum che doveva ripararla dalle polizie. Lo storico deve riconoscere l’importanza capitale di questo trasferimento su basi religiose del problema politico della ricreazione della nazione italiana Né voleva dir molto se questo ardore si svolgeva attraverso insuccessi e martiri. Quasi tutti i maggiori uomini del Risorgimento passarono, in un momento della loro vita, attraverso il mazzinianesimo, ma pochi vi restarono Essa voleva essere società di propaganda, voleva attingere e commuovere i ceti popolari e soprattutto l’artigianato delle città Questa visione della vita e la fede in Dio gravano con implacabile esigenza sul rinnovamento del popolo italiano e creano un arroventamento d’amore e di passione La disfatta non provocava l’abbattimento Ma ciò nonostante, dopo che Mazzini li aveva strappati alla loro prima vita, restavano legati alla causa nazionale, incapaci di aderire ad uno stato regionale Mazzini vide compiersi l’unità d’Italia per opera altrui, del detestato Cavour e di Garibaldi insofferente del suo autoritarismo

L’interpretazione marxista del Risorgimento Antonio Gramsci Redatte in carcere sotto forma di appunti, le

L’interpretazione marxista del Risorgimento Antonio Gramsci Redatte in carcere sotto forma di appunti, le sue riflessioni furono pubblicate dopo la caduta del Fascismo in vari volumi intitolati complessivamente “Quaderni del Carcere”, che esercitarono la loro influenza solo a partire dagli anni ‘ 50.

Anche Gramsci si oppose alla concezione autoctona del Risorgimento e alla sua riduzione a

Anche Gramsci si oppose alla concezione autoctona del Risorgimento e alla sua riduzione a fatto politico- territoriale. Sottolineò l’importanza della Rivoluzione francese che: Ø creò le condizioni perché anche in Italia si formassero “gruppi di cittadini disposti alla lotta e al sacrificio” ØStremò le forze reazionarie, rafforzando così quelle nazionali, che presero a distinguersi in moderate e democratiche Pur denunciando i limiti del Risorgimento, Gramsci riconobbe che esso aveva rappresentato un momento progressivo della storia italiana, segnando la sconfitta delle forze più retrive raccolte intorno alla Chiesa

La novità di Gramsci stava nell’attenzionare la forze sociali Il processo risorgimentale fu egemonizzato

La novità di Gramsci stava nell’attenzionare la forze sociali Il processo risorgimentale fu egemonizzato (non dominato) dalle forze moderate che prevalsero su quelle democratiche, perché rappresentavano organicamente settori sociali realmente omogenei (la borghesia) mentre il partito d’azione non si appoggiava a nessuna classe e mancava di un programma di governo Per opporsi ai moderati i democratici avrebbero dovuto creare un grande movimento popolare. Ma ciò avrebbe richiesto di porre al centro non l’obiettivo politico, ma quello economico- sociale della riforma agraria, il solo in grado di mobilitare le masse contadine. Gli stessi democratici, comunque, non intendevano affatto mettere in discussione il regime proprietario e così il Risorgimento fu una rivoluzione passiva, priva della partecipazione popolare e con il ruolo prevalente della monarchia sabauda. Di conseguenza il nuovo ceto dirigente poté condurre una politica piegata alla difesa degli interessi dei ceti possidenti.

Secondo Gramsci la soluzione unitaria ha modernizzato il Paese e ha corrisposto agli interessi

Secondo Gramsci la soluzione unitaria ha modernizzato il Paese e ha corrisposto agli interessi preminenti della nazione, ma le classi al governo hanno agito su base essenzialmente conservatrice e moderata. Emergono due questioni: In Gramsci restava l’incertezza sulla praticabilità, nella situazione italiana, di un’effettiva politica rivoluzionaria La sua interpretazione del Risorgimento rispondeva a finalità politiche attuali. Essa costituiva il fondale storico su cui realizzare l’alleanza del movimento operaio rivoluzionario con il movimento contadino meridionale

I primi sviluppi nella storiografia nel secondo dopoguerra Nel contesto politico del dopoguerra, la

I primi sviluppi nella storiografia nel secondo dopoguerra Nel contesto politico del dopoguerra, la storiografia marxista predilesse lo studio del giacobinismo, del movimento operaio e del movimento cattolico. Inoltre, cominciò a delinearsi un’attività di storici cattolici che si dedicavano allo studio dei rapporti tra Stato e Chiesa, del movimento cattolico, del cattolicesimo liberale. Si ebbero molti lavori intesi a chiarire il nesso tra Risorgimento e l’economia italiana. Il Risorgimento era stato interpretato in chiave di formazione di mercato unitario; a questa tesi si oppose l’americano Greenfield il quale sosteneva che neppure in Lombardia, una tra le situazioni più evolute, era esistita nel periodo della Restaurazione una borghesia capitalista. L’elemento veramente propulsivo doveva essere considerato l’intelligenza liberale sensibile a quanto accadeva allora in Europa

Rosario Romeo Tra il 1956 e il 1958 Romeo, storico di formazione liberale, pubblicò

Rosario Romeo Tra il 1956 e il 1958 Romeo, storico di formazione liberale, pubblicò vari articoli che segnarono una svolta negli studi risorgimentali. Egli attaccava alcune tesi gramsciane : v Identificazione tra Risorgimento e affermazione della borghesia v Rivoluzione agraria mancata v La mancanza di reale autonomia politica del movimento democratico Ciò che Romeo rimproverava in particolare a Gramsci era la continua “contrapposizione della storia che poteva essere ma non fu alla storia realmente accaduta” (R. Romeo, L’Italia unita)

Romeo contro la prima tesi sottolinea il fatto che il Risorgimento si era basato

Romeo contro la prima tesi sottolinea il fatto che il Risorgimento si era basato sulla creazione di un unità politica del Paese da parte della classe liberale. Contro la seconda tesi egli ribalta la conclusione gramsciana perché, se attuata, la riforma agraria avrebbe colpito la borghesia terriera ostacolando la trasformazione dell’Italia in un Paese capitalistico moderno. Osserva infatti che proprio la sua attuazione aveva rallentato lo sviluppo economico della Francia nell’ 800 Contro la terza tesi Romeo sosteneva che il movimento democratico non aveva avuto solo la funzione «agitatoria» attribuita da Gramsci, ma era stato un movimento vasto e vitale tanto da rappresentare fino all’ultimo un’alternativa possibile a quella liberale moderata

L’interpretazione di Gramsci non era riducibile alla tesi della rivoluzione agraria mancata Da parte

L’interpretazione di Gramsci non era riducibile alla tesi della rivoluzione agraria mancata Da parte marxista si fece notare che Il decollo capitalistico si avrebbe potuto avere anche con una diversa configurazione della proprietà fondiaria. Anzi se le condizioni di vita dei contadine fossero migliorate al punto da renderli acquirenti dei prodotti dell’industria nazionale, l’esistenza di un più vasto mercato interno avrebbe giovato al decollo economico Sia all’interno dei singoli stati pre-unitari Romeo stimolò nuove ricerche sulla storia dell’economia italiana Sia in relazione alle scelte politiche fatte nell’epoca della Restaurazione Attenuazioni delle tesi gramsciane nella storiografia d’ispirazione marxista

Gli storici che si richiamano alla lezione liberale di Romeo fanno notare che: In

Gli storici che si richiamano alla lezione liberale di Romeo fanno notare che: In assenza di uno stato unitario le risorse del paese avrebbero potuto essere sfruttate da potenze straniere in un regime di assoggettamento semicoloniale, come avveniva per lo zolfo siciliano da parte di imprenditori britannici Alla vigilia dell’unificazione, l’economia italiana era arretratissima in tutti i settori nuovi e importanti rispetto agli altri paesi europei.

Alberto Caracciolo, La Storia Economica, in Storia d’Italia, vol. III, dal primo Settecento all’unità,

Alberto Caracciolo, La Storia Economica, in Storia d’Italia, vol. III, dal primo Settecento all’unità, a cura di R. Romano e C. Vivanti, Einaudi, Torino, 1973 Alberto Caracciolo ne La storia economica, in “Storia d’Italia” cerca di cogliere il cammino dell’economia degli stati italiani del primo ‘ 800, tra elementi di perdurante arretratezza e momenti di sviluppo. Caracciolo decide di concentrarsi su due economie: Provincie lombarde Negli anni della Restaurazione abbiamo delle preferenze per i sistemi artigianali e di Verlag (manifattura a domicilio). Nel ramo della seta la contraddittorietà dei progressi si intravede attraverso la persistente localizzazione rurale della trattura, il gran numero di telai sparsi e la faticosa introduzione di macchine. A partire dal 1830, nel Milanese si sviluppa la torcitura e un po’ dopo sia nel territorio di Milano, che di Como, si sviluppa la tessitura. Questi continui progressi, invogliano i produttori a impiantare fabbriche dove la tessitura a mano era sostituita dalle macchine a vapore. Al contrario, non fece molti progressi la metallurgia, poiché restò basata sulla lavorazione del ferro ( di Val Tompia e Val Sabbia); invece la meccanica ebbe dei consistenti progressi

Province piemontesi il Piemonte può essere considerato un nucleo di manifatture che con quello

Province piemontesi il Piemonte può essere considerato un nucleo di manifatture che con quello della seta, del lino e del cotone rappresentavano un fenomeno di rilievo nell’economia Cisalpina. Inizialmente il protezionismo fornì un sostegno quantitativo alla produzione, mentre successivamente le aperture doganali fecero esplodere una forte crisi. Fra il 1830 e l’Unità è rappresentato dalla domanda di prodotti siderurgici e meccanici. In questa regione vi è poi la forte domanda creata dalle ferrovie che dal luogo a fenomeni importanti come l’impianto della Taylor e Pradi. Inizialmente con la Restaurazione negli stati sardi viene introdotta una politica doganale fortemente protezionistica, che fra gli anni Trenta e Quaranta, farà posto ad un convinto liberoscambismo. Ci fu un progresso: • Nell’uso del vapore come forza motrice • Nella produzione e filatura della seta • nella produzione di lana prese ad a trasformarsi in forme propriamente industriali , avvantaggiato dal forte proibizionismo

Mack Smith Lo storico inglese Mack Smith nel libro “Garibaldi e Cavour”: ü riapre

Mack Smith Lo storico inglese Mack Smith nel libro “Garibaldi e Cavour”: ü riapre la questione di un’alternativa democratica all’unificazione. ü Definisce Cavour “un opportunista ed un prammatico” che per affermare la soluzione moderata aveva messo in secondo piano lo sviluppo degli ordinamenti liberali La vittoria di Cavour soffocò sul nascere i germi della democrazia italiana La sua alleanza con la sinistra rattazziana impedì il formarsi di un sano regime parlamentare fondato sull’alternanza al potere di due partiti. Ciò segnò la successiva storia politica del paese che passò attraverso una serie di dittature parlamentari (Cavour, Crispi, Giolitti… Mussolini) Le simpatie di Smith erano tutte rivolte verso Garibaldi, cui dedicò una fortunata biografia, e verso Mazzini, anch’egli oggetto di una più tarda monografia

Denis Mack Smith, Garibaldi. Una grande vita in breve, traduzione di Valdi, Laterza, Bari,

Denis Mack Smith, Garibaldi. Una grande vita in breve, traduzione di Valdi, Laterza, Bari, 1970. La figura di Garibaldi Tra il 1859 e il 1860 Garibaldi divenne lo stilizzato eroe nazionale d’innumerevoli testi di storia. Lo si paragonò a George Washington per la grande serietà di proposito, la grande energia d’ esecuzione, l’amore disinteressato per il proprio paese senza ambizioni personali tanto che le classi più povere lo chiamavano ‘’il padre d’Italia’’. Non aveva un carattere complicato, ma non era privo di inclinazioni rivali e contrarie Era un patriota che aveva appreso da Mazzini come la redenzione del suo Paese diviso e arretrato fosse il più nobile dei fini Altra contraddizione è quella fra la continua adesione al repubblicanesimo e la ferma lealtà di quasi tutta la sua vita verso la corona piemontese Ma era quasi altrettanto un internazionalista. Nutriva profonda ammirazione per altri paesi, specie per gli Stati Uniti, la Gran Bretagna e la Svizzera; i suoi pensieri correvano spesso a progetti di Stati Uniti d’Europa Fu grazie a lui infatti che la Real Casa di Savoia finì per trionfare sulle soluzioni repubblicana e federale

Nonostante questi contrasti i suoi principi erano ammirevoli Essenzialmente, lo si può chiamare radicale

Nonostante questi contrasti i suoi principi erano ammirevoli Essenzialmente, lo si può chiamare radicale democratico. Mazzini lo definì ‘’vivente incarnazione della libertà popolare’’. C’era chi lo considerava quasi un santo protettore. Grazie anche a questo molta gente comune si avvicinò ad una causa nazionale che sarebbe altrimenti sembrata remota e senza vantaggi. La formazione d’Italia risultò una vittoria degli intellettuali dei liberali e delle classi medie Non certo degli ignoranti, che a stento sapevano il significato della parola Italia; non dei poveri che ne sentirono la presenza solo in tasse; non delle masse cattoliche videro il Papa spogliato del potere temporale Non c’è dubbio che il suo prestigio tra la gente ordinaria contribuì a nascondere quello che stava realmente accadendo finché fu troppo tardi per opporsi ad esso

Ci voleva l’attività pericolosa e irresponsabile di gente come Garibaldi per convince Cavour della

Ci voleva l’attività pericolosa e irresponsabile di gente come Garibaldi per convince Cavour della praticità politica del patriottismo. Cavour era capace di calcolare i costi e di paventare i pericoli, mentre Garibaldi cominciava una rivoluzione senza pensarci sopra. Inoltre Cavour, quando alfine si mise alla testa dei patrioti, lo fece perché temeva che Garibaldi e i radicali non solo monopolizzassero il patriottismo ma lo rendessero rivoluzionario in politica sia interna che estera. Cavour e Garibaldi erano entrambi necessari ai successi del 1859 -60. Garibaldi insisteva che tutte le fazioni si unissero al Piemonte come all’elemento più forte nella penisola Pur restando in teoria un repubblicano, giudicava la società italiana ancora troppo arretrata e corrotta per la repubblica ed era pronto a servire fedelmente Vittorio Emanuele

Gli studi di Romeo su Cavour , al contrario riaffermano l’insostituibile ruolo dei moderati

Gli studi di Romeo su Cavour , al contrario riaffermano l’insostituibile ruolo dei moderati liberali nel risorgimento Importanti risultati innovativi sono venuti alla ricostruzione degli anni della formazione di Cavour Romeo ha messo in evidenza la precocità degli orientamenti laici e liberali di Cavour e ha mostrato i suoi debiti nel confronto del pensiero liberale inglese Ha inserito la vicenda del personaggio nella storia del Piemonte e ha illustrato i rapporti che Cavour ebbe con le altre componenti del movimento nazionale, stabilendo un fecondo confronto sui temi del rinnovamento della società e della nascita del nuovo stato italiano.

L’Italia unita e Cavour Rosario Romeo, Cavour e il suo tempo, 1854 -61, Laterza,

L’Italia unita e Cavour Rosario Romeo, Cavour e il suo tempo, 1854 -61, Laterza, Roma-Bari, 1984 Cavour si era formato sulla scia dell’eredità rivoluzionaria e napoleonica. Per lui la rivoluzione rimase Giacobina, mirante a rovesciare le basi dell’ordine sociale Ma in Italia necessaria premessa alla creazione di una società liberale per Cavour era la formazione dello Stato nazionale Ad essa contrappose la soluzione liberale, politicamente garantita dal potere dei ceti terrieri, che assicurava l’avvento della borghesia, dell’impresa che con le banche e le ferrovie e con la navigazione a vapore doveva aprire le porte del mondo moderno ed estendere a tutti gli strati della società i benefici della nuova civiltà. Solo uno Stato nazionale infatti poteva sostenere lo sforzo che la penisola doveva compiere per inserirsi nel gruppo delle nazioni che guidavano lo sviluppo della civiltà europea

Nella cultura italiana si era diffusa la contrapposizione fra dottrina ‘’Francese’’ e quella ‘’Germanica’’

Nella cultura italiana si era diffusa la contrapposizione fra dottrina ‘’Francese’’ e quella ‘’Germanica’’ Per ciò che riguarda l’Italia, per tutto il movimento nazionale come per Mazzini, i confini d’Italia ‘’sublimi ed innegabili’’ coincidono con le frontiere nelle quali ‘’si parla, si intende la vostra lingua’’, manifestazione di un’identità storica che la cultura del romanticismo si impegnò a riscoprire Francese: Fondata sulla libera manifestazione della volontà dei cittadini. Rispondeva alle esigenze di uno Stato e di una civiltà espansionista come quella Francese, tendente all’assimilazione di gruppi etnici di origine diversa. Germanica: di carattere naturalistico e deterministico con un forte richiamo alla lingua e alla storia comune. Mirava a garantire l’autonomia culturale di collettività prive di un’ efficace dimensione politica ed esposta dunque al rischio di perdere la propria identità nel contatto con gruppi etnici dotati di maggior vigore culturale e politico In nome di questi convincimenti tutte le forze politiche risorgimentali si ritennero legittimati a imporre lo Stato e i valori nazionali a quei vasti strati del paese che alla nazione appartenevano di fatto, anche se non ne avevano coscienza

Cavour condivise fin dai suoi giovani anni la convinzione che esistesse una sola nazione

Cavour condivise fin dai suoi giovani anni la convinzione che esistesse una sola nazione Italiana e di fatto contribuì avviando a compimento la soluzione della questione italiana Insieme con la Germania di Bismarck anche se con un peso assai minore, l’Italia unita sarà il grande fatto nuovo nell’Europa degli ultimi decenni del secolo XIX e la sua esistenza come Stato influenzerà le vicende della nazionalità dell’impero asburgico. Per quanto riguarda la vita interna dell’Italia la libertà politica ed economica, avviando l’industrializzazione del paese e ponendo le premesse di una moderna vita politica, rese essa stessa possibile v il tramonto del « mondo dei savi» , v la creazione di nuove élites, v lo sviluppo del movimento operaio v i successivi allargamenti del suffragio elettorale v La lenta integrazione delle masse socialiste e cattoliche nello Stato Cominciò ad affermarsi nella società italiana l’etica della civiltà moderna, laica e terrena, e si avviò a prendere il posto della vecchia morale cattolica, dapprima negli strati borghesi e cittadini e più tardi nell’ambiente rurale Un posto sempre più ampio occupavano i valori politici

Da tempo gli italiani erano rimasti esclusi dalle più serie ed energiche manifestazioni della

Da tempo gli italiani erano rimasti esclusi dalle più serie ed energiche manifestazioni della vita europea, dai conflitti delle potenze alla nascita del moderno capitalismo commerciale e industriale, ed erano rimasti spettatori delle grandi battaglie di idee del mondo moderno Sullo sfondo del nuovo sentimento nazionale confluivano l’idea di nazione e la tradizione militare di Casa Savoia. E soprattutto questa nuova coscienza politica si caratterizzava per l’identificazione dell’idea di nazione e di quella di libertà. Su questo fondamento si formò un ceto di servitori dello stato (funzionari, militari, insegnanti, magistrati) e una borghesia di professionisti impegnati a realizzare una società italiana di tipo moderno. In politica estera Cavour era riuscito a imporre il suo disegno anche ai più potenti alleati, realizzando lo Stato unitario della monarchia sabauda laddove Napoleone III avrebbe voluto la confederazione L’Inghilterra una soluzione meno svantaggiosa per gli interessi austriaci I democratici un nuovo parto nazionale

Cavour era divenuto oggetto di vive diffidenze a Parigi e Londra e appassionatamente odiato

Cavour era divenuto oggetto di vive diffidenze a Parigi e Londra e appassionatamente odiato negli ambienti democratici Garibaldi e Mazzini erano stati obbligati fino all’ultimo a collaborare con la sua politica Questa tradizione di politica estera si tradurrà nella diplomazia dello Stato unitario, nella tendenza a puntare sulla combinazione di forze convergenti con gli interessi italiani Da un lato riconoscendo la nuova realtà del regno d’Italia Dall’altro svolgendo la propria opposizione al governo in quei limiti che non potevano rimettere in discussione l’unità ormai raggiunta Vi era, alle radici di questa tendenza, la coscienza dei limiti effettivi delle forze dell’Italia unita, travagliata da problemi militari, sociali e finanziari Senza tuttavia che ciò inducesse a un’effettiva rinuncia dell’Italia come grande potenza Fu questa l’Italia che a lungo credette di poter Fino a quando le vicende del primo ‘ 900, colmare la distanza fra ciò per cui si era lottato con le due guerre mondiali e l’avventura e ciò che in effetti si era ottenuto totalitaria, portarono alla totale dissoluzione dell’eredità del Risorgimento

Cangialosi Alessia Cangialosi Ruggero Mondello Antonina Alessia Schirò Maria Celeste

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